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Autore: Chrystal_93    05/10/2014    8 recensioni
[partecipa alla Rumbelle Week]
#7 cap: Quella notte si appisolò per pochi minuti alla ruota del suo filatoio e ritornò con la mente a ciò che aveva visto. Ma stavolta non notava i due insieme, le braccia di Gaston attorno alla ragazza. Vedeva il sorriso tirato della ragazza, gli occhi pieni di tristezza e rassegnazione e quel gesto, quel bellissimo gesto. Belle si era girata, si era girata per non farsi baciare. Si era girata, e per un attimo gli era sembrato, per quanto impossibile fosse, che stesse guardando lui.
1.Doccia - RumplestilstkinxBelle. GoldxBelle
2.Alcohol- RumplestiltskinxBelle. GoldxBelle. GoldxLacey
3.Voce - RumplestiltskinxBelle. GoldxBelle
4.Bambini/figli - RumplestiltskinxBelle. GoldxBelle (presenza di Henry, Grace, Alexandra).
5.Lenzuola - RumplestiltskinxBelle. GoldxBelle
6.Modi impliciti di dire ti amo - RumplestiltskinxBelle. GoldxBelle. GoldxLacey
7.Gelosia - RumplestiltskinxBelle. GoldxBelle (presente). GoldxLacey. GoldxBelle (futuro).
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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7 ways to love 
Rumbelle Week

 
Autore: Chrystal_93
Titolo: Una cascata d'amore
Prompt: Doccia
Rating: Verde. Giallo verso la fine
Pairing: RumplestiltskinxBelle, GoldxBelle
Note: partecipa alla Rumbelle Week



Una cascata d'amore


RumplestiltskinxBelle

“Allora, dearie, non dovrei metterci molto.” Rumplestiltskin si era avvicinato a lei.

Dopo un lungo viaggio in carrozza si erano fermati in mezzo a un bosco ed erano scesi nei pressi di una casetta molto strana, e soprattutto molto sinistra.

Belle annuì, prendendosi le mani in grembo. Dalla casa uscì un uomo molto grasso, con la barba mal fatta e vestito con stracci sporchi.

La ragazza lo guardò, e un brivido le serpeggiò lungo la schiena.

Rumplestiltskin lo notò e si girò. L'uomo si era fermato e stava osservando la ragazza, toccandosi i luridi baffi.

“E' meglio se mi aspetti qui.” Belle però si morse il labbro.

“Non potrei venire con voi?”

Il folletto intercettò lo sguardo malizioso che l'uomo le stava rivolgendo e, spazientito, aggiunse: “No, stai ferma in carrozza. Farò ritorno presto.”

Detto questo, le mise una mano sulla schiena, e, dolcemente, la condusse verso la carrozza. La aiutò con una mano a salire.

“E non mi disobbedire, dearie.” Poi, smettendo di ghignare, si voltò verso l'uomo che continuava a mangiare con gli occhi Belle. “Questa foresta è già piena di lumache. Non vorrei doverne aggiungere una.”

Belle sussultò. Non capiva se si riferisse a lei o a qualcun altro. Tuttavia non poté dire niente per dissolvere i suoi dubbi, dal momento che il folletto si era già allontanato, dirigendosi verso la casa.

Sporgendosi un po' dalla carrozza, vide che quello strano uomo si era fatto più indietro al passaggio di Rumplestiltskin e, con un inchino molto viscido, l'aveva condotto all'interno della casa, precedendolo.

I minuti passarono, e Belle aveva ormai memorizzato ogni singolo particolare di vegetazione che poteva osservare dalla carrozza.

Guardò verso la casetta e, a parte del fumo che usciva dal camino, non sembrava esserci nessun altro intorno.

Così decise di scendere. Senza Rumple a tenerle la mano era più difficile, ma con un balzo non troppo agile riuscì a poggiare i piedi a terra.

Inspirò a fondo l'odore della natura. Sembrò rinvigorirla. Fece alcuni passi e si trovò ben presto a molti metri di distanza dalla carrozza, intenta ad osservare alcune singolari erbe selvatiche dal profumo invitante e indescrivibile.

Continuò a gironzolare, catturata dai disegni delle cortecce, dalle mille sfumature di marrone e verde che popolavano la foresta.

Si stava chinando ad annusare un fiore giallo, quando sentì il rumore di rami spezzati farsi sempre più vicino.

Si voltò di scatto e la bocca le si spalancò automaticamente. L'uomo grasso, che aveva intravisto alle spalle di Rumple tempo prima, si stava avvicinando.

“Oh no...” mormorò. Cercò con gli occhi la carrozza ma, a quella distanza, faceva fatica a vederne persino il profilo di legno scuro. Si era allontanata troppo, e raggiungerla avrebbe voluto dire andare incontro all'uomo, cosa che il suo istinto le urlava imperiosamente di non fare.

Si guardò intorno e decise che, se voleva mettersi al sicuro, doveva per forza andare avanti e magari trovari un'altra strada per aggirare l'uomo.

Prese la gonna con le mani, la tirò su e cominciò a camminare velocemente. Più andava avanti e più notava che l'uomo la seguiva, aumentando il passo. Si mise a correre, zigzagando tra gli alberi. A un certo punto svoltò a sinistra, abbandonando il sentiero, e attraversò cespugli e fitti grovigli di rami. Si sentiva lacerare le guance e sapeva che, probabilmente, il suo vestito non solo era tutto sporco di fango ma era anche tutto lacerato.

Nonostante queste difficoltà corse ancora di più; le sembrava di sentire il respiro caldo e fetido dell'uomo sul collo.

All'improvviso, davanti ai suoi occhi, si aprì uno squarcio. Una cascata scendeva da altissime pareti rocciose, riversandosi su un torrente vivace che rumoreggiava.

Si voltò, sapendo che preso l'uomo l'avrebbe raggiunta e... nemmeno voleva immaginarlo.

Corse verso la cascata, chiedendosi se avrebbe potuto attraversare il torrente. Con la sua fortuna e la sua agilità però sapeva che avrebbe solo peggiorato le cose.

Dietro le spalle sentì forti rumori e, senza pensarci troppo, si tuffò sotto la cascata, cercando di aderire alla roccia il più possibile.

Rimase in quella piccola nicchia sicura, coi pugni stretti, pronta a lottare.

Lo sguardo di quell'uomo su di sé le faceva gelare il sangue. Era peggiore di quello dei tanti principi che erano accorsi a corte, quando ancora era la principessa di Avonlea, per corteggiarla e ottenere la sua mano. Ricordava ancora il loro modo di squadrarla, di toccarsi il mento, quasi fosse della carne da macello da acquistare la mercato.

Nonostante il forte rumore della cascata riusciva a sentire che ormai l'uomo era uscito dalla vegetazione fitta. Presto l'avrebbe trovata.

Chiuse gli occhi e contò mentalmente. Sarebbe stata in grado di difendersi da un uomo che era sicuramente il doppio di lei?

Si maledì mentalmente per aver dato più tempo ai libri che alle lezioni di spada che il comandante di suo padre le aveva offerto in segreto.

Ecco, era a pochi passi da lei, presto avrebbe visto l'oro attraverso l'acqua limpida e tumultuosa che scendeva a terra.

“Belle!”

Come faceva quell'uomo a sapere il suo nome? Il suo nome rieccheggiò di nuovo. Conosceva quella voce, eccome se la conosceva!

“Rumple?” chiese, sporgendosi dalla nicchia per vedere.

Rumplestiltskin era a pochi passi da lei, lo sguardo preoccupato e le mani un po' tremanti, protese verso di lei.

“Belle!” Spalancò gli occhi quando la vide, ma non fece in tempo a raggiungerla che la giovane era scivolata sulla roccia ed era finita sotto la cascata.

Prima che potesse venir trasportata via dalla corrente il folletto si era precipitato verso di lei ed, entrato nel torrente, l'aveva presa per la vita, facendola uscire dall'acqua.

Belle si aggrappò all'uomo, sputacchiando acqua. Rumple tentò di sorreggerla ma fu travolto da lei, dopo aver inciampato su un ramo.

Finirono tutti e due a gambe all'aria, per terra. “Io... io...”

“Ma non ti avevo detto di rimanere in carrozza?” esclamò lui, steso sotto di lei.

Belle notò che era completamente addosso al folletto e che i loro corpi erano appiccicati. Arrossì e si alzò a fatica.

Rumple fu in piedi in un attimo.

“Lui... ho visto l'uomo inseguirmi e...”

“Se fossi rimasta seduta nella carrozza non avrebbe potuto mai avvicinarsi. Ma devi sempre fare di testa tua, dearie.” Si tolse la terra dai pantaloni con un solo gesto.

Belle abbassò lo sguardo, dispiaciuta.

“Perdonatemi. Vi ho fatto bagnare tutti i vestiti.”

“Non importa, sono solo vestiti.” disse lui, osservandola. Sembrava davvero dispiaciuta. “I tuoi piuttosto, sono messi molto male.” Era verso, il vestito oro della giovane era tutto bagnato, strappato e sporco di fango.

“Oh...” fece lei, guardandosi. Era completamente zuppa e, anche se non si poteva osservare, era sicura di avere un aspetto orribile.

Tremò involontariamente, non sapendo se era più per il freddo o per la paura di una punizione.

“Andiamo” disse lui avvicinandosi a lei e, toccandola con una mano. Con il consueto gesto, fece avvolgere tutti e due da una nube blu scura e di colpo riapparvero di fronte alla carrozza.

L'aiutò a salire e, accomodandosi, agitando le dita, fece partire la carrozza.

“Mi dispiace. Non volevo disobbedirvi.” disse lei, tra un tremito e l'altro.

“Non è vero, dearie.” ghignò. “Sapeva che la natura ti piaceva ma non tanto da attraversare una cascata.”

Belle si strinse, imbarazzata.

“Volete... punirmi?” chiese, alzando gli occhi.

Rumple però non sembrava per niente in collera.

“E perchè mai?”

Belle si morse il labbro. Lui sorrise, lievemente, e scosse le testa. Agitò la mano e Belle, dopo pochi attimi, si trovò addosso un vestito blu, più semplice ma meno d'impaccio.

“Così dovresti essere più comoda. E meno bagnata.”

Belle si toccò il vestito, accarezzando la morbida stoffa. “E' molto bello, grazie.”

Rumple alzò le spalle, noncurante. Belle si chiese il perchè della scelta di quel colore, ma non volle chiedergli niente, per non farlo arrabbiare.

“Hai ancora freddo.” disse lui, senza staccarle mai gli occhi di dosso. “Tieni.” le disse porgendogli il proprio mantello.

“Ma voi... anche voi siete bagnato. Non avrete freddo?”

“Ho una pelle molto dura.” disse lui.

“Vi ringrazio.” disse lei, avvolgendosi addosso il mantello. Uno strano calore la avvolse, un tepore molto più forte di quello che un mantello del genere avrebbe potuto darle.

Si sentì invadere da un'onda di calore, quasi una cascata di emozioni che non aveva mai provato prima.

Poco prima di arrivare al castello Belle decise di spezzare il silenzio.

“Se mi avete dato il vostro mantello, devo supporre che non mi trasformerete in una lumaca.”

Rumple ghignò. “Sei già abbastanza lenta come cameriera.”

Belle rise. “Meglio così.” aggiunse e tornò a crogiolarsi nel calore del mantello.

Quando l'oscuritò stava scendendo, avvolgendo ogni cosa, arrivarono al castello.

Il folletto scese per primo e l'aiutò, prendendola però per ii fianchi.

“Non vorrei che tu ripetessi l'esperienza della cascata.” disse, lasciandola subito.

Belle sorrise e lo seguì all'interno del castello.

“Vi preparo...”
Rumplestiltskin però non la lasciò finire. “Un bagno caldo, no. Oggi ho già dato.” Ghignò lui.

Belle alzò gli occhi al cielo. “Intendevo una minestra calda. Mi avete dato il mantello e non vorrei che domani vi ammalaste.”

Lui la guardò di traverso. Poi si ricompose e le disse: “Come ti ho già detto, dearie, ho la pelle molto dura.” Si voltò e la congedò. “E' meglio invece che tu vada subito a riposarti. Non saprei che farmene di una cameriera malata.” lo disse un po' troppo bruscamente. Infatti Belle abbassò la testa e, mormorando un saluto, si allontanò nelle segrete.

Il folletto si mise a filare, ma non riuscì a concludere molto visto che un pensiero continuava a tormentarlo.

Aveva visto i brividi sulla pelle d'avorio della giovane e, dal tono di voce, era sicuro che avesse preso freddo.

Strinse la ruota tra le mani, Avrebbe voluto strozzare quell'uomo; se non fosse stato per lui Belle ora non rischierebbe una polmonite. E poi, il modo in cui l'aveva guardata, gli faceva venir voglia di stappargli gli occhi dalle orbite. Si rilassò, pensando che Belle aveva creduto che lui volesse trasformare lei -e non quel viscido essere- in una lumaca.

Si alzò, fece apparire con un gesto del tè caldo, e, reggendo il vassoio, si incamminò verso la stanza della ragazza.

Bussò ma nessuno rispose.

Aprì piano la pesante porta di legno e vide la giovane stesa a terra, avvinghiata al suo mantello.

Si accucciò e posò il vassoio a terra. La guardò e non poté trattenersi dal far scorrere le sue dita sulla guancia di lei.

Questa volta fu lui a sentire un brivido. La potenza con cui gli attraversò il corpo era infinitamente più forte della potenza della cascata che li aveva fatti cadere in acqua alcune ore prima.

“Rumple?” disse lei, con la voce impastata dal sonno.

“Si” disse soltanto lui, portando indietro la mano. I polpastrelli, che l'avevano sfiorata, ora scottavano.

Belle si girò verso di lui. “Avete bisogno di me? Siete venuto a riprendervi il mantello?”

Rumple sorrise. “No, lo puoi tenere. Ero venuto a vedere come stavi, e a portarti del tè caldo.”

Belle si mise a sedere, mentre lui versava del tè in una tazzina.

“Ecco bevi, ti sentirai meglio.” Belle obbedì, senza fiatare.

“Grazie.” disse. “Voi non ne volete?” Il folletto fu colta alla sprovvista. Era ipnotizzato dai limpidi occhi azzurri della ragazza, che sembravano brillare e illuminare anche quell'umida cella.

“Si.” disse e si servì.

Belle finì di bere e, mettendo giù la tazzina, Rumple poté osservare che la ragazza tremava ancora.

“Ma tu tremi ancora.” disse, preoccupato.

Belle sorrise. “Si, ma mi passerà, vedrete.”

Rumple scosse la testa. “Vieni.” disse, porgendole la mano per alzarsi.

Lei l'afferrò subito. “Dove andiamo?”

“Questa stanza non va bene per te.” Poi, arrivando davanti a una porta, la aprì battendo le mani.

“Puoi rimanere nella mia stanza, per questa sera.” la lasciò sulla soglia e, con un gesto, accese il fuoco nel caminetto. “Così non rischierai di prendere ancora freddo.”

Belle si avvicinò al folletto. “E voi dove dormirete?”

“Io non dormo mai, dearie.” disse, ghignando.

“E' vero. Voi filate la notte.” anche Belle stava sorridendo. “Mi dispiace solo darvi tutto questo disturbo.”

Rumple scostò alcune coperte e le fece segno di andare subito a letto.

“Me ne hai dati di peggiori.” disse, guardandola mentre di infilava a letto, tenendo stretto il suo mantello.

Gli fece una strana sensazione vedere che la ragazza teneva qualcosa di suo, a letto, accanto a lei.

Una sensazione molto piacevole e molto sorprendente.

“Se domani non starai bene potrai rimanere a letto. Ma non ti ci abituare, dearie.” disse, dirigendosi verso la porta.

“Rumple?” lo chiamò lei, prima che il folletto potesse andarsene.

Lui si girò. La vide stringere le coperte pesanti. “Grazie. E mi dispiace davvero per avervi fatto perdere tempo. Non avrei dovuto allontanarmi così. E quando ormai me ne sono accorta, quell'uomo mi stava seguendo. Forse ho solo immaginato che volesse farmi del male e vi ho dato tanti pensieri. Spero di non avervi rovinato gli affari.”

Rumple si aggrappò alla porta di legno, stringendola. Non era lei che doveva chiedere scusa. E se non fosse stato preoccupato della sua salute, di sicuro avrebbe fatto tacere quel grassone per il resto della sua vita.

“Perdonatemi.” disse solo Belle, abbassando gli occhi.

Rumple non riflettè e, avvicinatosi a lei, le fu accanto. Allungò la mano per toccarla, ma rimase a mezz'aria.

Poi la ritirò, riluttante. “Non avrei mai permesso che ti toccasse, Belle. Nemmeno con un dito.” La mano cadde sulla coperte, le stesse coperte che avevano l'onore di avvolgerla e sfiorarle la pelle perfetta.

Belle lo guardò, sorpresa, con le labbra un po' schiuse.

Il cuore cominciò a battergli a mille e, senza dire un'altra parola, il folletto si allontanò. Nelle orecchie le rimbombava ancora lo scroscio della cascata e la pelle non sembrava più così fredda e squamosa, al ricordo del contatto con Belle.

 


GoldxBelle

Gold era in salotto, seduto su un divano, intendo ad esaminare alcune carte. Stava aspettando Belle da più di mezz'ora ormai. Alzò la testa, stranito. L'acqua della doccia continuava a scorrere da ormai molto tempo e la cosa era strana.

Si alzò e salì le scale, preoccupato che Belle potesse aver avuto qualche problema. Erano ormai alcuni giorni che viveva con lui, eppure era ancora spaventata (in realtà incuriosita) da tutta quella tecnologia.

Quando finalmente fu davanti alla porta del bagno, vide fuoriscire da sotto la porta, del vapore.

Bussò. “Belle, va tutto bene?” Belle però non rispose.

Gold strinse il bastone. La preoccupazione lo stava catturando sempre più.

“Belle? Belle, sto entrando.”

Aprì la porta, piano.

Il vapore invadeva tutta la stanza. Gold cercò di avanzare, anche se non scorgeva niente.

Di colpo però andò a sbattere contro qualcosa e, dopo un urlo, si ritrovò per terra.

“Belle! Sono io!” urlò lui.

La doccia era ancora accesa e l'acqua li stava inzuppando.

“Rumple...” mormorò lei. “Ahia! È gelida” Bella era nuda, per terra, di fronte a lui, che si contorceva dal dolore che l'acqua fredda le stava procurando.

Gold si alzò in un battibaleno ed, entrando tutto vestito nella doccia, la spense, non prima di inzupparsi tutto.

Poi si voltò verso la ragazza, ancora a terra, con le ginocchia strette al petto.

Si fermò per un attimo a fissarla. Spalancò gli occhi dalla sorpresa. Era davvero nuda.

Scosse la testa e cercò in giro un'asciugamani, ma vide che anche quello era zuppo d'acqua.

“Tieni” le disse, prendendo il proprio accappatoio da un fermaglio appeso al muro. Almeno quello si era salvato dalla furia della doccia impazzita.

Belle era tutta rossa in volto, e, tremante, lo prese, coprendosi.

Quando capì come si metteva, Gold si girò e l'aiutò ad alzarsi.

“Scusami.” disse lei. “Ma non ho ancora capito come funzionano queste cose.”

Gold sorrise, senza guardarla negli occhi.

“Mi ero preoccupato, non sentendo più scendere.”

“Si, sono rimasta un po' ad osservarlo, cercando di capire come questa... cascata funzionasse. Non riuscivo a far venire l'acqua della giusta temperatura.”

“Domani farò controllare la pressione da un idraulico.” mormorò Gold, ancora -piacevolmente- imbarazzato.

“No, non serve. Penso di essere io il problema.” Gold finalmente la guardò.

“Ma tu sei tutto bagnato, Rumple.”

Lui si guardò, vedendo la propria immagine allo specchio. Era vero, era proprio zuppo. “Forse servirebbe più a te l'accappatoio.”

“No” disse lui, in fretta. “Avrai già preso molto freddo.”

“In effetti...” mormorò lei.

Lui le si avvicinò e, sorridendo, le mise una mano sul braccio, facendo su e giù per scaldarla.

“Giù c'è del tè caldo per scaldarti, se vuoi.”

Belle sorrise, conservando ancora un po' del rossore che le tingeva le gote. “Grazie.”

Lui la lasciò e si allontanò verso la porta.

“Rumple?” lo chiamò lei.

Lui si girò. La sua Belle era in piedi, avvolta nel suo accappatoio blu scuro, e sembrava combattuta.

“Tutto bene? Hai freddo?” chiese lui, facendo un passo avanti.

“Si, ho freddo, ma va tutto bene. È solo che... mi dispiace.” disse guardando in basso. Il pavimento era semi allagato e molti asciugami erano sparsi qua e là.

Gold si mise a ridere.

Belle sembrò sorpresa. “Non sei arrabbiato?”

Gold la raggiunge e l'abbracciò. “Ma no, tesoro. L'importante è che tu stia bene e che non prenda freddo.” Si staccò da lei, sorridendole. “E poi, amore mio, tu e le cascate -vere o finte che siano- non siete mai andate troppo d'accordo.”

A quel punto anche Belle rise, ricordando l'episodio della cascata avvenuto molti anni prima, in un altro mondo.

Gli cinse le spalle con le braccia e, alzandosi sulle punte, lo baciò.

Gold si abbandonò al bacio che, da lieve, si fece sempre più profondo. Mentre le loro labbra continuavano ad esplorarsi, l'uomo sentì le mani della ragazza sbottonargli la camicia.

“Che fai?” le sussurrò sulle labbra.

Sentì Belle sorridere, ancora immersa nel loro bacio. Gli tolse presto la cravatta e la camicia e le buttò per terra. Passò ai pantaloni, facendo scivolare le mani sull'addome dell'uomo.

“Visto che sei bagnato.” mormorò lei. “E poi non sono riuscita a fare la doccia. Non ci capisco niente di quella...cascata tecnlogica.” disse sorridendo maliziosamente. “Magari tu potresti mostrarmi come si fa.”

Gold si staccò da lei sorpreso, osservandolo per bene negli occhi.

Belle sembrava ancora imbarazzata ma c'era qualcos'altro nei suoi occhi. Una vena di amore e di desiderio.

Vedendo il dubbio sugli occhi dell'uomo, sorrise. Il suo Rumple era sempre un gentiluomo, non importava in che mondo fossero, quali vestiti indossassero o quanti guai lei combinasse.

“Prometto che stavolta non ti cadrò addosso.” disse, facendo scorrere le dita tra i capelli castani dell'uomo.

Gold sorrise e, libearatosi dei pantaloni e degli altri indumenti che gli rimanevano addosso, le sciolse il nodo dell'accappattoio. La prese per i fianchi e disse: “Non corriamo rischi, però, questa volta.” Sorrise e, sollevandola, la prese in braccio.

La baciò e, senza nemmeno guardare, tornò con lei in braccio dentro la doccia.

L'acqua avrebbe potuto anche essere gelida come quella della cascata del mondo delle favole ma nessuno dei due, stretti com'erano nel loro amore, se ne sarebbe accorto.

 




Note dell'Autrice
Che bellissima iniziativa, questa della Rumbelle Week! Quando l'ho vista quasi non credevo di poter parteciparvi. Non solo avrei potuto scrivere su di loro ma avrei anche potuto leggere un sacco di roba sui Rumbelle! E visto che la quarta stagione, finchè non mi rimetto in pari e nonostante tutti gli spoiler che riesco a spararmi, mi è preclusa, devo darmi qualche zuccherino come questo. Come molti altri che stanno scrivendo per questo evento, sono stata anche io assorbita nel preparare le varie storie per i vari prompt. Ecco dunque spiegata la mia assenza in questo fandom.
Allora spero vi piaccia Ho voluto, come vedrete anche nei capitoli successivi, dare spazio sia al mondo delle favole che a Storybrooke per poter soddisfare tutti i gusti, cercando di migliorare la mia grammatica e soprattutto tenere i caratteri coerenti con quelli della seria. Ditemi pure se ci sono riuscita o se ho fatto un grandissimo buco nell'acqua.
Mi rendo conto sia un po' lunga, ma non mi sono potuta trattenere. Che altro dire? Se avrete la pazienza di seguirmi riuscirò a infilare qua e là non solo del fluff ma anche dell'angst.  Ok, sto scadendo nel banale. Un grazie grandissimo al Rumbelle Remilie che hanno indotto questa settimana favolosa. E un grazie a tutti voi che siete arrivati fin qua a leggere e che magari avete lasciate un commento.
Alla prossima cascata... d'alcool.
  
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