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Autore: _Trixie_    29/09/2014    9 recensioni
[Morrilla]
«Evil Queen’s Poison Appletini» disse, alzando il cocktail in direzione di Lana. «Credi che mi avvelenerà sul serio?»
«Potrebbe. È il terzo che bevi in meno di un’ora».
Jennifer fece un passo avanti e bevve un piccolo sorso dal suo drink, senza staccare gli occhi da Lana. Non era nemmeno sicura di poter distogliere lo sguardo da lei e preferiva non mettere alla prova la sua forza di volontà proprio in quel momento.
«Mi stai controllando?» domandò invece, alzando un sopracciglio.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Jennifer Morrison, Lana Parrilla
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Beta-assassina: evelyn_cla
Grazie per il betaggio, per il titolo,
e per tutto il resto,
my royal PITA.
 
 
 
 
 
Evil Queen’s Poison Appletini
 
 
 
 
 
«Fossi in te non ne berrei un altro»
Jennifer riuscì a malapena a non rovesciare il contenuto del bicchiere che aveva afferrato dal vassoio di un cameriere di passaggio e si voltò lentamente, fino a trovarsi faccia a faccia con la donna che aveva appena parlato.
«Evil Queen’s Poison Appletini» disse, alzando il cocktail in direzione di Lana. «Credi che mi avvelenerà sul serio?»
«Potrebbe. È il terzo che bevi in meno di un’ora».
Jennifer fece un passo avanti e bevve un piccolo sorso dal suo drink, senza staccare gli occhi da Lana. Non era nemmeno sicura di poter distogliere lo sguardo da lei e preferiva non mettere alla prova la sua forza di volontà proprio in quel momento.
«Mi stai controllando?» domandò invece, alzando un sopracciglio.
Lana piegò la testa di lato e accennò un sorriso, divertita.
«Sul serio, se continui così domani mattina avrai un gran mal di testa».
«Non è colpa mia sa è delizioso» rispose Jennifer, allungando il collo alle spalle di Lana, come se tentasse di scorgere qualcosa.
«Stai cercando qualcuno?»
«Tuo marito».
«Credevo non lo trovassi molto simpatico».
«Infatti, è solo molto strano che non sia al tuo fianco».
Jennifer prese un altro sorso dal suo Evil Queen’s Poison Appletini, decisamente più generoso del primo. Lana si limitò a fissarla con una punta di disapprovazione nello sguardo.
«Sta parlando con Bob, comunque» disse infine.
Jennifer annuì, ma dalla sua espressione era facile intuire come non le importasse minimamente di quello che stesse facendo l’uomo.
«E tu sei venuta da me per..?»
«Per complimentarmi del vestito, Jen» rispose Lana, sorridendo.
Jennifer finì il suo cocktail con un ultimo, abbondante sorso.
Jen.
Sul serio?
Erano passati secoli dall’ultima volta in cui l’aveva chiamata Jen.
Da quando lei aveva mandato tutto a puttane per la precisione.
«Ah» riuscì infine ad articolare Jennifer.
Spostò lo sguardo verso il basso per un solo secondo, prima di rialzarlo su Lana e fare un passo verso di lei.
«Grazie. È il tuo modo per dirmi che sto vincendo la nostra piccola sfida?» aggiunse poi, sperando che la facciata di sicurezza e autocontrollo che aveva appena costruito fosse credibile agli occhi di Lana.
«Non c’è alcuna sfida tra di noi».
Jennifer rise appena, coprendosi la bocca con la mano.
«Oh, andiamo, solo perché hai perso non significa ch-»
«Ho perso sul serio?» la interruppe Lana, appoggiando entrambe le mani sui fianchi, come se stesse posando per i fotografi.
Gli occhi di Jennifer scivolarono per un secondo verso il basso, poi la ragazza riuscì a riportare lo sguardo sul volto di Lana.
Non che questo non fosse una visione mozzafiato di per sé.
«No» disse infine Jennifer, come se pronunciare quelle due semplici lettere equivalesse alla sentenza di una condanna.
 
 
Doveva essere un giorno di riprese, un giorno come tanti altri, perciò Jennifer non ebbe il minimo sentore di quello che sarebbe poi successo.
Lana arrivò sul set sbadigliando e massaggiandosi il collo.
Quando la vide, Jennifer la osservò per qualche istante, senza immaginare che quel momento sarebbe rimasto impresso nella sua memoria in modo indelebile.
Lana indossava un paio di jeans chiari e un maglione grigio, decisamente troppo grande per lei, che le scivolava lungo una spalla lasciandola scoperta.
Jennifer avrebbe scommesso lo Starbucks che aveva tra le mani che sotto quel maglione Lana non portava nulla e, dopo aver bevuto l’ennesimo sorso, si chiese da dove accidenti le fosse venuto, quel pensiero.
«Ehi! Non sai che non è ti è permesso andare in giro in quel modo?» urlò infine Jennifer in direzione dell’altra, con un sorriso.
Lana rispose dopo un momento di esitazione, non riuscendo a identificare la provenienza della voce.
«Jen!»
Già, la chiamava ancora Jen.
«Cosa c’è che non va in me?» chiese Lana, sistemandosi i capelli dietro l’orecchio.
Si erano avvicinate l’una all’altra e Jennifer si chiese per quale dannato motivo il suo piede destro avesse insistito tanto per compiere quell’ultimo passo che l’aveva portata a invadere lo spazio personale di Lana e per quale ancor più maledetto motivo Lana non si fosse spostata.
«In te? Nulla! Proprio per questo non dovresti indossare certe cose in un certo modo. Potresti attirare attenzioni non desiderate».
Jennifer si portò lo Starbucks alla bocca, sperando che quello potesse fermarla dal dire altre… puttanate.
Lana rise, reclinò appena la testa e le appoggiò una mano sul braccio, sporgendosi verso di lei come se volesse confidarle un segreto.
«Lo sappiamo entrambe che alcune, particolari attenzioni sono più che desiderate, Jen» le aveva sussurrato Lana, stringendo appena la presa. «Comunque, gli orecchini nuovi ti stanno davvero bene».
Jennifer sbatté le palpebre un paio di volte, stupita dal fatto che Lana avesse notato quel piccolo particolare. La donna le lasciò il braccio, poi si allontanò di qualche passo. 
«Credo che entrambe potremmo fare di meglio, soprattutto tu» aggiunse poi, come ripensandoci.
Jennifer aveva scosso la testa.
«Cosa era questa? Una sfida? Mi stai sfidando, Lana?A chi attira di più l’attenzione?»
«Solo l’attenzione dell’altra» le aveva risposto, facendole l’occhiolino da sopra la spalla.
«Sfida accettata!» aveva risposto Jennifer, alzando la voce per essere sicura che la donna la sentisse.
Guardò Lana allontanarsi per qualche secondo, finendo il suo Starbucks con un ultimo sorso e chiedendosi che diavolo le fosse saltato in testa poco prima.
Poi si toccò uno degli orecchini - dalle linee sinuose, con dei piccoli brillanti bianchi e neri a ricoprirlo interamente - e sospirò.
Fu in quel momento che Jennifer capì di essersi appena cacciata in un brutto, brutto guaio.
 
 
Lana sorrise e lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, tra il tulle nero della gonna.
«Già, questo vestito potrebbe indossarlo Regina in un episodio. Ero sicura che avrebbe attirato l’attenzione».
«Non hai appena detto che non c’era alcuna sfida tra di noi?»
«Ho pensato davvero di aver definitivamente perso, quando ho visto l’orecchino che porti» ammise Lana, abbassando la voce e distogliendo, per la prima volta, lo sguardo dall’altra. «Per questo ho… finto di non ricordare».
Jennifer si toccò automaticamente l’orecchino.
Ne portava solo uno.
«Davvero?»
«Non ho dimenticato tutto».
«A volte sembra di sì».
Lana impallidì appena e tornò a guardare Jennifer solo quando questa parlò di nuovo.
«Ce l’hai ancora?»
«Jen…»
«Lana».
«Sì, ma-»
«Non…» Jennifer spostò il peso da un piede all’altro, a disagio. Quei tacchi, poi, non aiutavano affatto. «Non importa».
In realtà le importava ancora, ma era meglio mentire anche a sé stessa.
Jennifer fermò un cameriere e posò il bicchiere di Evil Queen’s Poison Appletini ormai vuoto sul vassoio che il ragazzo reggeva, colmo di cocktail appena preparati.
Esitò per un secondo, indecisa se prendere l’ennesimo drink o meno.
Stava per sorridere al cameriere con un gesto di diniego, quando la sua attenzione venne catturata da una voce maschile.
«Oh, eccoti qui» disse Fred, circondando i fianchi di Lana con un braccio.
Jennifer prese il suo quinto Evil Queen’s Poison Appletini. Già, Lana evidentemente aveva mancato di notare il primo, quello che aveva bevuto tutto d’un fiato.
«Ciao anche a te, Jennifer» aggiunse Fred, nella sua direzione.
Jennifer sorrise freddamente e accennò un saluto con la mano.
«Tesoro, cosa ne dici di prendere una boccata d’aria? Sto morendo di caldo, qui» disse l’uomo, sorridendo a sua moglie.
Lana annuì, appoggiando una mano sul petto di Fred.
Jennifer trangugiò metà del suo cocktail.
«Ti unisci a noi?» le domandò Lana, gentilmente.
Jennifer, impegnata a deglutire e con la gola ormai in fiamme, si limitò a scuotere la testa per declinare l’invito.
Con la mano fece loro cenno di andare e abbozzò un sorriso.
Dopo averla salutata, la coppia si allontanò da Jennifer mano nella mano. Lana si voltò verso di lei un secondo prima di scomparire tra la folla e le sorrise.  
Jennifer si guardò attorno in cerca di un cameriere.
 
 
«Devo parlarti».
«Jen?»
Jennifer sorrise imbarazzata sulla porta del trailer di Lana, toccando uno degli orecchini per cui l’altra si era complimentata qualche mese prima.
Stava per fare la più grande cazzata della sua vita e non riusciva a trovare un solo, valido motivo per fermarsi.
«Devo… parlarti».
«Jen, l’hai già detto. Va tutto bene?» le domandò Lana, accigliandosi appena.
Jennifer si passò una mano tra i capelli e prese un respiro profondo.
Regola numero uno: mai innamorarsi di una donna etero.*
Già, beh… al diavolo.
«Mi piaci» sputò Jennifer, non sapendo cosa fare delle sue mani. Avrebbe dovuto fermarsi da Starbucks e comprare qualcosa da bere, ma ormai era troppo tardi. «Voglio dire che mi piaci, nel senso di…»
Lana aveva la bocca spalancata dallo stupore, sicura di aver frainteso le parole della donna di fronte a  lei.
Jennifer chiuse la bocca per un secondo.
«Avevo preparato un bel discorso, ma queste cose non funzionano nemmeno quando recito, figurati nella vita reale. Il fatto è che provo qualcosa per te che non dovrei provare, perché hai Fred e sei… tu. Oh, merda, avrei dovuto stare zitta, io…»
Lana fece un passo indietro.
«Entra».
Jennifer entrò, incerta, confusa dal tono brusco e dall’espressione enigmatica dell’altra.
Lana chiuse la porta del trailer alle sue spalle, guardando Jennifer.
Le prese il volto tra le mani e le sorrise, accarezzandole dolcemente le guance con il pollice.
«Mi piaci anche tu, Jen».
Jennifer afferrò i polsi di Lana e la guardò negli occhi a lungo, cercando di capire quale fosse la nota stonata nelle parole che aveva appena sentito. Il suo cuore non stava esplodendo nel suo petto dalla gioia, ma cercando una via di fuga da tutto quella situazione.
Lana si alzò appena sulla punta dei piedi, avvicinando le proprie labbra a quelle di Jennifer.
Per un momento, entrambe pensarono che avrebbe anche potuto funzionare.
Certo, all’inizio si sarebbe sollevato un gran puttanaio, ma in fondo non sarebbe stato uno scandalo tale da entrare negli annali della storia del gossip.
E in ogni caso non avrebbe avuto importanza. 
Un battito di ciglia bastò perché quel momento passasse.
«Ma non-»
«Non dirlo, non importa, scusa. È tutta colpa mia, non avrei dovuto dirti nulla» la interruppe Jennifer, scostando il proprio viso dalle mani di Lana.
Nel farlo, sentì una breve fitta di dolore provenire dall’orecchio destro, che subito passò.
Lo ignorò e cercò di sorridere, anche se in quel momento aveva solo bisogno di sbattere la testa contro un muro e ripetersi quanto stupido e senza senso fosse stato da parte sua credere che quella storia si sarebbe conclusa positivamente.
«Mi dispiace» tentò Lana, con un filo di voce.
Jennifer spostò la sguardo sulla mano di Lana, dove uno dei suoi orecchini pendeva, incastrato nel braccialetto dell’altra.
Si toccò il lobo dell’orecchio e trovò il gancio, ormai rotto, del gioiello. Se lo sfilò e annuì.
Non era sicura se il dispiacere di Lana fosse dovuto all’orecchino rotto o ad averla rifiutata. Forse, ad entrambe le cose.
«Non importa» rispose Jennifer.
Lei, di sicuro, si riferiva all’orecchino.
Ora ne portava solo uno.
 



 
NdA
Dunque, da cosa iniziare? Vi prego non uccidetemi, sono ancora giovane. 
Andiamo con ordine, la citazione (*) è tratta da Orange is the new Black (Alex Vause: “Rule number one: never fall in love with a straight girl”). Sono anche abbastanza sicura che Rachel del film Imagine me & you dica qualcosa di simile, ma non lo ricordo con esattezza.  
La shot ovviamente è stata ispirata dalla premiere della quarta stagione di Once Upon a Time. Insomma… le avete viste tutti le foto, credo. Io non mi sono ancora ripresa e credo che non ci riuscirò mai, ma va bene così.
E niente, posso assicurarvi che Cla mi è stata di grande aiuto puntandomi un fucile alla tempia per farmi scrivere, ascoltando scleri e sfoghi random riguardo questa shot.
Vi ricordo la nostra pagina facebook e grazie per aver letto!
A presto,
Trixie. 
   
 
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