Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: LateNight_01    15/10/2014    4 recensioni
"La ragazza aveva l'impressione -anzi, la certezza- che i suoi genitori preferissero mille volte sua sorella Anna, piuttosto che lei.
Insomma, Anna era il ritratto della perfezione agli occhi di una diciottenne: bella, intelligente, sempre con la battuta pronta, allegra, solare, voti perfetti, comportamento impeccabile, nessun difetto. Non che Elsa ne sapesse molto di quella ragazza dai capelli rossi che dicevano fosse sua sorella, la vedeva al massimo venti minuti al giorno e ci parlava di rado, giusto quattro parole strettamente formali"
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anna, Elsa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In the morning






Elsa sentì una corrente fredda accarezzarle il viso, e questo le diede fastidio nonostante stesse ancora dormendo...
Forse fu proprio quello a svegliarla: nel suo sogno si intrufolò quella sensazione di ghiaccio, come se i suoi stessi pensieri fossero stati congelati. Si portò involontariamente una mano accanto al viso, si rigirò nel letto, mentre il vago ricordo di quello che era stato un incubo si sfumò insieme agli altri pensieri che le vennero inconsciamente un istante prima di svegliarsi del tutto.
Aprì gli occhi lentamente, e quando la corrente d'aria gelida le investì il viso una seconda volta, si tirò la coperta fin sopra il naso e socchiuse di nuovo le palpebre.
Questo tentativo di riscaldarsi si dimostrò inutile quando la finestra della sua camera come per dispetto si spalancò lasciando entrare foglie secche e un vento impetuoso, che in pochi istanti fece sbattere le ante della finestra contro il muro, con un rumore secco e poi un eco metallico.
La ragazza scaraventò le coperte giù dal letto con un gesto rabbioso e raggiunse a grandi falcate la finestra che aveva così bruscamente interrotto il suo riposo. Chiuse altrettanto nervosamente i vetri, e così impedì a qualsiasi altra cosa di entrare nella sua stanza.
Si appoggiò di schiena contro la grande vetrata, conscia del fatto che adesso, anche volendo, non sarebbe più riuscita a riaddormentarsi. Questa consapevolezza che le invase la testa la fece sbuffare infastidita, mentre provava una nuova sensazione mista fra rabbia e disgusto per ciò che stava per fare.
Si buttò nuovamente sul letto, gli occhi vuoti, la pelle pallida scurita da un paio di occhiaie pesanti e -a quanto pareva- indelebili. 
Fissando sconsolata il soffitto, allungò un braccio in direzione del comodino e comiciò a rovistare nella sua borsetta tristemente abbandonata in quel punto dalla sera prima. Buttò distrattamente fuori un paio di cleenex appallottolati, le chiavi del suo armadietto e un rossetto quasi finito, fino a quando trovò quello che cercava.
Sfilò dalla borsa un pacchetto sgualcito di Wilson, lo aprì e constatò con odio che ne rimanevano solo due. Ne prese una fra due dita e buttò quello che rimaneva del pacchetto semiaperto sul cuscino affianco al suo.
Sempre rimanendo sdraiata prese l'accendino che custodiva gelosamente nel cassetto, e si accese la sigaretta che intanto aveva portato alle labbra.
Quando sentì il fumo farsi strada nella sua bocca e poi nelle narici, si sentì improvvisamente soddisfatta e completa. Con un sorrisetto che assomigliava più ad una smorfia passò la sigaretta dalla sua bocca alle sue dita, liberando il fumo grigiastro con un sospiro.
Socchiuse gli occhi, respirò profondamente e si fece un altro lungo tiro. Ripetè l'operazione più e più volte fino a quando arrivò al filtrino bianco, a quel punto spense la sigaretta sul legno levigato del comodino, lasciando la cicca lì. Se sua madre fosse entrata in quel momento, Elsa si sarebbe dovuta sorbire una bella ramanzina sul suo "terribile" vizio del fumo.
La ragazza aveva l'impressione -anzi, la certezza- che i suoi genitori preferissero mille volte sua sorella Anna, piuttosto che lei.
Insomma, Anna era il ritratto della perfezione agli occhi di una diciottenne: bella, intelligente, sempre con la battuta pronta, allegra, solare, voti perfetti, comportamento impeccabile, nessun difetto. Non che Elsa ne sapesse molto di quella ragazza dai capelli rossi che dicevano fosse sua sorella, la vedeva al massimo venti minuti al giorno e ci parlava di rado, giusto quattro parole strettamente formali: 'Come va, Elsa?', 'Hai visto il mio lucidalabbra?', 'Ti piace la mia nuova maglietta?', 'Oggi al compito ho preso nove...'.
Che poi, pensandoci bene, quelle piccole parole erano sempre e solo volute da Anna, mentre l'altra si limitava a rispondere con un 'Mmh' distratto e un sorriso sforzato e fuggente.
Che la minore volesse stringere un qualsiasi tipo di rapporto con lei?
La platinata scartò subito quell'ipotesi, si tirò a sedere facendo leva con le braccia e si accese un'altra sigaretta. Buttò gli occhi di ghiaccio sul display del suo telefono, erano solo le cinque e trentotto. Aveva tutto il tempo di intossicarsi (termine utilizzato esclusivamente da sua madre) con tutto il fumo che voleva
-Comodamente a casa!- fece la ragazza, imitando con un sorriso stanco una nota pubblicità di televisori satellitari. Rendendosi conto che aveva finito in fretta anche la seconda sigaretta, prese l'ultima sentendosi nuovamente infastidita dal fatto che presto quel suo piccolo paradiso avrebbe avuto fine, sarebbe scomparso in un'ultima biancastra nuvola di fumo.
Mentre stava per avvicinare la fiamma dell'accendino, sentì bussare alla porta.
Tre battiti leggeri, ritmici.
La biondo platino si bloccò, fece correre lo sguardo fino alla porta.
-Entra, mamma...- fece poi, scocciata. Con un gesto veloce accese l'estremità della sigaretta che teneva ancora fra le labbra. Strano, pensò, sua madre che si prendeva il disturbo di bussare.
Quella che aprì timidamente la porta sbirciando intimorita all'interno della stanza, non era esattamente sua madre...
-Anna- fece Elsa, sorpresa, scattando in piedi. Nascose il pacchetto di sigarette vuoto sotto il cuscino, sperando che la sorella non se ne fosse accorta.
Aspetta: da quando provava interesse verso un altro essere umano che non fosse sè stessa?
Anna accennò un sorriso, entrò e chiuse dolcemente la porta dietro di sè. Guardò la platinata e la sua espressione si rabbuiò all'improvviso, subito dopo iniziò a tossire.
La più grande si chiese se ci fosse stato un motivo, prima di accorgersi -maledicendosi col pensiero- che aveva una sigaretta accesa nella mano, che la stanza era intrisa di fumo e che l'aria era praticamente irrespirabile.
Si lasciò sfuggire un'esclamazione di sorpresa, prima di aprire la finestra facendo circolare l'aria e buttando da essa il tanto amato oggetto che aveva in mano.
-Oh, grazie...Elsa- sospirò la rossa, sollevata. La bionda si accorse solo allora di quanto fosse diventata bella la sorellina, di quanto sembrasse forte e coraggiosa.
Come per confermare le sue parole, la ragazza si avvicinò alla maggiore e le accarezzò la spalla sorridendo. Anche Elsa sorrise, il primo sorriso vero da tanto tempo.
E si accorse di quanto Anna avesse bisogno di lei.
Fece per dire qualcosa, ma le parole le morirono in gola quando l'altra bisbigliò qualcosa -Ti voglio bene, Elsa- prima di uscire silenziosa dalla stanza...







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Dedicata al ragazzo che mi fa sorridere ogni giorno <3
Ti amo


   
 
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