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Autore: acchiappanuvole    26/09/2014    4 recensioni
Dalle gallerie asettiche percorse da gente a maree contrarie, il suono di una chitarra rimbalza sui muri scrostati, vortica nell'aria respirata mille e mille volte, si espande come un richiamo che Reira segue accompagnata sempre da quella infantile, folle, speranza che cancella le leggi divine, le riduce a incubi dai quali è possibile svegliarsi e ritrovare ciò che si credeva perduto.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nana Komatsui, Reira Serizawa, Satsuki Ichinose, Shinichi Okazaki, Takumi Ichinose
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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" Una voce graffiante, calda e sofferta. Una voce che parlava di troppe cose. Di sogni infranti come specchi e di legami perduti nella marea del tempo".
 
La fermata di  Angel è la sua preferita. Non è un luogo particolare, non ci sono attrattive e, anche se ce ne fossero, a lei non importerebbero. Angel è un nome. Uno dei tanti nomi onomatopeici che caratterizzato Londra.
Londra rediviva. Il passato non l'ha sconfitta e tutte le volte che si è trovata in macerie Londra ha sempre saputo rialzarsi, ripristinarsi.
Una Lady molto orgogliosa.
Reira pensa che le piacerebbe avere anche solo la metà di una forza simile. Ma è più facile nascondere le lacrime sotto la pioggia e passare fra la gente come un'ombra, estranearsi per non sentire che il vuoto si fa ogni giorno più grande e ogni giorno più difficile da sopportare. Attende la risalita della scala mobile, qualche inglese con troppa fretta la urta dal lato sinistro della scala, e Reira osserva questo tram tram perpetuo tentando d'immaginarsi le vite di tutti quegli sconosciuti senza nome che la circondano ignari. Sulle pareti dell'underground fanno bella mostra manifesti colorati dei più svariati musical; è facile lasciarsi distrarre dai colori sgargianti pieni di belle promesse mentre la scala  ha terminato la sua risalita rischiando di farla inciampare all'ultimo. Dalle gallerie asettiche percorse da gente a maree contrarie, il suono di una chitarra rimbalza sui muri scrostati, vortica nell'aria respirata mille e mille volte, si espande come un richiamo che Reira segue accompagnata sempre da quella infantile, folle, speranza che cancella le leggi divine, le riduce a incubi dai quali è possibile svegliarsi e ritrovare ciò che si credeva perduto.
Le dita del ragazzo percorrono le corde della chitarra con sicurezza, è assorto dal suono del suo strumento, lo ama come solo un musicista può amare quella miracolosa estensione sonora della propria anima. Reira lo fissa cercando di tracciare nei contorni di quel viso dei tratti familiari, ma è impossibile.
-You don't really care for music, do ya?-
E' una voce bassa e profonda quella che canta, e Reira sussulta perché quella strofa le suona più come una domanda diretta, come se quello sconosciuto, che nemmeno la guarda e probabilmente non ha  realizzato la sua presenza, le offrisse la chiave di un’esistenza che lei non ha mai voluto realmente fermarsi a considerare. Troppa la paura di affrontarne tutti gli errori commessi, le illusioni mai sopite, l’amore doloroso mai saziato.
-…love is not a victory march, it’s a cold and it’s a broken hallelujah-
Lascia scivolare dieci sterline nella custodia aperta della chitarra e nemmeno allora il musicista alza lo sguardo su di lei e questo, in qualche strano modo, la ferisce. Come un contatto mancato, qualcosa di importante non avvenuto.
 Si stringe nelle spalle e si allontana, accelera il passo velocemente, il percorso labirintico che si snoda nelle viscere delle città, i suoi treni che sopraggiungono carichi di disparata umanità. Reira ritorna sui suoi passi, non varca l’uscita di Angel. D’improvviso la necessità di raggiungere un altro luogo, un altro rifugio si fa impellente. Attende sulla linea gialla, il treno si ferma, le porte si spalancano di fronte a lei con un lieve spostamento d’aria. Reira non si muove, dietro la musica l’insegue ancora, le persone la schivano per salire sul treno, qualcuno con un’occhiata contrariata. E Reira pensa di voler tornare ad Hyde Park Corner, conta le fermate, le linee da cambiare… Tutto questo eppure il corpo non obbedisce. La porta si chiude a pochi centimetri dal suo viso, qualcuno la tira leggermente indietro poiché rimanere così vicino ai binari è pericoloso.
 
You don’t really care for  music, do ya?
 
 





-Che cosa dice?-  saltella sul bordo del Serpentine lanciando pezzetti di biscotti secchi alle anatre affamate. Lui la osserva, ne studia i cambiamenti che in lei sono così repentini, come guizzi di luce impossibili da catturare. Sotto il cappello i lunghi capelli neri scendono sulla schiena in una piccola cascata d’ebano, in quel cappotto, troppo grande per la sua figura minuta, sembra una bambina nei vestiti di un adulto. Come un gioco, così la sua presenza vivace rende improvvisamente più colorato il pomeriggio autunnale di Londra.
-Allora, cosa dice?-
-Ormai dovresti masticare un po’ di inglese- ribatte lui, seduto sulla panchina di legno. Lo schienale porta incisi alcuni nomi incorniciati da cuori.
- Il fatto è che quando sto lontana per tanto tempo lo dimentico. Non lo faccio apposta, ma il significato di alcune parole mi sfugge- lancia un biscotto oltre la testa delle grosse oche, verso un cigno nero tenuto in disparte. Il becco rosso sfiora l’acqua accogliendo l’imprevisto dono.
- Li adoro- esclama- E credo che piacciano molto anche a mamma-
-Cosa?-
- I cigni neri-
E anche lui osserva quel grosso uccello solitario, le piume pece in contrasto con gli occhi ed il becco rosso.
-Penso che in un certo senso le ricordino lei- continua liberandosi del sacchettino ormai contenente solo briciole.
-Uff, che cosa non le ricorda lei?!-
- Non essere cattivo-
- Qui non è questione di cattiveria ma di realismo-
Lei lo guarda e sorride, un sorriso che lui riconosce, il medesimo riflesso – Hai sempre parlato da adulto. Tutte le volte mi fai sentire così piccola-
-E’ perché sono il più grande-
- Solo di un anno- Satsuki ribatte con una linguaccia. Le oche reclamano ancora, e lei piroettando prima su se stessa le saluta con la mano – Per oggi dovrete portare pazienza, ma prometto che tornerò a trovarvi domani con qualcosaltro di buono-.
-Lo sai che non dovresti dar loro da mangiare-
Un’occhiata esasperata – Ren, ti rendi conto che mi riprendi per qualsiasi cosa-
-Perché sei una zuccona. E’ indubbio che tu e mamma abbiate lo stesso dna-
- E questo cosa vorrebbe dire?- Satuski si aggrappa al braccio del fratello, ma gli occhi di Ren sono distanti e guardano cose che Satsuki non riesce a comprendere.
- Farò quindici anni tra due settimane- dice allentando un po’ la presa dalla manica ruvida della giacca di Ren. – Vorrei che tu e papà ci foste-
- Papà non si perderebbe mai il tuo compleanno-
-E tu?-
-Nemmeno io-
-Questo vuol dire che ritornerai in Giappone!- Satsuki sorride, un senso di gioia risale nel suo petto come una piccola marea – Mamma sarà così felice-
- Mi fa piacere rivedere tutti, e poi ci sono delle cose che ho lasciato là e che voglio riprendere. Sebbene abbia chiesto a mamma di spedirmele lei si è sempre “dimenticata”-.
E così com’era venuta la gioia di Satsuki defluisce nell’amarezza – Vuol dire che non ti fermerai?-
-Ne abbiamo parlato un sacco di volte-
-No- Satsuki scuote la testa impedendogli di proseguire – Avevi detto che avresti frequentato il liceo a Tokyo-
-Satsuki-
- Lo avevi detto! E con questo anche papà potrebbe decidere di tornare a casa-
Ren si scosta malamente – Perché credi ancora che quei due possano tornare insieme? Dopo tutto questo tempo. Sei davvero ingenua-.
E stavolta è Satsuki a fronteggiarlo, le labbra contratte ed il volto arrossato – E’ così sciocco sperare che la mia famiglia possa riunirsi! Perché non posso? Perché dobbiamo vivere così lontani l’uno dall’altra. Addormentarmi chiedendomi cosa starai facendo, se stai bene, se papà sta bene… Io non ce la faccio più a vivere così. Non riesco a capire perché tu sia così arrabbiato, perché non mi parli, non mi dici cosa ti passa per la testa- e le lacrime non si trattengono, scivolano lungo le guance e Satsuki le detesta, vuole reprimerle ma il risultato è l’opposto. Con le mani inguantate si copre gli occhi, i denti mordono le labbra screpolate. C’è il rumore di ali che sbattono sull’acqua, di bambini che giocano in lontananza, il contatto rumoroso delle suole di chi fa jogging. E poi ci sono le braccia di Ren che l’avvolgono, la stringono forte, il profumo delicato di suo fratello e i capelli che le solleticano la fronte. Succedeva anche in passato. Quando Ren la portava in quello stesso parco durante le vacanze di primavera, e Satsuki piangeva ogni qualvolta si avvicinava la data della partenza, significava una nuova separazione e una nuova attesa. Anche allora Ren l’abbracciava in quello stesso modo.
-Scusami Satsuki, hai un fratello che a volte è un vero idiota-
-Puoi ben dirlo- singhiozza lei e il volto di Ren s’illumina finalmente di un sorriso.
- Ti farò un bel regalo vedrai-
- A me basta che tu ci sia, non mi interessa il regalo-
-Vorrebbe dire signorina Ichinose che non le interessa la nuova composizione che ho realizzato esclusivamente per lei?!-
Satsuki si scosta e lo guarda sorpresa, il naso un po’ gocciolante e gli occhi arrossati spalancati di stupore
-Hai scritto una canzone solo per me?-
-Mh mh-
- Dove si parla di me?-
- Probabile-
Lo abbraccia nuovamente, talmente forte che Ren deve trattenere il respiro.
-Suonala ora ti prego-
-Assolutamente no, devi pazientare-
- Ti prego ti prego-
- Satsuki!-
- Va bene, va bene… Allora suonami qualcos’altro-
Ren obbedisce. Tira fuori la chitarra dalla custodia e siede sotto uno dei grossi alberi dalle foglie arancioni.
-Vediamo se ora capisci le parole-
La dita di Ren sfiorano con sicurezza le corde della chitarra, il suo viso si concentra e i suoi occhi si immergono in quel mondo che Satsuki desidera ma che gli è precluso.
 
-I heard there was a secret chord 
That david played and it pleased the lord 
But you don't really care for music, do you 
Well it goes like this the fourth, the fifth 
The minor fall and the major lift 
The baffled king composing hallelujah- 


 
E’ calda la voce di Ren, non ha una forte estensione, ma è quasi un sussuro nel vento di quel pomeriggio d’autunno
-….Well, maybe there's a god above 
But all i've ever learned from love 
Was how to shoot somebody who outdrew you 
It's not a cry that you hear at night 
It's not somebody who's seen the light 
It's a cold and it's a broken hallelujah-
 
Satsuki comprende le parole, in quella lingua così lontana dalla loro città natale ma che suo fratello conosce come se fosse nata insieme a lui. Quelle parole sono tristi, e Satsuki piange ancora in silenzio sperando che Ren non se ne accorga.

 
  
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