Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Nimel17    03/10/2014    1 recensioni
Seconda classificata al contest "Can you paint with all the colours of the wind?" di visbs88
Cosa porta l’Uomo Nero ad Arendelle? E se avesse incontrato un’altra persona, prima di Jack Frost, con i poteri del ghiaccio?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elsa, Sorpresa
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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But what no one knew,
is that the King of the Goblins
had fallen in love with the girl
and he had given her
certain powers.
 
Elsa
 
“Brava! Colpisci!”
Elsa scagliò la sua sabbia ghiacciata contro l’orso, immobilizzandolo e gelandolo sul posto, poi con la stessa facilità lo lasciò libero di correre spaventato verso la sua tana.
Pitch al suo fianco scosse la testa, divertito.
“Dovrai essere pronta a uccidere quando sarà necessario, mia regina.”
“Non ho difficoltà. Pensavo di avertelo dimostrato con quel pescatore.”
Lui rise e le prese la mano.
“Hai ragione, come sempre. Presto, i Guardiani non avranno una chance contro di te.”
Nell’ultimo decennio, Elsa aveva udito voci su un nuovo spirito, Jack Frost, capace di controllare il ghiaccio,  ma sarebbe stata dannata se un dilettante l’avesse sconfitta. Era più di un secolo che studiava la magia con Pitch e il suo potere era cresciuto a dismisura, pronta per la guerra che avrebbe dovuto combattere al fianco del suo re.
Col passare del tempo aveva iniziato a condividere la sua stessa indignazione: come aveva osato l’Uomo nella Luna cercare di bandire la paura dal mondo? Come avevano osato i Guardiani fare in modo che i bambini non credessero più al Re degli Incubi?
Ma tutto sarebbe cambiato, grazie al suo appoggio.
Si girò sorridendo verso il suo sposo, incantata una volta di più dalla sfumatura di un giallo dorato dei suoi occhi, che brillavano nel volto cinereo. Gli sfiorò con una mano i capelli nerissimi, ridendo quando si accorse di avervi depositato della neve.
Nonostante lui non lo avesse mai ammesso a voce alta, sapeva che era giunto ad amarla nel corso degli anni.
Nemmeno lei gliel’aveva mai confessato.
La loro prima scaramuccia con Sandman e quella ridicola lepre era stata tuttavia una prova più che sufficiente per entrambi del loro legame e non chiedevano di più.
Elsa si ritrovò riportata alla realtà da un gentile sbuffo e da una leggera spinta in avanti, mentre Pitch sorrideva beffardo.
“Credo che la tua creatura ti stia reclamando, mia regina.”
Olaf era stato il primo cavallo incubo che lei aveva forgiato, in memoria da quel povero pupazzo di neve che non vedeva da anni. Era un magnifico stallone bianco con gli occhi gialli, il colore del manto era l’unica cosa che lo differenziava dagli incubi dell’Uomo Nero ed Elsa lo utilizzava soprattutto intorno a Natale, per indurre i bambini a comportarsi male e a non credere in Babbo Natale.
Accarezzò la criniera di Olaf, pensierosa. Adesso che comprendeva meglio la magia, poteva notare la stranezza degli occhi dei suoi incubi: Pitch aveva creato i suoi usando come materia prima i bei sogni di Sandman, visto che, come le aveva spiegato una volta, sia lui sia Sandy erano due facce diverse di una stessa medaglia, e lo dimostravano le luminose iridi gialle dello spirito.
Lei, però, non aveva mai toccato il sogno di per sé: si era concentrata sui suoi poteri e aveva proceduto a dare origine ad Olaf. Come mai, allora, il suo cavallo aveva gli stessi occhi di Pitch e degli altri incubi? La sua magia non era mai stata indicata prima da quella sfumatura dorata, ma era sempre stata bianca.
Sentì le labbra di lui sfiorarle i capelli e il collo, così, trovandolo di buon umore, si arrischiò ad esporgli il suo dubbio. Non che avesse paura che l’Uomo Nero si arrabbiasse con lei, ma il più delle volte le sue domande venivano liquidate con un’alzata di spalle.
“Non ti sei mai chiesta, Elsa, tesoro, come mai tu fossi l’unica della tua famiglia ad avere poteri?”
“Ho pensato che magari, qualche antenata…”
Pitch emise una delle sue risate profonde e scosse la testa. Sembrava… orgoglioso di se stesso.
“Dimmi, ricordi il nostro primo incontro?”
“Certo. Ero stata rinchiusa in camera mia dai miei genitori e tu sei venuto dopo che avevo distrutto un tuo incubo.”
“Spiacente di deluderti, ma quello è stato il nostro secondo incontro.”
Elsa s’irrigidì. Non si aspettava quella risposta. Si guardò le mani, poi passò al sorriso compiaciuto dello spirito.
“Quando ero molto piccola… sei stato tu a donarmi la magia, non è vero?”
Lui scoppiò a ridere e le si avvicinò, lo sguardo trionfante e adorante.
“Credevi fosse stato solo un sogno l’ombra che vegliava il tuo sonno, ma non era così. Ho visto subito quanto potevi essere adatta a coltivare in te questi poteri. Infatti, a poco più di dieci anni, eri già talmente potente da sconfiggere un incubo da sola.”
Se Pitch le avesse fatto questa confessione quando l’aveva trovata nel suo palazzo di ghiaccio, o nei primi tempi della loro alleanza, Elsa lo avrebbe odiato e se ne sarebbe andata, pronta a rivoltarsi contro di lui se avesse provato a fermarla.
Ma ora, lo conosceva troppo bene per non capire il suo modo, per quanto distorto fosse, di vedere tutto e tutti, e poi adesso lei era una nuova persona grazie a quella magia.
Lui l’abbracciò e le passò delicatamente le dita tra i capelli.
“Se tu non avessi mai imparato a controllarti, se avessi continuato a temere e a odiare le tue capacità, proverei rimorso per quello che ho fatto, mia regina, ma vedendo la meravigliosa forza della natura che sei diventata, non ci riesco Elsa. Perdonami.”
Lei riflettè. Se non le avesse mai donato i suoi poteri, avrebbe vissuto una breve esistenza con la sua famiglia, governando eventualmente un regno schiacciata dall’ombra dei genitori e di una sorella audace e benvoluta da tutti; probabilmente l’avrebbero persino costretta ad un matrimonio di convenienza per unire due corone.
“Non ce l’ho con te. Noi possiamo creare qualcosa di unico, insieme.”
Pitch sorrise e guardò la scultura di ghiaccio nero che si elevava quasi fino alla luna, creata senza volere dall’unione delle loro magie.
“Senza dubbio, mia regina. Dopotutto, niente si sposa meglio con il freddo dell’oscurità.”
 
 
 
Citazione iniziale presa dal film “Labyrinth, dove tutto è possibile.”
 
  
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