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Autore: Chrystal_93    11/10/2014    2 recensioni
[partecipa alla Rumbelle Week]
#7 cap: Quella notte si appisolò per pochi minuti alla ruota del suo filatoio e ritornò con la mente a ciò che aveva visto. Ma stavolta non notava i due insieme, le braccia di Gaston attorno alla ragazza. Vedeva il sorriso tirato della ragazza, gli occhi pieni di tristezza e rassegnazione e quel gesto, quel bellissimo gesto. Belle si era girata, si era girata per non farsi baciare. Si era girata, e per un attimo gli era sembrato, per quanto impossibile fosse, che stesse guardando lui.
1.Doccia - RumplestilstkinxBelle. GoldxBelle
2.Alcohol- RumplestiltskinxBelle. GoldxBelle. GoldxLacey
3.Voce - RumplestiltskinxBelle. GoldxBelle
4.Bambini/figli - RumplestiltskinxBelle. GoldxBelle (presenza di Henry, Grace, Alexandra).
5.Lenzuola - RumplestiltskinxBelle. GoldxBelle
6.Modi impliciti di dire ti amo - RumplestiltskinxBelle. GoldxBelle. GoldxLacey
7.Gelosia - RumplestiltskinxBelle. GoldxBelle (presente). GoldxLacey. GoldxBelle (futuro).
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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7 ways to love 
Rumbelle Week

 
Autore: Chrystal_93
Titolo: Ciò che gli occhi non vedono
Prompt: Gelosia
Rating: Verde
Pairing: RumplestiltskinxBelle, GoldxBelle (presente), GoldxLacey, GoldxBelle (futuro)
Note: partecipa alla Rumbelle Week



Ciò che gli occhi non vedono


 

Castello del Signore Oscuro

Rumplestiltskin mischiò gli ultimi ingredienti nel grande recipiente di pietra. Una nuvola viola si alzò, segno che l'incantesimo era andato a segno.

Scoprire il passato e i ricordi dei nemici gli avrebbe dato un immenso vantaggio sui patti da stipulare. Ora potevano essere semplicemente ricatti, o patti solo a lui favorevoli. Non che la cosa gli servisse, ma il folletto dispettoso e sadico che albergava in lui da quando era diventato il signore oscuro, era molto, molto eccitato.

“Ecco.” disse, coprendo il recipiente con delle assi di legno.

Se ne andò dalla stanza, pronto a concludere la notte filando fino all'alba.

“Dove andate?” chiese Belle, la mattina seguente.

Lui fece un cenno con la mano, in tono sbrigativo. “Non starò via molto, o meglio, non vorrei. Vado a fare una visita ad un'amica, mi serve qualcosa di... suo.” rispose lui, ghignando.

Belle lo guardò, non capendo bene cosa volesse dire.

“Non guardarmi così, dearie, non sei una bel... una statuina.” si corresse. “Va a pulire, non voglio nemmeno un granello di polvere.” disse lui, prima di scomparire.

Belle sbuffò, prese una scopa e uno straccio, e si mise a pulire in giro nel castello.

Senza accorgersene arrivò nella stanza dove Rumple spariva di tanto in tanto. Aprì la porta e un forte odore nauseabondo la investì.

Aprì le tenda e la finestra e, non appena la luce illuminò il posto, a Belle venne voglia di mettersi le mani nei capelli. Quel posto brulicava di polvere e ragnetele in ogni angolo.

Senza perdersi troppo d'animo si mise a pulire. Quand'ebbe raggiunto un risultato decente per il pavimento passò ad alcune mensole, stando attenta a non far cadere gli oggetti o le boccette piene di liquidi curiosi.

Passò anche sopra alcune tavole di legno e, non riuscendo a pulirlo bene, fece più pressione.

Nel farlo, una tavola si spostò e lei finì con la faccia dentro il grande contenitore.

Riemerse tutta bagnata, sputacchiando quello strano liquido.

“Oh, no...”

Belle si sbrigò ad asciugare tutto e, vedendo che non aveva fatto danni apparenti, rimise a posto le tavole, chiuse la finestra e le tende e se ne andò a preparare la cena, sperando con tutta se stessa di non fare altri guai.

 

Rumple non guardò nemmeno le posate e i piatti pronti per la cena e si diresse dritto a testare la sua pozione. Ora che aveva un capello di Regina poteva scoprire ogni piccolo dettaglio, suo e della sua famiglia.

“Non volete la cena?” chiese Belle, mentre portava la zuppa fumante in tavola.

“Non ora, Belle, tra poco.”

Dopo veloci falcate aprì la porta senza preoccuparsi di chiuderla, tolse le tavole di legno facendole cadere rumorosamente sul pavimento e prese il capello di Regina. Lo guardò controluce, con un sorriso malvagio e soddisfatto sulle labbra.

Lo avvicinò alla superficie del liquido, quando si fermò. C'era qualcosa, era come se vorticasse.

“Ma cosa...” avvicinò il volto e una grossa nuvola lo inghiottì.

Vide una donna, una donna bellissima, a letto, sorridente, con un fagottino tra le braccia.

Si avvicinò e rimase stupito. Quella donna assomigliava tanto a una persona, ma non sapeva bene chi. Quando il suo sguardò si posò sulla bimba, l'azzurro profondo dei suoi occhi lo fulminò.

“Oh, è bellissima.” disse il re, avvicinandosi.

“Allora Belle le si addice benissimo.” disse la donna, con un sorriso.

Belle. Quella era Belle appena nata, la stessa Belle che aveva liquidato poco prima.

Il fumo lo riavvolse di nuovo e uno sciame di bambini urlanti per poco non lo investì.

Rimase inebetito, osservando intorno a sé un'ampio e ben curato giardino. Si girò non appena sentì un fruscio provenire da un cespuglio poco lontano da dove si trovava.

Una bambina dai capelli rossicci, gli occhi azzurri e le guanciotte, uscì dal nascondiglio, con un libro stretto al petto e parecchie foglioline tra i capelli.

Mordendosi le labbra la piccola guardò prima a destra e poi a sinistra e, quando si accorse che la via era libera, sgattaiolò via. Rumple la seguì e finì in una sorta di luogo nascosto. La struttura bianca era stata ricoperta di piante rampicanti, creando un perfetto nascondiglio tranquillo, lontano da occhi indiscreti e dal fracasso del castello.

La piccola si sedette su una panchina, anche'essa bianca, pur con la vernice scrostata e, dopo aver aperto il libro, si schiarì la voce. Poi si mise a leggere, fermandosi dopo poche righe.

Guardò a fianco a sé, come se ci fosse qualcuno seduto vicino. “Mi interrompo ancora un po' ma ora sono più veloce a leggere mamma” sorrise e ricominciò la lettura.

Rumple avrebbe voluto avvicinarsi, persino toccarla, ma non fece in tempo a prendere in considerazione una tale idea che il fumo lo avvolse di nuovo.

Ora era dentro al solone del castello, un salone molto ampio e pieno di luci e persone in ghingheri.

Tutti stavano ballando e lui fu costretto a spostarsi. La musica cessò e, dopo un motivetto di trombe, un uomo si alzò dal trono. Il re iniziò a parlare.
“Gentili amici, sono così contento che festeggiate con me un periodo così florido come questo.” fece qualche passo in avanti. “Gli orchi sono stati respinti oltre i confini e possiamo finalmente respirare di nuovo. E tutto questo grazie al servigio di un guerriero senza eguali. Il nostro Gaston!” disse, prima che un applauso esplodesse nella sala.

Rumple sogghignò, pensando che non era affatto al sicuro, gli orchi sarebbero presto tornati e solo lui li avrebbe salvati.

“Per questo oggi festeggiamo, tutti insieme. E voglio che a me, in questo momento di gioia, si unisca anche la mia adorata figlia, la principessa Belle.” Porse la mano alla figlia che lo raggiunse, con un dolce sorriso sulle labbra, mentre un applauso più educato la accoglieva.

“Da quando sua madre è morta, lei è stata l'unica mia gioia. È per i nostri cari che combiattiamo, contro i più grandi pericoli. Ed è per l'amore che provo per lei che sto per annunciarvi...”

Belle guardò il padre, confusa. “Il fidanzamento di mia figlia con Sir Gaston!”

Un boato di applausi e urla di gioia scoppiò.

“Ma papà...”

Lui la prese per le spalle. “Belle, Gaston ci ha fornito l'esercito, le armi e tutto il resto per fronteggiare quei mostri. Senza di lui saremmo tutti morti. É il miglior giovane che possa immaginare come regnante al tuo fianco. Fallo per me, Belle.”

Lo sguardo di Belle si rattristò. Sapeva che doveva cedere. Si girò piano verso Gaston che, intanto, si era avvicinato a loro.

Le prese una mano e la bacio, guardandola negli occhi. “E' un onore poter essere al vostro fianco, principessa.” disse lui, prima di cingerle la vita con un braccio.

Belle sorrise e lo lasciò fare.

Il re battè le mani, gonfio di gioia e alzò il calice. “Ai futuri sposi! Al futuro di Avonlea!” brindò.

Belle non accettò il calice portole da Gaston che lo bevve tutto d'un fiato.

Poi, si girò verso di lei e si avvicinò con le labbra.

Lei si voltò in tempo perchè le labbra dell'uomo toccasero non le sue, bensì la guancia.

Un altro boato scosse il castello; a quanto pareva, tutti coloro che erano presenti giudicavano più che benevolmente quell'unione.

Gaston la strinse ancora più a sé, come un trofeo da esibire, mentre Belle sorrideva, in apparenza felice.

Il cuore di Rumple aveva perso parecchi battiti. Provò una sensazione stranissima, come un qualcosa di strisciante che gli mozzava il respiro e gli infuocava i polmoni.

Più li guardava vicini e più quella sensazione si ingigantiva.

“Basta!” urlò, ma nessuno lo sentì.

Finalmente una nuvola lo avvolse e lo riportò alla realtà, al suo castello.

Strinse il bordo del recipiente con tutta la forza che aveva in corpo. Il respiro era ancora corto e quella sgradevole sensazione strisciante non si era dileguata dalle sue vene.

Scosse la testa e, con un gesto, si sbarazzò del liquido.

Poi sbattè la porta e si diresse nel salone.

Belle si alzò subito dal divanetto, su cui stava leggendo.

Lui andò a sedersi, strascicando la sedia, furente. Lei accorse presso di lui e sollevò un grossa ciotola di legno.

“L'ho coperto con questa così non si raffreddava.”

Lui non rispose.

“Perchè non hai mangiato?” chiese, secco.

“Vi ho aspettato.”
“Be, dearie, hai fatto male. Dovrai sorbirti questa... minestra fredda allora.”

“Si è raffreddata?” chiese lei.

Lui non rispose. Non era per niente fredda, ma la vista di lei con... l'altro uomo gli bruciava ancora.

Anche se non l'avrebbe mai ammesso.

“Mi spiace” disse lei, mortificata.

“Non me ne faccio nulla delle tue scuse, dearie. E non osare mai più entrare in quella stanza.”

Belle fermò il cucchiaio a mezz'aria.

“Pensavo... mi avevate detto di pulire.... e io...”

“Mangia.” disse lui, in tono perentorio.

La cena proseguì nel silenzio più assoluto. Quando finirono lei si alzò e andò a prendere anche il piatto e le posate del folletto.

Fece in fretta e si girò per sparire nelle cucine.

“Al tuo promesso sposo piaceva questa zuppa?”

“Non era buona?” chiese lei, girandosi piano.
“Non ti ho chiesto questo.”

Belle lo guardò arrabbiata. “Se siete arrabbiato con me perchè vi ho pulito la stanza, allora va bene, mi dispiace e vi chiedo scusa. Ma ho solo fatto ciò che voi stesso mi avevate chiesto! Se vi piacciono così tanto i posti sporchi allora non dovevate prendermi come cameriera!” si girò di scatto e se ne andò, rossa in volto e arrabbiata come non mai.

“E perchè lo sappiate, a Gaston non piaceva affatto la minestra! Mangiava soltanto carne.”

Rumple strinse le rabbia, consapevole di essere -non poteva negarlo ancora- geloso.

Fece per aprire la bocca ma Belle lo azzittì. “Sapete perchè non gli piaceva la minestra? Perchè non ho mai cucinato per lui! Ma forse l'avrebbe apprezzata più di quanto voi avete fatto stasera.”

Se ne andò inviperita. Rumplestiltskin invece rimase lì, immobile e fermo. La gelosia era scomparsa del tutto. Ora si sentiva ridicolo e vulnerabile, quasi come ai tempi in cui non era altro che un tessitore.

Quella notte si appisolò per pochi minuti alla ruota del suo filatoio e ritornò con la mente a ciò che aveva visto. Ma stavolta non notava i due insieme, le braccia di Gaston attorno alla ragazza.

Vedeva il sorriso tirato della ragazza, gli occhi pieni di tristezza e rassegnazione e quel gesto, quel bellissimo gesto. Belle si era girata, si era girata per non farsi baciare. Si era girata, e per un attimo gli era sembrato, per quanto impossibile fosse, che stesse guardando lui.




Storybrooke - casa Gold (presente)

Gold fece un passo in avanti, molto velocemente per aprire la porta a Belle.

Lei gli sorrise dolcemente e lui ricambiò, soffocando nel profondo il dolore alla gamba destra per aver effettuato quel passo troppo brusco.

Probabilmente non avrebbe dovuto nemmeno prendere Belle in braccio, quel pomeriggio, nell'euforia di un bacio non così casto.

Rimase a osservare la giovane che camminava verso un tavolo libero.
“Oh, grazie.” disse Emma, approfittando di Gold che teneva ancora una mano sulla porta.

“A quanto pare, anche i mostri sono gentiluomini, di tanto in tanto.” Le fece eco Regina, infilandosi dietro Emma.

Gold strinse le labbra, ma non disse niente.

Nessuno, proprio nessuno, avrebbe rovinato quella serata con Belle, non quando, per una volta, lei non aveva fatto le ore piccole in biblioteca per poi rintanarsi nel suo appartamento verso le undici di sera.

Entrò zoppicando nel locale e si avvicinò al tavolo dov'era seduta Belle. Ruby si era accomodata di fronte a lei e le due stavano già ridendo. Gold sorrise; anche se avrebbe voluto essere lui seduto di fronte a Belle -dal momento che era il loro appuntamento-, era sempre molto felice di vedere la ragazza, la sua fidanzata, ridere spensierata.

“Rumple” disse Belle, con un sorriso sulle labbra, quando si accorse che Gold era a pochi metri da lei, in piedi e in attesa.

“Oh. Signor Gold.” disse Ruby alzandosi subito.

“Signorina Lucas.” fece lui, rimanendo in piedi.

“Posso portarvi qualcosa?”

Belle lo guardò, con gli occhi che le brillavano.

Lui annuì, con fare pseudo seccato, sospirando e nascondendo un grosso sorriso.

“Due hamburger, le patatine e due tè freddi.”

Ruby non si premurò nemmeno di prendere nota, sapeva i gusti dell'amica a memoria ormai. Fece per girarsi quando Gold la fermò. “Signorina Lucas?”

Lei si voltò, automaticamente, ma senza troppa gioia. “Il mio con cetriolini, per favore.”

Ruby annuì e si girò di nuovo.

“Ah. Ancora una cosa, signorina Lucas.” disse lui.

Belle lo guardò tra la curiosità e il timore che lui potesse essere sgarbato. Lo amava, ma sapeva che a volte le sue maniera, con gli altri, non erano delle più garbate.

Ruby invece irrigidì le spalle e si voltò lentamente, con gli occhi socchiusi per il fastidio.

“Si?” chiese, più che seccata.

Gold strinse il bastone con le due mani, con fare molto compiaciuto. “Porti un hamburger di più.”

“E' affamato o pensa che Belle sia un pozzo senza fondo?” lo schernì lei.

Gold rise. “Io mi accontento di un hamburger, quello in più era per lei, in caso si volesse aggiungere a noi.”

“Davvero?” chiesero all'unisono le due donne.

“Ma certo. Non che Belle non sia un pozzo senza fondo quando si tratta di hamburger...”

“Rumple!” lo ammonì lei, senza troppa convinzione.

Lui scoprì i denti, in un sorriso divertito. “Allora? Offro io s'intende.” fece rivolto alla cameriera.

“Io...” guardò Belle che annuì. “Non vorrei rovinare il vostro appuntamento.” Belle la guardò torva.

“Ma per un hamburger non dovrei disturbare troppo. Quindi accetto.”

Gold si sedette di fronte a Belle che gli prese prontamente la mano.

“Sei stato molto gentile, Rumple. Soprattutto visto che ti ho trascurato parecchio da quando sto organizzando la biblioteca.”

Gold ricambiò la stretta. “Se tu sei felice, tesoro mio, lo sono anche io.”

“Oh.” fece lei, sporgendosi per baciarlo. I piatti però arrivarono proprio in quel momento e lei fu costretta a sedersi di nuovo.

Passarono un'ora buona a ridere, mentre Gold interveniva qualche volta, limitandosi a sorridere.

Verso le nove la tavola calda si era riempita e un gran vociare allegro rimbombava tra le pareti del Granny's.

“Mia nonna mi sta guardando male. È meglio che vada ad aiutarla.” Ruby si alzò e si voltò verso Gold. “Grazie per la cena” Era imbarazzata e lo sguardo vagava di qua e di là.

“Mi sono divertito anche io.” disse lui.

Ruby annuì e si dileguò.

“Finalmente soli.” disse Belle, riprendendogli la mano. “Ti va una passeggiata romantica lungo il molo?”

“Molto volentieri.” disse lui. “Vado a pagare.” disse, alzandosi e aiutandola a mettersi il cappotto.

“Faccio in un minuto.” aggiunse e andò alla cassa.

Belle si strinse nel cappotto, girandosi a osservare il suo uomo, con un sorriso sulle labbra.

“Belle.” La ragazza smise di sorridere. Possibile? Possibile che quella voce fosse sua?

Si girò, con il forte rombo del cuore nei timpani.

“Belle!” esclamò un uomo dai capelli corti e scuri, simili agli occhi, seduto in una carrozzina a rotelle.

“Gaston.” disse lei, in un sussurro.

L'uomo sorrise e spinse avanti la carrozzina. “Oh Belle, finalmente ti ho ritrovata.”

Le prese una mano e la baciò. “Non sai quanto ti ho cercata. Quando finalmente ho riconosciuto tuo padre mi ha mandato qui. Belle, possiamo ricominciare tutto.” La strattonò in giù e Belle per la sorpresa gli cadde tra le braccia.

Gold, che si era voltato non appena aveva sentito qualcuno chiamare Belle, era rimasto impietrito, con lo bocca leggermente aperta e l'incredulità negli occhi e il braccio ancora a mezz'aria.

Solo che ora, che lui l'aveva presa tra le sue braccia, una strana rabbia gli salì lungo le vene e un morso lo aggredì allo stomaco.

Belle, rinvenuta dallo shock, si tirò su ma lui la trattenne per le spalle.

“Gaston...”

“Ora possiamo sposarci Belle, ora siamo liberi.”

“Gaston, nella mia vita c'è un altro uomo.” mormorò lei.

Lui rimase immobile per un secondo. Poi la strinse ancora di più nella sua morsa. “No, non è possibile.”

“Ti prego, Gaston, lasciami. Così mi fai male” ma lui non le diede ascolto.

Anche Gold si riscosse e avanzò svelto. Afferrò una mano dell'uomo e la tolse dalla spalla di Belle.

“Lasciala.” digrignò tra i denti.

Gaston aprì la bocca, inorridito e lasciò subito Belle.

“Tu... bestia. Sei ancora vivo?”

“Già, vivo e vegeto.” disse lui, pieno di rabbia nella voce. “A differenza di te, se oserai ancora toccarla.”

Belle gli prese un braccio. “Andiamo via, Rumple.” mormorò, cercando di placare il fidanzato.

Gaston però li fermò. “Lui? Belle, davvero? Tu e...questa bestia?”

Gold strinse il bastone, tanto che le nocche diventarono bianche.

Belle abbassò gli occhi.

“Come hai potuto innamorarti del mostro che ti ha portata via dalla tua famiglia, da me, dalla tua vita?”

Belle inspirò a fondo. “Non è un mostro.”

Gaston agitò in aria le mani. “Non è un mostro?! Belle, ti rendi conto di cosa ci ha fatto? Di cosa mi

ha fatto?!” urlò, tanto che tutto il locale ora li stava fissando.

Rumple gli rivolse una sguardo pieno d'odio. “Non osare...” sibilò.

Gaston, di tutta risposta, rise. Poi indicò le proprie gambe. “Chi credi che mi abbia ridotto così, Belle?”

Belle rimase a bocca aperta.

“No, lui non farebbe mai una cosa del genere.” mormorò.

“E invece sì. Il tuo mostro mi ha fatto questo. Ero arrivato al castello per salvarti e lui... lui non si è battuto. Mi ha trasformato in una rosa e...”

Belle non lo ascoltò più.

Una rosa. La rosa che lui le aveva regalato. La rosa che lei credeva un segno di bontà, un scintilla di luce in un animo così oscuro. La rosa che lei aveva accettato e che aveva tagliato.

Si girò di scatto verso Gold. “Rumple, dimmi che non l'hai fatto.” Gold guardò di lato. “Dimmi che non lo hai fatto! Dimmi che la rosa che mi hai regalato, quella che io ho accorciato, non era Gaston.”

Gold guardò in basso. “Dimmelo!” urlò lei, tremante.

“Belle, io... non volevo...” alzò gli occhi e vide l'orrore e il dolore negli occhi della donna.

“Mi dispiace Belle, mi dispiace moltissimo. Non avrei dovuto...” allungò un braccio ma lei indietreggiò.

“Belle...” mormorò un'ultima volta.

“Vattene.” sibilò lei. “Vattene via.”

“Ma Belle, io...”

Lei a questo punto urlò: “Va via! Sei un mostro, Rumple. Non ti voglio vedere.” Poi, chiudendo gli occhi, aggiunse: “Mai più.”

Gold fece un passo verso di lei, ma lei indietreggiò ancora, strindendo le braccia attorno al corpo.

Lui si guardò intorno e vide che tutti li stavano fissando.

Con la testa bassa, oltrepassò la carrozzina e uscì dal locale.
“Belle.” disse Gaston, guardandola.

Lei si voltò, con le lacrime che minacciavano di riversarsi sul volto da un momento all'altro.

Lui si avvicinò e le prese una mano, facendola voltare. “Belle.” la chiamò ancora.

Lei si girò piano e, guardandolo, scoppiò a piangere, gettandosi in ginocchio.

“Oh, è tutta colpa mia. Perdonami.”

Gaston le accarezzò i capelli. “Non è colpa tua, non lo sapevi.”

Lei alzò gli occhi, rossi e pieni di lacrime. Le prese il mento e avvicinò le sue labbra a quelle della ragazza. Lei piangeva ancora e lui, sorridendo, la baciò, stringendola a sé, con fare possessivo.

Gold, dal marciapiede, osservò tutta la scena e, mentre il dolore lo dilaniava, sentì qualcos'altro divorarlo dentro, qualcosa che gli artigliava lo stomaco, togliendogli l'aria. Il dispiacere presto svanì, facendo posto alla gelosia.

 

“Rumple! Rumple!” Belle scosse l'uomo a fianco a sé.

Gold si agitava sotto le coperte, era madido di sudore e ferneticava nel sonno.

“Belle!” esclamò, balzando a sedere.

“Amore, sono qui.” disse lei, stringendolo in un dolce abbraccio.

“Belle.” mormorò lui, lasciando che la donna gli accarezzasse la schiena e i capelli.

“E' stato solo un incubo. Ora ci sono io, va tutto bene.”

Lui annuì, affondando la faccia nell'incavo dell collo della moglie.

Dopo vari minuti, finalmente l'uomo si calmò. Belle continuò a tenerlo stretto e ad accarezzarlo, anche quando si ridistesero.

Gli diede un bacio leggero sulle labbra e gli chiese: “Va meglio ora?”

“Si, scusa se ti ho svegliata.” mormorò lui.

Lei lo strinse ancora di più. “Un brutto sogno?”

“Definirlo brutto sarebbe riduttivo, amore mio.”

Belle rimase a fissare il soffitto. “Qualcuno cercava di farti del male?”

Lui sospirò. “No, ero solo...”

“Solo?” lo incalzò lei.

“Niente, ora che sei tra le mie braccia è tutto a posto.”

“Mi sognavi con un altro uomo, Rumple?”

Gold sussultò. “Cosa? E tu come...”

“Sesto senso femminile.” sogghignò lei. Poi, ridendo, si corresse. “No, hai mormorato qualcosa nel sonno.”

Rumple rimase in silenzio.

“Ma, come ho già detto, era solo un incubo. E ora che tu sei tra le mie braccia va tutto bene.”

Gold rise e appoggiò la testa sul seno della moglie. “Hai ragione, amore mio.” Poi, stringendosi a lei come un bambino le augurò la buonanotte.

“Buonanotte gelosone.” disse lei, dolcemente.

Lui alzò gli occhi al cielo, sapendo che probabilmente lei lo avrebbe chiamato così per un bel po' di tempo. In ogni occasione, persino in pubblico.

“E poi non hai motivo di essere geloso.” sussurrò lei al suo orecchio. “Gaston non è mai stato il mio tipo.” aggiunse, scoppiando a ridere.

Gold sussultò di nuovo. Quando si riprese cercò di essere il più tranquillo possibile. “E sentiamo, amore mio, chi sarebbe il tuo tipo?”

“Mmm” mormorò lei, facendo finta di pensare. “Un certo Rumple, lo conosci?”

“Temo di no. Tuo marito non rischierà di essere geloso?”

“Oh, no.” disse lei e, prima di iniziare a baciarlo appassionatamente, aggiunse: “Credo proprio di no. Vieni qui, gelosone.”  


Storybrooke - Negozio di Gold

Gold osservò Belle, o per meglio dire Lacey, entrare alle dieci di mattina al Rabbit Hole. Un uomo le stava al fianco ed era palese che ci stesse provando.

Per quanto gli sembrasse strano, non provava gelosia, solo tristezza. Sapeva che Lacey non sarebbe andata troppo oltre, sapeva metterli al suo posto gli uomini. Da quando ostentava cattiveria e alcol in sua presenza, lei aveva accettato di buon grado la sua compagnia e il fatto di essere... di uscire con lui.

In ogni caso quella non era la sua Belle, forse era per questa consapevolezza che non riusciva a provare gelosia, o almeno non tanta quanto se ne sarebbe aspettato.

Sospirò e si diresse al negozio. Forse, su qualche vecchio libro o attraverso qualche oggetto, avrebbe trovato la soluzione per farla tornare, anche se ormai cominciava a non crederci più.

 

“Andiamo, solo un drink.”

Lacey guardò l'uomo dall'alto in basso. “Tu lo sai che sto con il signor Gold.”

L'uomo deglutì. Lacey rise, crudelmente.

“Non sai nemmeno cosa potrebbe farti, se sapesse. Ma lui non è qui, e io ho sete. Te lo concedo, non farmene pentire però.”

L'uomo si raddrizzò un po' ma rimase fermo. Lacey si girò. “Allora è proprio vero. In questa città non c'è nemmeno un uomo. Vattene, prima che il mio uomo ti trovi.”

La ragazza ghignò e fece un passo avanti per dirigersi al pub. Non fece in tempo a girarsi che andò a sbattere contro qualcuno.

“Belle!” Lacey finì per terra.

“Hey!” le si era rotto un tacco. Ruby le porse una mano per aiutarla ad alzarsi ma lei glielò allontanò con un gesto sgarbato.

“Guarda dove metti i piedi la prossima volta!”

“Stai bene?”

“Sarei stata meglio senza cadere a terra. Mi hai quasi rovinato il vestito.” Ruby la guardò e non trovò niente di simile all'amica che conosceva.

“Ma come ti sei conciata?”

Lacey la guardò e rise. “E tu lo chiedi a me? Togliti dai piedi.”

La superò e avanzò verso il pub.

“Belle, ma dove hai intenzione di andare?”

Lacey si girò irritata. “Io non sono Belle! Possibile che ora che lui ha smesso, ti ci metta tu? E chi diavolo sei?”

“Belle, io sono Ruby, la tua amica.”

Lacey la squadrò. “Tu lavori alla tavola calda?”

Ruby si illuminò. “Allora ti ricordi!”
L'altra però ghignò. “No, ma il vino lì fa schifo. E dovreste smetterla di cercare di propinarmi gli hamburger ogni volta che ci metto piede.”

“Ma Belle tu adori gli...”

“Non hai capito bene. Voi tutte sembrate non aver capito bene. Io-non-sono-Belle! E mi sto stufando di questa storia. Ora fammi passare, il mio bicchiere mi aspetta.”

“No.” fece Ruby “Questa non sei tu.”

Lacey la guardò con rabbia. “Vattene. Ora.” le diede uno spintone, facendola arretrare. Ruby inciampò e finì per terra, ferendosi un gomito.

Si aspettava che Belle le chiedesse scusa, la aiutasse. Invece la ragazza che aveva di fronte sogghignò ed entrò al pub.

 

“Ti fa male il braccio?” chiese Granny, vedendo che la nipote faticava a portare i piatti ai tavoli.

“No.” bofonchiò lei, allontanando dallo sguardo indagatore di sua nonna.

Era l'una, lavorava da poche ore eppure non riusciva a non pensare alla sua amica Belle. O a quella sconosciuta identica a lei. Solo che portava vestiti troppo corti perfino per lei, era arrogante, cattiva e molesta. Per non parlare dei pub. Belle era assuefatta dal tè freddo e si concedeva un bicchiere di birra solo di tanto in tanto, senza mai esagerare. Chi era allora quella ragazza?

Quando si accorse che stava spolverando la mano di un cliente invece del bancone capì che non poteva andare avanti così, voleva delle risposte.

“Nonna, faccio una pausa.” Agguantò la giacca e uscì prima di poter essere fermata da Granny.

Si diresse a grandi passi verso l'unico posto in cui poteva sapere qualcosa: il negozio di Gold.

Per quanto lo detestasse, in passato aveva avuto prova del suo amore per Belle, e di sicuro non poteva essergli sfuggito lo strano comportamento della giovane.

Entrò e si diresse subito al bancone.

“Signor Gold!” urlò.

L'uomo uscì dal retrobottega, zoppicando molto più del solito.

“Signorina Lucas, cosa posso fare per lei?”

“Cos'è successo a Belle?”

Gold sospirò e guardò in basso. “Regina ha fatto in modo che ricordasse un'altra vita, le ha dato un'altra vita. Una volta molto più...”

“Dissoluto? Crudele? Alcolica?” fece Ruby, agitata.

Gold annuì. “L'aspetto è di Belle e mi sembrava da alcune frasi che ci fosse ancora, sotto quella corazza, eppure... eppure non c'è. Sto cercando un modo di farla ritornare ma non ho trovato nulla.”

“Ma non può lasciarla così.”

“Pensi che a me faccia piacere? Pensi che se potessi riavere Belle, sceglierei Lacey?”

“Lacey?”

Annuì di nuovo. “Si, è così che si chiama ora. E ti conviene chiamarla così se non vuoi...”

“Essere aggredita. Lo so.” Gold all'inizio non capì bene ma poi vide un rigonfiamento sul braccio della giovane.

Ruby si accorse dello sguardo. “L'ho vista questa mattina e... mi ha fatto capire bene com'è la nuova Lacey.”

Lui si avvicinò e indicò il gomito. “Te l'ha fatto lei?”

“Non volontariamente. Mi ha spinto, ho perso l'equilibrio e...”

Lui le tirò su la camicetta rossa e le tolse la benda, osservando la ferita. Ruby si stupì di vedere un enorme dispiacere e dolore far capolino nei suoi occhi. Non avrebbe mai pensato che potesse provare sentimenti del genere.

“Mi dispiace tanto.” disse e le passò sopra con la mano. La ferita si rimarginò e la pelle tornò come prima.

Ruby la toccò e non sentì alcuna fitta.

“Questa non è più Belle, non pensare che lei avrebbe mai...”

“Lo so.” lo interruppe lei. “Spero solo che possa tornare come prima.”

“Lo spero anche io.” disse, mestamente.

Ruby annuì e si allontanò per uscire. Prima di aprire la porta però si voltò e tornò verso di lui.

Gli posò una mano sulla spalla, togliendola quasi subito. Era pur sempre lo stesso uomo che aveva causato un sacco di guai e che ogni mese veniva a chiedere loro l'affitto.

“Grazie.” mormorò e uscì.

Gold strinse le labbra, appoggiandosi ancora di più sul bastone. Aveva parlato così a Ruby ma dentro di sé sapeva che non c'era rimedio per ciò che le era capitato. Belle se n'era andata e l'unico modo per tenerla vicino a sé era accettare Lacey, a qualsiasi costo.
 

 

Belle mandò in buca l'ultima palla. Sbadigliò, annoiata. Alzò lo sguardo e guardò la posizione delle lancette sull'orologio appeso alla parete del pub.

L'una meno cinque si faceva sentire sullo stomaco. Aveva fame e le olive non la saziavano.

Forse Gold le avrebbe offerto il pranzo. Anzi, sicuramente. E avrebbe potuto bere ottimo schotch, in buona compagnia.

Buttò via la stecca e uscì dal pub, lasciando che lo sguardo dei tanti avventori si posassero sulle sue gambe nude. Sorrise tra sé, compiaciuta. Nessuno di loro valeva quanto Gold ma era comunque piacevole essere desiderata così.

Uscì dal pub e camminò scelta. Quando svoltò l'angolo fece per attraversare la strada ma si fermò.

La ragazza che quella mattina l'aveva fatta cadere a terra ora si stava dirigendo, anzi stava entrando nel negozio di Gold. Del suo Gold.

Che cosa poteva volere da lui? Probabilmente una proroga per l'affitto, o un prestito per rinnovare quel pietoso guardaroba.

Dopo poco decise di avvicinarsi. Si alzò un poco sui tacchi e sbirchiò dal vetri della porta, restando nascosta.

Stavano parlando, lui sembrava triste e lei gesticolava agitata.

“Ma che sta...?”

Gold le si era avvicinato e le aveva tirato su la camicetta, sfiorandola con le mani.
Rimase impietrita e contrita dalla gelosia che di colpo la assalì. Pensava di essere lei e solo lei nei suoi pensieri e nei suoi desideri. Chi avrebbe voluto qualcun altro, avendo lei?

Non si accorse nemmeno che la ragazza stava per uscire e, allora, l'avrebbero scoperta. Trattenne il respiro, pronta a spararle contro qualche frase cattiva e, se necessario, dandole una lezione come aveva fatto quella mattina.

Lei però tornò indietro e mise una mano sulla spalla dell'uomo.

“Tu...” mormorò Lacey, nascondendosi dietro una macchina proprio prima che l'altra uscisse.

 

 

Gold guardò l'ora. Erano le sette e mezza, fuori era buio e ormai era ora di chiudere. Andò nel retro a prendere la giacca. Mise a posto alcune boccette dentro un armadietto e, facendolo, posò lo sguardo su un sacchetto di seta blu. Lo accarezzò con le mani, sapendo che all'interno c'era l'ultima cosa che ancora gli ricordava Belle, la sua dolce e forte Belle.

Indugiò un po' fino a quando sentì la porta del negozio sbattere. Sbuffò, chiuse l'anta e tornò sul davanti.
“Siamo chiusi.” disse, ma si fermò non appena vide Lacey di fronte a lui.

“B... Lacey. Che ci fai qui?”

“Perchè? Ti rovino il gioco?”

Gold la guardò senza capire. Lei si avvicinò, barcollando. Era ubriaca e l'odore lo confermava.

“Ti ho visto questo pomeriggio, con quella lì. E così ti accontenti delle cameriere? Pensavo avessi un gusto migliore.”

Gold aprì la bocca, sorpreso. “Lacey, hai frainteso.”

“Pensavo mi volessi. Non sono abbastanza per te?” lei gli era vicina e ora sembrava più calma e più... sensuale.

“Certo che lo sei. Sei molto più che...”
“E allora perchè la stavi toccando?!” gli urlò in faccia. Lo spinse e lo fece indietreggiare. “Forse non ti piace questo?” disse, aprendo un paio di bottoni della camicetta che aveva addosso, mostrando una dose ancor più generosa di decoltè.

“Avanti, dimmelo.”

Lui indietreggiò ancora. “Hai frainteso. Io voglio te.”

Lacey sorrise, soddisfatta. Lo spinse ancora indietro, facendolo andare a sbattere contro una teca.

“E allora dimostramelo.”

Lui la guardò e la tirò verso di sé. Lei si impossessò subito della labbra dell'uomo, mordendole avida. Infilò una mano sotto la camicia dell'uomo divorando ogni centimetro della pelle dell'uomo.

Gliela strappò col gilet e gli morse il labbro, tanto da farlo sanguinare. Gli bloccò il polso con una mano, quella che si era staccata dal petto dell'uomo.

“Osa ancora fare una cosa del genere e te ne pentirai.”

Gold chiuse gli occhi, sentendo le labbra della giovane arrossargli il collo fino a scendere sul petto.

In un altra circostanza sarebbe stato piacevolmente catturato da quei baci famelici e dalle mani che stava scendendo ai pantaloni. Sentire la pelle di Belle sulla sua sarebbe stato paradisiaco ma lei non era Belle.

Aprì gli occhi guardando verso il retrobottega, attraversando con lo sguardo i muri e l'anta dell'armadietto, fino a raggiungere il sacchetto di seta blu e oltrepassare anche quello per posarsi sui resti di un ricordo preziosissimo: la sua Belle.

 



Storybrooke - scuola elementare, negozio di Gold, casa Gold (futuro)

“Rumple...” mormorò Belle, tenendo il telefono schiacciato tra le guancia e la spalla.

Gold rispose subito, contento di sentire la moglie e potersi prendere un piccolo minuto per loro.

“Non ce la faccio ad andare a prendere la bambina, devi andare tu.”

Era già pronta a controbattere dicendo che i libri battevano i suoi rari oggetto quando sentì la voce calma dell'uomo parlare: “D'accordo.” guardò l'orologio. Doveva sbrigarsi, la figlia sarebbe uscita da scuola entro pochi minuti. “La porto al negozio e poi torniamo a casa.”

“Si, ma falle fare tutti i compiti quando siete lì.”

“Ma certo, tesoro.”

“Rumple, sto parlando sul serio.”

Gold alzò gli occhi al cielo. “Si, d'accordo.”

“E non devi farglieli tu!”

Gold tentò di calmarla, invano.

Belle mise giù il telefono e sbuffò correndo per la città. Doveva ritirare un pacco di libri prima che la posta chiudesse. Ma il corriere doveva ammalarsi proprio il giorno in cui si era messa quei tassi?

Gold invece prese la giacca, chiuse il negozio e si incamminò verso la scuola elementare di Storybrooke.

Quando arrivò Rose stava saltellando con un bambino mentre una donna dai capelli biondi, corti fino alle spalle, rideva, guardandoli.

“Papà!” strillò la bambina non appena lo vide.

Lui sorrise e, chinandosi, aprì le braccia; la piccola gli corse incontro e gli saltò tra le braccia, facendosi sollevare, tutta contenta.

Tenendola in aria le diede un bacio sulla guancia. “E' tanto che aspetti?” chiese, rimettendola giù.

La bambina si morse il labbro, sorridendo.

“Non lo so.”

Gold sorrise. Non lo sapeva perchè si stava divertendo con il suo amico.

“Buongiorno.” la signora bionda gli venne incontro, sfoderando un sorriso e porgendogli una mano.

Lui la strinse, ricambiando il sorriso.

“Grazie per aver badato a mia figlia.” disse lui, tornando a osservare la piccola Rose che inseguiva l'altro bambino.

La donna rise. “Oh, ma è stato un piacere! Il mio Evan adora Rose così tanto che sarebbe stata una crudeltà dividerli. E poi Rose è così simpatica e bene educata che è difficile staccarsene.”

“Non lo dica a me.” disse lui.

Fece per congedarsi quando la signora bionda gli toccò per un braccio, continuando a fare conversazione. Molti anni addietro Rumple l'avrebbe liquidato subito, mentre ora si costrinse a mostrarsi interessato a ogni sua parola.

In fin dei conti poteva anche sopportare la voce stridula in cambio della gioia sugli occhi di sua figlia, che correva spensierata.

 

“Ruby, non è il momento.” Belle stava tornando dall'ufficio postale, tenendo un pesantissimo scatolone pieno di libri e, allo stesso tempo, anche il telefono.

“Ma ti devo raccontare com'è andato l'appuntamento!”

“Ruby, ti prego.”

“No, che ti costa per due minuti?”

“E va bene.” sbuffò Belle, col sudore che le imperlava la fronte.

Ascoltò l'amica pensando che, se si sarebbe sbrigata, avrebbe potuto intercettare il marito e la figlia.

L'avrebbe presa in braccio -adorava che sua figlia andasse a scuola, ma le mancava immensamento ogni istante che passava lontano da lei- e avrebbe approfittato di suo marito per aiutarla a trasportare quel peso.

“Non lo so davvero come interpretarlo. Tu che dici?”

“Io direi che...” la voce le morì in gola.

Davanti alla scuola c'era suo marito che stava sorridendo a una donna che si appoggiava, molto poco castamente, al suo braccio, avvicinandosi sempre più.

Rimase lì imbambolata, aspettando che il suo Rumple la allontanasse. Non successe nulla di ciò.

Anzi, le risate della donna aumentavano e anche le mani avviluppate su suo marito.

Lo scatolone quasi le cadde.

“Belle? Ma mi stai ascoltando?”

Belle si riscosse e strinse con rabbia e più forza lo scatolone.

“Si, scusa Ruby ma devo andare.” chiuse la chiamata e, fumante di gelosia, si diresse in biblioteca. Entrò sbattendo la porta e facendo cadere lo scatolone sul bancone.

 

“Ma papà! Ci sono così tante cose interessanti qui...”

Rosie osservava i vari oggetti nel negozio del padre.

“Lo so, la curiosità l'hai presa dalla mamma. Ma è stata proprio lei a dirmi che devi finire tutti i compiti. Dai, ti manca solo una riga.”

Rose fece il broncio, portando in avanti le labbra.

Gold allora si avvicinò alla bambina. “Non vorrai mica che mamma sgridi anche me?”

Rose guardò in giro. “No. Anche se...”

“Anche se?”

“Anche se è divertente.” La piccola scoppiò a ridere.

Gold aprì la bocca a o, falsamente stupito.

“E' così che la pensi?” si portò una mano al cuore. “Così mi ferisci...” recitò come se una freccia gli avesse oltrepassato il petto.

“Oh no, papà! Guarda.” disse lei. Con la lingua in fuori, tra le labbra, finì tutti i compiti in meno di cinque minuti.

“Ecco!”

“Bravissima, tesoro mio.” Lui si chinò e le baciò la nuda.

Lei rise di gioia. “Ora posso giocare?”

“E se invece di stare tra queste cianfrusaglie andassimo a prendere un gelato?”

“Un gelato?” La bimba si illuminò. Come il padre nutriva una passione spasmodica per il gelato.

“Sei stata brava a finire i compiti. Ti meriti un premio.”

Rose batté le mani tutta contenta. Gold le mise addosso la giacca e, prendendola per mano, uscirono dal negozio.

“E' davvero buono.”

Gold sorrise. “Lo vedo, ti sei sporcata tutta la faccia.”

Poco prima di arrivare alla porta della loro grande casa color rosa salmone si fermarono. Gold si chinò e con un fazzoletto le ripulì il volto.

“Pensi che la mamma si arrabbierà?” chiese lei, ora preoccupata.

“Per il gelato?” La bimba annuì.

“Facciamo che rimane un piccolo segreto tra di noi. Gliene parlerò io stasera.”

“Grazie.” disse lei, saltandogli al collo. Scese giù e trotterellò verso casa, spalancando la porta d'ingresso e correndo all'interno.

Sparse tutte le sue cose sul pavimento e, dopo aver dato un bacio alla madre, corse in camera sua a controllare il pesce rosso che le aveva regalato Ariel.

Gold entrò in casa e raccolse quasi tutte le cose della figlia.

Andò in cucina e trovò sua moglie di spalle, ai fornelli.

“Ciao, amore.” le cinse la vita con le mani e si avvicinò per darle un bacio.

Belle però si divincolò, facendo intendere che era troppo impegnata con i fornelli. “Ciao.” lo salutò secca.

Lui si sedette al tavolo, stanco.

“Com'è andata la giornata?”

“Piena di sorprese.” disse soltanto.

Gold osservò la moglie, c'era qualcosa di strano. Che si fosse accorta del gelato?

“Belle...” cominciò lui, ma lei lo interruppe.

“E' quasi pronto, vai a lavarti le mani. E controlla che anche Rose se le lavi.”

“Si, signora.” disse lui, cercando di farla ridere. Belle però rimase seria mentre mescolava l'insalata.

La cena fu animata solo dalle chiacchiere della bambina che, entusiasta, raccontava le mille cose che aveva imparato a scuola.

Mentre la piccola era sprofondata nel divano di fronte ai cartoni animati, Gold aiutò la moglie a spreparare.

Quando ebbero finito era già le nove di sera.

“Rose, devi andare a letto, è tardi.” disse Belle, avvicinandosi alla figlia.

“Mamma, ti prego, altri cinque minuti.”

“No, va' a lavarti i denti.” disse Belle, mettendo a posto alcuni cuscini.

“Ma la mamma di Evan lo lascia fino alle nove e un quarto!” protestò.

“Be', io non sono la mamma di Evan.” rispose Belle.

La bimba, imbronciata, balzò giù dal divano e salì di sopra.

“Vuoi che guardiamo un po' di tv prima di andare a letto?” chiese Gold, avvicinandosi.

“No, sono stanca. Io vado a letto.” Belle, senza nemmeno guardarlò, salì le scale e andò a controllare che la bambina si stesse lavando e cambiando per andare a dormire.

Quando l'uomo finì di lavare i piatti, si asciugò le mani sul grembiule e, toltolo, salì le scale, dirigendosi in camera da letto.

Belle era già sotto le coperte, girata sul fianco.

Dopo essersi messo il pigiama, raggiunse la moglie ma, non appena si infilò a letto, Belle si voltò, dandogli le spalle.

Gold la abbracciò da dietro e le baciò la spalla.

Lei si scostò.

“Belle, tutto bene?” chiese lui.

“E perchè non dovrebbe?” sputò acida lei.

“Perchè sei strana questa sera, sei così fredda.”

“L'hai già avuta la tua dose di calore oggi.”

Gold rimase zitto senza capire. “Ho fatto qualcosa che non va?”

“Oh! Ora mi chiedi se hai fatto qualcosa che non va?” sibilò lei.

“Belle, se è per il g...”

Belle si girò furente e gli assestò un pugno sulla spalla.

“Ahi! Belle! Ma era solo un...”

“Solo?! Ti devo ricordare come hai reagito quando Whale mi ha guardata per un secondo per strada?”

Gold corrugò la fronte. “Ma di cosa stiamo parlando?”

Belle sospirò, irritata. “Non fare finta di niente! Ti ho visto questo pomeriggio con quella che ti toccava e tu ridevi. Davanti a nostra figlia!” Belle ora era seduta a letta, quasi urlava.

Gold rimase a bocca aperta. Di colpo capì tutto.

“Ma Belle io...”

“Sei un verme.” disse lei, prima di aggiungere altri mille insulti.

“Sei gelosa, tesoro?” Gold non riuscì più a trattenersi e scoppiò a ridere.

Belle gli assestò un altro pugno. “E non chiamarmi tesoro!”

“Belle! Belle! Calmati, ti prego.” La bloccò per i polsi. La moglie si agitò tanto che per bloccarla le finì sopra.

I loro visi ora erano vicinissimi.

“Togliti!” strillò Belle.

“Amore mio, hai frainteso tutto.”

“Non mi pare proprio.”

Gold le raccontò com'erano andate le cose, senza muoversi da lei.

“Non ti tradirei mai, amore mio. Lo sai che amo solo te.”

Belle sembrò calmarsi.

“E così tu stavi solo aspettando Rose.”

“Ma si. E poi me lo hai detto tu che devo smetterla di essere scostante con la gente. Per una volta che faccio finta di essere gentile con un'oca del genere, tu mi prendi a pugni?”

Belle si morse il labbro.

“Sei più tranquilla ora?”

Belle annuì, senza proferire parola.

Lui la baciò dolcemente e lei ricambiò il bacio.

“Rumple, scusami...”

Lui rise. “ E io che pensavo fosse per il gelato! Be', in ogni caso, mi fa piacere che tu sia gelosa.”

Belle lo guardò. “E perchè?”

“Perchè significa che mi desideri ancora. Non che non sia un uomo ancora molto affascinate.” Gold ghignò e Belle alzò gli occhi al cielo.

“E poi sei così bella quando ti arrabbi.” mormorò lui, prima di chinarsi a baciarle il collo.

“Rumple, stai forse cercando di sedurmi?”

“Dipende, tesoro. Ci sto riuscendo?”

Lei fece finta di pensarci. “Un po' si. Nonostante l'età, sei pur sempre un uomo affascinante.”

Gold si alzò a fissarla sorpreso. Belle sorrise, compiaciuta del fatto di essersi presa una piccola rivincita con quella frase. Poi lo prese per la maglietta e lo baciò di nuovo.

“Vediamo se mi fai passare tutta la gelosia.” mormorò sulle sue labbra, sentendo le mani dell'uomo stringerle i fianchi.

Ben presto i pigiami volarono via, lasciando i loro corpi senza più barriere a separarli.

A un certo punto Belle, si staccò dalle labbra dell'uomo, e chiese: “Ma quale gelato, Rumple?”

Gold sorrise e la baciò di nuovo per non dover dare altre spiegazioni. Anche perché non osava pensare a cosa Belle avrebbe fatto, o meglio, colpito questa volta.






Note dell'Autrice
Mi sembra un incubo, è finita. Non mi pare vero, mi sembra ieri di aver postato il primo prompt, in ansia che fosse un fallimento. Confido però che la Rumbelle week (o comunque qualcosa del genere) possa ripetersi di nuovo, è stata davvero un'idea fantastica.
Questo è il prompt che ho affrontato per penultimo, con grandi dubbi in testa. Ma andiamo per ordine: come al solito ho voluto porre per primo il mondo delle favole, con un Rumple geloso -anche se lui non lo ammetterà- alla vista del passato di Belle con Gaston. Ho voluto inserire una sorta di pensatoio (avendo spulciato "Il Calice di fuoco" questa estate), anche se in realtà non è niente del genere. Mi serviva tuttavia qualcosa che mi permettesse di far leggere i ricordi di Belle a Rumple e ho preso in prestito l'idea dalla Rowling, che non me ne voglia.
Voglio precisare che lui non si è subito reso conto di essere geloso perchè ciò avrebbe voluto dire ammettere i propri sentimenti, anzi, ammettere di avere dei sentimenti del genere. 
Ho voluto inserire anche un espisodio con Belle più piccola perchè... be' perchè mi affascina un sacco come argomento e vorrei tanto vederlo nella serie, se un giorno mai riuscirò a mettermi in pari come tutte voi. 
Il secondo episodio invece, quello di Storybrooke presente, non è un gran che, forse può sembrare improbabile ma ci ho pensato spesso. Se molte cose del mondo delle favole sono state trasportate a Storybrooke, allora forse anche Gaston-rosa-mozzata può essere da qualche parte. Diciamocelo, sarebbe divertente vedere quanto scompiglio porterebbe, lasciando sempre inteso che non deve dare troppi -e lunghi- problemi alla nostra coppia preferita. Forse si metterebbe a corteggiare Ruby...
In ogni caso, se vi ho delusi con l'improbabile sogno, spero di essermi riscattata in parte -ma non ci spero molto- col finale fluff.
Per quanto riguarda l'episodio con Lacey, giudicate voi. Mi è dispiaciuto nella serie non vedere cosa Ruby avesse da dire sui vestiti dell'ex -ex non trattandosi  di Belle- amica. Peccato  che non ci sia stato. E' stato per questo che le ho fatte scontrare. Mi chiederete perchè Ruby parli e sia quasi buona con Gold; ebbene, l'ho preso da alcune scene. In primis dall'episodio 2x04, precisamente dallo sguardo di Ruby quando Gold dice che lo scialle -o quello che era-, che Belle aveva lasciato al bar, glielo aveva dato lui per proteggerla dal freddo. Poi dal fatto che Ruby ha trasportato per pochi metri il povero Gold ferito, di ritorno sulla nave di Hook da New York. Avendolo già toccato, non ha avuto paura di... bruciarsi (?) al contatto. Ora, perchè Lacey è gelosa? Perchè odia essere messa in ombra da qualcuno. E' un tratto che le ho aggiunto io ma se vi ricordate la faccia seccata di quand'è stata interrotta dagli Charming nella penultima puntata della seconda serie allora mi capirete. Gold è il suo cattivo, di nessun altra. E sotto sotto c'è sempre Belle che lo ama -molto sotto, ahime- per cui è naturale che lui le interessi. Spero abbiate compreso il mio sproloquio.
L'ultimo episodio l'ho voluto stanziare nel futuro, quel futuro allietato dalla piccola e pimpante Rosie. Mi sono immaginata Gold aspettare la figlia fuori da scuola, con un sorriso furbetto nonostante le occhiate degli altri genitori, e mi sono detta: "Il fascino ce l'ha, possibile che nessuna mamma lo noti?". Inoltre dovevo fare 50 e 50, rendendo Belle gelosa. E' stato troppo divertente, talmente tanto che spero che anche voi possiate provarlo leggendo.
Lo so, Belle non è tipo da essere gelosa e credere che Rumple la tradisca ma tenente conto che sono sposati già da un bel po' d'anni, può non essere la prima volta che qualche mamma lancia un'occhiata al marito e soprattutto era stressata fino all'inverosimile, per cui la si può scusare e comprendere.
Ho voluto concludere così, con un bel po' di fluff nel finale perchè adoro i lieto fine, quelli che purtroppo nella vita non ci sono. E ho voluto anche, ma l'avrete notato, descrivere in quest'ultimo capitolo tutti le situazioni e i mondi possibili, per poter dare a tutti l'opportunità di leggere ciò che preferisce. Forse sono riuscita un po' meno a legarli rispetto agli altri, ma la gelosia c'è sempre, che sia per Gaston, per Ruby o per... quella un-po'-troppo-allegra-mamma che è stata sullo stomaco anche a me.
Allora, vi è piaciuta questa raccolta? Spero proprio di si, ma spero soprattutto che l'iniziativa vi sia piaciuta. Io l'ho apprezzata tantissimo sia come autrice che come lettrice, pur non essendo ancora in pari con la letture delle altre storie, causa bruciore degli occhi (le luci dello schermo mi stanno uccidendo).
Il titolo vi apparirà criptico o addirittura  estraneo a ciò che ho scritto ma c'è una ragione se l'ho messo -sebbene moltissime cose da me fatte sia assurde e senza senso- per questo ultimo capitolo. Ciò che gli occhi non vedono si riferisce sia ai vari capitoli che alla loro storia in generale. Gli occhi sono riusciti a carpire solo gesti amorosi verso altre persone suscitando gelosia nei due, quando invece non c'era nulla di amoroso o passionale in essi. Inoltre, se Belle si fosse fermata a guardare solo con gli occhi Rumple, e quindi non col cuore, non avrebbe visto che sotto la Bestia c'era il suo Vero Amore. Così anche Rumple; solo quando ha smesso di osservare con gli occhi e ha dato un piccolo spazio al suo cuore -per non parlare degli altri sensi, ricordiamo la caduta, e quindi il tocco, galeotta- ha intravisto che Belle non era solo una domestica per lui, ma una vera e propria salvezza, oltre che l'amore della sua vita.
Vorrei dire di più ma finirei solo per essere molto malinconica a causa della fine della Rumbelle Week, così preferisco passare ai ringraziamenti.
Un grande grazie a tutti coloro che mi hanno fatto sapere cosa ne pensavano dei vari capitoli. Le vostre parole sono state più che preziose e neanche immaginate quanto io le abbia apprezzate. Un grazie in particolare a padme83, Ariki, Stria93 per aver commentato il capitolo precedente. Un grande abbraccio virtuale.
Un grazie a tutti i lettori silenziosi, spero che quest'ultimo capitolo vi sia piaciuto tanto quanto a me è piaciuto scriverlo.
Un grazie grosso come un camion a tutti coloro che hanno aggiunto la storia tra le preferite, seguite, ricordate.
Un grazie a tutti coloro che hanno scritto sui Rumbelle e a chi ha speso tempo per leggere le varie storie pubblicate questa settimana. Infine un grandissimo grazie a chi ha indetto la Rumbelle Week, penso che un bell'applauso ve lo meritiate per questa stupenda iniziativa che ha dato maggior spazio a questa bellissima coppia. Spero che l'esperienza si possa ripetere.
Che altro dire? Niente di sensato, ovviamente. Alla prossima Rumbelle, vostra o mia.

 

  
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