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Autore: Ookami_Kirai    06/10/2014    2 recensioni
Lo chiamavamo Albero della memoria ed era il nostro piccolo mondo.
Racconto breve, in ricordo della mia migliore amica, scomparsa qualche anno fa. Testo presentato per il concorsio letteario Il Cavedio.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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L' ALBERO DELLA MEMORIA

 

Lo chiamavamo “Albero della memoria” ed era il nostro piccolo mondo.

Quando ti conobbi era il 18 ottobre 2010, una settimana dopo ti portai a scoprire quel mio posto segreto. Ma tutto era spoglio, poiché era autunno, ed il clima non risparmia neppure i posti più belli.
Nonostante il freddo, quel luogo mi aiutò. Da quel giorno la mia vita cambiò e, ancora oggi, ai piedi di quell'albero che ancora serba nella sue radici attimi felici e struggenti, rimango ad ascoltare con piacere la voce del passato. Quella quercia svetta alta, sola, in mezzo alla campagna. I ceppi di legno tagliati e riposti ordinatamente da un'anima di passaggio, mai vista o conosciuta, mi fanno da cuscino e reggono il peso della tua mancanza.
Quando te ne sei andata, il 14 novembre 2011, era un giorno di pioggia. Nell'istante in cui giunse la notizia, il rumore dell'acqua che s'infrangeva in ogni dove, era così forte da coprire i miei pensieri. Non riuscivo a capire, non riuscivo a realizzare.
Solo il giorno del tuo funerale, con gli amici che avevamo in comune, mi sono fermata in quel posto, il nostro, quel piccolo mondo in cui, per qualche ora, potevamo essere noi stesse. Come gli indiani d'America si radunavano attorno ai loro totem sacri, così abbiamo fatto noi circondando il nostro albero. E, come loro pregavano i più forti spiriti della natura, noi ti abbiamo ricordata e celebrata. Insieme abbiamo gioito, cantato e ballato, l'Albero della memoria ha ora impresso, nella sua linfa vitale, anche quell'ultimo istante.
Da quel giorno le mie lacrime sono scivolate lungo il mio viso per due lunghissimi anni. Mi sentivo depressa, mi sentivo sola, mi sentivo abbandonata, come quella quercia in mezzo alla campagna, che, a differenza di me, era forte.
Ora, però, riesco a capire. Se la prima volta tutto era spoglio, poiché era autunno, ed il clima non risparmia neppure i posti più belli, ora, anche nel pieno dell'inverno, le foglie di quella meravigliosa quercia danzano al vento. Anche io, sono più forte, perché so che la tua anima continua a vivere in quell'albero, nell'Albero della memoria.

   
 
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