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Autore: shalalahs    20/10/2014    5 recensioni
Il metallo non sente il freddo. Il metallo è sempre stato freddo. L’ha sempre tenuto scoperto, a mo’ di abitudine, più libero nei movimenti. Per separarlo dal resto del corpo. Esperimento, lo chiamavano, ma non lo sentiva comunque suo. Lo usava, come se fosse stata la cosa più normale di questo mondo, ma tutt’ora -in quel silenzio- osserva la stessa rossa e pensa al loro marchio di fabbrica. A qualcosa che non dovrebbe essere su di lui. Come il ricordo indelebile di ciò che lo hanno fatto diventare e di ciò che lui stesso è diventato, senza opporre la benché minima resistenza.
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Steve Rogers
Note: Missing Moments, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
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IT WAS (NOT) YOU

 

Come doused in mud, soaked in bleach, as I want you to be.
As a trend, as a friend, as an old memoria.
And I swear that I don't have a gun.
No, I don't have a gun.
[Civil Twilight - Come As You Are]

 

Perché non gliel’hanno detto? Perché lui non ci ha creduto? Cos’altro dovrebbe fare, adesso? Credere a sé stesso, credere a lui, credere a loro..? A chi? A chi chiedere, a chi chiedere, a chi rivolgere lo sguardo? E non può neanche dire di essere stato fuorviato. Non era lui. Non era in sé. Non ha fatto niente di male. Non ha fatto niente. Non ha fatto e basta. Continua a rifletterci e, al contempo, a sfuggirci; i pensieri lo inseguono e lui insegue loro. Scappano da sé stessi, a vicenda. Gli era sempre andato bene, fino ad oggi. Non pensare. Non sapere. Non essere interessato. Gli andava così dannatamente bene e lo realizza solo adesso. E, al contempo, realizza di quanto abbia perso, di chi abbia perso, di cosa si sia perso. Una vita, una persona, una famiglia, una guerra, uno o due amici, un ideale, un perché. Tutto.
Ha perso tutto.
Tranne lui.
Con che coraggio tornare indietro con quella faccia? Perché dovrebbe tornare indietro, sapendo cos’è successo, cos’era e cosa non potrà mai essere? Cosa voleva essere e cosa gli è stato precluso, cosa si è precluso da solo.
Con che faccia potrebbe rivedere il mondo che lui stesso ha “plasmato” -distrutto- irreparabilmente? Ha perso i suoi perché, ha perso sé stesso e non se n’è neanche accorto. Ha perso sé stesso ed è rimasto tutto ciò che avrebbe evitato volentieri. Tutto ciò che sarebbe dovuto morire assieme a lui.
«Non è colpa tua, Buck. Non sapevi cosa stavi facendo. Come avresti potuto?»
La segreteria è vuota, in quell’appartamento abbandonato e mal ridotto che ha trovato. Non ci sono messaggi. In realtà, sta aspettando. Qualcosa, qualsiasi cosa. Un messaggio, una chiamata a cui non risponderà. L’ha lasciato il suo messaggio.
Hey, Steve.
Il metallo non sente il freddo. Il metallo è sempre stato freddo. L’ha sempre tenuto scoperto, a mo’ di abitudine, più libero nei movimenti. Per separarlo dal resto del corpo. Esperimento, lo chiamavano, ma non lo sentiva comunque suo. Lo usava, come se fosse stata la cosa più normale di questo mondo, ma tutt’ora -in quel silenzio- osserva la stella rossa e pensa al loro marchio di fabbrica. A qualcosa che non dovrebbe essere su di lui. Come il ricordo indelebile di ciò che lo hanno fatto diventare e di ciò che lui stesso è diventato, senza opporre la benché minima resistenza.
Ahm.. come stai? Ti volevo dire.. tante cose. In realtà ci sto ripensando, ma ora o mai più, giusto?
Forse avrebbe dovuto dire di più.
Ho trovato un posto dove nascondermi.
Forse avrebbe potuto dire di più.
#una risata sbuffata# Ci credi? Siamo davvero nel futuro. Questo è.. inaspettato.
Non l’avrebbe mai inteso letteralmente quel commento. Era solo riferito alle invenzioni che Stark aveva portato alla mostra -tutte fallimentari, o quasi.
Steve, non posso tornare.
No, non può.
Speravo di sì.
Ci sperava davvero, quando ha visto quella sottospecie di biografia commemorativa.
Ero sempre io, Steve. Dietro quella maschera.
Non c’è differenza fra Bucky e il Soldato d’Inverno. Sono la stessa identica persona.
La stessa.
Identica.
Persona.
Avrò perso i ricordi, ma ero io. Era il mio modo di apprendere, di eseguire, di combattere.
E non c’ha potuto fare niente. Non ha potuto, né potrà. Gli insegnamenti -i vizi.. quelli non se ne vanno mai. Resteranno lì, nei suoi automatismi, nei suoi dettagli, nella sua mente, nei suoi ragionamenti.
Insomma.. sapere che lo facevo per le persone sbagliate, incoscientemente, non mi rende un uomo migliore.
Un click risuona nella stanza. Echeggiando. Il letto sgangherato su cui è seduto emette uno stridio di sofferenza, per la ruggine, per il peso che deve sorreggere.
Questo non è il mio tempo. C’è una lapide, non so ancora dove, che recita il mio nome.
Una lapide vera, magari anche una medaglia al valore. Qualcosa che commemori la sua memoria. Qualcosa che lo faccia apparire ancora un soldato fedele alla patria, qualcuno che ha aiutato a sconfiggere i nazisti. Una persona diversa. Non..
Questo.. Ho infangato tutto ciò per cui ho lottato.
«Non è colpa tua, Buck.»
Ero così convinto di essere nel giusto. Di star lottando per la causa giusta che
«Non è colpa tua, Buck.»
Ho completamente dimenticato chi fossi. Non so più chi ero. Non riesco più a tornare chi ero.
«Non è colpa tua, Buck.»
Magari non è colpa mia.
«Non è colpa tua, Buck.»
Ma ero sempre io. Io ho fatto quelle cose. Io ho sparato a donne, bambini, politici..
«Non è colpa tua, Buck.»
Non posso far finta di niente.
«Non è colpa tua, Buck.»
«Non è colpa tua, Buck.»
«Non è colpa tua, Buck.»
«Non è colpa tua, Buck.»
Però, una cosa posso farla.
«Non è colpa tua, Buck.»
E.. Steve?
«Non è colpa tua, Buck.»
Mi dispiace.


Uno sparo distorce il suono, facendo fischiare l’altoparlante della segreteria. Steve rimane in silenzio. Un silenzio che sa di paura, di rifiuto. La sua mente è un pallino vuoto. Bianco. Instabile. Oscilla fra due poli. L’amarezza della verità ed il terrore di aver fallito. Il respiro si è spezzato, trattenuto, dimenticato in un angolo della sua mente. Devi respirare, Steve. Non è importante. Non più, ormai.
In piedi, sta ancora cercando di capire, di comprendere, di.. sentire nuovamente quella voce.
A-ha, sorpresa.
Ma non arriva.
C’è solo un silenzio fin troppo esplicativo, provenire dall’altoparlante.
Un silenzio che ghiaccia il sangue nelle vene.
Un silenzio che sembra estendersi anche lì, a chilometri di distanza, nella sua stanza, afferrandogli la gola con mano solida, ferma e stringendo. Stringendo come non mai.
«Fine messaggio registrato.» la voce metallica arriva, ovattata, a farlo sobbalzare, mentre gli occhi bruciano. Inesorabilmente, bruciano come se il cervello gli stesse andando a fuoco, nella scatola cranica, e lui non riuscisse a farci niente. «Digiti 1, per cancellare il messaggio. Digiti 2, per riascoltare il messaggio. Digiti--»
Il telefono smette di emettere suoni.
Finisce contro il primo muro che trova, ci si schianta, in mille pezzi, volando giù per terra, la spina staccata, sradicata, mentre l’urlo sordo e cieco proviene dalla bocca di Steve.
Tutto il fiato trattenuto, tutto il dolore trattenuto, tutto.. Tutto.
Tutto comincia a riversarsi, in lacrime, il urla, in pianti, in gesti.
Devasta, sia fuori che dentro.
Devasta e non ha pietà.
Devasta e porta solo un nome. Un nome che non sarà più ricordato da nessuno, se non da quella lapide, se non dalla sua memoria.
Ti chiami.. James. Buchanan. Barnes.
Il suo migliore amico.
Non combatterò contro di te.
Morto.
Sei mio amico.
Morto.
Sei..
Morto.


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NA:
scusate. non c'entra nulla con la storia. LO SO. SCUSATE.
ma boh, ho pensato: ma tipo, e se Bucky reagisse a questo modo?
cioè, è diventato tutto ciò contro cui ha combattuto, quindi.. boh.
i soldati di solito hanno questo tipo di reazioni, anche se quando perdono compagni, che altro.
in ogni caso, spero vi piaccia e che non vi faccia piangere(?)
io sto già frignando per conto mio, sigh.

alla prossima,
Shà <3

 

  
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