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Autore: Hebony    06/10/2014    2 recensioni
Vivo con i miei genitori e con le mie amate bambole di porcellana residenti in camera mia, troppe per essere contate.
Ho vissuto una vita tranquilla, non ho amici, nessuno su cui contare... solo il mio fidanzato, fino a quel fatidico giorno: il dieci di Agosto, la notte di San Lorenzo.
Genere: Horror, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Senza contatto Mi chiamo Chiara, ho diciassette anni e vivo in Texas in una grande villa isolata piena di finestre alte un metro e ottanta. Mi piace molto vivere qui, non fosse per il fatto che mi spavento ogni volta che vedo il mio riflesso su quei grandi portali che permettono di dare uno sguardo al mondo esterno. A proposito di questo, ho un fidanzato che, però, abita più di mille chilometri lontano da me. Una vera seccatura, ma lui è tutto per me... il mio universo. Casa mia ha un'innumerevole quantità di stanze: l'ingresso, decorato da un grande tappeto rosso e contornato da pareti blu oceano; la cucina di cento metri quadrati ricoperta da assi di legno di color mogano, in mezzo è sistemato un tavolo nero in stile gotico e attorno ci sono ventidue sedie (sapete, in caso di ospiti o di feste) nello stile del tavolo; l'enorme salotto grande il doppio della cucina con i muri color pece, il divano angolare, anch'esso dello stesso colore, con di fronte una TV al plasma di milleseicento pollici posta in un incavo del grande mobile che tiene tutta la parete; il bagno è invece di piccole dimensioni, ci stanno a malapena la doccia, la vasca, il lavandino, il bidet e il wc, senza dimenticare lo specchio sopra al lavandino; la mia tetra camera da letto decorata da ragnatele finte posate su uno sfondo nero (che sarebbe il colore delle pareti) e teste mozzate qua e là, al centro c'è il mio letto a baldacchino bordeaux, accanto alla finestra c'è il mio altissimo armadio nero e altri mobili e "macabrate" varie. Nella mia dimora ci sono altre stanze che non sto a descrivere per non far di questo mio racconto un solo noioso elenco, ma dico solo che la mia preferita è la mansarda... così isolata dal mondo. Vivo con i miei genitori e con le mie amate bambole di porcellana residenti in camera mia, troppe per essere contate. Ho vissuto una vita tranquilla, non ho amici, nessuno su cui contare... solo il mio fidanzato, fino a quel fatidico giorno: il dieci di Agosto, la notte di San Lorenzo. Stavo guardando le stelle cadenti dalla mia finestra... innamorata com'ero poi... era ancora tutto più bello, ma comunque, mentre le ammiravo sentii una risata e poi uno scorrere di piccoli passi e mi girai di scatto, ma non c'era nulla fuori posto... <> pensai. Ritornai a contemplare le meraviglie e sentii di nuovo quei due rumori solo che stavolta mi hanno presa per le spalle, erano le mie adorate bamboline... Mi ridevano in faccia mentre mi strappavano i capelli e mi mordevano con i loro denti aguzzi che non pensavo celassero dietro a quelle labbra sorridenti. Mi sentivo soffocare, volevo piangere, urlare, chiamare aiuto... Ma non riuscivo. I miei genitori erano pure fuori casa e il mio cellulare era sul mio letto... Scalciando e sputando sulle maledette riuscii a liberarmi e a correre verso il telefono... Non c'era campo. Corsi in cucina, all'ingresso, ma niente, non c'era campo. Riuscii ad andare in mansarda mentre quelle candide creature ridacchiavano e mi chiamavano <> <> Mentre scrivevo le lacrime mi scendevano giù dagli occhi e mi rigavano le guance, mi tremavano le mani e non riuscivo a smettere di singhiozzare... Cristo! Stavo per morire. Ero terrorizzata. Non volevo finire la mia vita così giovane e senza aver incontrato il mio amore. <> Arrotolai quel foglio e lo chiusi con un fiocco rosa. La botola si apriva sempre di più e la mia vita si amplificava ad ogni movimento. Pum... Pum... Pum! Si aprì. Decine di bambole corsero verso di me, io cominciai a pregarle, di non farmi del male, non riuscivo nemmeno a parlare bene dalla paura. Mi buttai a terra e vidi un rastrello e pensai <>. Raccolsi una bambola e la lanciai contro le altre che caddero con un effetto domino <> Corsi verso l'oggetto agricolo e con piccoli semplici gesti riuscii a distruggerle. Finirono tutte a pezzi, piccolissimi pezzi. Frantumi di una bellissima infanzia e di un'orribile giornata. Andai in cucina e presi la candeggina e una scatola di fiammiferi e tornai in mansarda, ma quello che vidi fu orribile: si stavano ricomponendo... avevano ancora sete. <> Contenta di averle quasi fatte spirare, svuotai tutto il contenuto della bottiglia su di loro e le diedi fuoco. Le vidi sciogliersi. I miei occhi si illuminarono di quello spettacolo e, a dirla tutta, mi sentivo felice, sollevata. Era come se mi fossi tolta un peso. Dopo aver ripulito tutto tornai in quella stanza infernale e guardai il mio testamento. Sorrisi, lo raccolsi da terra e decisi di farlo diventare utile. Ecco. L'ho pubblicato. Questa è la mia storia, voi siete liberi di credere o non credere. A voi la scelta, ma io so bene cos'è successo e raccomando a tutti di agire come ho fatto io.
  
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