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Autore: Camilla L    28/09/2014    2 recensioni
Dal testo: Il mondo dell'alfabeto era sempre allegro.
C'erano le consonanti dai suoni più strani: quelli gutturali, quelli che facevano prendere alle labbra le forme più disparate, quelli che facevano sposare la lingua col palato... ce n'era per tutti i gusti, insomma.
E poi c'erano le vocali, con la loro aria snob e l'atteggiamento da prime donne: sapevano che senza di loro il resto dell'alfabeto non poteva stare e questo le rendeva ancora più altezzose di quel che già erano.
Ma tutto sommato in quel mondo si stava bene, ogni secondo c'era un matrimonio: nessuno apparteneva ad un'altra lettera, tutti erano liberi di andare con chi più gli aggradava. Tranne per Q: lei era troppo malfidente per andare con una vocale che non fosse la sua amata U, o al massimo con C, ma solo in rarissime occasioni.
Ogni motivo era buono per far festa e le belle letterine non si tiravano mai indietro davanti ad un tema o a dei lunghi discorsi fatti bene.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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L'inutile rivoluzione della povera Mutina
 
Il mondo dell'alfabeto era sempre allegro.
C'erano le consonanti dai suoni più strani: quelli gutturali, quelli che facevano prendere alle labbra le forme più disparate, quelli che facevano sposare la lingua col palato... ce n'era per tutti i gusti, insomma.
E poi c'erano le vocali, con la loro aria snob e l'atteggiamento da prime donne: sapevano che senza di loro il resto dell'alfabeto non poteva stare e questo le rendeva ancora più altezzose di quel che già erano.
Ma tutto sommato in quel mondo si stava bene, ogni secondo c'era un matrimonio: nessuno apparteneva ad un'altra lettera, tutti erano liberi di andare con chi più gli aggradava. Tranne per Q: lei era troppo malfidente per andare con una vocale che non fosse la sua amata U, o al massimo con C, ma solo in rarissime occasioni.
Ogni motivo era buono per far festa e le belle letterine non si tiravano mai indietro davanti ad un tema o a dei lunghi discorsi fatti bene. C'era qualche litigio di tanto in tanto: I, ad esempio, era sempre la prima ad intrufolarsi dove non avrebbe dovuto, ma subito dopo tornava a regnare la solita felicità di sempre.
C'era una letterina, però, a cui non andava mai di festeggiare e se ne stava sempre in disparte. E come darle torto, in effetti: la povera H veniva ingiustamente accoppiata la maggior parte delle volte...
 
“Che hai, piccola Mutina? Perchè te ne stai sempre in disparte e non vieni a fare festa con noi?” le chiese C, durante uno dei tanti festeggiamenti dell'alfabeto.
“Non ho niente per cui festeggiare, cara C: anche oggi sono andata a finire in una frase in cui non ci sarei nemmeno dovuta essere.”
“Non ti demoralizzare, vedrai che anche tu troverai la giusta collocazione... è solo questione di tempo.”
“E quanto ancora dovrò aspettare? È dalla notte dei tempi che si scrive nello stesso modo eppure c'è ancora gente che non sa dove mettermi.”
“Ieri siamo stati bene, no? Quel tema di quel bimbo di terza elementare era ben scritto.”
“I bambini: loro si che scrivono correttamente. Se solo non scordassero tutto una volta diventati adulti.”
“Non essere così demoralizzata. Su col morale, mutina.”
“Vorrei vedere te se ti accoppiassero con O quando dovresti andare con Q... in fondo sono simili, no? Vorrei vedere se questo succedesse ogni santa volta. Come reagiresti? Su, C rispondi!”
“In effetti non hai tutti i torti, ma tu sei una delle lettere più importati: senza di te le vocali con saprebbero se essere delle semplici preposizioni o degli articoli, invece che uno dei verbi più importanti che esistano.”
“E lo vieni a dire a me? Sono muta, mica stupida!”
“Mai detto niente del genere!”
“Tu no, ma da come mi trattano deduco che il resto del mondo lo pensi. Mi collocano a caso giusto perchè sanno che esisto.”
“Comunque sappi che io ed il resto dell'alfabeto siamo e saremo sempre con te, non ti lasceremo mai sola, Mutina. Su di noi potrai sempre contare.”
“Sarete con me anche se decidessi di fare qualcosa di drastico?”
“Che hai in mente?”
“Ho intenzione di entrare in sciopero! Visto che sono muta, inutile e, a quanto pare, senza nemmeno una collocazione fissa, da ora non apparirò in nessuno scritto.”
“Ma non puoi farlo? Senza di te non esisterebbe buona parte del verbo avere e sai come diventa la gente quando non possiede.”
“La cosa non mi sfiora minimamente: quando impareranno a collocarmi nel modo giusto allora inizieranno a possedere tutto ciò che vogliono, fino ad allora la piccola Mutina non farà altro che festeggiare il suo meritato riposo.”
“Ma ne sei davvero sicura? Non puoi festeggiare quando sai che migliaia di persone non posseggono quel che gli spetta: felicità, serenità, salute... niente di niente!”
“Si, ma non avranno nemmeno cose brutte come malattie, dolore o sofferenza. Dovranno solo iniziare a lamentarsi un po' meno e, soprattutto, ad imparare a mettermi dove dovrei stare. Io sono stanca di fare lunghi viaggi su quaderni, pc, fogli vari per poi dover litigare con altre lettere che non mi vogliono o, peggio, per essere subito dopo cancellata e rispedita a casa.”
“Mi hai convinta: saremo con te! Impediremo a chiunque di usarti finchè ogni essere della terrà non saprà la tua giusta collocazione.”
“Grazie, C... il vostro appoggio è indispensabile per la riuscita di questa impresa.”
“Speriamo che la cosa si risolva in fretta: con certe lettere proprio non vado d'accordo quando non ci sei tu a fare da pacere.”
“Non ti preoccupare: tornerò prima di quanto tu creda.”
“Lo spero! Non vorrei che la gente si abituasse a stare senza di te e ti facesse fare la fine dei dinosauri.”
“La fine dei dinosauri?”
“Si, si resero conto che non erano indispensabili e così li fecero estinguere.”
“Sei sicura che andò proprio così?”
“Effettivamente no, ma stai attenta, se ti dovesse succedere qualcosa io...”
“Rilassati, andrò tutto bene!”
 
Alla fine C si rilassò: si fidava ciecamente della sua amica H, ma fu la povera Mutina ad avere la peggio ed ad uscire malconcia dalla sua rivoluzione. Dopo secoli di dura lotta si rassegnò. Parecchio tempo dopo quel discorso rivoluzionario con la sua amica C si rese conto che tutto il suo combattere non serviva a niente e alla fine si arrese davanti all'evidenza: la gente non avrebbe mai capito e triste e sconsolata si rassegnò a dover finire dove sempre l'avevano ingiustamente collocata.
 
  * * * * *
 
P.S.: Storia nata dopo una folle chiacchierata tra amiche. So che, nonostante “mi vanti di saper usare le H”, ho diverse pecche con resto della grammatica, ma non me ne vogliate: questa storia è nata più come uno scherzo che come altro ed è così che va interpretata.
P.P.S: Ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti è da ritenersi assolutamente non voluto!
 
Alla prossima!
Camilla
   
 
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