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Autore: Namixart    14/10/2014    3 recensioni
- Sai, penso che tu stia meglio, senza occhiali. - osservò, avvicinandosi a Harry.
- Mai pensato di provare le lenti a contatto? -
- No, grazie. Mai pensato di restituirmi gli occhiali? - replicò il ragazzo, identificando finalmente la sagoma scura tra le mani di Ginny.
Lei sbuffò.
- Non credo proprio. - disse.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Studiare Storia della Magia era dannatamente impossibile di sera. Harry poteva soltanto ringraziare Piton se si era ritrovato costretto a cercare di mandare a mente date e luoghi alle undici di sera. Il professore di Pozioni aveva assegnato un tema lungo due rotoli e mezzo di pergamena a proposito delle Maledizioni Senza Perdono. Perché, poi, avesse riproposto un argomento già affrontato al quarto anno, era un mistero. Probabilmente voleva solo divertirsi con gli studenti, illustrando accuratamente i dettagli del tipo di dolore che provavano le vittime della Cruciatus e cose del genere.
Harry aveva speso l’intero pomeriggio a scrivere quello stupido tema, e adesso non gli rimaneva molto tempo per studiare Storia della Magia. Il ragazzo guardò sconsolato la pagina, mettendo a fuoco una sola parola: calderoni.
Calderoni? Non stava leggendo del secolo di guerriglie tra Lupi Mannari e Goblin?
Harry decise che aveva bisogno di una pausa. Si tolse gli occhiali, li appoggiò sul bracciolo della poltrona e sospirò, stropicciandosi gli occhi.
Lasciò vagare lo sguardo - annebbiato - per la Sala Comune Grifondoro. Era deserta, a quell’ora. Tutti gli studenti erano ormai andati a dormire, anche Ron ed Hermione. Lei aveva finito tutti i compiti nel giro di un paio d’ore, mentre Ron aveva deciso di darsi malato a Difesa, il giorno dopo. Harry si lasciò sfuggire una smorfia di disappunto. Avrebbe volentieri fatto come l’amico, ma aveva saltato abbastanza lezioni di Piton per passarla liscia.
A conti fatti, non aveva altra scelta che finire di studiare quello stupido capitolo e sperare che Rüf non avesse voglia di interrogare il giorno dopo.
Harry allungò una mano per recuperare gli occhiali ma, dopo un minuto in cui aveva tastato al buio il bracciolo, si rese conto che non c’erano. Alzando gli occhi dal libro, si rivolse verso il punto in cui li aveva lasciati, solo per trovarsi davanti una sagoma indistinta. Da quel che riusciva a capire, era una ragazza con i capelli rossi legati in una treccia morbida laterale che indossava un pigiama azzurro. Quando lei ridacchiò, evidentemente divertita dalla sua espressione confusa, Harry si rese conto che si trattava di Ginny.
- Sai, penso che tu stia meglio, senza occhiali. - osservò, avvicinandosi a Harry.
- Mai pensato di provare le lenti a contatto? -
- No, grazie. Mai pensato di restituirmi gli occhiali? - replicò il ragazzo, identificando finalmente la sagoma scura tra le mani di Ginny.
Lei sbuffò.
- Non credo proprio. - disse.
Probabilmente stava ghignando, ma Harry non era davvero in grado di capirlo.
- Per favore, Gin. Devo finire di studiare. - sbadigliò, tendendo una mano.
Ginny, per tutta risposta, scosse la testa vigorosamente e si infilò gli occhiali.
- Come sto? - chiese, con un atteggiamento pomposamente scherzoso.
- Te lo direi volentieri, se riuscissi a vederti. - rispose Harry, strofinandosi gli occhi.
Ginny, allora, si avvicinò di qualche passo alla poltrona.
- Adesso? -
- Neanche. - sospirò Harry, scuotendo la testa.
Lei sbuffò, e si sedette sul bracciolo, accanto a lui. Vedendo che strizzava ancora gli occhi sbottò, esasperata:
- Ancora niente? -
Harry si strinse nelle spalle.
- Non è che porto gli occhiali per figura, eh. -
Gli occhi avevano cominciato a bruciargli per la stanchezza, quindi li chiuse per qualche secondo.
Quando li riaprì, le iridi castane di Ginny erano a un centimetro dal suo viso.
- Adesso sono vicina abbastanza? - chiese.
Harry scosse nuovamente la testa. Prima che lei potesse dire o fare qualsiasi cosa, le prese il viso tra le mani e la baciò.
Quando si separarono, le tolse delicatamente gli occhiali - che, per la cronaca, le stavano bene - e disse:
- Così era “abbastanza vicina”. - 
  
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