Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: saveabrokensoul    05/10/2014    2 recensioni
Salve! La mia - povera - mente malata ha partorito questa idea e mi sono detta: “cosa mai potrebbe succedere di male se la pubblicassi?". Perciò adesso spero di non farvi vomitare la colazione/pranzo/cena/spuntino di mezzanotte/intestino e non posso dirvi altro che... Buona Lettura! Oh no, dai magari vi dico di cosa parla - ma quanto sono demente? - ! Allora... siamo all'inizio dell'adolescenza di Anna e nel bel mezzo di quella di Elsa... e la mia testolina un bel po' di volte si è chiesta cosa avessero fatto le due sorelle tranne cantare e chiedere di fare pupazzi di neve a destra e a manca - ah no! Quella è solo Anna! -. Va be'... ORA non posso dirvi altro che... Buona Lettura! Dal testo: “ « Va bene, ho capito... ma sappi che non mi arrenderò mai. » disse Anna, piangendo anche lei. Si allontanò così dalla porta e prima di correre nella sua stanza mormorò: « Mai ». E fu così che per l'ennesima volta le aveva spezzato il cuore. " P.s. metto malinconico perché non ho la più pallida idea di cosa mettere... ora, per la terza volta di fila... Buona Lettura! - sto male, lo so -
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anna, Elsa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed era ancora lì. Nella sua stanza, completamente sola. Aveva gli occhi chiusi, ma se li avesse avuti aperti sarebbero stati fissi su quella porta perennemente chiusa. Non sopportava l'idea di dover rimanere chiusa in quella camera ancora un secondo, figuriamoci quanto la turbasse restare lì sola per il resto della vita, costretta non dai suoi genitori, ma dalla consapevolezza di aver fatto del male a sua sorella e dal terrore che quello che era accaduto potessero succedere una seconda volta. “Anna!" disse quella bambina di otto anni che aveva colpito la sorellina. “Elsa, che cosa hai fatto? Non lo domini più!" disse il padre alla povera bambina, vedendo la minore delle due fra le sue braccia, priva di sensi. “Elsa, vuoi fare un pupazzo di neve?" chiese il giorno dopo Anna, la sua sorellina, a cui era stata cancellata la memoria soltanto per proteggerla. Ora quella bambina aveva dodici anni, mentre la sorella maggiore quindici, anche se solo esteriormente mostrava quell'età, perché dentro era matura - fin troppo matura - per una ragazza in piena adolescenza. Ed era ferma lì, su quel letto, a pensare a tutto ciò che era successo e a tutto quello che sarebbe accaduto in futuro. Ma l'unica cosa a cui non pensava era al presente. Non pensava a quello che stesse facendo Anna e non sapeva che la povera sorellina si stava avviando decisa verso la sua stanza per chiederle per l'ennesima volta di uscire. « Elsa... so che sei lì dentro! Sta nevicando! Vuoi venire a fare un pupazzo di neve? » domandò Anna, con così tanta speranza da lasciarsi perfino sorpresa da sola. Per la milionesima volta la sorella le stava chiedendo di uscire... e per la milionesima volta lei avrebbe dato la stessa risposta. « Vattene via Anna » pronunciò quelle parole ormai come se fosse una risposta ovvia, come se la rossa avesse già dovuto sapere ciò che le avrebbe detto. Questa volta Anna però non rinunciò come tutte le altre. « Dai Elsa! Possiamo uscire a giocare! Devi vedere che bei guanti mi ha preso la mamma! Se vuoi posso regalarteli! Sono azzurri e so che a te piace molto l'azzurro, a me non piace tanto, preferisco il verde, ma non il verde vomito, no, quello mi fa proprio... be', mi fa venir da vomitare... mi piace anche il viola, sì, il viola è davvero un bel colore... le violette però non mi piacciono perché mi ricordano troppo la nostra vecchia insegnante di francese... oh se odiavo quella donna! Era tutta un: “questo non va, quello non è così..." una vera rompiscatole insomma, anche se sarebbe un'offesa contro le scatole... aspetta che? Oh no, questo non avrei dovuto dirlo... speriamo che mamma e papà non mi abbiano sentito... » disse Anna tutto d'un fiato. Era così bello sentire la sua sorellina parlare con lei come se fossero sorelle normali, come se si vedessero tutti i giorni e si dicessero sempre tutto. Era proprio per questo che doveva cacciarla però, per far si che prima o poi sarebbe tornata a dirle cose senza senso che la facevano sorridere ugualmente, perché lei era Anna e non sarebbe mai cambiata. Allora con tutta la forza che aveva - e ne aveva tanta, davvero, davvero tanta - ripeté alla sorellina la stessa frase. « Ti ho detto di andartene Anna ». Fu veramente faticoso da dire perché non voleva far altro che invitarla dentro, farla sedere accanto a lei e sentirle dire tutto quello che le passava per la testa. « E io ti ho detto che se vuoi possiamo fare un pupazzo di neve. Tu mi dici sempre di andare, ma non rispondi mai alla mia domanda. » disse Anna con una leggera nota di tristezza mista a rabbia nella sua voce. Aveva ragione. Tutte le volte non aveva risposto alla domanda perché era troppo difficile... come poteva dire di no? In un modo o nell'altro avrebbe dovuto farlo. Le veniva da piangere e gli occhi cominciavano a bruciarle per le lacrime che dovevano evadere dalla loro prigionia, come facevano ogni volta che Anna se ne andava via molto probabilmente piangendo anche lei. Doveva resistere però, ancora un po' e quell'agonia sarebbe finita... o almeno sarebbe finita per quella giornata. « No Anna, non voglio venire a fare un pupazzo di neve con te. » disse quasi facendo trapelare tutta la tristezza che provava in quel momento. La sorellina si sentiva a pezzi: le aveva appena detto quello che temeva da anni. Sì, era vero che l'aveva sempre cacciata, ma non le aveva mai detto “in faccia" che non voleva fare un pupazzo di neve insieme a lei. Così tutta l'angoscia che provava si trasformò in rabbia e si ritrovò a gridare: « D'accordo! Ma adesso io voglio vederti, e se non sarai tu ad aprire quella porta, allora sarò io a sfondarla! » urlò la rossa alla sorella maggiore. Era sfinita, non ne poteva più di sentire la voce della sorella senza mai vederla... non sapeva neppure come fosse in realtà. Anna si mise così a “minacciare" Elsa dicendole che se entro al suo tre non avesse aperto la porta, lei l'avrebbe abbattuta. Per fortuna però, si fermò al due perché la madre la interruppe. « Va tutto bene? Ti ho sentita gridare Anna... » disse preoccupata. La rossa era infatti andata in escandescenze. « No che non va tutto bene! Elsa non mi apre ancora! » strillò la rossa, sottolineando la parola “ancora". La madre si avvicinò così a lei e l'abbracciò. « Lo sai Anna... Elsa ha bisogno di stare sola. » disse così la donna alla figlia più piccola. Questa però si staccò subito dalla madre e ricominciò a gridare. « Ah, ed è da sette anni che deve stare sola? Non ti sono bastati sette lunghi anni per startene sola?! » urlò alla porta, riferendosi però alla sorella. In quel momento avrebbe voluto uscire, gridarle contro dicendole che non se avesse potuto non avrebbe esitato nemmeno un secondo per giocare con lei e per starle accanto, ma che non era andata così perché non poteva accadere che le facesse male involontariamente di nuovo. Tuttavia la ragazza rimase lì, ferma a pensare a tutto quello che le stava dicendo la sorella e a cosa avesse provato in quei sette anni ad essere respinta da lei. Le lacrime ormai stavano scendendo, e di sicuro lei non le avrebbe placcate... che senso avrebbe avuto farlo? « Dai Anna, andiamo... » tentò la madre, anche se la ragazza era irremovibile. « No, non mi sposterò da qui finché non sentirò mia sorella dirmi che non vuole stare con me perché non mi vuole bene... allora me ne andrò. » disse Anna più calma di prima. Questo era davvero il limite... come poteva dirle di non volerle bene? Rimase così in silenzio. Poco dopo la rossa domandò: « Madre, vi prego, potete lasciarmi da sola con mia sorella? » chiese nel tono più gentile possibile. Sia la sorella maggiore che la madre rimassero sconvolte inizialmente: era la prima volta che Anna dava del voi alla madre. « D'accordo... » disse la donna un po' sconcertata e dubbiosa allo stesso tempo. Dopo che se ne andò, Anna disse nuovamente alla sorella: « Elsa, dimmi che non mi vuoi bene e me ne andrò. Te lo prometto... ». Non poteva, non voleva... non avrebbe mai detto alla sorella di non amarla. Anna però interpretò negativamente il silenzio della maggiore. « Va bene, ho capito... ma sappi che non mi arrenderò mai. » disse Anna piangendo anche lei. Si allontanò così dalla porta e prima di correre nella sua stanza mormorò: « Mai ». E fu così che per l'ennesima volta le aveva spezzato il cuore. La ragazza era così stravolta da puntare una mano verso un antico vaso di vetro trasformandolo in ghiaccio e mandandolo letteralmente a pezzi in pochi secondi. Tuttavia non le importò. In mente aveva soltanto l'immagine della sorella che le diceva “mai" come per affermare il fatto che non si sarebbe mai fermata e che avrebbe lottato ancora per l'amore della sorella. L'unica cosa che non sapeva però era che lo possedeva già quell'amore, ed era davvero davvero tanto. E lei era ancora lì. Nella sua stanza, completamente sola, a guardare la porta di fronte a lei, quella porta che avrebbe voluto distruggere con le sue stesse mani, ma in fondo quella porta era soltanto un simbolo: ciò che aveva veramente chiuso in faccia alla sua sorellina era il suo cuore. O almeno era quello che pensava Anna. Magari l'avesse fatto davvero... avrebbe di sicuro sofferto meno.
   
 
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