Film > The Avengers
Segui la storia  |       
Autore: Madama Pigna    01/10/2014    3 recensioni
Cos'è la giustizia senza la pietà?
Cos'è la vendetta senza l'atrocità?
I figli del Tessitore di Inganni sembrano avere dimenticato l'esistenza della prima, ma Jormungandr, terzogenito di Loki, unico essere nei Nove Regni ad avere mai sconfitto Thor in modo assoluto, non ci sta. In grado di dare sia la vita sia la morte, come il padre, ritorna su Midgard dopo essere stato liberato dalle acque del mare terrestre, in cerca di alleati che possano far tornare il senno ai suoi fratelli.. E che facciano tornare lo Jotun che gli ha dato la vita.
Se non fosse stato ubriaco, non lo avrebbe mai fatto, ma lo fece.
Ci furono momenti in cui Loki quasi pianse, sapendo che quella patetica toccata e fuga sarebbe stata la sola cosa che avrebbe ottenuto, che Thor non lo avrebbe mai amato come lo amava lui.
Quello che gli aveva dato, non lo avrebbe dato a nessun altro.[..]Ancora non sapeva che le vere conseguenze sarebbero state molto più grandi.

Seguito della Oneshot ''Solo un discendente diretto della famiglia reale''.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Incest, Mpreg
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Il ritorno dei Tre'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



- Papà! -.
I tre bambini si chinarono sul loro genitore, cercando di risvegliarlo da quel terribile sonno senza sogni. Jormungandr, trasformatosi in serpente per la troppa paura, gli dava colpetti con la testa, cercando di fargli riprendere conoscenza. Dai suoi occhi verdi piccole lacrime scintillavano alla luce solare.
 

Anche Thor corse da Loki, resosi conto di ciò che era successo. Lasciò il Mjolnir a terra, non credeva di averne bisogno. – State lontani da lui, mostri! -, tuonò, quando i due fratelli maggiori si misero tra lo Jotun e l’Asir. Fenrir, quello più propenso al contrattacco nonostante l’età, ringhiò, minaccioso. Cominciava già ad avere dimensioni gigantesche. Da lupo, era alto quasi quanto un cavallo, perciò poteva guardare tranquillamente negli occhi il Tonante con infantile aggressività.
Hela non si fece problemi a tradurre quello che voleva dire il fratello.

- Noi non abbandoneremo il nostro papà! Qui l’unico mostro che vedo sei tu! Lasciaci in pace! -, disse, creando istintivamente un pugnale di ghiaccio con la sua mano sinistra, quella blu, pur non avendo idea di come si usasse un’arma simile. Ma anche lei era cresciuta molto, in altezza. Era poco più bassa di Thor, nella sua vera forma.
 

Il Dio del Tuono non si fece intimidire: aveva affrontato nemici di gran lunga più pericolosi. Uno di loro giaceva morto proprio lì, a pochi metri di distanza. In fondo si trattava di bambini.
Tuttavia appartenevano sempre a una genie mostruosa, per cui doveva essere cauto, e liberarsene il prima possibile. Non osò immaginare cosa sarebbe successo, se quei tre demoni fossero cresciuti in libertà.
 
Chiamò a sé il Mjolnir, certo di intimidirli. – Fatevi da parte, se non volete che Loki muoia! -, disse.
- No! Gli vuoi fare del male! Lo hai colpito prima e lo colpirai anche ora! -.
- E’ stata colpa di vostro fratello: se si fosse spostato in tempo, Loki, sotto i vostri malefici, non si sarebbe messo di mezzo! Liberate mio fratello da questa maledizione e forse Odino sarà clemente con voi! -, ribatté, riferendosi a Jormungandr, che era rimasto impietrito dalla paura quando era stato attaccato. Ragion per cui suo padre lo aveva protetto.
 
- Non è sotto una maledizione! Nostro padre ci vuole bene! Lasciaci in pace! -.
- Schifoso demone, levati di mezzo! -.
- No! -.
- E’ il mio ultimo avviso! -.
- NO! -.
- Te la sei voluta! -, il biondo fece per alzare il martello, pronto a colpirla. Hela, spaventata, istintivamente pose la mano destra davanti a sé per difendersi, liberando involontariamente un’onda di energia che sbalzò il Tonante metri più in là.
 
La bimba si guardò la mano pallida con stupore, perché non era mai riuscita a liberare il suo Seidr in un modo così potente. Solitamente riusciva a controllare meglio il ghiaccio. Ma non ci pensò molto. Si girò verso i fratelli. – Scappiamo! Fenrir, forse riusciamo a mettere papà sopra di te.. -.
 
Scuotendo Jormungandr dal suo stato di shock, sollevarono Loki, mettendolo in equilibrio precario sulla schiena del lupo. Poi, una luce multicolore li accecò, e il Bifrost, il Ponte arcobaleno, si aprì tra i resti della Jarnvidr, ormai distrutta da tutta quella violenza. Odino in persona era sceso da Asgard fin lì.
















Persino Hela piangeva, ormai. Tutti e tre, stanchi e impauriti, incatenati da delle catene magiche, non potevano fare altro che piangere. Piangere e aspettare il giudizio del Re.
 
Frigga tentava inutilmente di consolarli. Ma loro chiedevano sempre la stessa cosa, imperterriti.
- Dov’è nostro padre? Che cosa gli avete fatto? Sta bene, almeno? -.
La Regina accarezzò il viso della bambina. Aveva cercato di convincere il Re a essere il meno severo possibile. I bambini non avevano fatto nulla di male. Ma avevano sangue Jotun, e, come tali, erano un pericolo. Nessuno doveva sapere della loro esistenza.
- Loki è in mano alle guaritrici, ora. Tra poco sarà in perfetta forma, e potrete rivederlo -, mentì, cercando di non pensare a cosa le avesse detto Odino.
 
Gli stanno togliendo la memoria dei suoi figli, mentre è ancora privo di conoscenza e difese. Povero figlio mio.. Perché hai dovuto invitare uno Jotun nel tuo letto? Ora una parte di te sarà persa per sempre, lo so.. Ma non c’è altra scelta.. Non puoi sapere la verità.. Non sono mai riuscita a cambiare Asgard come avrei voluto.. A cambiare il Re, come avrei dovuto, pensò la Regina, sconsolata. Non poteva fare niente. Non aveva abbastanza autorità o potere per contraddire Odino.
 
Dopo poco tempo, il Re riapparve, seguito dal figlio primogenito.
Stavano parlando di come ammansire i tre mezzosangue Jotun definitivamente.
Thor continuava a ripetere che sarebbe stato molto più prudente ucciderli, ma il Padre degli Dei non era dello stesso avviso. Conoscendolo, la sovrana di Asaheim pensava che forse Odino li avrebbe tenuti in vita nel caso potessero rivelarsi utili. In che modo era un mistero, visto che i tre avrebbero subito una prigionia senza alcun riguardo o pietà. Come se fossero stati davvero dei mostri.
 
A quel punto, Frigga si chiedeva se non sarebbe stato davvero più misericordioso ucciderli.
 
Fu una scena terribile, per la Regina degli Dei, assistere alle loro condanne.
 
- Hela, Fenrir e Jormungandr. Figli di Angroba. Siete condannati all’esilio eterno, da Asgard e dagli altri mondi a noi alleati. Non potrete più girovagare da nessuna parte, ne fare qualsiasi cosa che non sia continuare a esistere nelle vostre prigioni, in cui siete condannati a rimanere fin quando la morte non vi prenderà. Sarete divisi e non potrete mai più rivedervi, in modo tale che non potrete nuocere più a nessun’ altro -, parlò il figlio di Borr, spietato come un’ascia che scende sul collo di un innocente. Inutili furono le preghiere dei tre bambini, inutili furono le loro suppliche di rivedere il padre.
 
- Fenrir, lupo mostruoso, tu sarai esiliato nel deserto più arido di Muspellheim, ove non cala mai il sole e ove una volta brillava il lago Amsvartnir. Lì non potrai né bere né mangiare, ma vivrai lo stesso. E nella tua ingannevole forma umana, sarai incatenato a catene così solide che non potrai mai spezzarle, nemmeno quando sarai al massimo delle tue forze. Nessuno si potrà avvicinare a te! -.
 
Il lupo, già nel suo aspetto bipede, fu incatenato ulteriormente con catene dagli anelli grandi come una mano. Poi un vortice apparì proprio sotto di lui, risucchiandolo prima che potesse rendersene conto.
 
I suoi fratelli urlarono, tentando invano di liberarsi e raggiungerlo.
Odino e Thor rimasero impassibili. Frigga, davanti a quella manifestazione di puro dolore, gemette.
 
- Hela, orrida fanciulla. Ho deciso di mandarti nella dimensione dei morti, a combattere perennemente contro le anime dannate che ti circonderanno. Se il fato vorrà, ne sarai la Regina. Potrai vedere gli eventi di questi mondi, ma senza mai potere influire su di essi, e non potrai mai più avere una vita vera, con un sole vero, con delle persone vive e con l’emozione della felicità -.
 
La bambina gridò, portandosi le mani alla bocca. Anche lei non poté fare niente.
Semplicemente scomparì e la madre del Tonante dovette coprirsi gli occhi, provando disgusto verso se stessa e verso la sua debolezza che le impediva di salvare dei bambini innocenti.
I suoi stessi nipoti.
 
Poi venne il turno di Jormungandr. Il piccolo biondo, con quei capelli così stranamente dorati che a Frigga ricordavano tanto la chioma di Thor quando era bambino, tremò, riprendendo la sua reale forma di serpente, agitandosi nei legami magici che lo trattenevano. Usciva veleno dalla sua bocca, probabilmente per la paura, ma era inutile. Odino aveva già preso le sue precauzioni.
 
- Infine tu, Jormungandr, serpente immondo. Il tuo destino è essere gettato nei più profondi abissi di Midgard, dove le tue fredde spire nuoteranno per sempre in acque ancora più gelide. Non potrai mai più vedere la luce del sole, al contrario di tuo fratello, e non potrai mai più interagire con esseri senzienti o umanoidi, come invece farà tua sorella. Potrai crescere all’infinito, ma l’oceano sarà sempre infinitamente più grande di te! -.
 



Davanti ai quattro, una porta verso il mondo dei mortali si aprì, dando spazio ai suoi colori vividi, beffardamente azzurri come solo cielo e mare possono essere con il bel tempo.
 
Jormungandr si divincolò. Cercò di allontanarsi. Ci provò davvero, con tutte le sue forze.
Non volendo andarsene da solo, Thor, irritato, sbuffò, e avvicinandosi l’ afferrò per il collo, ben conscio di essere più forte di un misero serpente. La sua presa era salda, quasi soffocava il rettile, e non risparmiò la sua forza nemmeno quando lo scagliò oltre il portale magico, con parole pieno di odio e disprezzo sulle labbra. - Crepa, schifoso mostro mezzosangue! -.
 




Quando anche il terzo figlio di Loki Laufeyson fu imprigionato, Frigga, finalmente, pianse.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


Nel frattempo, il serpente cadeva, da centinaia di metri dall’acqua, verso quella che destinata a essere la sua prigione. NO!, urlava, NO!, o almeno ci provava. Uscivano solo sibili sconnessi dalla sua bocca. Le sue grida di aiuto erano dettate dalla sua lingua biforcuta.

Papà! PAPA’!

Nulla da fare, se non piangere senza sosta.
 

L’impatto con l’acqua gli fece tanto male da farlo quasi svenire. Intorpidito dal dolore, non riuscì a lottare contro quella forza sconosciuta che lo trascinava giù, sempre più giù.. in un luogo dove la luce, dove la speranza non esisteva per lui. E, forse, non sarebbe mai esistita.
 

Non smise mai di chiamare i nomi dei suoi cari, i primi tempi.
Forse era solo un incubo. Forse si sarebbe risvegliato con Hela e Fenrir a consolarlo, forse Loki lo avrebbe stretto tra le sue braccia pallide e Angroba avrebbe ridotto il suo cattivo sogno a un ricordo lontano, magari con qualche battuta sagace. Forse sarebbe ritornato alla sua felice normalità.
 




Ma non era un incubo quello.
Era la dura, crudele realtà.
 
E lo sarebbe stata per lunghi, lunghissimi anni.
 
 
 
 
 
 





 
 
Poco tempo prima, ad Asgard..




Una volta uscito dalla cella del Tonante, Jormungandr non ci mise molto a incrociare lo sguardo della sorella, verde e luccicante di.. cos’era, quello che il serpente leggeva negli occhi di Hela?
Gelo? Rabbia? Malvagità, o semplicemente il vuoto di una schiavitù?


Il figlio di Loki non sapeva più cosa pensare.
Sperava vivamente nell’ultima.
Almeno questo avrebbe significato che i suoi fratelli non erano realmente diventati dei mostri.
 

- Hela. Cosa stai facendo.. qui.. In giro per le prigioni..? -.
Si diede dell’idiota. Non era bravo nel dissimulare il nervosismo o la paura. Con un estraneo poteva essere quasi facile, ma con quegli occhi così penetranti i suoi propositi divenivano deboli.
Hela lo conosceva troppo bene, e rise del suo tentativo di sembrare naturale.
- Sono la Regina, ricordi? Vado dove voglio e quando voglio. E poi devo interrogare Odino. Non che mi aspetti di ottenere qualcosa, ma è divertente e poi tanto vale provare, non trovi? -, chiese, come stesse parlando del tempo e non di torture indicibili e disumane ai danni di un vecchio.
 

Ai danni di Odino, sì, ma pur sempre di un vecchio.
 
- Tu cosa stavi facendo, piuttosto? -, riprese la giovane donna.
Jormungandr davvero non capiva se Hela conoscesse le sue intenzioni e stesse abilmente recitando o se ancora non sospettasse niente di quello che stava per fare. O per provare a fare.
 
 
Decise di stare al gioco. O perlomeno di tentare la sorte, visto che era un pessimo bugiardo.
- Io.. Io stavo.. girando un po’. Ho.. trovato il diario di Thor, nelle sue vecchie stanze. Volevo chiedergli delle cose.. -, disse, pensando che forse era meglio cercare di non mentire, quando possibile. Aveva il tomo fra le mani, dopotutto. Perché camminare dentro le segrete con un oggetto simile?
Hela glielo tolse di mano, dispotica. Lesse solo qualche riga, prima di evocare una fiamma che lo divorasse istantaneamente. – Spiegami perché mai dovresti essere interessato a ciò che dice quel bastardo Asir, Jormungandr -, disse, o forse ordinò, con tono estremamente gelido.
 
- Volevo capire il perché delle sue azioni. Non ti sei mai chiesta quali fossero le sue ragioni? -.
- Perché avrei dovuto? Lui sarebbe stato comunque in torto. E smettila di fare il perbenista, fratello, questo non è l’universo adatto per potersi permettere una tale bontà -, replicò, accennando ad andarsene. Fu in quel momento che a Jormungandr scapparono parole pericolose.
 
Era sempre stato troppo buono. Troppo sincero. Troppo limpido.
- E’ per questo che lo vuoi distruggere? -, chiese, a bruciapelo.
Hela, in quel momento di spalle, si immobilizzò, in tensione. Si voltò con una nuova espressione negli occhi. – Chi è stato a riferirtelo? -, sibilò, a metà tra l’ira e il sospetto.
- Thor -.
Jor vide l’occhio sinistro di Hela scintillare di rosso. – E credi a colui che ti ha buttato in mare, ucciso Angroba e strappatoci via nostro padre piuttosto che a ME?! -.
Jor deglutì, arretrando.
- Tu non hai negato questa ipotesi -.
- ..Questo cosmo è marcio fino al midollo, Jor. Non c’è niente di immorale ad estirpare il male, fratello -, disse, con una fermezza e una convinzione che quasi confusero il più giovane.
- E’ lo stesso universo da cui siamo nati noi. Da cui è nato nostro padre. Se usassi le sue conoscenze per distruggerlo, Hela, credi che lui approverebbe? E comunque toglieresti la vita a tutti gli innocenti che nella loro vita non ci hanno mai fatto niente di male -.
- L’innocenza non esiste, Jormungandr. Tutti sono colpevoli di qualcosa. La purezza è qualcosa di così volatile e vulnerabile che non è che una parentesi nella vita degli esseri viventi, specie quando sono longevi come noi. Bisogna sempre mordere prima di essere morsi, fratello, e tu dovresti saperlo -.
 
Il serpente sapeva che, in parte, Hela aveva ragione. Lui aveva vissuto secoli in fondo al mare secondo quelle regole. Ma non era comunque d’accordo. Non sarebbe stato giusto.
- Forse. Ma così non vivi, Hela -, rispose lui.
- Sopravvivi, che è una cosa completamente diversa. Ed io non voglio più continuare così -.
 
 



 
Forse la tensione si sarebbe prolungata ancora per alcuni minuti, forse sarebbe esplosa del tutto.
Jormungandr non le diede abbastanza tempo per farlo. Si girò e, semplicemente, corse.
Più veloce che poteva, più inafferrabile che mai, cercando di ignorare gli strepiti di Hela, gli allarmi, gli incantesimi, diretto verso quella camera dove lui sapeva era rinchiuso il Mjolnir.
 
Non incrociò Fenrir, e fu grato per questo.
 
Bastavano già le urla furiose di Hela a destabilizzarlo.
 
 
 
 
 
Afferrò il Mjolnir. Istintivamente, gli ordinò di guidarlo. Il martello si fece strada da sé attraverso i portali dei Nove Mondi, attraversando milioni e milioni di anni luce in pochi istanti.
Poi Jormungandr si ritrovò, di nuovo, a cadere in mezzo a un tunnel di luce multicolore, ormai totalmente trasformato, totalmente conscio di stare per cadere nuovamente nell’oceano.
 
C’era una spiaggia, lì vicina, ma questo non placò la sua paura.
Non ce l’avrebbe mai fatta.
 
Infine non pensò più a nient’altro.
Atterrò con violenza sul terreno; ritrasformandosi si spostò in acqua. Incontrò i Vendicatori e, finalmente, si concesse il lusso di svenire a causa di tutto quello che avrebbe dovuto passare. 
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: Madama Pigna