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Autore: PoisonLover    11/10/2014    1 recensioni
[Lucky Luke/Cocco Bill]
[Lucky Luke/Cocco Bill]“Chi sei tu?”
Dopo eterni minuti d'attesa, delle mani gli cinsero le spalle, e il sangue gli si gelò nelle vene.
“....Io. Sono. Te.”
Storia ispirata al capolavoro di R. L. Stevenson, "Lo strano caso del dottor Jekyll e Mr. Hyde", ma che ha come protagonisti Lucky Luke e Cocco Bill.
Genere: Avventura, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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Il sole splendeva inesorabile sulla testa del cowboy solitario mentre, per l'ennesima volta, si trascinava dietro i quattro fratelli criminali che tutti conoscevano più che bene. Li aveva catturati ad un miglio circa da Cactus Gulch, e con la gola secca e la pelle disidratata, la voglia di limonata era salita alle stelle, se non oltre; si chiese se Bill fosse già arrivato in paese, con la sua solita tazza di camomilla bollente nonostante i quaranta gradi all'ombra, seduto a gambe divaricate su una sedia del saloon.

Erano ormai alcuni mesi che si frequentavano, ovviamente in segreto, e fino ad ora sembrava stesse andando a meraviglia: assieme andavano a caccia di ladri, truffatori e simili; la sera trovavano riparo in qualche capanno abbandonato, o semplicemente sotto le stelle, rimanendo abbracciati dopo un'intera notte d'amore. Non sapeva come l'avrebbero presa i cittadini del West se avessero scoperto la loro...inusuale relazione, ma poteva immaginarlo. Si ricordò di quel povero ragazzo che era stato beccato a baciare un suo amico nella stalla: dopo averlo pestato a sangue, venne legato per i piedi ad un cavallo che fecero imbizzarrire apposta, e poi lasciato in strada. Né i genitori, né il prete e neppure il medico lo aiutarono.

Rabbrividì al pensiero che una cosa del genere potesse accadere a Bill: di sicuro il bevitore di camomilla non si sarebbe arreso così, ma perchè rischiare? Forse erano nati semplicemente nell'epoca sbagliata...


Tornando con il pensiero al suo alto dovere, portò i Dalton alla prigione della cittadina, e si ritrovò deluso nel vedere che c'era solo un edificio in costruzione. “L'incendio ha bruciato praticamente tutto. Tranne me.” Gli spiegò lo sceriffo. “Per fortuna.” Rispose Luke.

Non aveva molta scelta: lasciarli soli nelle stalle non sembrava una buona idea; purtroppo Joe, nonostante le frequenti nevrosi accompagnate da colorati insulti, ogni tanto aveva qualche colpo di genio. Ogni tanto.
Quindi decise di portarseli al saloon, sperando perlomeno nella compagnia di Bill.

Il posto era affollato, caldo, e con poca luce: era un saloon piuttosto grande rispetto al solito, e nonostante la folla, riuscì a trovare un tavolo per cinque. Ordinando la sua limonata e dell'acqua per i galeotti, chiese ad una cameriera di Cocco: “Un tipo alto quasi come me, con il naso a melanzana, i guanti e il cappello marroni... Ordina sempre una camomilla...” La cameriera scosse la testa. “Scusa, ma non ho visto nessuno così. Credimi, mi ricorderei di qualcuno che ordina una tazza di camomilla.” Sorrise cordiale e tornò al suo lavoro.



Joe Dalton non se la stava passando bene. Per. Niente. Non solo la rapina in banca era stata un fallimento per colpa di quell'idiota di Averell, ma per di più quel dannato cowboy ficcanaso, li aveva ripigliati. Lo odiava: ogni suo piano, ogni sua idea, non faceva in tempo a prendere forma che LUI arrivava. “Dannato Lucky Luke...” Mugugnò mentre l'uomo parlava con la cameriera. In un gesto di bontà, Luke aveva slegato loro le mani, mano i piedi, incatenati tra quelli di tutti. Le catene erano gentilmente state concesse dalla prigione. Appoggiandosi allo schienale, notò con la coda dell'occhio, due tizi seduti al tavolo accanto, vestiti in maniera elegante. Che ci facevano due elegantoni in posto simile? Uno era magro, smunto, forse malato, che chiaramente aveva superato la cinquantina. L'altro, più giovane e robusto, annuiva ascoltando il discorso dell'amico:

“...E quindi, amico caro, comprenderai il motivo della mia visita fin da Londra. Ho bisogno di vedere il tuo laboratorio, poiché sono convinto che ci saranno ingredienti adatti ad ultimare il mio progetto, ingredienti che nel vecchio continente, aimè, non abbiamo...” “Credevo, dalla tua lettera, che intendessi un antidoto, Henry...” “E difatti è così...ti spiegherò tutto più tardi...”

“Antidoto?” Pensò Joe. “Per un veleno, magari...” I suoi occhi caddero sulla borsa in pelle scura dell'uomo più anziano, e un'idea spregevole nacque nella sua mente. Approfittando della distrazione del cowboy, si avvicinò a carponi alla borsa, aprendola con cautela, i due uomini troppi impegnati a blaterare di roba scientifica per accorgersi di lui. Dentro, a parte alcuni libri e fogli, notò una boccetta di vetro trasparente, con all'internò un liquido verdognolo. L'afferrò e si rimise buono buono al suo posto. Il galeotto ingenuamente credeva che quello fosse un potente veleno, ma non poteva sapere, quanto si sbagliasse... Intanto i due uomini si erano alzati ed erano usciti dal saloon.

Non restava altro da fare che distrarre nuovamente il cowboy. Quando arrivarono le bibite, la cameriera lasciò il vassoio sul tavolo e andò da altri clienti; prima che Luke potesse afferrare la sua limonata, Joe indicò un punto a caso dietro di lui.

“Ehi, cowboy, quello non è il tuo socio?”

Fu un attimo: Lucky si voltò del tutto, desideroso di vedere il volto del suo compagno spuntare tra la folla; Joe svuotò l'intera boccetta nella limonata di Luke, che cambiò appena colore.

“Ti sarai sbagliato, Joe...” Disse Luke deluso. “Eh, probabile...” Disse fingendo innocenza. “Ma Joe...” Cominciò Averell. “Taci Averell!!!!” Dissero in coro gli altri tre fratelli.

Forse fu la stanchezza, la delusione, il caldo...ma Luke non si chiese nemmeno cosa stessero architettando i quattro, e bevve la bibita d'un fiato.

Fece una piccola smorfia alla fine. “Un po' troppo amara la limonata, ne ordinerò un'alt.....”

La stanza cominciò a girare attorno a lui. I volti delle persone si deformavano e cambiavano colore.

“Che c'è cowboy? Non reggi la limonata?” Ghignò Joe, pregustandosi il funerale della sua nemesi.

Luke tentò di rispondergli a tono, ma un dolore terribile, inimmaginabile lo prese al ventre e al petto. Il suo respiro si fece sempre più faticoso, e cominciò a gridare aiuto, mentre i Dalton se la filavano nella confusione.

E tutto si fece buio.

  
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