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Autore: TaliaAckerman    15/10/2014    2 recensioni
[Revisione in corso]
Il secondo atto della mia personale saga dedicata a Fheriea.
Dal terzo capitolo:
- "Chi hanno mandato?- mormorò Sephirt dopo essersi portata il calice di liquido rossastro alle labbra. – Chi sono i due maghi?
- Nessuno di cui preoccuparsi realmente. Probabilmente due che dovremmo avere difficoltà a riconoscere. Una ragazzo e una ragazza, lei è quasi una bambina da quanto l’infiltrato mi ha riferito. Credo che ormai l’abbiate capito: non devono riuscire a trovarle.
- E come mai avete convocato noi qui? – chiese Mal, anche se ormai entrambi avevano già intuito la risposta.
Theor rispose con voce ferma: - Ho un incarico da affidarvi"
Se volete sapere come continua il secondo ciclo di Fheriea, leggete ^^
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'II ciclo di Fheriea'
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Note: salve gente, sono tornata con un nuovo capitolo ^^
E... sì, so di aver ritardato di parecchio con la pubblicazione... speravo di riuscire a pubblicare entro la fine di settembre e invece... eh, niente xD D'altra parte per l'ennesima volta non ho ricevuto nessuno recensione al capitolo precedente (sigh!) quindi ho deciso di prendermela un po' più con calma. Nel caso ve lo steste chiedendo sì, è il mio modo da disperata per chiedervi un parere: insomma, so che tanti di voi non avranno tempo o voglia, o magari semplicemente preferiscono leggere soltanto, ma mi bastano poche righe, anche solo qualche consiglio o parere.









PARTE TERZA

L'ULTIMA PIETRA


21








Quello per Amaria fu sicuramente il tragitto più eterno ed angosciante che Jel e Gala avessero mai dovuto affrontare. Per raggiungere il confine con le Terre del Nord i due Consiglieri impiegarono più di due giorni, e contando che per raggiungere la capitale mancavano ancora parecchie miglia, Jel sapeva che l'agonia si sarebbe protratta ancora per un po'. Non sapeva in tutta onestà che cosa fosse peggio: se cavalcare verso il pericolo e l'incertezza per periodi interminabili o l'idea di giungere finalmente a destinazione. Mentre, in sella ai soliti cavalli di Kor, si muovevano per le fredde pianure che caratterizzavano la parte meridionale del Nord, Jel constatò che probabilmente la loro attuale destinazione si sarebbe trasformata anche nella loro tomba.
Non dire idiozie! si rimproverò mentalmente, inutile dire che la cosa non servì affatto. Avrebbe fatto di tutto per non darlo a vedere, ma era assolutamente terrorizzato all'idea di mettere davvero piede nella terra dei Ribelli. Lì, potenzialmente, tutti potevano dimostrasi nemici. Avrebbero dovuto fare attenzione a non fidarsi di nessuno. Il mago aveva sempre pensato che le esperienze difficili, il dolore e le angosce temprassero il carattere e la personalità delle persone, ma la cosa non era avvenuta come si era aspettato: il significato del concetto di "tempra" fino ad allora per lui era stato una sorta di "abituarsi" alle situazioni di quel genere fino a farle divenire - se non parte integrante della proprio vita - almeno qualcosa di sopportabile, la cui difficoltà nell'essere affrontate sarebbe diminuita sempre di più. A lui non era accaduto questo.
Neppure ora la morte di Camosh, i duelli affrontati con Mal, Sephirt e persino quegli imbecilli che avevano incontrato a Tharia tanto tempo prima erano elementi la cui importanza si fosse affievolita. Dentro di sé provava ancora un terribile senso di vuoto e di mancanza per la scomparsa del suo maestro, non che l'idea di poter affrontare altri Ribelli gli fosse poi così congeniale. Aveva paura, aveva paura esattamente come se quella fosse la prima spedizione a cui fosse stato sottoposto. Forse ora anche di più, perché aveva avuto modo di conoscere quanto effettivamente pericolosi e spietati i Ribelli fossero, e fino a dove avrebbero saputo spingersi per ottenere i propri scopi.
Eppure - doveva ammetterlo - almeno una cosa era cambiata. Avrebbe tanto desiderato abituarsi al proprio nuovo tipo di missioni, diventare più disinvolto, più spregiudicato, ma ciò non era accaduto. Però aveva imparato ad accettarle.
Si trovava lì, in quel momento, non a Tamithia, non a Grimal, non al sicuro. Avrebbe lottato, di questo era certo, non avrebbe abbandonato il proprio compito. Non perché lo volesse, non perché desiderasse una qualsiasi rivalsa sui Ribelli, ma perché era consapevole che fosse la cosa giusta da fare. L'unica sua strada, al momento.
- Vedo qualcosa, Jel! - esclamò d'un tratto Gala, rallentando l'andatura del proprio cavallo, al che il giovane la imitò.
- Amaria... - constatò mentre i loro sguardi erano puntati sui profili degli edifici di pietra in lontananza. - Siamo arrivati, dunque.
Come se quelle parole avessero stranamente rimarcato il concetto, il suo cuore prese ad accelerare i battiti. Stai calmo. Piedi per terra e sii lucido.
- Che facciamo?- la voce di Gala era malferma, voce da cui trapelavano tutte le sue tremende incertezze. Jel vi vide rispecchiato anche se stesso, ma era lui il capo, Gala faceva affidamento su di lui; non poteva permettersi di cedere alla paura.
- Dici che ci conviene aspettare ancora per l'incantesimo di disillusione?
Lui rifletté un attimo, poi rispose:- Non credo. Forse è meglio farlo subito: qui non rischiamo di essere avvistati, potremo provare parecchie volte. Lo sai che è parecchio complicato...
- Lo è per me come lo è per te - ribatté la ragazzina con stizza. - E io ce la posso fare.
- Bene allora - il mago si sforzò di sorriderle. - Cominciamo. Ah, dovremo lasciare qui i cavalli temo...
- Non possiamo mimetizzare anche loro?- domandò Gala stupita. - Sarebbe la cosa migliore, no?- ma Jel scosse la testa. - Se cavalcassimo fino alla città faremmo troppo rumore e saremmo subito scoperti - le fece notare. - Ricordati che la disillusione non rende anche incorporei, solo scarsamente visibili agli altri.
- Se solo potessimo renderci invisibili come quella Sephirt... - sbuffò allora Gala smontando da cavallo e saltando sull'erba. Jel la imitò, e non poté fare a meno di pensare nuovamente all'arcano della strega con i capelli rossi. Come diavolo aveva fatto a perdere completamente le proprie sembianze umane?
Il mago si convinse ad allontanare quel pensiero disturbante, mentre con gli occhi chiusi passava una mano sul muso dei due esemplari. Applicò la stessa formula che aveva utilizzato ore prima per addormentare Ftia, ma con più intensità. Alla fine, quando i due cavalli si piegarono cadendo a terra, spiegò in fretta alla compagna:- Sono solo addormentati, tranquilla. Quando torneremo scioglierò l'incantesimo e staranno benone.
- Wow, Jel, non credevo sapessi curarti anche degli animali - commentò lei con una risatina nervosa. - E adesso... ehm... cominciamo?
Jel annuì, sedendosi a terra e invitando Gala a fare lo stesso. Sapeva che la strega non aveva mai praticato quel tipo di incantesimo, ma in linea di massima avrebbe potuto farlo lui per lei. Prima però voleva provare ad insegnarglielo. - Allora... ricordati cosa ci hanno insegnato - disse con una forzata calma. - Per eseguire un incanto impegnativo come questo, le prime volte devi concentrarti in maniera assoluta. Chiudi gli occhi ora.
Per una volta Gala non ebbe nulla da obiettare e fece come le era stato detto.
Jel rimase a fissarla; avrebbe applicato su se stesso l'incantesimo una volta finito con lei.
- Pensa di trovarti nella tua casa, a Grimal. Ma devi guardarti come se tu fossi dinnanzi ad uno specchio. Distingui ogni particolare di te stessa, ti osservi come se tu fossi qualcun altro.
Regola il respiro, Gal, e non parlare. Ora immagina che i particolari del tuo volto diventino man mano meno nitidi. Non cogliere più la tua espressione. Ora non cogliere più nemmeno i tuoi vestiti, i tuoi capelli. Sei una sagoma vuota, trasparente - s'interruppe un attimo, cercando le parole più adeguate da pronunciare. - Cominci a intravedere ciò che si trova dietro di te, diventa sempre più nitido, mentre tu sempre più confusa. Di te esistono solo più i contorni.
Udì l'amica trattenere il fiato, segno che l'applicazione stava funzionando. Gala era concentratissima, e i risultati si vedevano: i lineamenti del suo volto e i colori della sua figura cominciavano davvero a sbiadire.
Ora veniva la parte più difficile.
- La formula la conosci, Gala. Pronuncia la parola Varjia, fallo a lungo, intensamente. Fallo finché non avverti che è il momento di tornare.
- Ma come faccio a saperlo?- la sua voce tremò. - Non parlare, ti ho detto. Resta concentrata e ce la farai. Avanti, Varjia... Varjia...
Le labbra della ragazzina si mossero piano, pronunciando la parola in Fladjir.
- Varjia... Varjia... Varjia... Varjia... Io... Non so se ce la faccio, Jel...
- Fidati di me - la rassicurò lui, ma non era convinto completamente. Gala si stava perdendo, era troppo in ansia...
- Respira. Respira, ce la puoi fare. Non ti vedi più. Non ci sei più. Ci sei quasi riuscita...
Era vero in parte: entrambe le gambe della strega erano ormai molto più simili ad uno strato di vetro trasparente, ma dal busto in su continuava a resistere.
- Varjia... Varjia... Varjia...
- Concentrati, Gala, va tutto bene. Fidati di me.
- Varjia...
Jel esultò mentalmente. Finalmente, anche i resto del corpo della,ragazzina era stato modificato dall'incantesimo. Davanti a lui c'era una Gala in stato di completa disillusione.
- Jel, Jel non ce la faccio. Non mi sento bene... Jel!
- Puoi aprire gli occhi ora - la calmò il giovane. - È finita, hai visto?
Gala riapri piano le palpebre, e incredula guardò ciò che era riuscita a fare. - Jel... Mio dio, ce lo fatta!
- Che ti avevo detto?- ribatté lui con un sorriso. Ancora una volta, lei non lo aveva deluso: non era da tutti praticare un incantesimo di disillusione a soli quindici anni. - Ma mantieni la concentrazione; se le tue difese si abbassano sarà più difficile controllare l'incantesimo.
Ora tocca a te.
Jel chiuse gli occhi e si apprestò a cominciare. Aveva applicato su se stesso l'incantesimo di disillusione due volte nella propria vita, e solo la seconda era riuscito a dominarlo appieno. In ogni caso ormai era fuori allenamento da parecchio tempo. Una parte i lui - la più infantile, sciocca ed istintiva - sperò di cavarsela un po' più in fretta dell'amica. Ed effettivamente ce la fece: impiegò solamente una decina di secondi per attuare la visualizzazione dell'immagine e per raggiungere la massima concentrazione, dopodiché provò di nuovo dopo tanto tempo la curiosa sensazione della disillusione.
Guardò i propri arti di cui si potevano scorgere ancora solo i contorni, e trattenne un risolino nervoso: era il momento. Non potevano più aspettare.
- Cavoli... Mi sento malissimo... - si lamentò Gala mentre provava un paio di passi in avanti. - Mi senti cadere ad ogni movimento...
- Credimi, è normale - la rassicurò Jel in tono pratico. - Fra poco ci farai abitudine. E ricorda: fa' attenzione a non urtare niente e nessuno, l'incantesimo non ci rende incorporei...
- Sì, sì, lo so... - ribatté lei facendo un gesto infastidito con la mano. - Me l'hai già detto un sacco di volte...
Il mago le diede un lieve scrollata alle spalle; era essenziale che la ragazzina prendesse tutto estremamente sul serio. - Non possiamo permetterci di sbagliare, capisci? E ora ascoltami...
Non aveva in mente un piano delineato da attuare una volta ad Amaria. In ogni caso, non sarebbe servito a granché: qualunque cosa sarebbe potuta andare storta, non avevano certezze né punti di riferimento. Ma dovevano iniziare da un punto definito.
- Cominceremo avvicinandoci al palazzo reale, che dovrebbe essere il centro delle attività dei Ribelli, oltre ad essere la residenza di Theor.
Probabilmente, in quel momento la Pietra del Nord non era più ubicata nella cripta della città, ma c'era la - seppur remota - possibilità che fosse stata presa la decisione di spostarla in qualche altra ala del palazzo.
- Non voglio mentirti, entrare sarà decisamente complicato: le porte principali sono sorvegliate, ovviamente, così come quelle secondarie. Ma è a quelle che dovremo puntare, non è detto di farcela ma... possiamo provarci.
- Va bene, Jel. Sei tu il capo.
Anche se non poteva vederla, il giovane fu sicuro che Gala gli avesse strizzato l'occhio.
I due Consiglieri percorsero a piedi il restante tragitto per Amaria discutendo a bassa voce fra loro.
- Cerca di passare sempre accanto ai muri, ai portici e alle bancarelle per mimetizzarti, ma non...
- Toccare niente, lo so.
- Quando saremo dentro potremo annullare per poco l'effetto dell'incantesimo. Abbiamo bisogno di una cartina della città e del palazzo per sapere dove andare.
- E se non accettassero di darcele?
Jel sospirò:- Dubito che dei semplici cartografi possano conoscere le nostre identità. Ma sarà meglio tenere ben nascoste le spille eh?
L'altra acconsentì con un piccolo "hm", al che Jel fece mente locale per ricordare se ci fosse qualcosa che aveva dimenticato di dirle.
- In ogni caso, è inutile pianificare finché non ci troviamo all'interno - concluse alla fine, e nel farlo si sentì immediatamente molto stupido: un altro Consigliere - Camosh, Althon, Raenys o chiunque altro - sarebbe stato senz'altro capace di elaborare una strategia dettagliata e sicura, mentre il meglio che era riuscito a ideare lui era la tattica dell'improvvisazione. Quando le prime case della città furono davanti a loro, Jel udì Gala al suo fianco trattenere il respiro, e fissando la schiera di uomini ordinati che sorvegliavano gli ingressi delle vie non poté darle torto.
- Fai esattamente ciò che faccio io... - sussurrò in tono risoluto all'amica, e sperò vivamente che lei prendesse il suo consiglio alla lettera. Non un solo dettaglio doveva andare storto se volevano evitare di essere catturati, o peggio, uccisi.
Il mago non si era aspettato una sorveglianza così rigorosa agli ingressi della città, ma si fece coraggio e continuò ad andare avanti. Piano, lentamente, in modo che gli spostamenti d'aria non risultassero troppo evidenti.
Dobbiamo cercare di passare per una delle case.
Quella era sicuramente la soluzione migliore. Al peggio, anche se fossero stati scoperti all'interno di una delle abitazioni avrebbero potuto neutralizzare un eventuale pericolo senza essere visti; l'importante era che facessero tutto in fretta e nel massimo silenzio possibile.
I due si aggirarono per i confini della città, sempre tenendosi a distanza di sicurezza dalle guardie che Theor aveva posto per la sorveglianza. Quasi tutti portavano assicurati alla cintura spade e coltelli, ma Jel ne aveva anche scorto qualcuno completamente disarmato, fatto che suggeriva la presenza di maghi fra di loro. Grandioso...
Stava cercando disperatamente di adocchiare una qualsiasi porta o finestra spalancata, ma per il momento non ne aveva notata ancora nessuna. D'altro canto erano a Nord, non nella calura che avvolgeva Grimal e lo Stato dei Re meridionale in quel periodo dell'anno; nessuno avrebbe avuto un vero motivo per tenere una finestra spalancata, per loro sfortuna.
Ad un tratto, la testa bionda di una giovane donna spuntò dall'interno di una delle grezze costruzioni di pietra. La donna rovesciò una secchiata d'acqua di uno sgradevole color grigiastro sulla strada malamente lastricata, scambiò un paio di parole con uno dei Ribelli più vicini i poi si ritirò nuovamente.
- Di' ancora una volta una cosa del genere e il prossimo te lo rovescio in testa! - la sentì rivolgersi scherzosamente all'uomo che aveva parlato, il quale rispose con un'alzata di spalle, divertito.
La finestra rimase aperta.
Era la loro occasione, ma dovevano far presto.
Jel sgattaiolò in avanti, proprio mentre il Ribelle si girava dall'altra parte per controllare la strada opposta, saltò sul davanzale e riuscì a balzare all'interno, con Gala al seguito. Quasi incredulo per la fortuna avuta, ma comunque sempre vigile, il Consigliere si guardò intorno per cercare la porta d'ingresso e fece qualche passo in avanti. Questo finché non udì l'inconfondibile suono di qualcosa che precipita a terra con un secco schianto. No...
Si volto con il cuore in gola, e quel che vide per qualche istante lo paralizzò: la donna dai lunghi capelli biondi era riapparsa, e fino a pochi istanti prima doveva aver retto in mano un secondo secchio, che ora giaceva a terra nella pozzanghera sul pavimento. Stava fissando sconcertata il punto dove si trovava Gala, che ormai era così vicina da risultare visibile.
Sembrò che stesse per cacciare un urlo, ma Jel agì prima: con uno scatto in avanti si portò alle spalle della giovane Nordica e le premette una mano sulla bocca, mentre con l'altra la cercava di tenerla ferma. - Tieni la bocca chiusa - disse a bassa voce, mantenendo il tono più autorevole che gli riuscì. - Non siamo qui per farti del male, non devi avere paura.
Sentiva le sue spalle tremolare sotto la sua stretta, e ne dedusse che, se ne avesse avuto la possibilità, non avrebbe mai taciuto l'accaduto. Anzi, con tutta probabilità avrebbe allertato all'istante le sentinelle all'esterno. Beh, Jel non poteva permettere che accadesse. Fece scorrere la mano sul suo volto, mormorando la solita formula per farle perdere i sensi, e quando avvertì il suo peso morto premere sulle sue braccia la depose lentamente a terra.
- Maledizione, Gal!- bisbigliò tra i denti. - Vedi di fare più attenzione!
- D'a-d'accordo Jel... - replicò lei, ma era evidente che si fosse presa un bello spavento.
- Adesso vediamo di uscire e di raggiungere le strade interne - continuò il giovane, e le fece cenno di seguirlo nuovamente.
Avevano rischiato, e parecchio anche. E ora le cose non avrebbero fatto altro che complicarsi.

                                                                           ***

Mentre guardava davanti a sé, Sephirt teneva i denti serrati in maniera così stretta da provare dolore alle gengive.
Non le era mai capitato di essere così adirata con Theor, anche se forse adirata non era il termine adeguato per definire ciò che provava in quel momento: più che altro si trattava di un opprimente, estremo fastidio. Theor, per la prima volta, non l'aveva ritenuta degna di fiducia; l'aveva scartata, lei era diventata una seconda scelta, quando si trattava della sua vendetta. Mal era stato il suo maestro, era lei la donna a cui aveva tenuto più di ogni altra. E invece il capo dei Ribelli aveva deciso di mandare Hareis ad uccidere quei due insulsi maghetti e la loro nuova compagna.
La strega ne conosceva il motivo: Theor non la riteneva abbastanza forte per affrontare con lucidità una missione come quella. E lei doveva ammettere che almeno in parte aveva ragione: avrebbe faticato maledettamente a mantenere la calma, una volta trovati. Ma quello non era un problema, anzi, come aveva già sperimentato in passato la rabbia non avrebbe fatto altro che amplificare i suoi poteri. E questa volta non se li sarebbe lasciati sfuggire.
Il problema era che lei non sapeva assolutamente dove potessero trovarsi i tre in quel momento. La probabilità più alta era che la cacciatrice vivesse in una delle città piu vicine al luogo dove l'avevano incontrata, e nel caso Jel e Gala si fossero veramente uniti a lei avrebbe dovuto cercare il suo nome. Pur essendo dei Consiglieri, i due ragazzi non erano ariadoriani, quindi era addirittura più probabile che fossero meno conosciuti di quella donna.
Non sapeva con esattezza nemmeno da dove cominciare. Non fosse stato per la ferma volontà di ucciderli e vendicare Mal, avrebbe potuto definire se stessa come fortemente disperata.
Deglutì mentre una sola, rabbiosa lacrima le scendeva su una guancia. Aveva creduto di non dover mai più pensare una cosa del genere.




  
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