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Autore: palanmelen    19/10/2014    4 recensioni
Sanzo e Gojyo hanno delle certezze riguardo l’orientamento sessuale del primo, eppure alla fine di una lunga serata piena di giochetti scemi, amici infedeli, corpi cavernosi che si riempiono di sangue a tradimento e TANTO FLUFF, accetteranno di essersi sbagliati.
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Genjo Sanzo Hoshi, Sha Gojio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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…Mio Dio, sono tre o quattro anni che non pubblico nulla su EFP… il modulo è davvero a PROVA DI IDIOTA. Cazzo, ma che gente gira su sto sito?
Parliamo della storia. Vi ricordate Exclusive Gay Videos? Ecco, io non me la ricordo, tanto tempo è passato. Ebbene, questa doveva essere uno degli “stage” di EGV, cioè tanto smut e basta. Invece poi è diventata tanto fluff e basta. Pazienza. Ho iniziato a scriverla una sera di giungo del 2008. Sì, SEI ANNI FA. Devo anche averla conclusa in quel mese, non ricordo, ma aspettavo di aggiornare altra roba (che poi non ho mai più aggiornato, ahaha.) prima di postarla. Quindi addio.
L’ho ripresa in mano varie volte in questi anni, e anche ultimamente, sapendola conclusa, l’ho tenuta riguardata.
Di recente mi era venuta voglia di tornare a leggere 5x3, avevo finito le storie interessanti del fandom inglese e sono diciamo tornata all’ovile su EFP. E mi son letta una storia di Selene K, che mi ha fatto venire nostalgia. Ecco, lei si meriterebbe che le dedicassi dello smut, ma siccome è questa la storia che mi sta morsicando per farsi pubblicare, ebbene, si accontenti!
Ah, un’altra annotazione. Se qualcuno si sentisse in dovere di correggermi le preposizioni articolate perché da qualche parte qualcuno gli ha detto che non si usano o cazzi e mazzi… ebbene, ficcatevi pure il commento nel culo e non rompetemi i coglioni, sono orgogliosa delle mie preposizioni e non le cambierò solo perché alle elementari voi non le avete studiate! Ve lo dico con tanto affetto <3!
Bene.
Ah, no. Forse c’è un po’ di non-con. Io ce lo vedo, non voglio fare la figa che mette “non-con” per attirare gente.
Bon. Buona lettura.


explore monogamy

-Eeh?!- Goku lasciò cadere la mascella per l’incredulità. –Ma… Ma! Sanzo!! È impossibile.-
Quant’era odiosa quella stupida scimmia, da uno a dieci?
-Hai quasi trent’anni!-
-Cosa c’entra l’età, ora?- sputò acido. –E poi, tu proprio non puoi parlare.-
-Sì che posso.- rispose di getto, poi arrossì.
Assottigliò gli occhi. –Cosa…?-
Deglutì. –Hai…hai sentito. Punto.-
Sanzo spense la sigaretta e si sporse aggressivamente verso di lui. –Punto un corno. Ora tocca a me e io decido di domandare a te. Spiega.-
Tsk. Stupido ma efficace modo per levarsi dall’imbarazzo era metterci qualcun altro.
Sbirciò gli altri due.
Gojyo era alla finestra a fumare, rapito da chissà cosa là fuori. Strano. Si era aspettato una delle sue becere reazioni. Uno sguardo storto, almeno. Una risata. Qualcosa. Non certo da Goku!
Hakkai, seduto sul suo letto, aveva gli occhi chiusi ed il dorso della mano premuto contro le labbra.
Forse si stava pentendo. Forse si stava trattenendo dal ridere.

Bastardo. Era colpa sua. Al suo turno non gli era saltato in mente nient’altro che chiedergli: -Sanzo, qual è una cosa che tu non hai mai, mai fatto?-.
Stupido. Questo era quel che si pagava ad abbassare la guardia anche durante uno dei loro giochini scemi.
Non era stato attento. Non aveva neanche pensato a trovare qualcosa di meno… privato. “-Sesso.-“

Goku tergiversò un po’, fissandolo iroso di sottecchi. Poi diede un calcetto all’aria, si ributtò a sedere per terra, e iniziò a rispondere.
-Beh, ecco… mh. Vi… vi ricordate più o meno un mese fa…- sospirò, si studiò le mani.
Ecco. Chissà quale balla si sarebbe inventato ora.
-Beh, l’ultima volta che ci siamo fermati per un po’ di giorni.- arrossì all’improvviso, e sul suo viso si dipinse un’espressione contrita per il suo stesso imbarazzo. Fissò Sanzo dritto negli occhi.
-Beh, lui stava facendo un po’ il bulletto, lì, con i suoi amici, e, beh, sì, io l’ho rimesso al suo posto, poi… mmh, non è che si è dispiaciuto così tanto…- si grattò di sfuggita il naso, e un’arietta furba e divertita fece per un attimo capolino ai lati della sua bocca.-… poi, mi ha chiesto se ci stavo, e io gli ho detto di sì.- alzò le spalle, poi, petulante, concluse:-Punto.-
Ah. Ecco cosa succedeva a non tenerli al guinzaglio, certi animali.
Sanzo si sentiva vagamente stizzito, per quella cosa. Gliel’aveva fatta sotto il naso, e in più… in più c’era un’altra cosa a cui non voleva dare un nome. Strinse forte le labbra. –Ma bravo, complimenti.-
S’alzò e l’orlo della veste turbinò attorno alle sue caviglie. –Me ne vado.-
Goku gli lanciò un breve, bollente sguardo ferito che lo colpì sulla nuca.
Lo sentì prendere fiato e girarsi.
-Gojyo!-
Si fermò vicino alla porta, colla mano sulla maniglia, incuriosito per un attimo dal suo tono di voce.
Lui si voltò dopo aver lanciato via la sigaretta. Guardò con un’espressione fraterna e dolce Goku che, a un paio di metri da lui, cercava qualcosa nel suo viso, ansimando leggermente, rabbioso quasi fin al pianto.
-Sì?-
-Tu… tu andresti mai con un maschio?- La sua voce era controllata, si avvertiva appena un tremolio.
Gojyo aveva quel mezzo sorriso rassicurante che lo faceva somigliare tanto a suo fratello. Pensò un momento a cosa rispondere. -…forse sì. Dipende da tante cose.-
La mascella di Goku si rilassò un poco, e pure la sua fronte corrucciata.
Hakkai, probabilmente l’unico che già sapeva, si allungò verso di lui e gli afferrò la mano. Sarebbero rimasti svegli per un po’, e gli avrebbe parlato, lo avrebbe sgridato, quietamente, l’avrebbe rassicurato.
Gojyo si voltò verso la porta, ma Sanzo era già uscito.


Forse il kappa non aveva tutti i torti a perdersi nell’orizzonte.
La linea spezzata di case e cime di alberi era trasfigurata in una traccia di fumo più nera della notte, e la sua forma vaga sembrava ora disegnare sagome di donne, ora profili di lupi, o mostri terribili, guardandola con una fantasia un po’ infantile.
Sentì i suoi passi cadenzati e stanchi fermarsi accanto a sé. Poi lui si sedette con un leggero sospiro.
Il fumo della sigaretta, tra le sue dita da tempo a consumarsi, s’inanellò una volta sola prima di continuare la sua pigra salita.
-T’imbarazza?-
La cenere che era stato così bravo a non far cadere vibrò e si sgretolò, lasciando uno sbuffo grigio sui suoi calzini bianchi.
-Adesso che Goku ci ha ricamato sopra, sì.-
La stizza gli fece scattare il braccio, la sigaretta cadde lontano.
-Tsk.- mormorò. –Non ho “quasi trent’anni”.-
-No.-
-Non ridere.-
-Non sto ridendo.-
Sanzo si voltò di scatto, lanciandogli un’occhiata ghiacciata che però si spezzò prima di raggiungere il suo viso.
Non stava ridendo.
Gojyo non rideva da quando Hakkai aveva fatto la sua domanda.
Tutta quella serietà non gli si addiceva. Probabilmente stava architettando qualcosa.
Tornò a guardare il paesaggio, incrociando le braccia sulle ginocchia. -Cosa vuoi?-
-Nulla. Anzi, ora vado a letto.-
-Mmh.- grugnì.
Lo sentì alzarsi, sentì le sue dita sulla spalla nel suo breve saluto, e i suoi passi dietro di sé.


-Sanzo!-
Girò su se stesso come un serpente pronto a mordere.
Dietro la porta che aveva appena superato, ora spalancata, c’era Gojyo.
-Hai intenzione di fare avanti e indietro per il corridoio tutta la notte? Il rumore dei tuoi zoccoli mi sta facendo diventare scemo.-
-Non dovresti già dormire?- Si erano divisi più di un’ora prima.
-Ma ti prego, adesso ho un orario per la nanna?-
Non c’era la solita macchia di scherzo, nel suo sarcasmo. Doveva essere davvero irritato.
Un suo piede era diretto verso le scale, l’altro verso Gojyo. Sanzo si bloccò per tutto il tempo necessario al suo corpo per capire dove voleva dirigersi.
Gojyo continuava a fissarlo. Sanzo chiuse i piedi davanti a lui.

Il problema di quando pensi troppo ad una cosa è che alla fine ti sfugge di bocca.
Certo Sanzo non era un fan del sesso, però osservava, e ciò che vedeva era Gojyo che sfiorava la coscia di qualche donna compiacente, cameriere che lanciavano occhiatine frivole ad Hakkai, sguardi languidi addirittura diretti alla sua propria figura, e una marea di idioti che si perdevano in cose inutili come tenersi per mano, o baciarsi.
Era un concetto che gli sfuggiva, anche se forse, ogni tanto, lo incuriosiva.
Era un mondo completamente estraneo a… Fino a quella sera, “a loro”, ma a quanto pare non ci si può più fidare neanche delle proprie stupide scimmie.
Anche se in realtà non era successo nulla di così epocale, si sentiva un po’ stranito, ora, come se l’avessero privato di una stampella senza spiegargli il perché. Camminava ancora, ma gli pareva di barcollare.

Gojyo sospirò e si appoggiò allo stipite. –Senti, perché non provi a dormirci su? Domani mattina ti sembrerà tutto una cazzata.-
Sanzo era stanco, nauseato, quasi, a leggere bene il suo viso. Gojyo si chiese come fosse possibile che una cosa del genere potesse tormentarlo tanto. Era per Goku? Era… geloso?
-…dai. Cerca di rilassarti, buttati sul letto e fatti una sega.-
La sua espressione si incrinò immediatamente in maniera spaventosa, ma c’era talmente abituato, alle sue brutte facce, che non ritrattò.
-Non prenderlo come uno scherzo.- alzò una spalla. –E’ un consiglio. Ti assicuro che funziona.-
Forse per quel giorno ne aveva sentite troppe. Abbassò lo sguardo, davvero troppo sfiancato per ribattere qualcosa.
Gojyo gli prese la manica della veste. Lo guardò.
-Ne vuoi parlare?-
Gnègnè, ne vuoi parlare? Sanzo gli rivolse una smorfia degna di un tredicenne. –Smettila.-
Per la prima volta quella notte, Gojyo ridacchiò. Gli diede un piccolo strattone alla manica. –Vieni. Entra.-
Sanzo non si mosse, sospettoso.
-Vieni.- La sua mano gli scivolò sul polso. Si scostò dalla porta per fargli spazio.
Sanzo lo guardò negli occhi, si concentrò sul lumicino del suo sorriso nell’iride. Entrò.

Gojyo gli offrì una sigaretta delle sue.
Arricciò il naso schifato, quindi lui alzò le spalle e gettò il pacchetto sul tavolo.
Sanzo, seduto sul letto, fissava gli zoccoli, colpevoli di aver fatto tanto rumore, con odio malcelato.
Gojyo si sedette accanto a lui. –Davvero non ti eri accorto di Goku?-
-Non sono la sua balia. Fa quel che gli pare.-
-Allora perché sei arrabbiato?-
-Arrabbiato?- la sua voce vibrava, mentre cercava di darle un tono ironico. Strinse forte i denti, ma dovette cedere, alla fine. Calciò il geta lontano. Cozzò contro il muro.
-Animale.- sussurrò. –Ci voleva, un altro pervertito. In due giorni aggancia un tipo e si fa scopare. Idiota.-
-È solo un ragazzo. È costretto: deve per forza far stare dei mesi in due giorni. Non ha tempo.- Sbuffò, e il suo tono si fece più malizioso. –E su quel “farsi scopare” avrei qualche obiezione… L’hai visto, quel ragazzino, e come gli dondolava il culo addosso?-
-No.-
-Oh, beh, maestro… non pretenda che i suoi allievi la seguano, se lei non presta loro attenzione.-
Sanzo non ribatté. Forse… forse aveva davvero troppe pretese?
In fondo, era un po’ stupido esigere che Goku continuasse a girargli intorno come un animaletto domestico. Soprattutto se insisteva a ripetergli di non attaccarsi alla gente. Forse avrebbe dovuto protestare prima, quando Goku aveva iniziato ad andare da Hakkai per confidarsi, invece che stare in stanza con lui. Tsk. Così si era addirittura costretto a finire da Gojyo.
-Penso che non volesse sbottare così.-
Si riscosse. Non si era accorto che Gojyo si fosse sdraiato e ora facesse penzolare le braccia dall’altro lato del letto.
-Sai, lui… lui guarda sempre a te. Vieni prima di ogni cosa, prima del cibo, di Hakkai e di me. E non può fare a meno di notare che anche un buon quarto del resto del mondo ti guarda. Non fare quella faccia. È vero. La gente ti morsica il culo cogli occhi, appena ti giri. Magari ha pensato che, statisticamente, in uno stuolo così vario di fedeli, ci deve essere stato qualcuno a cui hai dedicato più di un’occhiataccia o un proiettile.-
Goku. Questo…? …di lui?!
-Magari sei stato guardato dalla persona sbagliata. Qualcuno che Goku avrebbe voluto guardasse lui.-
-Ma che cazzo stai dicendo…? Non ci crederai davvero?-
-Sanzo… forse di certe cose ci capisco più io di te.-
-Tsk. Un’altra cazzata e ti sparo.-
-Sì? E con cosa? Dov’è la pistola?-
Merda. Sanzo si frugò nelle maniche. L’aveva lasciata da Hakkai. Con un altro gesto stizzito, Sanzo lanciò anche il secondo zoccolo.
-Kami, sempre così nervoso…- borbottò Gojyo, tirandosi su. –Dico, se hai le palle piene, svuotale, no?-
Sanzo si voltò e l’espressione semi sconvolta che aveva, le labbra socchiuse, le sopracciglia appena aggrottate, gli fece quasi venire da ridere.
Si trattenne perché anche senza armi quell’uomo poteva essere pericoloso.
E poi perché Gojyo credeva di aver capito cosa fosse successo, e non c’era nulla di divertente.
Gojyo aveva concluso, tempo prima, che a Sanzo semplicemente non interessasse. Aveva avuto anche una discussione discretamente accesa con Hakkai su se fosse “naturale” non provare certe cose, e il suo amico si era così incazzato a sentirgli dire che “secondo lui non era normale” che Gojyo aveva subito battuto in ritirata e si era pure scusato. E evidentemente per Sanzo era la normalità. “Cosa non ho mai fatto? Sesso.”, come un’altra persona avrebbe potuto dire “non ho mai guidato un camion sulla Luna.”, e l’aveva detto così tranquillamente perché tra di loro si sentiva al sicuro, forse perché pensava che anche Goku fosse come lui. Ed ecco perché si sentiva tradito, ragionò. Se nessuno tra di loro lo era, allora forse c’era davvero qualcosa di sbagliato in lui? Forse doveva mandarlo a parlare con Hakkai, che a quanto pare era esperto anche di sessuologia. 
La sua espressione cambiò di colpo, seria, e i suoi occhi divennero attentissimi, e Sanzo non riuscì più a ribattere e rimase senza parole immobile a farsi fissare.
Gojyo vedeva che Sanzo si sentiva minacciato dal sesso. Anzi, lo subiva sulla sua pelle, tutte le volte che Sanzo lo beccava a flirtare con qualcuna e si incazzava e lo picchiava. Gojyo si assumeva volentieri la colpa di metterlo troppo spesso davanti all’idea del sesso, era in un certo senso orgoglioso di come fosse sbandierato e forse smodato il suo modo di approcciarsi alle donne. Ed era vero che da un certo punto di vista quello che Gojyo faceva non era sano. Gojyo lo sapeva che gli mancava qualcosa. Era semplicemente nato senza. La castità. Quel pudore di se stessi, nel corpo e nell’intimo. Gojyo invece aveva sempre disprezzato sé e il proprio corpo, e senza rispetto non si può avere pudore.
Sanzo aveva ragione a credere che Goku fosse come lui, in quel senso, solo che riteneva impossibile si potesse vivere l’amore e il sesso in modo casto.
Gojyo aveva un rispetto immenso per quella cosa, nonostante gli scappassero volentieri delle battute che lui stesso considerava idiote, anche se non si era mai scusato.
Sanzo era… terrorizzato dall’idea di perderla. Come se il sesso fosse qualcosa che sporcava e basta, una mancanza di rispetto verso se stessi. Come lo era quello che faceva Gojyo, in effetti. Che brutto esempio. 
Sanzo aveva già perso tanto. Se era stato davvero nominato monaco da ragazzino, chissà che ideali e che educazione aveva avuto, prima di conoscere il mondo per la prima volta. Gojyo si sentì all’improvviso terribilmente protettivo nei suoi confronti. 
Quell’espressione a lui poco consona sparì dopo un momento dal suo viso, e le sue labbra tornarono ad arricciarsi nel suo sorriso un po’ sensuale.
Era così un peccato, che continuasse a vivere con quell’ansia di perdersi, soprattutto se ci andava di mezzo l’incolumità altrui.
Soprattutto era un delitto che rimanesse quella frattura tra lui e Goku.
Gojyo avrebbe voluto impedirlo.
-È la seconda volta che te lo dico, stasera.- sussurrò riprendendo il discorso. Aveva una sensazione nella pancia, una voglia che ignorò prima di analizzarla.
-Stupido kappa.- Sanzo lo mormorò meccanicamente. La sua espressione era un po’ persa, i suoi occhi nuvolosi e turbati.
Gojyo si alzò. –Se mi ascoltassi, almeno una volta…-
Non terminò la frase, scosse la testa e si avviò verso la porta. –Ehi.- Lo richiamò. Sanzo alzò la testa. –Vuoi rimanere a dormire qui, per caso?-
Sanzo si alzò immediatamente.
Camminò col suo passo marziale (doveva tenere ben strette le natiche per farlo, pensò Gojyo, ma non lo disse) verso il muro, per recuperare gli zoccoli, e gli passò accanto.
Quando l’altro si lasciò sfuggire uno sbuffo, trasalì e si girò.
Gojyo si era appena reso conto di una cosa. –Tu non l’hai mai fatto.- Lasciò la bocca socchiusa, come se si stesse mentalmente dando del cretino.
Sanzo ebbe voglia di dirglielo in faccia, ma strinse i denti, perché sembrava che lui stesse per scoppiare a ridere. Non sapeva che Gojyo voleva ridere della propria stupidità, non di lui. Non aveva immaginato che Sanzo avesse messo l’autoerotismo sullo stesso piano del sesso con un’altra persona.
Gojyo chiuse la bocca, allungò la mano e gli toccò la pancia. –Non è niente di difficile. Una volta che cominci, ti viene spontaneo.- Spinse le dita nella stoffa, cercando di sentire l’allacciatura dei pantaloni. – Devi solo…-
Sanzo gli schiaffeggiò il dorso della mano. –Non mi toccare.-
Gojyo alzò le mani davanti al petto. –Va bene. Allora ti faccio vedere.-
Prima di muoversi, attese la reazione di Sanzo, ma lui era immobile come se neanche respirasse. Vedendolo così, quello che aveva detto quasi per scherzo divenne un’idea allettante.
Sembrava che Sanzo volesse guardarlo. Più i secondi passavano, più lui sembrava in attesa. Gli venne la pelle d’oca e un brivido di eccitazione gli fece stringere i pugni.
Non pensò a gambe lunghe, seni pesanti o cosce calde. Si rilassò, si passò lentamente la mano sui calzoni, e attese che il sangue facesse il resto.
Sanzo batteva velocemente le palpebre. Strinse forte la stoffa della veste, fece un passo indietro. –Che razza di animale…- boccheggiò e si zittì.
Gojyo gli si avvicinò, continuò a seguirlo finché lui non si fermò, e nel frattempo si era slacciato i pantaloni, l’aveva tirato fuori dalle mutande. –Guarda.-
Lui lo fece.
Lo strinse nella mano. Non ebbe bisogno di tempo, per ottenere un’erezione, un po’ perché era abituato a comandarsi, un po’ perché Sanzo che lo fissava gli faceva bollire il sangue.
Avrebbe anche potuto tornare indietro, ancora per qualche minuto. Ma iniziò a massaggiarsi.
-Basta che fai così. A meno che tu non voglia qualcosa di più forte.- sussurrò.
Socchiuse gli occhi, ricordando. La sensazione di labbra umide, di bocche bollenti, di denti, di riccioli setosi, di sessi bagnati. E gli occhi di Sanzo su di sé.
Si fermò. Sanzo ansimava, aveva la mascella contratta, le pupille larghe. Chissà se…
Gojyo gli prese di nuovo la tunica, così facile da togliere senza tutti i suoi decori sopra. Era solo pesante, ma Sanzo lo assecondò sfilando le braccia. Poi abbassò lo sguardo là dove era caduta con il rumore attutito degli zoccoli incastrati in una manica.
Gojyo gli alzò il mento.
-Non hai un fazzoletto, vero?-
Corrugò la fronte e scosse la testa.
Gojyo fece un piccolo sospiro. –Pazienza.-
Sanzo tornò a guardare giù, verso le mani di lui che gli stavano slacciando la cintura.
Ebbe un moto di ribellione, poi si rassegnò. Non aveva voglia di reagire. Prima Goku, ora il suo corpo. Che giornata di merda.
Abbassò la zip, gli strattonò i lembi dei pantaloni. Non andò oltre, non voleva esagerare, farlo sentire minacciato. – Avanti. Hai visto come si fa.-
Lo lasciò, allargò le gambe e si riempì di saliva il palmo della mano, pronto a ricominciare.
Ma Sanzo non si muoveva. Si fissava e basta.
Gli uscì un respiro rumoroso e rotto, spazientito. –Kami…-
Va bene non esagerare, ma sembrava che Sanzo lo facesse apposta, per testardaggine! O per non prendersi la responsabilità del suo orgasmo.
Se lo tirò vicino, facendolo girare. Gli strinse la vita con un braccio, ed infilò l’altra mano nelle sue mutande. Sanzo si irrigidì immediatamente. Iniziò a premergli sulle braccia per farsi lasciare.
Gli diede un colpo coi fianchi, si morse la lingua quando strusciò il pene contro i suoi jeans. –Smettila di essere infantile.- Lo provocò. –Vuoi fare la figura della vittima che non cede alla depravazione? Nh? Impara a risolverteli, i tuoi problemi.-
Sanzo tremò di rabbia. –Il… il mio problema sei tu.-
-Il tuo problema è nella tua testa. Sei fissato, cosa vuoi che succeda, che ti caschi? Ora infila la tua bella manina qui dentro e fallo. Cazzo, non ti accorgi che ce l’hai duro? Se non ti svuoti ogni tanto, avrai problemi alla prostata, te lo assicuro.-
Sanzo strinse i denti, rosso fino all’attaccatura dei capelli. Sì che se ne accorgeva, ma aveva imparato ad ignorarlo. Come ignorava la fame durate i digiuni, come ignorava il freddo e il dolore negli allenamenti. Come ignorava quasi tutto nella vita. Non l’avrebbe fatto. Non poteva farlo.
Gojyo se lo premeva contro l’inguine. Lo prese, lo strinse e tirò verso la punta. Lo lasciò, lo riprese e lo fece ancora.
Sanzo perse un verso e le sue labbra tremolarono. Chiuse gli occhi e se prima aveva intenzione di fermagli il braccio, rimase inerme, sorretto da lui.
-Va bene…- gli mormorò lui nell’orecchio, suadente come le fusa di un gatto. Si interruppe un momento e Sanzo sentì un balzo nello stomaco. Aprì gli occhi, sbatté le palpebre.
Gojyo aveva infilato una gamba tra le sue per reggerlo meglio. Gli passò le mani sui fianchi e sulla vita, gli tirò su la maglia nera e lui sussultò. –Si sporca, te la tolgo.-
Sanzo si trovò a torso nudo e rabbrividì di freddo. Ma da Gojyo arrivava un tepore dolcissimo e, non appena appoggiò la schiena sul suo petto, lo sentì irradiarsi nella sua pelle.
Glielo strinse con delicatezza, era duro, molto. –Da quanto tempo non vieni?- gli sussurrò, iniziando a masturbarlo.
Lui prese un po’ di fiato per rispondergli, ma le parole gli si strozzarono in gola. Gemette un suono acuto, deglutì e non riuscì a fare altro che negare senza ritmo col capo.
-Ssh, va bene, tranquillo.- mormorò. Gli accarezzò il petto colla mano libera. –Tranquillo, respira…- gli sorrise sulla guancia, gli soffiò sulla pelle sudata.
Sanzo inspirò con un singhiozzo, rabbrividì e si strinse nelle spalle. Gli cadde la testa sulla sua spalla e Gojyo sentì il suo respiro forzato contro la mascella. –Finirà presto.- gli promise, e sentiva i secondi nella mano che gli stringeva il sesso passare come un conto alla rovescia, sentiva la pressione accumularsi nel suo ventre con un’empatia straordinaria, e si meravigliò, ma godette delle scosse che gli attraversavano la pancia.
Poi Sanzo contrasse tutti i muscoli, singhiozzò come per un dolore acuto.
Gojyo sentì la propria bocca aprirsi di sorpresa per la forza con cui il suo orgasmo schizzava seme contro il muro, una, due, tre volte.
Sanzo lasciò cadere la testa sul petto. Anche lui aveva la bocca aperta e gli occhi spalancati.
Gojyo lo strinse contro di sé con entrambe le braccia per paura che gli scivolasse a terra. Gli inumidì la schiena colla punta bagnata del proprio pene.
Sanzo chiuse gli occhi.
-Ehi… Sei ancora cosciente?-
Sanzo chiuse la bocca, deglutì e scosse via l’intorpidimento dalla testa, arruffandosi i capelli per la velocità. Provò a pesare sulle proprie gambe, ma Gojyo non lo lasciò comunque: gli afferrò i gomiti e si scostò da lui. Lo spinse un poco in avanti e si incamminarono un po’ goffamente verso il letto.
Sanzo ci appoggiò le mani e poi si sedette.
Gojyo lo ammirò, ammirò i suoi zigomi infiammati, i suoi occhi lucidi e il suo respiro ansante come se fosse qualcosa di meraviglioso. Perché lo era, Sanzo. Meraviglioso.
Si strinse il pene e socchiuse gli occhi. Aveva intenzione di andare in bagno a finire, ma non riusciva a muoversi da lì, perché voleva guardare Sanzo, e per come lui lo stava guardando. Si rendeva conto che così gli sarebbe praticamente venuto in faccia. La sua bocca socchiusa era invitante da sporcare, e il suo viso arrossato da rigare di bianco. Gojyo lasciò andare la fantasia per tutto il tempo, sulla sua bocca rossa e su cosa avrebbe potuto fargli se solo, e si riscosse all’ultimo momento.
Si tirò indietro e diresse l’orgasmo contro la propria maglietta.
Sanzo deglutì a vuoto.
Gojyo sentiva le gambe tremare, era assurdo, assurdo. Si sentiva agitato come un verginello all’idea di farsi Sanzo.
Fece un passo indietro. Finalmente riuscì ad alzare la testa. Vide Sanzo. Immobile, ghiacciato. Con un minuscolo schizzo di sperma sullo zigomo.
-Kami…- mormorò. Deglutì. 
Si sentì pericoloso. Sentì come sul punto di perdere il controllo.  Per fortuna era appena venuto, o probabilmente gli sarebbe saltato addosso. Rabbrividì. Forse era meglio allontanarsi. Forse era meglio che Sanzo se ne andasse.
Fece un altro passo indietro.
Il mento di Sanzo tremava. Lui alzò una mano come se pesasse e si passò il dorso sulla guancia. Poi rimase colla mano a mezz’aria, ancora instupidito da quello che era successo.
Gojyo si tolse la maglia. La appallottolò tra le mani e con un pezzo asciutto prese le dita di Sanzo tra le sue e gliele pulì gentilmente. Sanzo aveva seguito con lo sguardo i suoi movimenti ed ora fissava la maglietta sporca come in attesa di qualche rivelazione. Gojyo cercò di dire qualcosa ma non gli venne in mente nulla. Andò a buttare la maglietta nel lavandino, si lavò e si sciacquò il viso.
Quando tornò in camera, Sanzo era ancora seduto sul suo letto, con gli occhi chiusi e le mani sulla testa. Nell’avvicinarsi raccolse la sua maglia e le diede una sbattuta.
Cercò di usare un tono leggero: -Ehi. Datti una lavata, dopo, uhn? O domattina pisci storto.-
Gli prese le mani e iniziò ad infilargli la maglia. Quando gliela tirò giù sul torso, si accorse che Sanzo lo fissava attraverso la frangia. Aveva quello sguardo omicida e furioso, e Gojyo non si sentiva di protestare, anzi, credeva di meritarsi un proiettile. Praticamente, gli aveva rubato la sua prima volta con un’altra persona, se non la prima da sveglio. In qualunque altro momento Sanzo avrebbe pensato al sesso, gli sarebbe venuto in mente lui. Quel pensiero gli provocò un’esplosione di calore nel petto. Il suo battito accelerò e sentì gli angoli della bocca tentare di arricciarsi. Era stupido emozionarsi tanto all’idea, eppure essere stato il primo di Sanzo lo faceva quasi sentire … felice. Gli faceva quasi venir voglia di fare qualcos’altro, fargli provare altre cose, o forse tutte, perché da un altro lato l’idea che Sanzo ora potesse aver voglia di avere altre esperienze con altre persone … no, quella non era affatto un’eventualità che gli piacesse.
Si passò la mano sul viso e ridacchiò sconfitto nel palmo. – Senti. È proprio il caso che tu vada, ora. Se hai qualcosa da dire su quel che è successo… parliamone domattina. A mente fredda, uhn?
Sanzo aveva abbassato lo sguardo. Si alzò senza un cenno o una parola, andò prima a raccogliere la veste e poi, quando cadendo dalla stoffa aggrovigliata rimbalzarono lontano, uno zoccolo. Gojyo andò a prendere l’altro tanto per sentirsi utile. Glielo lasciò davanti ai piedi. Sanzo si rivestì tra il muro e il letto di fretta, con movimenti rigidi. Non aveva più l’espressione omicida di prima, era corrucciato, ma non come se fosse solo arrabbiato. Gojyo si sentì stringere il cuore e gli prese d’istinto il viso tra le mani.
-Ehi.- gli mormorò. –Ehi… tutto bene?-
Sanzo non lo guardava e cercò senza troppa forza di farsi liberare la testa scrollandola. Gojyo avvicinò il viso al suo fino ad essere fronte a fronte. Fece scivolare le mani dietro la sua nuca. –Ehi. Dimmi qualcosa.-
Sanzo si morse le labbra e in un momento gli afferrò il collo piantandogli le unghie nella pelle, non per strozzarlo ma certo per fargli male, senza però spingerlo via. Gojyo alzò il mento fino ad appoggiargli le labbra sulla fronte. Sanzo allentò la presa dopo poco.
Gojyo cautamente lo abbracciò. –Scusa.-, gli sussurrò nell’orecchio. –Scusami, ho esagerato.- Con una mano tornò alla sua nuca e con l’altra gli cinse la schiena. Le mani di Sanzo, ora sul suo petto, ebbero uno spasmo. Gojyo non aggiunse altro. Rimase lì ad annusare i suoi capelli, a sentire il tocco delle sue mani diventare quasi una carezza. Avrebbe potuto rimanere così per tutta la notte.
Poi Sanzo si tirò impercettibilmente indietro. Gojyo lo lasciò lentamente e prima di allontanarsi gli prese di nuovo il viso tra le mani e glielo alzò per cercare di farsi guardare negli occhi, ma Sanzo chiuse i suoi per evitarlo. Le sue mani erano ancora sul suo torso, come se non volesse staccarsi. Osò girarle fino ad appoggiare le dita sui lati del suo busto, ed osò stringerle appena. Gojyo gli accarezzò le guance coi pollici, sul punto di baciarlo.
Sanzo lo spinse via e si tirò indietro. Il respiro gli faceva alzare ed abbassare le spalle. Lo guardò in faccia per un momento, prima di girarsi. –Lascia perdere.-, disse.
Ma Gojyo gli strinse le braccia attorno prima che lui potesse fare un passo, e Sanzo si appoggiò contro di lui perché si sentiva cedere le gambe. –Rimani.-, si sentì sussurrare all’orecchio, prima che Gojyo iniziasse a baciargli la mandibola e il collo. Si girò nell’abbraccio e si azzardò ad alzare le mani sul suo viso e chiuse gli occhi e socchiuse le labbra e accettò il suo primo bacio.


Quel mattino Gojyo si svegliò con il sorriso sulle labbra. Si stirò nel letto sfatto e sospirò. Sanzo non c’era, l’aveva svegliato un paio d’ore prima alzandosi per andare nella sua stanza. Si erano salutati con un bacio.
Gojyo si sentiva stupidamente felice, ma non aveva certo intenzione di cercare di moderare i suoi sentimenti. Non ne aveva provati di così belli prima e voleva goderseli. E a quanto pareva Sanzo era disposto a dargli più che una mano.
Fischiettò mentre si preparava. Era pronto ad affrontare la giornata più felice della sua vita fino a quel momento quando uscì da camera sua e Goku gli tirò un pugno nello stomaco mandandolo a finire contro il muro in fondo al corridoio.
Quando riuscì a prendere fiato, Goku era già su di lui. Lo afferrò per i capelli.
Era mortalmente serio. –Questo era per l’altra notte. Ma consideralo pure un avvertimento. Fai lo stronzo, e te la vedrai con me. Chiaro il concetto?-
-Uhff!- Fu tutto quello che riuscì a rispondergli.
-Bene.- Goku gli lasciò i capelli e si alzò dal pavimento. Gojyo vide dietro di lui, all’altezza delle camere, le gambe di Sanzo sparire dietro una porta. Evidentemente si era goduto lo spettacolo. Che carino, era andato a confidarsi subito con Goku. Sentì un sorriso scemo tirargli le labbra, nonostante il sapore di sangue in bocca.
Sentì un grugnito da parte di Goku. Alzò lo sguardo. –Che c’è?-
Sorrideva. –Niente. Ma… buona fortuna.-
  
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