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Autore: EmmaStarr    11/10/2014    17 recensioni
[AU!Hunger Games | Kidd/Law | Angst, Sentimentale]
* * *
– Ehi, Trafalgar. – fece Kidd, fissandolo dritto negli occhi. – Non farti strane idee. La prossima volta che ci vedremo ti ucciderò.
Law non si scompose, e ghignò: – Staremo a vedere.

* * *
Due ragazzi, due Tributi, due nemici in lotta per lo stesso obiettivo: la sopravvivenza. Chi riuscirà a superare le prove dell'Arena? Chi morirà nel tentativo?
* * *
Law frugò nei suoi occhi alla ricerca della minima traccia di debolezza o di incertezza, ma non ne trovò. Sorrise. – Si dà il caso che sia anche il mio obiettivo. Far fuori i Favoriti, intendo. [...] Date le circostanze, che ne diresti di formare un'alleanza?
* * *
Loro sono diversi dagli altri, sono forti. Hanno qualche possibilità di farcela. Ma l'ombra di un passato troppo recente incombe su uno di loro, rischiando di distruggere ogni cosa.
* * *
– Non mi hai mai battuto, Law! Non sei mai stato capace di sfiorarmi nemmeno con un dito!
* * *
Ma tra i due le cose non fanno che evolversi, e ben presto, nascerà qualcos'altro.
* * *
– Baciami.
* * *
Ventiquattro concorrenti. Un solo vincitore.
* * *
– Non ho paura.
* * *
–Romantico.

* * *
Che gli Hunger Games abbiano inizio.
Genere: Angst, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Donquijote Doflamingo, Eustass Kidd, Trafalgar Law | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Triangolo
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«La soluzione eri tu»



Sentiva confusamente le risate di Doflamingo e quelle che con molta fantasia potevano essere interpretate come urla di Kidd. Si concentrò su quello, perché era un pensiero stranamente confortante.

A giudicare dalle sue condizioni, la ferita era decisamente mortale. Sarebbe morto. Forse non subito -il dolore martellante non aveva ancora escluso completamente i rumori di fuori-, ma sicuramente non gli restava molto da vivere.

A meno che non avesse vinto, gli ricordò una vocina nella mente. Certo: anche se eri in fin di vita, a Capiol City sapevano come curarti. Law aveva visto di cos'erano capaci certi marchingegni che avevano laggiù. Ma... respinse il pensiero della vittoria, concentrandosi sul respiro. Non era ancora morto. Eppure, era così stanco!

Iniziò come un mormorio soffocato di cui nemmeno si preoccupò di prestare attenzione.

zati.

Ma quello non si fermò, anzi, cresceva d'intensità.

zati.

zati.

Davvero, era così fastidioso. Lui voleva solo dormire, perché non lo lasciavano in pace?

Alzati!

Law aprì gli occhi di scatto: non se lo stava sognando. Qualcuno lo stava chiamando per davvero. Davanti a lui, Kidd aveva sfoderato la spada e lo stava difendendo, lottando contro Doflamingo che invece sembrava intenzionato a dargli il colpo di grazia. – Alzati subito, deficiente! – gridò ancora più forte, scoccandogli un'occhiata rabbiosa. – Non puoi dire quelle cose e poi scappare in questo modo, mi dispiace!

Law cercò di far forza sulle braccia, ma il dolore fu così lancinante che gli strappò un gemito a fior di labbra. – E-Eustass-ya...

Quello bloccò nuovamente la strada a Doflamingo prima di fissarlo con un'espressione diversa dal solito, quasi insicura. Fu un attimo, poi riprese la sua solita aria baldanzosa. – Ehi, Trafalgar. – lo apostrofò, parando un colpo di Doflamingo e continuando a fissarlo. – La vuoi finire o no di farmi preoccupare per te?

Ci furono più o meno cinque secondi di assoluto silenzio prima che Law interiorizzasse completamente quello che Kidd gli aveva appena detto. – C-cosa... – balbettò, incredulo.

Kidd alzò gli occhi al cielo, spazientito. – Adesso smettila, mi hai sentito benissimo.

Non c'era più storia: Law doveva alzarsi. E si alzò.

Tossì un grumo di sangue, tenendosi la spalla ferita con la mano, poi alzò lo sguardo e si ordinò di cancellare immediatamente quell'aria di sciocca e melensa gratitudine per assumere un'espressione maliziosa. – Quindi il grande e feroce Eustass-ya si preoccupa per me.

Kidd grugnì qualcosa di indefinito.

– L'hai ammesso, non puoi tornare indietro. – rilanciò Law, il sorriso che si espandeva sempre di più sul suo volto.

Kidd si voltò, fulminandolo con lo sguardo. – E va bene! Contento?

In quell'istante niente sarebbe stato più appagante per Law di una sessione di indimenticabile proprio lì, sull'erba intrisa del suo stesso sangue. Ma dovette ricordare a se stesso che lì con loro c'era Doflamingo, e che non sembrava esattamente contento della piega che aveva preso la situazione. – No! – gridò infatti, pronto a scagliarsi su Kidd con tutte le forze che aveva.

Law non poteva permetterglielo, non poteva, non adesso!

Kidd cercò di evitare meglio che poté, ma non riuscì a schivare del tutto: crollò a terra con la gamba in un lago di sangue.

Law non ci vide più, e si lanciò su Doflamingo prima che potesse fare alcunché, colpendolo ferocemente all'addome.

Che bel quadretto, constatò amaramente crollando al suolo affianco a Kidd. Notò confusamente anche il corpo di Doflamingo accasciarsi sull'erba di fronte a loro. Erano tutti e tre in condizioni così patetiche... Stava per credere che ormai la sfida si sarebbe ridotta ad una gara di resistenza (e non era difficile immaginare chi avrebbe vinto, considerando che di norma una ferita alla gamba non era propriamente fatale), quando improvvisamente il cielo si oscurò.

Imprecando, Law cercò con lo sguardo la figura di Kidd e gli si avvicinò gattonando, preparandosi al peggio: come aveva potuto sperare che gli Strateghi li avrebbero lasciati in pace? Proprio adesso! Proprio adesso che Kidd aveva appena ammesso che...

Fu un attimo, e un'immensa coltre di nebbia apparve in mezzo a loro, avvolgendo ogni cosa, penetrando nei polmoni, annullando i suoni della foresta: Law provò a sollevare la mano davanti al viso e non vide nulla a parte l'impenetrabilità della nebbia.

– Trafalgar! – urlò qualcosa di fianco a lui. Il suono era ovattato e confuso, ma erano abbastanza vicini perché Law lo sentisse e gli si avvicinasse.

Andando a tentoni, ben presto le mani di Law afferrarono un palmo ruvido e caldo e, siccome si rifiutava categoricamente di tenerlo per mano, scivolò in alto fino a stringergli il braccio. Kidd non diede segno di dispiacersene più di tanto, e afferrò a sua volta il braccio di Law.

– Non si vede niente. – se ne uscì quel minorato mentale.

Law sospirò. – Brillante deduzione. Riesci ad alzarti?

Con un grugnito Kidd si issò sulla gamba sana, e Law si fece forza per imitarlo. Doflamingo non poteva essere lontano, ma entrambi si guardarono bene dal cercare di avvicinarglisi. – Che dovremmo fare, secondo te? Magari si aspettano che usciamo di qui, o...

Fu interrotto dall'Inno di Capitol City, che introduceva un messaggio da parte Capo Stratega in persona. – Buongiorno a voi, cari Tributi! – esordì infatti una voce allegra e accattivante qualche istante più tardi. – Come avrete già notato, in questa Edizione degli Hunger Games non ha avuto luogo nessun Banchetto. Ma non ce la sentiamo proprio di lasciare i nostri concorrenti senza un minimo di conforto, quindi abbiamo optato per una... ma sì: chiamiamola sorpresa. Come avrete tutti notato, l'area intorno alla Cornucopia è ormai completamente immersa in un'immensa coltre di nebbia. Ma se aguzzerete lo sguardo, vi accorgerete che al centro si trova una sfera luminosa. La vedete tutti? – Law strizzò un po' gli occhi, e dovette riconoscere che era vero: fluttuava a circa un metro di altezza, e non era più grande di un pallone da calcio, ma c'era. E Law non riuscì a trattenere un gemito strozzato quando la riconobbe.

Kidd lo strinse un po' più forte. – Sai di che si tratta?

Law annuì, salvo poi ricordarsi che Kidd non poteva vederlo. – Sì, è...

– Alcuni di voi sicuramente la conoscono già! – lo interruppe però la voce del Capo Stratega. – Ma per non fare favoritismi, spiegheremo a tutti il suo funzionamento! Quella piccola pallina luminosa viene usata negli ospedali più avanzati di Capitol City. È uno dei più grandi frutti del progresso in campo medico degli ultimi cinquant'anni. Basta sfiorarla, e le vostre ferite scompariranno. Non del tutto, ovviamente, ma quanto basta per permettervi di combattere con rinnovata energia. Toccatela, e avrete la vittoria in pugno. Toccatela, e il dolore scomparirà. Ma attenzione alla nebbia, cari Tributi... cercate di non perdervi.

Kidd masticò un'imprecazione. – Si divertono, vero? – mugugnò, avanzando un passo verso la luce.

Law si limitò a sospirare. – Si divertono più così che guardandoci agonizzare sull'erba, suppongo. Piuttosto... cos'era quel “cercate di non perdervi”? Neanche fosse mia madre. Deve esserci qualcosa sotto.

Rimasero zitti per un po', aggrappandosi all'unico contatto che avevano in mezzo a quel grigio chiaro quasi accecante. Pizzicava gli occhi, riempiva le orecchie, la bocca e le narici. Law non voleva lasciare il braccio di Kidd -anche se erano scomodi, tenendosi aggrappati a quel modo. Ponderò per qualche istante l'idea di far scivolare la mano fino ad intrecciare le dita con quelle di Kidd, giusto per vedere che reazione avrebbe avuto, ma poi ci ripensò. Doveva lasciare la presa. Cercò di staccarsi, ma Kidd lo strinse più forte. – Che fai, cerchi di sfuggirmi? – sibilò, infastidito.

– In realtà sì. – ribatté Law, sorridendo malizioso. – Non credo che quel coso funzioni per due persone, anche se non l'hanno specificato. Non vorrei dovermi trovare a combattere contro di te per arrivarci, date le mie condizioni. – strinse i denti e ignorò una fitta al fianco. – Quindi... si fa a chi arriva prima?

Kidd sbuffò. Law avrebbe potuto descrivere con assoluta precisione l'esatta posizione delle sue sopracciglia in quel momento, così come la piega infastidita delle sue labbra o l'espressione contrariata dei suoi occhi. Sinceramente, si sorprendeva da solo per quanto bene lo conoscesse. – Adesso smettila di fare l'idiota. – sbuffò inaspettatamente Kidd, mantenendo salda la presa sul braccio di Law.

Quello inarcò un sopracciglio. – Prego?

– Quanto tempo ti resta, più o meno? – chiese Kidd, spazientito.

Law iniziava a capire, ma la cosa non gli piaceva per niente. – No. – stabilì con fermezza. – No. Anche tu ne hai bisogno.

– Ma, medicamente parlando...

– “medicamente” non è una parola, Eustass-ya.

– Insomma, Trafalgar! Come fai a far fuori Doflamingo se nemmeno ti reggi in piedi? Mi servi in forze. O vuoi far fare a me tutto il lavoro? Io ho già ammazzato Vergo. È il tuo turno, ora.

Law non disse assolutamente niente, immensamente grato alla nebbia che nascondeva la sua espressione in quel momento. Ma Kidd doveva aver intuito almeno in parte i suoi sentimenti, perché quando Law fece scivolare lentamente la mano verso il basso non oppose resistenza, stringendogli rudemente il palmo ghiacciato e leggermente umido di sangue.

– Andiamo? – propose Law, facendo un prudente passo in avanti.

Non fece in tempo a cogliere la risposta di Kidd che si ritrovò a terra, preda del dolore più atroce, e iniziò a gridare.

 

* * *

 

Cosa cazzo stava succedendo? Un istante prima stavano andando tranquillamente avanti -era persino riuscito a mettere un po' di sale in zucca a Trafalgar, il che era tutto dire-, ed ora... il finimondo.

– Che c'è? Che cazzo c'è? – iniziò ad urlare, chinandosi verso terra, dove presumibilmente si trovava il corpo preda delle convulsioni di Law. – Che t'hanno fatto?

L'altro sembrava ignorarlo, troppo concentrato ad urlare. – No! No! Non voglio vedere, no, no! Non tutto insieme!

Poco lontano da lì, anche Doflamingo urlava pressapoco le stesse cose, gemendo e gridando come un forsennato. Un velo di inquietudine prese possesso della mente di Kidd. Lui stava bene, giusto? Perché lui non sentiva niente di strano, e gli altri due invece... una mano lo afferrò per il polso e si sentì trascinare giù, vicino a Law. – Fallo smettere. – sussurrò il ragazzo, a pochi centimetri dal volto di Kidd. La nebbia era così fitta che non riusciva nemmeno a vederlo in faccia, ma sapeva comunque che era lì. E il tono di voce era così disperato che non sapeva neanche se avrebbe avuto il coraggio di guardarlo negli occhi, se avesse potuto. – M-ma cosa... – iniziò, confuso.

Uccidimi. – lo interruppe Law, sussurrando. – Adesso. No, no, no! – e ricominciò a gemere, agitandosi. Sicuramente, se avesse continuato così sarebbe riuscito a togliersi la vita senza nessun bisogno dell'intervento di Kidd. – Uccidimi!

Il ragazzo si inginocchiò vicino a dove presumeva essere il corpo di Law e gli saltò sopra afferrandogli i polsi con decisione, poi lo inchiodò al suolo. L'altro fece resistenza, ma in quello stato non poteva competere -non che avrebbe mai potuto competere, eh. Kidd era decisamente più forte, grazie tante. – Adesso smettila. – ordinò con il tono di voce più deciso che riuscì a trovare. – Smettila di muoverti, calmati e dimmi cosa c'è.

– È dappertutto. – ansimò Law sotto di lui. – A letto, nel prato, sul divano, al fiume, nel bosco... Ovunque. Tutto insieme. – gemette e si dimenò ancora sotto Kidd, che però non lo lasciò andare.

– Chi? In che senso, scusa? Come... – cercò di chiedergli Kidd, ma Law urlò di dolore.

No! Uccidimi. Ti prego. Non posso sopportarlo, non voglio vedere!

Se c'era una cosa che Kidd non sopportava, erano i codardi. – Ora chiudi il becco e ascolta. Non me ne frega niente di che droga abbiano messo in questa nebbia, né del perché con me non funzioni. Ma se vuoi il mio rispetto dovrai impegnarti un po' più di così. Ucciderti? È così da vigliacco che mi fai schifo. Ucciditi da solo, se ti interessa tanto. Poi andrò a far fuori Doflamingo per conto mio.

Non avesse mai pronunciato quel nome. Law esplose in un grido di dolore e poi ricadde indietro a peso morto, tanto che per un istante Kidd pensò che fosse crepato. Poi però prese a sussurrare così piano che quasi Kidd non riusciva a sentirlo. – No. Lui no. Non ci provare. No, no, no, no, no, ti prego, no! Prendi me, ti prego, lui no! Fermati!

Kidd si stava facendo un'idea abbastanza chiara di quello che la nebbia stesse facendo a Law. Era evidente che gli ricordasse i momenti peggiori della sua vita, i suoi fantasmi, le sue paure. Ed era altrettanto evidente che girasse tutto attorno ad una sola persona: Doflamingo. Non era da escludere che stesse provando anche una buona dose di dolore fisico.

Ma adesso la cosa sembrava aver preso una piega diversa: lui no. Ed era abbastanza sveglio da capire che cosa, anzi chi, stesse cercando di proteggere. – Non farlo, non... Non puoi! No, è troppo, lo ucciderai, non... lascialo andare, lo farò io, come al solito, lascialo andare... – un attimo, Kidd non ci si raccapezzava più. Lo farò io? Cosa esattamente stava vedendo Law?

– Smettila, sono qui, sto bene! – cercò di dirgli, tenendolo ben fermo con le mani. – Sono...

– Farò qualunque cosa...

– Ho detto che sto bene!

– Non farlo...

Smettila!

– Tutto quello che vuoi, ma non farlo...

Law si dimenava così forte che Kidd temette seriamente di perdere la presa su di lui. Allora mandò al diavolo tutto: la diplomazia, le buone maniere, il dialogo e tutto il resto. Lasciò la presa sulle sue braccia, gli afferrò saldamente il viso e lo baciò, violento, rabbioso, e in buona parte disperato. La nebbia era così fitta che non sarebbe stato sicuro di aver centrato il bersaglio se la lingua di Law non avesse reagito prontamente all'assalto. Lo baciò -l'alternativa era tirargli un pugno, e l'avrebbe fatto se non avesse avuto paura di ammazzarlo, date le sue condizioni- e aspettò di vedere cosa sarebbe successo.

Sotto di lui, anche se non poteva vederlo, Law aprì di scatto gli occhi.

 

* * *

 

Era così reale. In mezzo a tutto quel caos, Law aveva cercato di mantenere un briciolo di coscienza: in qualche modo sapeva che non era vero niente, che era un'illusione, ma era più forte di lui. Era dappertutto.

Non appena riviveva una scena con Doflamingo, sentiva le sue ferite aperte bruciare come se non fossero passati che pochi giorni. Non era riuscito a lasciarsi alle spalle niente di tutto ciò, vero? Era ancora dannatamente attaccato al passato, a quella storia, senza riuscire a superarla. Rivisse praticamente ogni scena che ancora gli bruciava dentro, ancora, ancora e ancora.

Sapeva che non stava succedendo davvero, che era già successo. Ma faceva male lo stesso. Voleva solo morire -forse lo disse anche ad alta voce, o no? Inutile, non ricordava. Morire, dimenticare tutto, smettere di soffrire. Che ragione aveva per vivere, dopotutto? Voleva morire, morire, morire, porre fine a quella merda. Poi però sentì la sua voce. Lui non c'era nei suoi ricordi, veniva da fuori. Recuperò un barlume di coscienza e tentò disperatamente di riportare la situazione sotto controllo: Kidd non era nei suoi ricordi, quindi poteva aggrapparsi alla sua voce per uscire. Credette di aver trovato la chiave, la soluzione. Ma poi, in mezzo a quelle parole confuse captò un nome: Doflamingo. Lo disse Kidd, con la sua bocca, e questo collegò tutto quanto. Era come se il suo cervello avesse capito che stava cercando di aggrapparsi a Kidd per uscire perché era una cosa estranea al fiume di ricordi che stava vedendo, e avesse deciso di impedirglielo nel peggiore dei modi. Improvvisamente non erano più solo Law e Doflamingo nel suo piccolo inferno quotidiano: c'era anche Kidd, al suo solito posto, e lui non poteva fare niente.

Doflamingo lo prendeva, lo usava, e Law non riusciva a muoversi, poteva solo guardare. Ed era cento volte peggio di prima. Doveva riflettere, doveva ragionare, poteva riuscirci! Doveva esserci una soluzione.

Non era reale.

Ovvio che non era reale, Kidd non si sarebbe certo fatto usare così facilmente, Doflamingo non possedeva tutta quella forza, non poteva davvero fargli tutto quel male. E sotto sotto Law non credeva nemmeno che Doflamingo fosse così malvagio da fare sesso in quel modo con Kidd davanti a lui. Stranamente, però quella considerazione non lo rassicurò particolarmente. Non era reale, ma lui lo stava vedendo lo stesso, giusto? Cosa cambiava, allora? Cos'era, dopotutto, la realtà? C'era una realtà vera e una falsa, dove si poteva semplicemente distogliere lo sguardo perché niente avesse più valore? Anche lui, in fondo, non riusciva mai a vivere del tutto nel presente, in quella realtà, confinato in un passato da cui non riusciva ad uscire, in cui si era perso.

Attenti a non perdervi.

Certo. L'avevano detto gli Strateghi, che sarebbe successo: lo sapevano già. Law non riusciva a concentrarsi bene: una buona parte della sua mente era impegnata a gridare e lamentarsi e implorare Doflamingo che la smettesse di fare quello che stava facendo -perché non riusciva a sopportarlo, non ci riusciva non ci riusciva non ci riusciva-, ma una parte di lui aveva capito cosa doveva fare.

Evidentemente la nebbia mostrava ciò che non era riuscito ad affrontare, le cose lasciate indietro, i rimpianti, i rimorsi, cose di questo genere. Doveva superare Doflamingo e tutto quello che riguardava il suo passato. Lo sguardo tornò incollato al volto di Kidd, imprigionato sotto Doflamingo in quella visione orribile, e capì che non avrebbe resistito a lungo. Doveva uscire.

Ma come, come, come? Come poteva liberarsi da Doflamingo, se gli era ancora così vicino? Non c'era mai stato nessun altro... Successe in quel momento. Era disperato, stava per mollare tutto, quando lo sentì chiaramente.

Ed effettivamente, un bacio del genere sarebbe stato difficile da non sentire.

Impiegò tutte le sue forze per concentrarsi sulle sensazioni che quel bacio gli suscitava: che fosse realtà o finzione, era un bacio, ed era Kidd, non Doflamingo. Kidd, Kidd, Kidd: tutti i ricordi che aveva con lui tornarono prepotentemente a galla. Era il suo presente, non il suo passato. Era il motivo per cui doveva uscire, era la soluzione. Law avrebbe superato tutta la faccenda di Doflamingo, perché aveva qualcosa di meglio, in quel momento. Poteva farlo. Non aveva paura.

Non ho paura, pensò, colmo di determinazione. Non ho paura. Non mi importa. Non c'è niente di reale. È passato. Aprì gli occhi. – Scusa se ci ho messo tanto, Eustass-ya. – ghignò, puntellandosi sui gomiti. – Ora sono pronto. Andiamo?

 

* * *

 

Kidd non era affatto sicuro di aver capito bene. – Sul serio? Così?

Law approfittò della sua distrazione per sfuggire alla sua presa e scivolargli di fianco. Decisamente, stava benone. – Ho fatto uno strano sogno, non mi ricordo più. Ho solo un gran mal di testa, ma ho come l'impressione di aver perso del tempo, quindi che ne dici se mi racconti quello che è successo mentre camminiamo? – propose, facendosi forza per alzarsi in piedi.

Kidd lo imitò e, ben lontano da prendergli la mano, gli poggiò prepotentemente una mano sulla spalla. Ehi, aveva una gamba ferita o no? – Allora? Sono tutt'orecchi. Cos'è successo?

Kidd grugnì. Davvero non si ricordava niente? O faceva solo finta? E poi, neanche lui sapeva bene cosa fosse successo. Non sapeva nemmeno se di lì a tre secondi sarebbe successo lo stesso a lui, tanto per cominciare.

– Beh, sei crollato a terra come un cretino e ti sei messo ad urlare. Come sta urlando adesso Doflamingo, senti? – disse, visto che effettivamente si sentivano ancora in lontananza le urla dell'altro Tributo. – Continuavi a dire no, no, ti prego, non voglio! – lo imitò, assumendo il tono di voce più piagnucoloso e fastidioso che gli venne. – Non tutto insieme, per favore, no! Poi mi hai chiesto di ucciderti. – continuò, freddamente. Questa ancora non gli andava giù.

– Spero ti sia goduto il momento, perché non accadrà più. – commentò Law, e Kidd avrebbe potuto giurare che stesse sogghignando.

– Voglio sperare. – borbottò fra i denti, prima di pensare a come continuare. Voleva davvero dirgli quello che pensava di aver capito? E poi, il bacio... – Insomma, ti ho detto di smetterla, poi hai preso a dire cose incomprensibili e alla fine ti sei svegliato. Così, di punto in bianco. – si decise a dire, sollevando il mento con arroganza. Che provasse a smentirlo, se gli interessava tanto.

Law rimase un po' in silenzio mentre camminavano. – E te, niente? Nessun gemito, nessun dolore, nessuna richiesta di morte e nessun miracoloso risveglio?

Kidd scosse il capo. – Niente di niente. Sarà che sono più resistente di te, e questo tipo di droghe con me non fa effetto. – commentò, chiudendo lì la questione. L'altro rimase zitto a riflettere, e Kidd capì di averlo impressionato, anche se non sapeva perché.

Alla fine, Law riprese la parola. – È tutto chiaro, allora, tranne una cosa. Mi sono svegliato da solo, così? Nessun gesto eroico da parte tua?

Kidd inarcò il sopracciglio. – Prego?

– Ma sì. La cosa più probabile che mi viene in mente è che tu mi abbia tirato un pugno o cose del genere. – spiegò Law, continuando a camminare.

Kidd fece una smorfia. – Sarebbe stata una bella mossa, te lo concedo. Ma no. Hai fatto tutto da solo. – ripeté, testardo.

Law sospirò, divertito. – Sarà. Giusto perché tu lo sappia... – ma fu interrotto da un rumore che gli fece gelare il sangue nelle vene: lo sparo di una pistola.

Kidd strinse così forte la spalla di Law che per poco non gliela spezzò: una pistola? Doflamingo aveva ancora una pistola e non l'aveva tirata fuori? Law si immobilizzò, rimanendo in ascolto. Sentirono altri due spari. – Sta sparando a caso. – sussurrò. – È ancora immerso... non so cosa stia vedendo, ma non dev'essere bello. Questa è la sua soluzione. E giurerei che non stia funzionando.

– Ma allora ti ricordi! – esclamò Kidd. – Allora prima... anche tu hai trovato una soluzione per uscire?

Law rispose immediatamente, come se non aspettasse altro che dare quella risposta da quando si era svegliato. – Certo. Ho scelto quella classica. Funziona sempre, non lo sapevi? Piuttosto, diamoci una mossa. – disse in fretta, cambiando prontamente discorso. Kidd intuì che avrebbe approfondito in seguito, se ne avessero avuto il tempo. E il tempo, in quel momento, sembrava così poco...

– Piuttosto, mi spieghi che ci fa con una pistola? – si lamentò Kidd, sbuffando.

Law sospirò. – Sarà un'altra delle sue trovate. Forse aspettava il momento buono. Per ora facciamo attenzione e andiamo. – stabilì, e Kidd lo sentì stringere i denti per far fronte ad una fitta di dolore. Ripresero a muoversi con cautela, circospetti, senza tenersi per mano. Sentirono altri tre spari, tutti ad intervalli sempre minori. Law si fermava ogni volta, chiedendogli con un fil di voce se fosse tutto a posto. Kidd rispondeva e ricominciavano a camminare.

– A proposito di quello di cui parlavamo prima... – riprese Kidd dopo un po'. – Mi dici perché a me non è successo nulla? So che l'hai capito.

Law esitò un attimo prima di parlare, per la fatica o per l'indecisione, Kidd non avrebbe saputo dirlo. – Non so di cosa tu stia parlando, Eustass-ya. Sarai un errore genetico, io che ne so? Muoviti, che ci siamo quasi. – Si spostavano piano, e anche se avrebbe voluto arrivare al sicuro il prima possibile, Kidd intuì che quella velocità per Law doveva essere un grande sforzo. Era davvero messo male. Avevano assolutamente bisogno di raggiungere quel coso luminoso, prima che...

Successe in un istante. Mancavano pochi passi all'arrivo, era il sesto sparo che partiva dalla pistola di Doflamingo e quella volta centrò il bersaglio. Kidd sentì il dolore tutto insieme e crollò a terra lasciando la presa dal corpo di Law, che si immobilizzò. – Che è successo? – esclamò quello, a voce fin troppo alta. Kidd cercò di rispondere, ma non ci riuscì. Mise una mano sulla pancia e la ritrovò umida di sangue. Subito sentì il tocco lieve di Law sulla fronte e sull'addome, ma la sua imprecazione masticata e in buona parte terrorizzata si perse nei battiti martellanti del suo cuore.

 

* * *

 

– No. Non osare addormentarti, hai capito?

Incredibilmente, Law non si era fatto prendere dal panico. Non potendo vedere le condizioni di Kidd, non riusciva a stabilire l'esatta gravità delle sue condizioni, ma era abbastanza certo che fosse stato leso almeno un organo vitale. E lui, sprovvisto di attrezzi e di visibilità, non poteva fare assolutamente niente.

Però sapeva di dover mantenere la calma per un semplice motivo: sette passi. Era quanto li distanziava dalla sfera luminosa. Poteva farla toccare a Kidd e non sarebbe più stato in pericolo di vita. Cioè, non che sarebbe guarito miracolosamente, quell'aggeggio non arrivava a tanto: probabilmente le ferita però si sarebbe rimarginata, bloccando temporaneamente l'emorragia. Kidd si sarebbe trovato più o meno nelle sue condizioni, ossia con una ventina di minuti di vita in più, da sfruttare per uccidere Doflamingo e vincere. Sette passi.

Prese un profondo respiro. – Alzati. – ordinò con tono calmo e perentorio.

Kidd grugnì, e biascicò qualcosa che poteva essere vagamente interpretato come un: “No, sono stanco...”

– Alzati e basta. Ne sei in grado. – insistette Law con fermezza, cercando a tentoni il suo braccio e passandoselo dietro la schiena. La spalla gli faceva male, così come il fianco e l'addome, ma non poteva farsi fermare da questo. Kidd era messo decisamente peggio.

In un modo o nell'altro riuscirono ad alzarsi traballanti in piedi, ma Kidd non accennava a muoversi. – Non riuscirò a trascinarti da solo, devi muoverti anche tu. – disse, secco. Sfiorò la pancia di Kidd e ritrasse la mano completamente zuppa di sangue. Dovevano sbrigarsi.

– Sono stanco! – si lamentò di nuovo Kidd, la voce impastata.

– Ma era a te che non piacevano i codardi. Non è un po' troppo facile arrenderti adesso? Dopo che mi sono pure sbattuto a pensare ad una dichiarazione bella e romantica, come piace a te.

Kidd inarcò impercettibilmente le sopracciglia. – Eh?

– Ma sì, prima. La dichiarazione. Quando hai detto che se non facevo attenzione avresti pensato che mi fossi innamorato di te. Era per te, la dichiarazione. Non dirmi che non l'avevi capito. – Un passo. Ne mancavano sei. Law doveva continuare a parlare, parlare e basta. – Ma tranquillo, non serve che tu ti dichiari a tua volta: hai detto che ti preoccupavi per me e questo ha sistemato più o meno tutto.

Kidd sembrò registrare, visto che bofonchiò: – Ancora con questa storia. Sei... – sembrava che cercare la parola gli costasse uno sforzo assurdo. Un altro passo. – ... Asfissiante.

Law rise, una risata veloce, subito soffocata. – Scemo io, pensavo che almeno in queste condizioni mi avresti detto che ero, che so, carino o cose simili. Comunque, è una scommessa che ho fatto con Doflamingo. Aveva detto che non avrei mai trovato qualcuno che si preoccupasse per me, a parte lui. Dire che i miei si occupassero di me è un eufemismo. Avevo degli amici, ma non eravamo così intimi: ero via per otto mesi l'anno, sai. Ma io gli ho chiesto: scommettiamo? E lui fa: quello che vuoi. Io... ho detto che ci saremmo lasciati. Che, se avessi trovato qualcuno che si preoccupasse per me, mi sarei messo con questo qualcuno, chiunque fosse, lasciando Doflamingo. Quindi dovresti sentirti onorato, visto che ti chiedo se ti preoccupi per me praticamente da quando ti ho conosciuto. Era come se continuassi a chiederti: “Vuoi metterti con me?” Comunque, ora sono ufficialmente libero da Doflamingo. – Continuava a parlare nella speranza che Kidd restasse sveglio ad ascoltare, o forse più semplicemente per non cedere all'isteria o cose simili e andare avanti. Ancora quattro passi. Probabilmente Kidd nemmeno lo ascoltava più, ma doveva continuare a parlare. – Era lui, sai. Prima. Le illusioni della nebbia. Vedevo tutte le cose che... che non avevo affrontato, che erano rimaste in sospeso. Insomma, Doflamingo. È per questo che tu non hai visto niente, penso. Perché tu... le cose che devi affrontare le affronti e basta, non ti nascondi. E questo mi piace, davvero. Spero che tu abbia sentito, perché non sperare che te lo ripeta un'altra volta! – Fece una pausa, si sistemò il braccio di Kidd dietro la schiena e riprese a parlare a manetta. – Io ci provo, ma non sempre... Insomma, ero un po' bloccato nel passato, ecco. Poi, però... ho scoperto la soluzione per uscire. – Ponderò per un attimo l'ipotesi di rivelargli tutto, ma preferì tenersi la cosa per sé. – Ce la fai a fare un altro passo? Così. Meno tre. Andiamo, ci siamo quasi. Ehi. Non dormire, mi senti? – il peso di Kidd era praticamente tutto addossato su di lui, e aveva paura che stesse per cadere a terra. Era evidente che, se fosse successo, non si sarebbe più alzato. – Ehi. Devi vivere, capito? Doflamingo non è ancora morto.

Kidd grugnì. – E allora? Mica devo ucciderlo io. – biascicò.

– Sì, ma tu vuoi ucciderlo. In fondo, ha detto che mi ama. – fece Law con leggerezza.

Kidd inarcò le sopracciglia. – E...?

– E ti sei arrabbiato da impazzire, e vuoi vederlo morto a tutti i costi. – continuò Law con ovvietà, come se fosse la cosa più logica del mondo. Ancora due passi.

– Per...

– Perché mi ami, ovviamente. – disse, senza nemmeno lasciargli finire la frase. Ancora un passo, ne mancava solo uno, solo uno. – Ma va bene. – sorrise piano, certo che ormai Kidd non avesse neanche più le forze per pensare. Pregò che le avesse per respirare. – Non mi dà mica fastidio, sai. – Arrivati. Prese la mano di Kidd sotto la sua e la allungò delicatamente verso la sfera luminosa che brillava davanti ai suoi occhi. Lanciò un'occhiata alla sagoma del compagno, finalmente visibile attraverso la nebbia: perdeva troppo, troppo sangue. Sussurrò qualcosa, e spinse con decisione la mano di Kidd verso la luce.

 

* * *

 

Kidd aprì gli occhi, accecato dalla luce che improvvisamente lo raggiunse da sotto le palpebre. Buffo, eppure era convinto di essere morto.

– Buongiorno. – disse una voce di fianco a lui, sorridendo maliziosa.

Kidd si mise a sedere di scatto, ma una fitta lancinante al petto lo fece gemere immediatamente. – Che cazzo è successo? – Law si alzò traballante in piedi, e solo in quel momento Kidd si accorse che era stato curvo su di lui, come a vegliare sul suo sonno, o... – Ho dormito? – se ne uscì, confuso.

– Diciamo che sei stato ad un passo dalla morte. Ma è tutto a posto, hai ancora più o meno venti minuti di vita davanti, perciò, come dire, urrà? Potresti sentire un leggero giramento di testa, è normale quando ti sparano dritto nel pancreas. Non fare movimenti bruschi e respira lentamente. Sarebbe meglio se ti tenessi anche una mano sulla pancia, così, per stabilizzare.

Kidd si passò una mano sulla fronte, come cercando di scacciare la stanchezza. – Non c'è più la nebbia. – commentò, sforzandosi di ricordare cosa diavolo fosse successo.

– No, se n'è andata quando hai toccato la sfera luminosa. Molto scenografico, glielo concedo. Forse si erano stancati di non vederci bene, anche se sono convinto che con gli infrarossi abbiano seguito tutta la storia alla perfezione. Dico bene? – aggiunse, parlando con la testa rivolta verso l'alto.

E d'improvviso, Kidd ricordò tutto. – Mi hai fatto toccare la sfera! – esclamò, alzandosi in piedi.

– Non c'è di che, Eustass-ya. – replicò Law, calmissimo.

– Dovevi toccarla tu, avevamo deciso che l'avresti toccata tu! – urlò Kidd, arrabbiatissimo.

Law, che se ne stava già andando, si voltò verso di lui. – Non potevo lasciarti morire. E basta psicodrammi, okay? Questione chiusa. Ora, io avrei ancora una faccenda in sospeso. Quindi, se permetti... – si voltò verso Doflamingo, steso nell'erba sporca di sangue. Kidd gli venne dietro.

L'avversario alzò lentamente la testa verso la figura che gli si stagliava davanti, cercando di formulare il nome di Law. – No, no, no. – disse però quello, chinandosi e raccogliendo la pistola. – Hai cercato di spararti? Sul serio? Andiamo, ti facevo una persona migliore.

Il polmone, decise Kidd guardando il corpo scosso dalle convulsioni di Doflamingo. Si era sparato cercando di uccidersi e aveva preso il polmone: era spacciato. – L-Law...

Quello sorrise, giocherellando con la pistola che aveva tra le mani. – Oh. Ci sono ancora un po' di proiettili. Mi spieghi perché non l'hai usata prima, se ce l'avevi? Tu e le tue manie di scenografia. Scommetto che puntavi per un finale a sorpresa, vero?

– Morirete lo stesso. – rantolò Doflamingo, fissandoli con gli occhi iniettati di sangue. – Non si vince in due.

– Lo so. – un'ombra di amarezza coprì il volto di Law un istante solo. – Ma per adesso stai morendo tu. Già qualcosa.

– Sarai soddisfatto, ora che hai anche... – Doflamingo tossì un grumo di sangue, poi continuò. – Ora che hai anche vinto la scommessa. – Fece una pausa, poi sorrise, un sorriso sghembo, triste. – Ti amavo davvero, Law. Ci tenevo, a te.

Kidd abbassò lo sguardo, sentendosi quasi di troppo. Era così... non sapeva nemmeno spiegarselo: da una parte, voleva che Law premesse quel grilletto più in fretta possibile. Insomma, il tempo stringeva, o no? Dall'altra... sapeva che Law stava soffrendo. Lo vedeva, lo sentiva: per lui Doflamingo aveva significato tanto. Ed eccolo là, alla fine di tutto: sarebbe riuscito ad ucciderlo?

– Anch'io, lo sai. Ti amavo, una volta. All'inizio. – sussurrò Law, piano, per non far sentire a Kidd quanto la sua voce fosse spezzata. Ma lui lo capì lo stesso. – Però... non potevo continuare. Tu non lo capivi, non lo capisci neanche adesso. Non potevo.

Doflamingo chiuse gli occhi per un istante. – Uccidimi. Muoio lo stesso. Devi essere tu a farlo.

– Non ti amo più. Lo sai, vero? – chiese Law, fissandolo con amarezza. – Devi affrontare la realtà. Non puoi sfuggirle in eterno.

Doflamingo rise, sprezzante, toccandosi il petto intriso di sangue. – Già, sfuggire... è questo che mi ha fregato, vero? E poi, beh, la mia soluzione è stata piuttosto deludente. Non riuscivo più a ragionare. Evidentemente tu hai saputo fare di meglio.

Law annuì. – Evidentemente.

Tossì ancora. – Allora... cosa pensi di fare? Una volta ucciso me, intendo. – Law non rispose, e Doflamingo ridacchiò, puntellandosi sui gomiti per alzarsi seduto. Tra le mani stringeva ancora un coltello. – Immaginavo. Sai, ti ho sempre detto che i coltelli non dovrebbero essere usati per combattere, ma come arma a sorpresa vanno più che bene. Non sapresti cosa fare, se rimarresti solo con lui, lo so. Ti conosco. – si leccò le labbra e Kidd capì che non era cambiato, che voleva ancora vincere, che voleva ancora ucciderli. Prese la mira e stava per lanciare il coltello verso di loro -e Kidd non avrebbe potuto schivarlo, e neanche Law avrebbe potuto schivarlo, era già un miracolo che stessero in piedi- e tutto sembrava perduto quando Law sparò.

 

* * *

 

Aveva sparato.

Aveva sparato aveva sparato aveva sparato aveva sparato a Doflamingo. L'aveva ucciso. Sul colpo.

L'avversario non aveva fatto in tempo a lanciare il coltello nel cuore di uno di loro due -pensava che mirasse a lui, dal momento che aveva una pistola in mano, ma non ne era sicurissimo- ed era morto.

Sparò il cannone, crollò il Settore, arrivò l'Hovercraft e ben presto di Doflamingo non rimase che una macchia di sangue nel prato.

La pistola cadde nell'erba senza fare rumore, ma Law la sentiva ancora tra le mani, fredda e pesante. Fece qualche passo indietro verso la Cornucopia, verso Kidd, e si lasciò cadere seduto con la schiena contro il metallo dorato. Kidd lo imitò.

– È strano. – commentò alla fine Law, guardando le nuvole scure in alto. – Siamo rimasti così pochi. Nei primi giorni non mi sarei mai avvicinato così tanto alla Cornucopia, voglio dire, era troppo pericoloso. Ora sono qui, appoggiato come se niente fosse.

Kidd annuì. – Hai ragione. Voglio dire, siamo rimasti solo noi due, alla fine. – sospirò.

– E Baggy. – lo corresse immediatamente Law. – C'è anche lui, chissà dove. Il suo settore non è ancora crollato, vedi?

Kidd drizzò la testa, incredulo e vagamente sconvolto. – Davvero? E ce lo siamo dimenticato?

Law sospirò. – Non l'ho propriamente dimenticato. Era un... piano di scorta.

Ci vollero alcuni istanti prima che Kidd capisse a cosa si stava riferendo Law. Poi ci arrivò, sorrise e si sedette meglio, stiracchiandosi e allargando le gambe. – Bene.

Law lo guardava fisso, senza neanche provare a nasconderlo. Voleva imprimere nella mente ogni immagine, ogni dettaglio. Voleva godere il più possibile del tempo che gli restava. Già i contorni delle cose cominciavano a sfumare, e il dolore si propagava in ogni parte del corpo rendendo tutto quasi impossibile da sopportare. Ma Kidd, Kidd rimaneva fisso in mezzo a tutto il resto.

– Eustass-ya...

– Che c'è?

– Vuoi che ti curi? Posso provarci, sai. Gli attrezzi sono laggiù. Se riesco ad estrarre il proiettile, forse... – iniziò, ma Kidd lo interruppe.

– Nah, grazie, non ne ho voglia. – Law capì, sorrise e annuì. – Potresti curare te stesso, piuttosto. – suggerì Kidd. – Non ci sono nemmeno proiettili da estrarre. Sarebbe un gioco da ragazzi, per te.

Law gli scoccò un'occhiata complice, sorridendo appena. – Non ne ho voglia.

Rimasero zitti per un po'. – Senti, mi chiedevo una cosa. – fece Kidd dopo un po'. – La tua soluzione. – Law alzò gli occhi al cielo, ma Kidd non desistette. – Dai!

Law inarcò un sopracciglio. – E non ci sei ancora arrivato?

– Vorrei che fossi tu a dirmelo. – ghignò Kidd. – Così, per togliermi una soddisfazione.

– Allora, facciamo un gioco. Giochiamo agli Ultimi Due Desideri. – propose improvvisamente Law, spingendosi leggermente più vicino a lui.

Kidd inarcò un sopracciglio. – Non era uno solo? Un solo ultimo desiderio, intendo.

– Ma noi siamo buoni e misericordiosi e ne abbiamo il doppio. – replicò Law, spiccio. – Due desideri per uno, e l'altro deve obbedire per forza, qualunque cosa sia. Nei limiti del possibile.

Kidd ci pensò solo un istante prima di annuire. – Comincio io. Il mio primo desiderio è questo: rispondi sinceramente. Qual era la tua soluzione?

Law rise. – Te l'ho detto, ho scelto la soluzione classica. Quella che funziona sempre.

– In poche parole? – chiese Kidd, che evidentemente cominciava a spazientirsi.

Il Bacio del Vero Amore. – rispose Law con un sorriso furbo. Kidd avvampò. – Ma come, non ti ricordi? Eppure sembrava davvero un bacio convinto. Insomma, nelle favole funziona. – Kidd non sembrava completamente soddisfatto, quindi Law sospirò e sorrise. – Su, lo sai. Eri tu. La soluzione sei sempre stato tu. – Ed era vero, più vero di quanto Kidd avrebbe mai potuto immaginare. La soluzione per tutto: sofferenza, dolore, vita o morte. La soluzione era Kidd, e si sentiva un o stupido per non averlo capito dal primo istante. – Ora tocca a me. Desiderio numero uno: baciami.

Kidd ghignò, e Law sentì che quel ghigno sarebbe stata la cosa che più gli sarebbe mancata.

Se avesse potuto scegliere tra una vita senza Kidd e dieci minuti a baciarlo, avrebbe comunque scelto quei dieci minuti.

 

* * *

 

Eri tu. La soluzione sei sempre stato tu.

Il dolore era quasi insostenibile, e Kidd era sicuro che se avesse provato ad alzarsi avrebbe vomitato. Non poteva avere più di dieci minuti di vita, ma non importava. Non finché quel bastardo era lì attaccato a lui, non finché si aggrappavano uno alla bocca dell'altro come se non esistesse nient'altro. Non l'avrebbe mai ammesso, ma se doveva morire... era così che voleva che andasse, con lui che voleva essere.

Law si staccò piano da lui, tenendo una mano ben appoggiata sul suo petto. – Tocca ancora a te. Il tuo Secondo Ultimo Desiderio.

Kidd sorrise. – Mmmh, devo pensarci.

– Non metterci troppo, Eustass-ya, che tra poco si mette a piovere. – lo prese in giro l'altro, alludendo alle nuvole sopra di loro. Umorismo da condannati a morte.

Kidd ci pensò su: cos'altro poteva chiedere, in quel momento? Ripensò ai momenti passati in quella giornata. Certo che quello non era esattamente il risultato che si aspettava: sì, Doflamingo e Vergo erano morti, ma ora stavano morendo anche loro. E lui, quante volte c'era già andato vicino? Insomma, gli avevano sparato! A proposito di quello... – Ce l'ho: rifammi il discorso che mi hai fatto mentre avevo un buco nella pancia. Sai, non me lo sono goduto al massimo, conciato com'ero.

Law strabuzzò gli occhi, e Kidd godette intimamente nel constatare quello che già immaginava: il ragazzo non pensava certo che l'avesse sentito, mentre lottava per respirare... invece aveva ascoltato ogni singola parola, tranne forse quell'ultimo sussurro alla fine. – Non vale, Eustass-ya. Ho detto nei limiti del possibile. Era un discorso troppo appassionato e buttato a caso. Serviva più che altro per tenerti sveglio.

Kidd ghignò. – Certo. Vediamo se mi ricordo bene. La dichiarazione era per me.

Law deglutì. – Ecco...

– Ma non serviva che io dicessi niente, visto che avevo detto che mi preoccupavo per te. Da qui la scommessa. – proseguì, un lampo di divertimento negli occhi.

Law distolse lo sguardo. – Parlavo così, per...

– No, no. In pratica ogni volta che me lo chiedevi era come se stessi dicendo: “Vuoi metterti con me?”. Insomma, wow. – continuò, malizioso. – Avresti potuto essere un po' più esplicito.

Law inarcò un sopracciglio, sorridendo. – Vuoi dire che se te l'avessi chiesto chiaro e tondo, avresti detto di sì? – Kidd non rispose, fulminandolo con lo sguardo, ma Law capì lo stesso e sospirò, un leggero sorriso sul viso rivolto verso il basso. – La prima volta che te l'ho chiesto è stato quando eravamo davanti all'Ibrido senza pelle, ti ricordi? Eravamo in pericolo, bisognava fare in fretta, ma tu hai preso in spalla Killer-ya: l'idea di lasciarlo lì non ti ha neanche sfiorato. Probabilmente è stato in quel momento che hai iniziato a piacermi.

Kidd inarcò un sopracciglio. – Oh, quanto romanticismo.

Law sorrise. – A questo punto toccherebbe a te raccontarmi il momento in cui ho iniziato a piacerti. – suggerì.

– Ma tu non mi piaci. – grugnì Kidd. – Non ti sopporto. Non sopporto quel tuo modo di parlare come se sapessi tutto, la tua mania per i bagni, il fatto che tu non abbia effettivamente bisogno di dormire più di un'ora al giorno e poi, cazzo, detesto il modo in cui sai... sai sempre come farmi... anche se io non... – non sapeva come continuare, e si morse la lingua prima di uscirsene con certe frasi compromettenti.

– Cos'è che so farti, Eustass-ya? – lo prese in giro Law.

– E va bene. La pigna. – se ne uscì inaspettatamente l'altro, voltando lo sguardo.

– Prego? – si stupì Law.

– Quando mi hai tirato la pigna in testa. La prima volta. Ero lì che mi stavo addormentando e tu fai: “È così che facciamo la guardia, Eustass-ya?”. Poi ho tirato fuori la storia del tuo alleato e tu mi hai tirato una pigna in testa. E mi sono detto: sul serio? Cioè, con tutto quello che potevi fare... una pigna, dritta in testa. Però, ne ha, di fegato, ho pensato. Mi sei piaciuto. Ovviamente, non pensavo che... insomma, volevo solo essere io ad ucciderti.

– Ah, e così io ti piacevo quando ancora tu non piacevi a me, okay. – rise l'altro, poi sospirò. – Comunque, anch'io volevo solo ucciderti. La primissima notte... Ti ricordi? Vi avevo raggiunti dopo che si era spento il fuoco, e tu dormivi. Ti ho fissato per un po', poi mi sono detto che non valeva la pena farti fuori subito. Volevo un combattimento come si deve. Diciamo che... le cose non sono andate esattamente secondo i piani, ma non mi posso lamentare. – concluse, stringendo i denti per una fitta di dolore.

– Un bel combattimento. – ripeté Kidd, sognante. – All'inizio era l'unico modo per evitare di strozzarti. Non farlo fuori adesso, Kidd, anche se ti fa impazzire: vedrai, quando combatterete gliele rinfaccerai tutte. Quanto volevo farti fuori. Poi, alla fine...

– Mentre lottavamo con Doflamingo. No, prima, con Miss Double Finger. – ricordò Law. – Ho capito che, insomma, non mi andava che morissi. Ma non avevo intenzione di sacrificarmi al tuo posto, eh! Che sia ben chiaro. – Kidd annuì, dandosi dello stupido per l'incubo della notte prima. Sembrava passato così tanto tempo...

– Vale anche per me. Insomma, apri bene le orecchie perché non lo dirò mai più, ma... quando credevo che Doflamingo ti avesse ucciso... mi sono sentito crollare il mondo addosso, ecco.

– E a me è successo quando ti ho visto a terra con la spada di Doflamingo sopra la testa. Ho pensato che non sarei riuscito ad alzarmi, che non avrei fatto in tempo, e sapevo che... ne sarei morto, penso. – confessò Law, guardando in basso.

Rimasero in silenzio per un po'. Kidd avrebbe voluto dire tante, tante cose, ma non sapeva come fare e comunque non era così messo male da diventare melenso eccetera. Si limitò ad avvicinarsi un po' di più a Law, sentendo le sue gambe premere contro le proprie.

– Quindi... vince Baggy? – chiese Law alla fine.

– Urrà per lui. – bofonchiò Kidd senza entusiasmo. – La folla impazzirà. A proposito, gran bel piano di scorta.

Law ridacchiò. – Ci ho pensato ieri sera. Mi chiedevo se non fosse il caso di farlo fuori prima, così che, se uno di noi sopravviveva al pelo, anche molto ferito, avrebbe vinto subito. Poi, però, ho pensato all'eventualità che rimanessimo solo noi due, e... non volevo. Lo so che è stupido.

– Il tuo problema è che pensi troppo. Smettila e concentrati sul presente: abbiamo divagato. Il mio Secondo Ultimo Desiderio. – ordinò Kidd, perentorio.

Law annuì. – Spara.

– Quindi, dopo una simpatica divagazione sul perché io non abbia subito l'effetto della nebbia, il tuo appassionante discorso verteva sull'insensata convinzione che io volessi vedere Doflamingo morto perché aveva detto di amarti. – proseguì Kidd, fissandolo storto.

– Ma ce l'avevi davvero, una pallottola nello stomaco? Praticamente non ti sei perso una parola. – si lamentò Law.

– Vuoi controllare? – chiese ironico Kidd, visto che ormai era un po' che la ferita aveva ripreso a sanguinare. – No, il punto è che dopo hai detto un'altra cosa. Hai detto: “Ma va bene, non mi dà mica fastidio, sai”. – Law che arrossisce: visto. Davvero, poteva andarsene senza rimpianti, adesso. – Poi però hai detto qualcos'altro che non ho sentito.

– Non l'hai sentito? Almeno questo, sia lodato il cielo! – esclamò Law, sollevando la braccia verso l'alto. – Ti sarai divertito, vero? La prossima volta che muori ricordami di stare zitto come un pesce.

Kidd ghignò. – Che cosa mi hai detto, in quel momento? – Law tacque. – È il mio Secondo Ultimo Desiderio, Trafalgar. Devi obbedirmi. – affermò, perentorio.

– Gioco del cazzo. – borbottò Law.

– L'hai inventato tu. – gli ricordò l'altro, ghignando.

Law alzò gli occhi al cielo. – Sì, ma speravo in qualcosa tipo un pompino o cose del genere. Due desideri, due domande imbarazzanti. Sei davvero una scarsa soddisfazione, Eustass-ya. Ok, vieni qui. – disse, facendogli cenno di avvicinarsi.

Kidd inarcò le sopracciglia. – Non puoi dirlo ad alta voce? Siamo solo noi, eh.

– Non lo dirò ad alta voce. – stabilì Law. – Non l'ho detto ad alta voce prima, per questo non l'hai capito. È una di quelle cose che non si dicono ad alta voce, chiuso.

Kidd sbuffò, facendo leva sulle braccia per spostarsi più vicino. – Eccomi. Adesso dimmi.

Law sorrise e gli portò la bocca fredda e vibrante all'orecchio. Kidd sentiva le sue labbra, le voleva, le desiderava con una disperazione che non pensava che avrebbe mai potuto provare. Gli occhi di Law sembravano quasi inteneriti mentre sussurrava col tono più sensuale della Terra quelle parole che non osava dire ad alta voce. – Se avessi potuto scegliere, avrei scelto te.

Dal suo orecchio alle sue labbra, la lingua di Law non dovette fare molta strada.

 

* * *

 

– Avresti davvero scelto me?

– Sempre.

– In ogni situazione?

– Contro qualunque avversità.

– Bene. Perché anche se tu non ne avresti voluto sapere, ci avrei pensato io.

– Vuoi dire che mi avresti conquistato?

– Forse. Ehi, non ridere!

– Scusa, è che sei così dolce... Ahi!

– Ben ti sta. E ringrazia che stiamo morendo, se no arrivava più forte.

Law sospirò. Faceva male, sentiva un dolore quasi insopportabile in tutto il corpo, ma era anche vero che non si era mai sentito tanto vicino a Kidd come in quel momento. – Dicevo sul serio. Avrei scelto te. – ripeté sussurrando, accoccolato sul petto di Kidd. Quello non lo spostò -Law sospettava che fosse per mancanza di forze, ma non si lamentava-, e si limitò a prendere un profondo sospiro. – Potresti dirla tu, una cosa carina. Io ho già dato, tu che mi dici? – suggerì Law dopo un po', più che altro per farlo parlare. Non importava di cosa. Voleva sentire la sua voce.

Kidd grugnì. – Starai scherzando. – bofonchiò.

Law ridacchiò. – Beh, non sei obbligato. Io non ho intenzione di sprecare il mio Secondo Ultimo Desiderio per farmi adulare, come invece pare abbia fatto qualcun altro.

Kidd si puntellò sui gomiti. – Ah, già, a te ne manca ancora uno! Avanti, spara.

Law sorrise. – Raccontami una storia. – disse piano, ammiccando malizioso.

Kidd strabuzzò gli occhi come se fosse pazzo. – P-prego?

– Una storia. – scandì bene Law, sorridendo malizioso. – Sai, “c'era una volta” e tutto il resto.

– Ci ho ripensato: quante cose carine vuoi sentirti dire, tesoro? – tentò disperatamente Kidd.

Law ridacchiò. – Cadiamo così in basso? Coraggio, Eustass-ya. Una storia. È il mio Secondo Ultimo Desiderio. Io ho esaudito il tuo, quindi ora tocca a te. Mi duole dirlo, ma non è che ci sia rimasto tutto questo tempo. – fece Law, punzecchiandolo.

Kidd grugnì. – E va bene. Mi dici tu un argomento, o vado io?

– Deve parlare di noi. – ordinò Law. – Ma non noi in questo schifo. Da un'altra parte.

Kidd sospirò, spazientito. – Ma... e va bene, ok. Che merda di Secondo Ultimo Desiderio. Ehm ehm. Oh, ma poi non lamentarti se fa schifo, eh? Cominciamo. C'erano una volta... due ragazzi.

Law annuì, incoraggiante. – Vai alla grande.

Kidd lo fulminò con un'occhiataccia e continuò. – Questi due erano... Porca merda, mi dici almeno cosa dovrebbero essere?

Law ci pensò su. – Che ne pensi dei pirati?
– Pirati?

– Ho letto alcune storie. Vivevano per i mari a bordo di grandi navi, derubando i ricchi e girando per il mondo. Mi piacciono. Sanno di...

– Libertà. – concluse subito Kidd, sorridendo nel suo stesso identico modo. – Andata, allora. Erano due pirati. Ovviamente io ero il capitano.

– Non uscire dalla storia. – lo riprese subito Law. – Ci sono due protagonisti, non hai neanche detto i loro nomi.

Kidd sbuffò. – Uno si chiamava Eustass “Capitan” Kidd, perché era il capitano. – disse, scandendo bene l'ultima parola. – L'altro era Trafalgar Law, il... il Chirurgo della Morte. Un sudicio mozzo nella nave del Capitano Kidd.

Law gli tirò una manata nello stomaco, facendolo gemere. – Un Chirurgo della Morte merita di essere capitano almeno quanto il tuo squallido personaggio.

– Va bene, va bene! Erano entrambi capitani. In due navi diverse. – decise Kidd, scagliandogli un'occhiataccia delle più letali. – Ma non dovevo raccontarla io, la storia? Allora... Erano entrambi pirati molto forti, anche se il Capitano Kidd lo era di più. Aveva anche una taglia più alta. – Ignorò lo sbuffo di Law e proseguì. – Erano cresciuti in mari lontani e non si erano mai conosciuti, senza nessun evento particolare nelle loro vite. E mentre il Capitano Kidd non faceva che distruggere nemici e diventare sempre più forte su un enorme nave da battaglia, il Chirurgo Trafalgar aveva una nave piccola e fragile, nonché pateticamente debole e... okay, okay, ho capito! Era piccola ma... ehm... capace di mimetizzarsi in modo da cogliere di sorpresa gli avversari, sì.

– Va bene un sottomarino? – propose Law.

Kidd inarcò un sopracciglio. – I sottomarini non stanno sott'acqua?

Law si strinse nelle spalle. – Mi sono sempre piaciuti.

– Non credo ci sia una legge che vieta ai pirati di avere sottomarini. Il Chirurgo Trafalgar aveva un bel sottomarino con cui coglieva di sorpresa tutti i nemici e ben presto divenne famoso al punto che il grande Capitano Kidd sentì parlare di lui. Un giorno approdarono sulla stessa isola senza saperlo. – Fece una pausa, senza la minima idea di come continuare.

– Continua, continua. – si lamentò Law.

Kidd inarcò un sopracciglio. – Non è che mi stai sfruttando per rimediare ad un tuo trauma infantile? Non lo so, tipo che quando eri piccolo nessuno ti raccontava storie, anche se tu lo volevi tanto tanto? – lo sfotté, leggermente irritato.

Law arricciò il naso. – Storie? Nah. Se mi veniva voglia, leggevo un libro. Avanti, per favore, mi piaceva. I due approdano sulla stessa isola. Il Grandissimo Chirurgo della Morte e l'Insignificante Capitano Kidd. Che tipo di isola era?

– Abbastanza grande. Piena di foreste inesplorate. – improvvisò Kidd. – C'era un'osteria quasi decente, e la notte tutti i pirati si ritrovavano lì.

– C'erano anche loro? – chiese piano Law.

– Ovviamente. In due tavoli vicini. – assicurò Kidd. – Continuavano a bere e a ridere con le loro ciurme. Poi scoppiò una rissa, e non si sa come e non si sa perché i due si ritrovarono coinvolti. Erano ubriachi fradici, ma colsero un che nello sguardo dell'altro che... boh, gli piaceva.

– Successe subito qualcosa? – si interessò Law.

– Nah, niente di che. – Kidd arricciò il naso. – A parte qualche botta, ma niente di serio. Irruppe... come si chiamavano le autorità, ai tempi dei pirati?

– Marina Militare. – suggerì Law.

– Ok, irruppe la Marina Militare e il Chirurgo della Morte sparì senza lasciare traccia, così, col suo solito sorrisetto del cazzo. Il Capitano Kidd si diede da fare e entro l'alba i nemici erano stati sconfitti. Soddisfatto, prese il largo e ripartirono.

Law annuì, chiudendo gli occhi. Kidd sentì un velo di preoccupazione, ma non poteva fare altro che proseguire. – Si rividero qualche altra volta, sempre in varie osterie. E a volte gli capitò di combattere insieme. Una volta si avvicinarono ad un'importante base della Marina e lottarono fianco a fianco contro un incredibile avversario forte come un orso, e lo sconfissero insieme. Erano forti, facevano paura a chiunque e nessuno osava frapporsi sul loro cammino. Ormai si conoscevano abbastanza bene e non sapevano perché, ma ogni volta che approdavano da qualche parte e vedevano la nave dell'altro si sentivano... tipo euforici? Che ne pensi, è un po' troppo?

Law scosse la testa, sempre con gli occhi chiusi. – Nah, va bene. Anzi, scommetto che finivano col farlo apposta, insomma, andavano in isole dove speravano ci fosse anche l'altro. Dai, continua.

Kidd continuò. – Successe una notte, in un'isola piccola e luminosa. C'era una grande festa a cui partecipava tutto il villaggio. E c'erano tutti e due. Non so se fossero ubriachi.

– Il Chirurgo della Morte era perfettamente in sé. – dichiarò Law.

– Sì, anche il Grande Capitano Kidd. Ma facevano finta di essere ubriachi, sai. – rivelò Kidd.

– Per non perdere la faccia. – assicurò l'altro con ovvietà.

Kidd annuì. – C'era questa merda di albergo sporco e cigolante, e fuori i fuochi d'artificio. Saranno state le tre di notte, avevano perso di vista le loro ciurme ed erano soli.

– Scommetto che l'albergo non era poi tanto male. – insinuò Law.

– Fu quello che pensavano anche loro. – ghignò l'altro. – Dalla finestra si vedevano i fuochi d'artificio, dopotutto. Ed era estate, non faceva freddo.

Law sospirò, sorridendo. – Fu una bella notte?

– Abbastanza. Appagante, soprattutto. Ma non fu l'unica. – assicurò Kidd. – Si cercavano, anche se facevano finta che non fosse vero. Se il Chirurgo della Morte aveva voglia, inseguiva la nave del Capitano Kidd col suo sottomarino, e poi spuntava fuori quando meno l'altro se l'aspettava. Se l'altro aveva bisogno di un dottore, Trafalgar era sempre pronto a ricucire i suoi uomini. E nessuno doveva azzardarsi ad insultarli, eh! Il Capitano Kidd una volta uccise un uomo che aveva parlato male di Trafalgar, in un'osteria. Solo lui aveva il permesso di insultarlo, disse.

– Che carino. – sogghignò Law. – Scommetto che anche al Grande Chirurgo della Morte non andava che si maltrattasse troppo il suo bello.

Kidd inarcò un sopracciglio. – Sì, beh, diciamo di sì. Andava avanti così ed erano felici, in qualche modo. Tutte le loro ciurme sapevano, ma facevano finta di niente. A loro andava bene. Ad un certo punto smisero di fare finta di incontrarsi per caso e presero a viaggiare insieme, il sottomarino sempre sotto alla nave del Capitano Kidd. I loro navigatori stabilivano le rotte insieme, e se una nave nemica arrivava la attaccavano entrambi. Erano inarrestabili.

– E non andò mai oltre il sesso? O c'era dell'altro? – lo punzecchiò Law.

Kidd sapeva che era più o meno da quello che dipendeva tutta la storia. Sorrise: se non si sbilanciava un po', ora che stavano per morire... – Ti pare che avrebbero iniziato a viaggiare insieme, se fosse stato solo sesso? Ovviamente no. Non riuscivano a stare lontani l'uno dall'altro. Si salvarono il culo a vicenda più volte di quante gli andasse di far sapere in giro, e ogni volta era tutto un “per forza, non mi va di restare in astinenza, stasera dovevamo fare sesso” e cose di questo genere, ma sapevano entrambi che non era vero.

– Si amavano? – chiese Law.

Kidd esitò solo un istante. – A modo loro, sicuramente sì. Anche se proclamavano di odiarsi. Il Capitano Kidd non riusciva più a concepire l'idea di una vita senza litigare con lui, senza il suo sorrisetto del cazzo e le sue battutine stronze.

– E sono sicuro che il Chirurgo della Morte avrebbe trovato insopportabile vivere senza i continui sbalzi d'umore di quell'orso in calore. – assicurò Law. – Probabilmente aveva sviluppato una sorta di malata dipendenza per suoi capelli assurdi.

Kidd si indignò. – I miei capelli sono perfetti, non azzardarti a...

Law ridacchiò. – Parlavo dell'Infimo Capitano Kidd, mica di te. Okay, quindi... si amavano. Okay. Bene. – Erano così stanchi che non sentivano più nemmeno l'imbarazzo. Kidd voleva solo dormire, ma non poteva fermarsi adesso. Law si schiarì la voce. – Perciò... come finisce?

Kidd deglutì. – Beh... diventarono vecchi viaggiando per i mari, e quando non furono più in grado di salpare iniziarono a cercare un posto dove stabilirsi. Alla fine scelsero l'isoletta della loro prima volta, quella dove c'erano i fuochi d'artificio. Praticamente ormai l'isola era disabitata, ma i materiali per i fuochi d'artificio c'erano ancora: ogni anno, il giorno giusto, li facevano sparare in aria. Alcuni dei membri delle ciurme si sposarono tra loro e fecero dei bambini e presto l'isola si riempì. Quel pomeriggio erano a letto...

– Nella stessa stanza? – ridacchiò Law.

– Ovviamente. – affermò con sicurezza Kidd. – Il Chirurgo della Morte diceva che non si fidava a lasciare il Capitano Kidd da solo, paranoico com'era. Quel pomeriggio, che poi fu l'ultimo... era grigio come questo, sì. Stava per piovere.

Law annuì. – Mi piace. – sussurrò.

– Stavano per morire, ma erano felici perché... Avevano vissuto come pareva a loro. Avevano preso le loro scelte liberamente.

– Quindi ho potuto scegliere te? – sussurrò Law.

– E io ho scelto te. – confermò Kidd.

– Bene, okay, grazie. Basta così. – Law si stiracchiò, e alzandosi posò un bacio frettoloso sul collo di Kidd. – Gran bella storia, mi congratulo.

Kidd emise un verso di scherno. – Ovviamente. Con chi credevi di avere a che fare, scusa? Anche se, lasciatelo dire, sei un tipo piuttosto impegnativo. Un Secondo Ultimo Desiderio più normale no, eh? Mi hai fatto raccontare questa... realtà alternativa, per...

– Senti un po'. Secondo te cos'è la realtà? – lo interruppe Law, fissandolo intensamente.
– Eh? – fece Kidd, confuso.

– Ci ho pensato mentre ero... sai, prima che arrivasse la soluzione. Sapevo che quello che vedevo non era reale, lo sapevo. Però poi mi sono chiesto, cos'è la realtà? Cosa è vero e cosa è finto? È più vero quello che stiamo vivendo adesso -ancora per poco-, o quello che hai raccontato tu? Chissà, magari anche questa è una storia. Una storia che sta raccontando qualcuno.

Kidd grugnì. – Se così fosse, vorrei dire due paroline a questo qualcuno. Che autore misericordioso, ci sta facendo crepare tutti e due.

– Almeno siamo insieme. Dovresti ringraziare. – sorrise l'altro. – E poi, se non ci fosse, forse non ci saremmo nemmeno incontrati. Non saremmo mai esistiti. Non è assurdo? Come dire, ridimensiona tutto. Moriamo qui, e da qualche altra parte -in qualche altra realtà- continuiamo a vivere, ad odiarci e ad essere felici.

– Beh, è già qualcosa. – concesse Kidd.

Rimasero zitti per un po', mentre il vento si faceva più forte. – Fa freddo. – sussurrò Law, e Kidd istintivamente lo strinse più vicino. – Grazie.

Kidd sbuffò. – Fai il sentimentale, adesso?

– No, dicevo... grazie di tutto. Davvero. Per... la storia, per prima. Io...

Kidd gli piazzò un dito sulle labbra, intimandogli di tacere. – Se qualcuno dovesse ringraziare, quello sarei io. Ma siccome tanto non lo farò mai, tu fammi il favore di stare zitto. – ordinò.

Law rise, e capì tutto quello che c'era da capire. – Senti, ti avevo detto che non sarei morto per te. – esordì dopo un po', tirandosi leggermente più su. Mancava poco, lo sentiva.

– Lo so. – disse subito Kidd.

– Ma immagino che... morire con te vada bene, invece. – sussurrò, così piano che Kidd lo sentì a malapena. Ma lo sentì.

– Beh, io non vorrei morire con nessun altro che non sia te.

– … Romantico.

Ed eccolo, quel ghigno. Il loro. Ma stavolta, Law non pensò che ne avrebbe sentito la mancanza. Pensò solo a quanto profondamente lo amasse: lo amava, lo amava, lo amava da impazzire. Ed era sicuro -ne era sicuro- che Kidd sentiva esattamente la stessa cosa. Era diventato bravo ad interpretare le emozioni che si celavano dietro quelle iridi ambrate, dopotutto.

La mano di Law scivolò fino a quella di Kidd e la strinse senza esitazioni. L'altro rispose subito alla stretta e rimasero stretti, l'uno appoggiato all'altro, lottando per ottenere ancora un po' di ossigeno.

Ti amo, ti amo, ti amo. Non serviva dirlo ad alta voce: vibrava nell'aria, nel calore delle loro mani, lo leggevano negli occhi e nei sorrisi. Ti amo, ti amo, ti amo. Come non ho mai amato nessuno, come nessuno ha mai amato. Nessuna parola avrebbe potuto esprimere meglio di così le loro emozioni.

– Allora... ci vediamo, Capitano Kidd? – sussurrò Law, gli occhi chiusi e la voce impastata.

– A dopo, Chirurgo della Morte. – promise Kidd, aggrappandosi un po' più forte alla sua mano.

Si spensero così, lentamente, come in un sogno: il calore si faceva sempre più intenso mentre l'unica cosa reale erano le loro mani intrecciate a suggellare quella loro ultima promessa.

Iniziò a piovere, ma quelle gocce fresche e leggere non le sentirono mai: erano già scivolati oltre, oltre l'Arena, oltre i cannoni, oltre le nuvole, oltre la pioggia. Ma non erano tristi, mentre insieme lasciavano quel mondo di ombre sempre più distanti e confuse: non era un addio.

E se non è amore questo, allora cos'è?

 

 




























Angolo autrice che probabilmente sarà più lungo del capitolo, ma tant'è.
Bene: la storia è finita, ma finita sul serio. *sospirone* Che ne pensate?
L'idea di finire così c'è stata fin dal principio, quando -cos'è stato, ormai praticamente un anno fa- ho iniziato a scrivere questa fanfiction. Perché mi sembrava semplicemente giusto che finissero insieme, tutti e due. Sarebbe stato troppo brutto essere costretti a vivere una vita senza l'altro, non me la sono sentita di fargli questo. Dunque... vince Baggy XD. Ora, per favore, figuratevi quel povero diavolo: tante parole, perché Baggy avrà sicuramente fatto il figone dicendo cose come "vincerò sicuramente io" eccetera, poi è stato quasi ucciso da Kidd e alla fine ha passato quattro o cinque giorni nascosto in chissà quale buco per scampare alle incursioni dei Favoriti. Poi ad un certo punto sente un avviso degli Strateghi che parlano di chissà quale nebbia alla Cornucopia (e lui è tutto "ma chi ci si avvicina alla Cornucopia!"), e alla fine sente gli ultimi due cannoni e scopre di aver vinto. Boh, per me è una cosa quasi fuori dal mondo. Immaginate il suo Tour della Vittoria! Okay, e con questo dichiaro ufficialmente chiuso l'argomento Baggy.
Doflamingo.
Dovevo farlo morire -dovevo, ehm, sapete com'é, non è che avessi molta altra scelta-, ma non volevo che fosse una cosa troppo buttata a caso. Se avete letto gli ultimi capitoli vi renderete conto che Doffy è un personaggio davvero, davvero complicato, e sono stata seriamente indecisa fino all'ultimo se farlo redimere confessando a Law i suoi sentimenti e chiedendogli perdono per tutto, o se fargli fare la bastardata finale. Poi però ho optato per l'ultima, infilandoci quella specie di pseudo-dichiarazione (dice tipo "ci tenevo davvero, a te", che mi sembrava abbastanza adeguato al personaggio) e poi ignora tranquillamente la sua dichiarazione per cercare di ucciderlo. Come ha già fatto varie volte, in questa fanfiction, terrei a specificare. Quindi niente, spero che le -rare- fan di Doffy non se la siano presa male e che le altre non lo abbiano visto troppo messo bene. D'altra parte, temo che se si fosse trasformato nel personaggio più buono del mondo forse Law non avrebbe premuto quel grilletto. EEEH, è complicato, sì.
Poi. Kidd si preoccupa per Law ** (sì, sto andando all'indietro, non abbiatecela con me: sono ancora un po' scioccata al pensiero che ho seriamente postato l'ultimo capitolo.) E finalmente lo ha ammesso. Insomma, questi due si amano, punto. Anche se non lo ammetteranno mai se non per indirette vie come quella della storia (notate per cortesia il sottile strattagemma che ho attuato per farli dichiarare come si deve. Cioè, Kidd e Law che si dicono "ti amo", scusate, non li reggerò mai. Mi sembrano di un OOC senza limiti e senza misura, ecco. Detto questo, si amano). Insomma, è stato bellissimo scrivere su questi due, spero davvero di tornare presto a rifarlo!
AH, prima che me ne dimentichi! In realtà mentre scrivevo la storia ed ero ad un simpatico punto morto (sono stata ferma all'uccisione di Miss Double Finger tipo due settimane), a volte per sbloccarmi andavo a scrivere dei pezzi da usare più avanti. Alcuni li ho regolarmente usati, altri vuoi che non ci stavano, vuoi che veniva troppo lungo, li ho lasciati stare. E ora ho quattro/cinque pagine di "scene tagliate". Se avete voglia potrei pubblicare un capitoletto extra con tutte queste cose (ambientate tutte quante tra la battaglia con Doflamingo e dopo, eh, niente di più indietro. Sapete, quando mi faccio prendere la mano è dura fermarmi). Questo solo se volete, eh: se preferite che la storia rimanga così com'è, che finisce con l'epica frase ad effetto e che si chiude con le loro dolorose morti per me non c'è problema. Anche perché sono scene tagliate, cioè, sono tutte abbastanza corte e slegate tra loro. Fatemi sapere!
Quindi siamo giunti al momento dei tanto attesi ringraziamenti! Davvero, grazie infinite per l'immenso supporto che questa fic ha avuto: non so come avrei fatto senza di voi!
A chi ha messo questa storia tra le seguite, un immenso grazie:

Abyss_
alena90
Anonimadelirante
evy88
fenicerossa_00
filbea94
FireFistAce
gio_792
Jeta
KiraShadow
Levy94
LuNa exist
maffy
Miss Asso Di Picche
Pafff
Quinn Fabray
RainXSmile
Seripa Goth
Silver saiyan
ThatOneEyedFlamingo
Trafalgar Revy



E un immenso ringraziamento anche a chi ha avuto la bontà di metterla tra le preferite!

An11na
beadanno
Emma_Sirius_Potter
Gulab
Juuchan
makoto15
Margherita Dolcevita
Momocch
TKJolly
traffy1
_E n s e i_
_Falsa Pista_
___Ace


E poi, un abbraccio Minzi_78 che l'ha messa tra le ricordate!

Dopodiché non posso non spedire un ringraziamento gigante a tutti quelli che hanno scelto di spendere parte del loro tempo a recensire questa storia: i vostri pareri mi hanno sempre resa la persona più orgogliosa della Terra, grazie mille per il vostro supporto!
Grazie a ThatOneEyedFlamingo, per le sue recensioni sempre allegre e gentilissime, per la sua presenza (sempre tra i primi a recensire), per la pazienza e l'entusiasmo. Sono davvero felice di aver potuto conoscere una persona come te!
Grazie a Serpia Goth: quando ho visto che proprio tu avevi lasciato una recensione alla mia storia per poco non sono esplosa dall'emozione! Grazie per aver seguito questa storia, per me significa davvero tanto. Spero che anche quest'ultimo capitolo non ti abbia delusa!
Grazie a callas d snape: sono felice che il primo capitolo ti sia piaciuto, grazie per aver seguito la mia storia e per avermi dedicato parole così belle! Spero di risentirti presto!
Grazie a traffy1 per esserci sempre stata: le tue recensioni sono sempre qualcosa di incredibile, grazie davvero di cuore! Sei stata unica a recensire tutte le volte, te ne sono davvero grata. SPero che anche quest'ultimo capitolo ti sia piaciuto ;)
Grazie a _Falsa Pista_ per le sue recensioni sempre emozionanti e dolcissime: grazie per aver seguito questa storia e per esserci sempre stata, per me ha significato davvero tanto! vedere il tuo nome in cima alla lista delle nuove recensioni era sempre una gioia, davvero. Spero che quest'ultimo capitolo sia stato all'altezza delle tue aspettative!
Grazie a Emma_Sirius_Potter: davvero, non so da che parte cominciare. Grazie per quelle recensioni che aspettavo sempre con trepidazione, grazie per i tuoi commenti così lunghi e ben curati, grazie per la pazienza e la dolcezza. Grazie per avermi dato i tuoi pareri così preziosi e belli, grazie per aver lasciato la tua scia. Sono felicissima di aver conosciuto una persona come te, qui su Efp! Spero che anche gli ultimi capitoli ti siano piaciuti!
Grazie a Jeta, per tutte le recensioni splendide che ha lasciato: sono felicissima che tu abbia recensito questa mia storia, mi hai fatto davvero piacere! Ogni volta che leggevo il tuo nome era sempre una soddisfazione immensa: grazie per avermi fatto conoscere il tuo parere e per aver speso parte del tuo tempo per me! Spero che quest'ultimo capitolo ti piaccia!
Grazie a SaraPallina per essere passata e per aver recensito: sei stata gentilissima, questa storia non sarebbe mai nata senza di te! Se ripenso a tutte le nottate passate a riflettere su come far muovere questo o quel personaggio... questo ringraziamento lo meriti tutto!
Grazie a Silver saiyan per le sue recensioni sempre stupende e gentili: sono sempre stata felicissima di leggere i tuoi pareri, grazie di aver speso parte del tuo tempo per questa storia e per essere passata: ci sei sempre stata e questo per me è davvero importante. Spero che anche quest'ultimo capitolo non ti abbia delusa!
Grazie a shinigami di fiori: grazie per aver letto la mia storia e averla recensita: è davvero importante, per me! Grazie di cuore per i bellissimi complimenti, spero di risentirti molto presto!

Ecco, ho finito davvero.
Un abbraccio fortissimo a tutte le persone che mi hanno accompagnata in questa storia. E ricordate: Kidd e Law sono perfetti, punto.
Un abbraccio, e alla prossima!
Vostra
Emma <3

 
  
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