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Autore: EternalSunrise    17/10/2014    1 recensioni
Trecentosessantacinque giorni, diciotto mesi, e un anno. Questo era il lasso di tempo che avevano passato insieme.
[...]
Lei amava lui e lui amava lei, niente di più semplice.
La vita, però, non è tutta rose e fiori e questo i due amanti lo scoprirono a caro prezzo.
[...]
Quell'intervento peggiorò il tutto, poiché il ragazzo perse la sua sanità mentale. Iniziò con il mettersi a parlare ai fiori pensando che la rappresentassero, poi passò al cercare sempre più oggetti che potessero impedirgli di dimenticarla.
[...]
Poi arrivò lui.
Poi tutto sembrò cambiare.
Genere: Dark, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Axel, Naminè, Roxas
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun gioco
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Disclaimer: Questa fic non è stata scritta a scopo di lucro e i suoi personaggi non mi appartengono.


Red Poppies

 

Antefatto

Trecentosessantacinque giorni, diciotto mesi, e un anno. Questo era il lasso di tempo che avevano passato insieme.

Si erano conosciuti in una cioccolateria, il giorno della festa della mamma. Lui era stato attirato là dal dolce profumo di cioccolata calda, mentre lei era entrata per comprare un pensierino alla sua genitrice. Capelli lisci e biondi, occhi grandi color azzurro pastello, pelle nivea e labbra rosee. Indossava un semplice vestito bianco che le fasciava il corpo da bambina e che le arrivava a metà coscia lasciandole scoperte le gambe snelle, mentre ai piedi calzava un paio di sandali del medesimo colore. La sua voce era dolce, pacata e timida. Gli ricordava un essere etereo sceso in terra e si sentiva come se non fosse all'altezza di poter posare lo sguardo su di lei.

Dopo che il negoziante le diede la merce ed ebbe pagato, lei uscì dal negozio sparendo alla sua vista.

Avvicinandosi al bancone egli notò un foglio a terra su cui spiccava il colorato disegno di tre ragazzi intenti a scherzare tra loro guardando il tramonto seduti su uno strano albero. Lo raccolse e informò il proprietario del negozio del ritrovamento. L'uomo gli disse che molto probabilmente era stata la ragazza a perderlo, siccome la conosceva da anni e sapeva che le piaceva tanto disegnare. Il ragazzo si offrì per riconsegnarlo e così facendo uscì di corsa dal negozio, posando lo sguardo a destra e a manca in cerca del suo prezioso angelo. Dopo pochi minuti riuscì a scorgerla a qualche metro di distanza; si mise a correre per raggiungerla e, a pochi passi da lei, attirò la sua attenzione.

Lei si voltò nella direzione della voce e vide il ragazzo che le porgeva il suo disegno. Lo prese ringraziandolo e, dopo averlo rimesso nella cartellina con tutti gli altri, gli si presentò.

Fu così che si conobbero e fu così che, dopo qualche tempo, si fidanzarono. Passarono bei momenti tra luna park, picnic, escursioni in montagna, vacanze al mare e notti infuocate.

Lei amava lui e lui amava lei, niente di più semplice.

La vita, però, non era tutta rose e fiori e questo, i due amanti, lo scoprirono a caro prezzo.

A sette mesi dal compiere il quarto anno insieme, un ragazzo che guidava in stato di ebbrezza gliela portò via investendola e per lui furono solo giornate buie.

Non passò molto tempo dal funerale, che il giovane cominciò a non mangiare, a dormire poco o niente e a passare le giornate in casa seduto a terra, con la schiena poggiata al muro verde, a guardare la foto dei campi di papaveri dove avrebbe voluto portarla quell'anno, il giorno del loro quarto anniversario di fidanzamento. Magari lei avrebbe poi immortalato quei meravigliosi fiori su un foglio, o una tela, perché le erano sempre piaciuti: le ricordavano la tenerezza che provava nel vedere il fidanzato che arrossiva.

Ma ormai non sarebbe più potuto succedere.

Niente più papaveri.

Fu vedendo lo stato del ragazzo, che i suoi genitori decisero di fargli cancellare la memoria emotiva di ciò che era successo. Era una decisione drastica e forse anche crudele, ma era sempre meglio del rischiare di perdere il figlio.

E così fecero.

Peccato che a posto di risolvere le cose quell'intervento peggiorò il tutto, poiché il ragazzo perse la sua sanità mentale. Iniziò con il mettersi a parlare ai fiori pensando che la rappresentassero, poi passò al cercare sempre più oggetti che potessero impedirgli di dimenticarla. Un giorno si fece un taglio all'anulare sinistro mentre potava delle rose e non appena vide sangue fuoriuscire dalla ferita, capì che nulla poteva avvicinarsi così tanto al colore di quei bei fiori. Inizialmente, pur di vedere continuamente quel colore, si procurava lui stesso dei tagli su tutto il corpo, ma quando i genitori lo portarono da uno psicologo si rese conto che era il caso di smetterla, di cercare un altro sistema. Fu così che per la prima volta in vita sua, prese la scellerata decisione di uccidere qualcuno. La sua prima vittima fu un vecchietto a cui restava poco da vivere. Lo lasciò insoddisfatto, perché il colore del suo sangue era troppo scuro. La seconda uccisione toccò a una donna di mezza età, ma anche in quel caso il colore non era lo stesso. Decise di passare a elementi più giovani, uccidendo un ragazzo sui venticinque anni e, ancora non contento, una giovane di diciassette. Quest'ultima fu un buon risultato, perché il sangue era abbastanza chiaro -nei limiti del possibile- da ricordargli i papaveri. Iniziò a togliere la vita a sempre più ragazzi e ragazze, ogni volta lasciando uno di quei fiori diventati la sua ossessione vicino al cadavere, come a voler simboleggiare il perché di quel gesto. Ogni volta, nel recidere la carne con una lama e nel vedere il liquido scarlatto uscire copioso dalle ferite mortali che lui stesso procurava, il suo corpo veniva scosso da scariche di adrenalina.

Lo trovava catartico.

Andò avanti così per settimane senza che nessuno riuscisse a identificarlo e a fermarlo.

Andò avanti così facendo credere a tutti che fosse sulla via di guarigione.

Poi arrivò lui.

Poi tutto sembrò cambiare.
 


 

Buonasera ^^. Non chiedetemi come mi è nata 'sta storia, anche perché vi risponderei che mi è venuta in mente ascoltando la canzone "Non vivo più senza te" di Biagio Antonacci, precisamente -oltre al titolo- nei versi tanti papaveri rossi come il sangue, inebriano e la solitudine è nera e non è sera, la solitudine sporca e ti divora, la solitudine è il suono che si sente senza te xD
Su tutti quelli che c'erano proprio su quelli mi sono dovuta impuntare!? Povera me u.u 
Comunque durerà altri uno o due capitoli (ancora da scrivere), perché in origine avrei dovuto finire di scriverla e poi postarla come OS, ma non sono riuscita ad aspettare xD non ho molta pazienza e già che devo racimolare altre idee per scrivere qualcosa di decente, ho pensato di postare l'antefatto e vedere come vi sembra (uno schifo, lo so ç_ç). Spero solo di avere abbastanza tempo (e voglia) per scrivere, oltre a tutto quello che dovrò spendere per compiti et similia, ma per il resto dovrebbe andare tutto bene ^^. 
Non sapevo se mettere tra gli avvertimenti "Tematiche delicate" o meno, poi alla fine ho deciso di metterlo per NonSoAncoraBeneQualeMotivo...
Ok, spero di non aver dimenticato nulla o_o ma voi non dimenticatevi di lasciare una recensione ;) (bella o brutta... preferibilmente bella, ma accetto anche le critiche).
Detto questo vado a mangiare, 
Buon appetito! ^o^

  
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