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Autore: Manny_chan    03/10/2014    1 recensioni
E' passato un mese dalla fine della prigionia per i demoni, è ora di mantenere i propositi fatti, ma...
Ahuriel temporeggia.
Soifhe scalpita.
Non è difficile intuire chi dei due l'avrà vinta, ma la discussione prende una piega inaspettata...
"Sei una delusione", disse, senza mezzi termini. "Dovrò starti con il fiato sul collo e la frusta a portata di mano, a quanto pare..."
Piccola Os/spin-off di "Insospettabile Peccatore"
Genere: Angst, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Insospettabili Conseguenze'
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Ahuriel sbadigliò, stiracchiandosi. Era ormai passato più di un mese dalla fine della guerra, tutto sembrava essersi calmato, la convivenza, a parte qualche piccolo attrito stava procedendo bene, tutti sembravano soddisfatti.
Meno lui.
Si guardò intorno, osservando la stanza che Soifhe gli aveva messo a disposizione. Era partito con tutte le buone intenzioni, voleva sul serio fare pratica con i propri poteri e diventare abile nel combattimento tanto quanto gli altri. Ma col passare dei giorni la sua convinzione si era sfaldata, erano subentrati i dubbi, le ansie.
E se avesse perso definitivamente il controllo, usando i suoi poteri più spesso, invece che acquistarne?

Così continuava a trovare qualcosa da sistemare nel locale che Soifhe gli aveva messo a disposizione, senza mai comincare a darsi da fare sul serio.
“Allora, come procede?”

Ahuriel sobbalzò, voltandosi di scatto. Soifhe era in piedi dietro di lui, era entrato senza fare il minimo rumore e si stava guardando intorno.

Si era completamente ripreso dagli eventi della grande battaglia, riacquistando la sua regale eleganza. I lunghi capelli dorati gonfi e vaporosi si erano allungati ancora, arrivandogli quasi alle caviglie. Il sovrano emaciato e trascurato era solo un pallido ricordo…

“Non arrivarmi più alle spalle così", esclamò, appoggiandosi una mano sul petto, sentendo il cuore battere furiosamente sotto al proprio palmo. "Mi hai spaventato."

Soifhe sogghignò, scrollando le spalle. "É sempre un piacere", disse. "Tu, piuttosto, pensavo di trovarti già immerso nell'addestramento."

"Sì ma... Ho avuto da fare e..."

"E stai procrastinando."

Ahuriel sospirò. "Sì, hai ragione", ammise.

L'angelo roteò gli occhi con un sospiro. "Sei una delusione", disse,  senza mezzi termini. "Dovrò starti con il fiato sul collo e la frusta a portata di mano, a quanto pare..."

Ahuriel deglutì, non era certo che stesse scherzando sulla frusta. "Io... Ero partito davvero con l'idea di darmi da fare ma... Più ci pensavo, più mi assalivano i dubbi e..."

"Ma ti ascolti quando parli?", lo interruppe bruscamente Soifhe. "Sei tutto balbettii e giustificazioni. Non vedi quanto ti rende patetico castrare il tuo carattere in questo modo?"

Ahuriel si era ammutolito, serrando le labbra e voltandogli le spalle. "Ma che cosa ne sai tu borbottò. "Magari sono fatto così e basta."

"Non ci credi nemmeno tu", rispose freddamente Soifhe. "Ma se la metti così... Dovrò usare le maniere un po' più persuasive."

Ahuriel fece per voltarsi, allarmato, ma non ne ebbe il tempo, un dolore sordo, violento, si diramò da un punto imprecisato lungo tutta la colonna vertebrale. Tanto forte da spezzargli il respiro e annebbiargli la vista.

Quando riuscì nuovamente a mettere a fuoco qualcosa si ritrovò a fissare il soffitto,  senza avere la minima idea di come o quando fosse finito sul pavimento.

Sentiva il freddo delle mattonelle di marmo attraverso la maglia.

Soffocò un gemito lamentoso quando si rese conto di non potersi muovere, come se una presenza invisibile lo stesse  tenendo giù a forza. “Oh, per favore!”, sbottò. “Non farai sul serio!”

La risata lieve di Soifhe gli comunicò che, invece, faceva sul serio, eccome!
L’angelo entrò nel suo campo visivo, accucciandosi accanto a lui. “Ti sembra che stia scherzando?”
“Sai che torturarmi non servirà certo a convincermi?”

“Oh, ma io non ho alcuna intenzione di torturarti”, rispose tranquillamente Soifhe, salendogli a cavalcioni e prendendogli il viso con le mani, per costringerlo a guardarlo negli occhi. “Anche se, lo ammetto, l’idea della frusta mi stuzzica da maledetti. Ma no, so perfettamente che con te otterrei solo l’effetto contrario.”
Lo lasciò andare, infilandogli le mani sotto la maglia. “Ognuno ha il suo punto debole, Ahuriel”, sibilò, accarezzandogli il petto esile e scendendo lungo i fianchi. “E credo di aver intuito qual’è il tuo…”
Il Nefilim trasalì. “Non vorrai…”, sibilò, intuendo dove volesse andare a parare. Non che fosse difficile da capire, visto il ghigno perfido che aveva stampato sul volto. “Non osare, io…”
“Ohoh! Il nefilim aggressivo. Dimmi, se oso che mi farai? Ti giustificherai fino ad annoiarmi a morte?”, chiese beffardo Soifhe, sfilando le mani da sotto la maglia ed andando a slacciargli i pantaloni. “

“Smettila!”
“Smettila tu di agitarti così, sembra quasi che sia la prima volta che qualcuno ti tocca così.”

Ahuriel lo fulminò con un’occhiataccia, cercando disperatamente di toglierselo di dosso.
Soifhe scoppiò a ridere, di gusto, buttando indietro la testa. “Lo sapevo! Lo sapevo che era così.”

Tornò a guardarlo, con un ghigno perfido. “La cosa non mi ferma, anzi, è anche meglio…”, ignorando le proteste del castano gli infilò una mano nei pantaloni, andando ad accarezzarne il membro con la punta delle dita. Ormai con Midgar aveva fatto una discreta pratica e, quando lo sentì risvegliarsi sotto le sue attenzioni, ne ebbe la conferma.

Ahuriel mugolò debolmente, sentiva il controllo che aveva su sé stesso sgretolarsi lentamente. Era il suo stesso corpo a volere quelle attenzioni ora, quelle attenzioni che non aveva mai cercato e che in quel momento lo facevano bruciare dal desiderio. Un gemito più alto eruppe dalle sue labbra, gemiti che non poteva neppure trattenere, coprendosi la bocca, immobilizzato com’era.
“Fermati…”, ansimò inutilmente, qualche attimo prima di avvertire le metaforiche catene con cui tratteneva il suo potere allentarsi e slegarsi definitivamente, lasciandolo libero di scorrere lungo tutte le sue terminazioni nervose, amplificando ogni sensazione che già stava provando.

Soifhe accennò un sorriso, osservando quasi incantato quelle ali eteree disegnarsi sul marmo del pavimento, talmente luminose da fargli bruciare gli occhi. Spostò lo sguardo sul viso di Ahuriel, da dietro le palpebre socchiuse il nefilim lo guardava, sconfitto. Le iridi argentate si erano fatte più luminose, gli occhi lucidi, il viso, solitamente esangue, era arrossato dal piacere. Completamente nelle sue mani.

Un languore di desiderio gli attanagliò il basso ventre. Mosse la mano più in fretta, impaziente di tornare da Midgar e sfogare con lui quella voglia improvvisa.

Non dovette attendere  molto.
Complice il benessere che gli provocava lasciare il suo potere senza freni, Ahuriel raggiunse un violento orgasmo che annebbiò qualsiasi consapevolezza.
C’era solo quel piacere, intenso, piacevole, caldo.

Quando gli strascichi di quel benessere cominciarono a svanire si rese conto per la prima volta di quanto e in quanti modi si fosse effettivamente limitato…

Con uno sforzo non indifferente richiamò il suo potere, le ali svanirono come nebbia al sole, il freddo del pavimento si fece improvvisamente più intenso.

Soifhe si alzò da lui, pulendosi sprezzante la mano nella maglia del castano. “Ora vediamo se riusciamo a metterci d’accordo, che dici?”, chiese seccato, richiamando il potere con cui lo aveva tenuto fermo fino a quel momento. Aveva fretta.

Non appena l’angelo lo lasciò libero fece un patetico tentativo di allontanarsi, ma semplicemente il suo corpo sembrava non voler collaborare, distrutto da quella nuova esperienza e dal ritrarsi, come ogni volta, di quel luminoso potere. Si coprì il volto con le braccia, ansante e bruciante per l’umiliazione. “Sei un gran bastardo…”, sibilò.

Soifhe si limitò a sogghignare. “Non sei il primo che me lo dice”. Si avvicinò a lui, afferrandogli i capelli sulla nuca, costringendolo a sollevare il busto e a guardarlo in faccia “Ora guardami negli occhi e dimmi ancora che non vuoi imparare a controllare quel potere.”
Ahuriel gli afferrò il polso, cercando di fargli allentare la presa. “Non parlare come se sapessi tutto di me!”, esclamò, lamentoso. “La fai troppo facile!”, era stanco, combattuto ed aveva una gran voglia di piangere. Si tratteneva solo per non dare quell’ennesima soddisfazione all’angelo.

Soifhe assottigliò lo sguardo, lasciandogli i capelli solo per dargli un violento manrovescio. “Stolto”, sibilò. Una frusta, lì serviva la frusta, si disse.
E forse avrebbe mantenurto fede a quei propositi, se non avesse abbassato di nuovo lo sguardo su Ahuriel.
Il nefilim si stava massaggiando la guancia offesa, mentre lacrime silenziose avevano preso a scorrergli lungo il viso.

Patetico.
Patetico quanto lo era stato lui.
Ancora gli bruciava quell’attimo di debolezza; quel crollo quando, dopo aver fatto l’amore con Midgar, si era reso conto di quanto si fosse effettivamente perso in tutta la sua vita.

Piegò le ginocchia, accucciandosi accanto a lui. “Stammi bene a sentire, perché te lo dirò una volta sola”, disse, sospirando. “Pensi che nessuno sappia cosa stai passando? Prima di incontrare Midgar ero come te. Non per mia volontà, ma per le brame degli arcangeli che volevano un burattino da poter manipolare. Senza emozioni, senza desideri. Ed è stato così finché non mi sono reso conto di cosa mi stessi perdendo. All’inizio è stato devastante, e bada bene, lo sto dicendo solo a te, cerca di tenere la lingua  freno, o te la faccio strappare.”

Ahuriel, inspirò lentamente, sollevando lo sguardo lucido su di lui, sorpreso da quella confessione.
Il volto del sovrano era colmo di disappunto e rabbia. Forse nei suoi confronti, per quella passività? Non osò chiederlo. Annuì debolmente, strofinandosi un occhio. “Ho capito.”
“Bene”, rispose lapidario il sovrano. Quindi non la faccio facile, so cosa vuol dire vivere a metà, così come so che il patetico zerbino che sei è solo quel che sei diventato a causa del tuo continuo tarparti le ali. Quindi cerca di rialzarti o ti faccio rialzare io a calci in culo.”

Ahuriel soffocò uno sbuffo divertito, mascherandolo con un colpo di tosse. Quella finezza…
Sicuramente c’era lo zampino di Midgar nel vocabolario riveduto e corretto del sovrano.
Serrò le labbra, annuendo convinto. “Ho capito”, ripeté.

Soifhe a quel punto si raddrizzò. “Sarà meglio per te, per oggi penso che tu abbia dato a sufficienza, ma mi aspetto di trovarti al lavoro, quando verrò a controllare, in futuro…”, disse, voltandogli le spalle ed allontanandosi.

“Cerca di darti da fare in questi giorni”, aggiunse, fermandosi sulla porta. “Tra qualche settimana inizierà la riorganizzazione delle guardie reali, e conto di vederti tra le reclute, all’addestramento. Non accetterò un ulteriore procrasrtinare da parte tua. La prossima volta che mi deludi non sarà così piacevole. Non scherzavo sulla frusta ed è parecchio che i sotterranei non vengono più usati, la le urla di dolore laggiù risuonano che è un piacere…”, disse, inquietante, prima di uscire.
Rimasto solo Ahuriel rabbrividì. Quello era un ottimo deterrente per dissuaderlo dal temporeggiare ulteriormente.

Tornò a sdraiarsi sul pavimento, in attesa che le forze gli tornassero, abbastanza per raggiungere la sua camera, almeno.

Ripensò alle parole di Soifhe, sul fatto che capiva come si sentisse. Non potè trattenere un sorriso. Forse era per quello che era così in sintonia con l’angelo, nonostante quel carattere terribile che si ritrovava.
E probabilmente era anche lo stesso motivo per cui, utilità bellica a parte, il sovrano si dava così da fare per spronarlo...
 
Prima piccola OS dell'universo di "Insospettabile Peccatore"
Prima ma non ultima :)

Ricordo, come sempre, che chi volesse fare quattro chiacchiere o trenersi aggiornato
sulle mie pubblicazioni mi trova qui -> https://www.facebook.com/groups/603744433051842/
   
 
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