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Autore: Love_in_idleness    10/10/2008    4 recensioni
Due storie diverse intrecciate tra loro per una strana, irresistibile Legge delle Ambivalenze.
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ambivalenze epilogo

Vorrei mettere il commento all'inizio, così potrete terminare la pagina con l'ultimo, brevissimo capitolo. Ora che lo rileggo mi accorgo di quanto sia stato inconsistente eppure in un certo senso essenziale per tutta la storia... E' un capitolo che non dice niente, perché è tutto concluso, ma è forse il più introspettivo... non lo so. La poesia è di Keats, ed è una specie di Verità per me, nonché per Lelio. La parte in corsivo sono i miei veri appunti di inglese, ormai vecchi di tre anni quasi. Che dire... doveva finire così e basta. Il disegno di Cea. Il momento in cui Lelio lo vede come la cosa più bella del mondo. End.

Sono molko dispiaciuta di averci messo così tanto ad aggiornare. Ma questa volta non accamperò scuse tipo il computer, il tempo, la scuola e bla bla bla. La verità è che non avevo intenzione di finire Ambivalenze solo dopo aver terminato di scrivere la mia nuova fan fiction e così è stato. Presto la vedrete. E poi mi dispiaceva... l'ultimo capitolo è sempre un piccolo dispiacere, ecco.  

Per il resto ringrazio tutte le persone che hanno letto, e tutte le persone che hanno commentato. Ringrazio in particolare Manny-chan [voilà, l'ultimo, il decisivo capitolo. Grazie del supporto per tutti questi mesi, ti sono tantissimissimo riconoscente!]e Chloe 90 [qualsiasi cosa sia successa nella tua testa sono sicura che questo capitolo non causerà scompaginamenti... vale lo stesso ringraziamento di Manny-chan, grazie millissime per il tempo che hai sprecato con la fic] che mi hanno ricensito per ultime. Un grazie anche alle persone che volontariamente o no hanno ispirato questa fic, anche quelle che oggi, dopo tanti anni, non fanno più parte della mia vita.    

Una poesia malinconia; una chiosa di spiegazione; una contemplazione emozionante. Un’icona da incastonare 

 

I.

 

“Beauty is truth, truth beauty, - that is all

ye know on earth, and all ye need to know.”

 [Keats, Ode On A Grecian Urn]

Lelio aveva dormito per tutto il pomeriggio, e allora non riusciva a prendere sonno. Non si era nemmeno coricato. Era uscito sul balcone, aveva guardato il cielo coperto inclinando un po’ la testa, come faceva quando si compiaceva delle sue visioni, ed era tornato in camera pieno di freddo e di pensieri intangibili, soffusi, delicati. A volte si stupiva delle corrispondenze perfette che poteva scorgere tra le architetture della sua mente ed i caotici disegni delle stelle – e poi, il cielo rappresentava il più ampio teorema della sua dottrina estetica.

Lelio aveva avuto una sorta di illuminazione, quella mattina. Aveva letto delle righe che lo avevano fatto sussultare e l’avevano riempito di una certa contentezza. Aveva cercato Mircea e gli aveva detto con lo stesso tono di un bambino: “Ehi, guarda che cosa ho trovato!”, ma nella sua testa pensava: tutta questa poesia, senza nemmeno saperlo, e senza le rime o le assonanze, o la metrica, o le figure retoriche, era già incisa nella mia testa. Di questo si era stupito non poco. Era giunto alla conclusione che è molto difficile pensare originalmente, e che le idee, le fedi, i concetti e le meditazioni, funzionano un po’ come l’energia: sono regolate da una legge simile all’entropia – viaggiano nel vento, raggiungono ogni persona che sia predisposta a farnsene ricettacolo, si mantengono costanti nella loro quantità nei secoli, e, per qualche inspiegabile decadimento, degradano progressivamente e con lentezza perdendosi nel nulla irrisolto della materia morta.

In fondo la bellezza non l’aveva inventata lui, e non solo lui l’aveva vissuta. Quel poeta aveva ventidue anni, quando l’ispirazione, Adonai, sospinse la sua mano sulle sudate carte componendo la sua Ode più bella, il capolavoro dell’immortalità nell’Arte. Ma, forse, poteva capirla, poteva intuirla in una maniera più profonda di chiunque altro si approcciasse al suo scritto, perché l’aveva rivissuta e rielaborata nella sua stessa Immaginazione. Questo gli mostrava nuovi gradi di perfezione, nuove sfumature, nuovi splendidi risvolti in una teoria ambivalente, piena di luci e di ombre, di esaltazione e di dolore soffuso, steso delicatamente come lo sfondo nero delle urne greche.

Scrisse un appunto veloce sul libro –

 

Nuova dimensione dello spirito. Le figure incise sull’urna appartengono al mondo immortale. Nella loro immobilità cristallizzata contemplano un idillio. Il giovane suona un flauto/pipa (?). la sua musica è il suono dell’immaginazione, che è SEMPRE, ed è anche ogni volta nuovo e bellissimo, perché diviene ciò che noi vogliamo sentire. La Bellezza è ESTASI. “La Bellezza è verità, la verità è Bellezza – è tutto ciò che si sa del mondo, ed ogni cosa uno debba conoscere”

 

Chiuse il libro e lo ritirò. Guardava Mircea e sorrideva. Gli sembrava che quella bellezza delicata contenesse in sé una certa potenza di perfezione, e quindi un certo merito di eternità. Era la seconda volta che pensava a fare di lui un’opera d’arte, e consacrarlo per sempre all’immortalità, alla permanenza, alla memoria. Le curve lievi del suo corpo, appena accennate sotto le lenzuola, lo riempivano di tenerezza. – Probabilmente, - Si disse, - Questa è l’idea che ho sempre avuto di lui, ed è il movimento che mi ha fatto segretamente innamorare. –

Perché Lelio era sensibile alla Bellezza. E la Bellezza semplice ed appassionata generava nel suo animo soltanto una strana sorta di morbida felicità.

Sei felice quando osservi qualcosa di meraviglioso? Gli domandava la sua voce interiore. .

Avrebbe dipinto quell’icona e l’avrebbe conservata lucida e scintillante nel suo cuore. Per tutta la vita.

 

   
 
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