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Autore: TaliaAckerman    20/10/2014    4 recensioni
[Revisione in corso]
Il secondo atto della mia personale saga dedicata a Fheriea.
Dal terzo capitolo:
- "Chi hanno mandato?- mormorò Sephirt dopo essersi portata il calice di liquido rossastro alle labbra. – Chi sono i due maghi?
- Nessuno di cui preoccuparsi realmente. Probabilmente due che dovremmo avere difficoltà a riconoscere. Una ragazzo e una ragazza, lei è quasi una bambina da quanto l’infiltrato mi ha riferito. Credo che ormai l’abbiate capito: non devono riuscire a trovarle.
- E come mai avete convocato noi qui? – chiese Mal, anche se ormai entrambi avevano già intuito la risposta.
Theor rispose con voce ferma: - Ho un incarico da affidarvi"
Se volete sapere come continua il secondo ciclo di Fheriea, leggete ^^
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'II ciclo di Fheriea'
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- Tu sai dove dobbiamo passare per raggiungere il palazzo?
- Non esattamente, ma so per certo che si trova nel parte nord della città. Non dovremmo impiegare troppo a raggiungerlo.
- Jel...
- Sì?
- Ho paura.
- Smettila di ripetertelo!- ribatté il giovane sempre sussurrando, mentre con occhio attento sorvegliava lo stradone che si dipanava dietro l'angolo ove erano nascosti. Un capannello di sei o sette Ribelli si stava intrattenendo sull'uscio di una locanda; parlottavano fra loro, senza dare cenno di volersi decidere ad entrare una volta per tutte. Sembrava discutessero di faccende importanti. Anche se erano Disillusi, Jel preferiva non arrischiarsi a camminare lungo una strada piena di nemici, le possibilità che qualcuno li notasse erano troppe. Era per questo che da più di una decina di minuti lui e Gala attendevano dietro una parete di pietra che gli uomini si allontanassero o entrassero nella locanda per mangiare qualcosa. Allora avrebbero potuto continuare la ricerca del palazzo reale.
- Non ne posso più di stare qui ferma – si lamentò Gala irritata. - Non possiamo passare da un'altra parte?
- Ormai siamo qui – replicò lui imperturbabile. - Questa è probabilmente la strada più veloce...
La ragazzina sbuffò, ma non aggiunse più nulla. Finalmente, dopo interminabili momenti di attesa, i Ribelli si salutarono e si divisero; tre di loro entrarono nella locanda Il sole sulla via, mentre gli altri si allontanarono a grandi passi nella direzione opposta. Era quasi il tramonto ormai. A ovest, già le prime tenebre cominciavano a farsi avanti, gettando ombre allungate sulla strada. - Tra poco tempo dovrebbe scattare il coprifuoco – bisbigliò Jel mentre uscivano dal loro nascondiglio e riprendevano a camminare. - Credo sia per questo che le strade sono così poco frequentate...
- Vediamo di non farci beccare, allora – fece Gala nervosamente. Jel dovette ammettere che aveva ragione, ma non gli piaceva affatto l'evidente ansia che traspariva da ogni parola della strega. Se qualcos'altro fosse andato storto rischiava seriamente di farsi prendere dal panico...
- Jel, dietro di noi c'è qualcuno – sussurrò ad un tratto lei, trattenendo il respiro. Mantieni la calma.
- Quanto distante?
- Non lo so, una decina di metri...
- Continua a guardare avanti...- le ordinò Jel con il tono più calmo di cui era capace. - Siamo troppo lontani, non possono vederci... - mentre camminava girò un poco la testa per guardarsi indietro. Circa alla distanza che aveva supposto Gala camminavano due uomini avvolti da un mantello bianco. Sotto il cappuccio di uno di essi si scorgevano capelli chiarissimi, di un biondo quasi bianco. - Appena troviamo una via secondaria ci leviamo dai piedi finché non si allontanano – comunicò all'amica a bassa voce. - Evitiamo guai...
- D'accordo – Gala sembrò un poco sollevata.
Nel passare accanto ad una delle strade minori che intersecavano quella principale, Jel afferrò Gala per una spalla e se la tirò dietro, scostandosi dall'essere osservati. Gala si allontanò ancora di diversi passi ma lui, col cuore in gola, si appoggiò ad un muro e continuò a scrutare la strada. Voleva saperne di più su quei due individui; i mantelli bianchi parevano estremamente pregiati, e in più al mago pareva di avvertire un'intensa quantità di Magia dispersa nell'aria man mano che si avvicinavano.
Anche Gala gli si era accostata ora. Istintivamente il mago si premette un dito sulle labbra, anche se lei non avrebbe potuto vederlo, e attese. Quando alla fine i due Ribelli apparvero poco di fianco a loro, riuscì a distinguerne bene i volti. Il primo era più alto, dal colorito un poco più acceso e con ricci capelli biondi. Il secondo, quello dai capelli chiarissimi, portava in viso un'espressione incredibilmente seria, e in un certo senso nobile. Pareva il più anziano dei due, e al giovane parve anche piuttosto familiare...
- Ma io quell'uomo lo conosco...- boccheggiò Gala stupita mentre i due si allontanavano. - Devo... devo averlo già visto da qualche parte...
All'improvviso, anche Jel ricordò.
L'aveva già incontrato una volta, quando ancora faceva parte del Gran Consiglio.
L'uomo che era passato a così poca distanza da loro era Theor.
Decise di non farne parola con Gala – non sarebbe servito a niente, se non spaventarla ancora di più – ma almeno ora avevano una pista sicura da seguire. Era certo che il capo dei Ribelli e il suo compagno fossero diretti al palazzo.
- Seguiamoli – sussurrò all'amica e affrettando il passo. - Teniamoci a distanza di sicurezza...
Percorsero l'ampia via pressoché per tutta la sua lunghezza, poi svoltarono a destra, e a sinistra ancora, sempre dietro ai due uomini. Non si scambiarono parola per tutto il tempo ma alla fine, dopo quelle che gli parvero ore, scorsero davanti a loro l'imponente reggia del Nord. Fu allora che si fermarono.
- Bene – iniziò Jel un po' affannato. - Adesso aspettiamo che entrino, poi cerchiamo di entrare da una delle porte secondarie...
- E tu le vedi?- ribatté Gala aspra. Lui si diede mentalmente dell'idiota: aveva completamente scordato che avrebbero avuto bisogno almeno di una mappa...
- Non importa – disse, cercando di convincere soprattutto se stesso. - Non avremo difficoltà. Il problema sarà solo superare la sorveglianza.
Solo.
- Gala – appoggiò le mani sulle spalle della strega. - Ricordatelo: potremmo essere costretti a uccidere di nuovo. Non farti distruggere da questo.
Sentì distintamente la ragazzina deglutire, ma mai come in quel momento aveva bisogno che si dimostrasse forte. - Avrò bisogno del tuo aiuto. Credi di potercela fare?
- Sì – la sua voce risuonò flebile ma risoluta. - Sono con te, Jel.
- Va bene allora – un brivido percorse la schiena del Consigliere. - Vediamo di entrare allora. Sfruttando la semi oscurità che li avvolgeva, i due maghi si avvicinarono alla gigantesca struttura di chiara pietra levigata e ne seguirono le pareti.
- Mi sembra di vedere un ingresso più avanti – annunciò Gala aguzzando lo sguardo. - Che dici, proviamo a entrare da lì?
- Meglio di no – rispose Jel pensieroso. - Potrebbe condurre troppo vicino alle sale centrali. Dobbiamo allontanarci ancora un po'...
Scartarono di lato nel passare accanto al portone, presidiato da due uomini in armatura, poi si fecero nuovamente appressi alle mura. Le tenebre aumentavano, la visibilità si stava facendo pessima. Ma anche se avessero avuto una fiaccola a disposizione, non avrebbero comunque potuto rischiare di rendersi visibili. Dovevano camminare praticamente a tentoni. Sorpassarono ancora un'altra porta, poi Jel decise che era la volta per tentare. Era inutile continuare a rimandare: prima o poi sarebbero dovuti entrare, se volevano cercare la Pietra.
- Credi di essere in grado di stordire una delle guardie con l'incanto Amiel?
- Ma certo – replicò sicura la ragazzina. - Almeno su quello non dovrei avere dubbi, no?
- Infatti – Jel sorrise, poi spiegò:- Dunque, dobbiamo passarci lontano per poi riavvicinarci. Tu occupati di quella di sinistra, io penserò all'altra. E... Gal: colpiamoli alle spalle.
- D'accordo.
- Sei pronta?
Lei tirò un profondo respiro, poi annuì e confermò:- Sono pronta, Jel. Facciamolo.
Mossero ancora una decina di passi lungo le mura, fino a raggiungere un ennesimo piccolo ingresso, leggermente sopraelevato rispetto alla strada. Pregando affinché Gala non commettesse sciocchezze, Jel si portò alle spalle di una delle due guardie presenti e, mettendogli una mano sulla bocca mormorò:- Amiel.
Come era successo con la donna, il peso morto del Ribelle crollò su di lui, e con un po' di fatica il giovane riuscì a depositarlo a terra senza fare rumore. Gala non fu altrettanto fortunata e, sebbene avesse applicato l'incantesimo con successo, l'uomo che aveva addormentato rovinò rumorosamente a terra.
- Maledizione!- imprecò Jel mentre la compagna sai chinava per sfilargli le chiavi dalla cintura. - Allora, le hai prese?
- Sì, ma non so quale sia quella giusta – rispose Gala scuotendo la testa.
Provò ad incastrare un paio di chiavi nella serratura senza risultato, poi al terzo tentativo trovò quella adatta. Trattenendo il respiro, la strega aprì piano il portone.
- Forse è meglio se lasci andare prima me – a fermò Jel a bassa voce, e lei assentì lasciandolo passare. Cercando di fare meno rumore possibile, il giovane Consigliere scivolò all'interno insieme alla compagna. - Bene... ci siamo.
L'ingresso dava su di un non troppo ampio corridoio interamente in pietra, abbondantemente illuminato da due file di fiaccole lungo le pareti. Non vi erano arazzi appesi, né tappeti a ricoprire le fredde lastre che costituivano il pavimento. Più avanti si scorgevano solo un paio di rigide panche di legno.
- Che facciamo ora? - sussurrò Gala trepidante, appena dietro di lui. - Dove andiamo?
Non avevano molte scelte. - Seguiamo il corridoio, per ora. Ma continua a fare attenzione.
Avanzarono in fretta, ma con passi leggeri. Jel era più in tensione di quanto non fosse mai stato; per quanto ne sapeva, da un momento sarebbe potuto spuntare qualche Ribelle davanti a loro...
- E' meglio se continuiamo a restare Disillusi vero? - chiese ad un certo punto Gala.
- Direi di sì – in realtà ne era sicuro. Se si fossero resi completamente visibili le probabilità di venire scoperti sarebbero state ai massimi livelli. Già in quel momento erano piuttosto alte... Sempre con cautela, percorsero quel primo corridoio, e poi un altro ancora, finché non si ritrovarono in una prima sala, non molto grande.
- Secondo te dove siamo?
Jel rifletté, guardandosi intorno, e alla fine decise di dire la verità:- In realtà non lo so, Gala. Ma credo che ci stiamo avvicinando alle sale centrali - sospirò, poi concluse:- In fin dei conti è lì che dobbiamo andare, se vogliamo arrivare alle stanze superiori.
La ragazzina trattenne il respiro. - Jel...- tentò di replicare. - Jel, noi non possiamo... è tutto troppo pericoloso...
- Conoscevamo i rischi quando siamo partiti – la interruppe lui freddo. Non si sarebbe mai creduto capace di una simile fermezza, ma in quel momento il desiderio di finire il lavoro era più forte persino della paura. - Dobbiamo andare, o questa ricerca non finirà mai. Lo so che hai paura, Gal, ne ho anch'io, ma è il nostro dovere, capisci? Non avremo più una seconda occasione.
La strega non rispose subito. Jel considerò che fosse una fortuna che fossero entrambi Disillusi, altrimenti con tutta probabilità avrebbe scorto grosse lacrime riempire i suoi occhi. Alla fine, anche lei cedette:- E... e va bene, andiamo. Ma cavolo, ho paura!
Pur non vedendola per bene, il mago si chinò su di lei e l'abbracciò; se davvero stavano andando incontro alla morte, doveva farlo ancora una volta. - In ogni caso grazie per essere venuta con me – sorrise. - Non so come avrei fatto senza di te.
Lei si lasciò sfuggire un singhiozzo. Poi alzò il capo e proferì fermamente:- E allora vediamo di prendercela, questa maledetta Pietra.
Assolutamente.
Ripresero a camminare, più velocemente, e passarono da una stanza all'altra con il fiato sospeso, sempre tenendosi a poca distanza dalle pareti. Data l'ora tarda, non c'era movimento per il palazzo, il che era un bene naturalmente, ma la falsa calma che aleggiava nell'ambiente non faceva altro che aumentare la loro tensione.
Quando infine raggiunsero una porta più imponente delle altre, dai battenti argentati, Jel comprese che probabilmente erano giunti all'ingresso principale. Per precauzione pose il viso accanto alla sottile fessura che dava verso l'interno e controllò se ci fosse qualcuno. Con un tuffo al cuore, si rese conto che la porta principale era sorvegliata anche dall'interno: due Ribelli erano in piedi ai lati di essa, due lunghe spade assicurate alla cintura. Se volevano entrare, sarebbero stati costretti a palesarsi...
- Se pensi di non farcela, rimani qui – avvertì Gala seriamente. - Se vieni, allora dovremo essere veloci; dopo che avrò aperto le porte, dovrai colpire all'istante una delle due guardie. Usa l'incantesimo che vuoi, ma cerca di non fare troppo rumore, intesi?
- Certo – rispose lei annuendo. - Vengo con te.
- Va bene...- Jel inspirò a fondo. Dovevano agire adesso. D'altra parte, non era la prima volta che si ritrovavano ad affrontare dei Ribelli, no? E Mal e Sephirt dovevano essere sicuramente molto più pericolosi di due semplici guardie. Solo che ora non erano in Ariador o in un'altra qualsiasi nazione, ora erano in casa del nemico...
Esitò ancora pochi istanti, poi spalancò la porta e agì.
Richiamando una possente massa d'aria si rivolse ad un una delle due guardie, e la scaraventò con violenza contro il muro. Davvero poco rumoroso...
Gala intanto aveva tentato di fare lo stesso, ma il colpo non fu abbastanza forte da far perdere i sensi al secondo uomo, che fissò la ragazzina troppo sbalordito per reagire. Jel allora agì prima che avesse il tempo di dare l'allarme. Era appena dietro di lui, e con un calcio in piena faccia lo mise a tacere.
- G-grazie...- mormorò Gala col fiatone. - Credi... credi che dovremmo ucciderli?
- Dovremmo sicuramente – rispose Jel asciutto. - Ma non ho intenzione di farlo.
Nel sentire quelle parole, la strega sembrò sollevata. - Aiutami solo a spostarli – aggiunse il giovane, prendendone uno per le braccia e facendo cenno all'amica di fare lo stesso con i piedi. Riposero i due uomini svenuti dietro il vano della scalinata – non era un granché, ma era il luogo più nascosto disponibile – e poi si guardarono intorno.
- Credo che le stanze siano ai piani di sopra – sentenziò Jel. - Dobbiamo andare là.
Salirono trepidanti l'ampia scalinata, e quando raggiunsero il primo piano Jel guardò da una parte all'altra: due marmorei corridoi si estendevano da lì. - Credi che le stanze di Theor si trovino qui? - chiese Gala, tesa. In effetti, se davvero la Pietra era stata spostata era possibile che fosse nelle mani di Theor stesso...
- Non ne sono sicuro, ma penso di no. Ricordi la reggia di Città dei Re? Le stanze dei sovrani non sono mai al primo piano, di solito si tende a collocarle ai piani superiori...
- Ma Theor non è il re – osservò la ragazzina. Jel dovette ammettere che a questo non aveva pensato; stando a questo, probabilmente erano le stanze del re Robyn e della sua servitù a trovarsi al piano più alto. E contando che il palazzo di Amaria era composto da quattro piani, più i sotterranei, Theor non poteva trovarsi che lì o in quello appena superiore.
- Molto bene...- cominciò. - In questo caso dobbiamo dividerci: tu controlla questo piano, spia dalle serrature, se trovi qualcosa di interessante aspetta il mio ritorno. Io vado di sopra - fece per voltarsi, poi aggiunse:- Ricordati di rimanere invisibile, d'accordo?
- Certo, certo... - rispose Gala annuendo. - Senti... fai attenzione anche tu.
Jel sorrise nervosamente; non c'era bisogno che glielo ricordasse.
A malincuore si separarono, Gala imboccò il corridoio di destra mentre lui continuò a salire. Il silenzio era quasi assoluto; la maggiore fonte di rumore era il suo respiro, tremolante, che a nuvolette si spargeva nell'aria circostante. Man mano che camminava, il mago continuava a chiedersi se fosse stata davvero una buona idea addentrarsi negli intricati corridoi del palazzo reale. D'altronde, loro non avevano nemmeno la certezza che la Pietra del Nord si trovasse davvero ancora lì. Avrebbero dovuto pianificare tutto con più cura...
Cercò di guardare all'interno di numerose stanze secondarie, ma nella maggior parte di esse le candele erano già spente e i proprietari addormentati. In una delle poche ancora illuminate Jel scorse l'uomo alto e ricciuto che avevano visto recarsi a palazzo insieme a Theor, ma per il resto nulla di interessante.
Sapevi che sarebbe andata così...
Ad un tratto, una porta che si apriva gli fece prendere un colpo; istintivamente il mago si appiattì lungo la parete, nell'ombra, con le orecchie tese. Theor, che reggeva in mano una candela, e un altro uomo di cui non riusciva a scorgere il volto apparvero nel corridoio.
- Partirai non appena la situazione si sarà chetata...- stava dicendo il capo dei Ribelli in tono d'urgenza. - Devi trovare il modo di recuperare quella Pietra.
Jel cercò di non perdersi nessun passaggio della conversazione. Forse avevano finalmente una pista da seguire...
- Certamente, certamente. Arriverò a Città dei Re il prima possibile – rispose la seconda voce. Una voce che risuonò dolorosamente familiare per Jel. No... oh no...
- Non dovresti avere problemi – proseguì Theor. - Una volta dimostrato che fai parte del Gran Consiglio, convincere Shist o Cambrel che sia a consegnartela sarà facile.
- Naturalmente. E per quanto riguarda la ragazza, Sephirt, che facciamo?
Jel avrebbe riconosciuto quella voce strascicata fra mille al mondo. L'uomo con cui Theor stava parlando, l'uomo che doveva andare a riprendere la Pietra, l'infiltrato nel Gran Consiglio... era Astapor Raek.
E le brutte sorprese non erano ancora finite.
- Ho già incaricato qualcuno di andarla a cercare – rispose Theor freddamente. - Non posso permettere che si faccia travolgere dalle emozioni proprio adesso. E in questo stato potrebbe essere in pericolo, non si fermerà davanti a niente. Finirà per farsi uccidere se non la riportiamo qui.
Per il giovane era abbastanza. Senza aspettare che Theor si congedasse e tornasse nelle proprie stanze Jel riprese in fretta a camminare, deciso ad allontanarsi il più in fretta possibile dai due. Raggiunse il piano dove si trovava anche Gala in punta di piedi e, una volta localizzatala, le andò incontro. - Sono io...- sussurrò per non spaventarla. - Ma ora fai silenzio. Theor è qui.
I due aspettarono senza fiatare che i passi al piano di sopra cessassero, e dopo che una porta si fu richiusa con uno scatto, Jel si decise a parlare.
- So dov'è l'ultima Pietra – proferì in tono serio. - Ma prima dobbiamo uscire di qui.
- D'accordo – rispose lei, e il sollievo fu palpabile nella sua voce.
Jel si voltò verso la scalinata; desiderava ampiamente uscire da lì per poter rimuovere il proprio incantesimo e tornare in uno stato normale. D'altro canto, se in parte l'idea di avere ora una meta sicura verso la quale dirigersi lo entusiasmava, in parte provava un incredibile fastidio per il fatto di essersi recato così a Nord, aver affrontato così tante difficoltà per niente. E in più c'era il problema di Astapor Raek.
Personalmente, a Jel il Consigliere lord dell'Isola Grande non era mai stato particolarmente simpatico, ma mai e poi mai lo avrebbe creduto capace di tradire le Cinque Terre. Le sue motivazioni poi rimanevano un mistero.
Fu mentre raggiungeva con Gala la sala adiacente all'ingresso principale che il giovane si rese conto di una cosa: nello sconvolgimento per la morte del maestro Camosh, lui e Gala non aveva quasi realizzato che anche un altro Consigliere era scomparso da Grimal. Ma quindi, se in quel momento Raek era lì vivo e vegeto, allora c'era la seria possibilità che fosse stato lui stesso ad uccidere Camosh?
Meglio non dire nulla a Gala, pensò mentre una leggera nausea si appropriava di lui. La ragazzina ne sarebbe stata sconvolta, e in effetti anche lui stentava a credere di essere seduto per mesi accanto ad un traditore. Era tutto talmente strano da apparire surreale...
- Jel... dobbiamo andare di qua o di là? - la voce di Gala lo riportò bruscamente alla realtà. Si era quasi dimenticato di essere ancora all'interno del palazzo. La sua compagna si era fermata in un punto dove due porte si aprivano sulle pareti della stanza dove si trovavano.
- Credo che quella di sinistra sia quella giusta – rispose senza pensarci. Dopo tutto dovevano restare il più possibile vicino alle mura esterne, no?
Percorsero ancora un paio di corridoi, poi finalmente raggiunsero quello che cercavano. Era tutto silenzioso, segno che probabilmente all'esterno le due guardie erano ancora svenute. Meglio così...
Uscirono nella notte.
Ancora frastornato dalle ultime rivelazioni, Jel inspirò profondamente l'aria gelida e si strinse nel proprio invisibile mantello. Faceva decisamente freddo, ed era meglio che si trovassero un riparo per riposare. - Vieni – disse rivolto a Gala. - Voglio andarmene da qui.
- Puoi dirlo forte!- esclamò lei, affrettandosi a seguirlo. - Allora? Dov'è la Pietra Bianca?
- Ho sentito Theor mentre parlava con un altro Ribelle.
Nausea.
- … gli ha detto che doveva a recarsi a Città dei Re per riprenderla, quindi suppongo si trovi lì.
Se non fossero stati invisibili avrebbe visto l'amica sgranare gli occhi. - A Città dei Re? Ci siamo... ci siamo andati così vicini e non lo sapevamo!
- Già...- convenne Jel cupo. - Quindi quando ripartiamo?
- Appena albeggerà – rispose lui prontamente. - Con l'oscurità non riusciremmo mai a ritrovare i cavalli di Kor. E poi io sono sfinito.
- A chi lo dici – replicò Gala con un tremolio nella voce. - Non vedo l'ora di levarmi questo maledetto incanto della Disillusione...
Non appena si furono allontanati abbastanza dalla reggia nordica, Jel le posò una mano sulla spalla. - Possiamo anche fermarci ora. Non credo corriamo qualche pericolo. Non più di prima, almeno. Si scostarono un poco dalla strada principale e dai luoghi sorvegliati, incluse taverne e locande, e poi si lasciarono cadere a terra, sfiniti.
- Credi che sia troppo pericoloso rimuovere la Disillusione- chiese Gala senza riuscire a trattenersi. Jel si guardò intorno. - Se vogliamo dormire non c'è altra scelta. Durante il sonno la concentrazione crolla definitivamente. Tranquilla, faccio io il primo turno di guardia.
Non appena ebbe pronunciato quelle parole rimase a guardare la ragazzina che soddisfatta, abbandonava di colpo la concentrazione e ritornava ad essere visibile.
- Mi era mancata la tua espressione, Gal – sorrise il mago in tono stanco.
- Molte grazie – anche lei sorrise, un sorriso per una volta sincero e appagato. - Ho un bisogno assurdo di dormire...- poi più seria, aggiunse:- Non devi montare la guardia tutta la notte, capito? Quando hai bisogno, svegliami, farò la mia parte.
- Va bene Gal – Jel le diede un affettuoso buffetto sulla guancia. - Allora dovrai ricordarti di svegliarmi prima che il sole sorga, domani.
- Certo certo – mentre parlava la strega appoggiò la testa sulla terra battuta del vicolo e si girò di lato. Si teneva il mantello avvolto come una coperta. Jel la fissò riposare con una punta d'invidia, poi alzò lo sguardo verso il cielo e rifletté: nella frenesia per la scoperta dell'ubicazione della Pietra e, soprattutto, del tradimento di Astapor Raek, si era quasi scordato di ciò che aveva udito riguardo Sephirt. Stando a quanto Raek aveva detto, pareva che la donna avesse lasciato Amaria di nascosto. Il motivo di tale scelta a Jel pareva abbastanza ovvio: era partita per cercare loro. Un brivido che non aveva nulla a che fare col freddo si impadronì di lui. Molto probabilmente Sephirt era decisa a terminare il suo compito, per vendicare Mal. E se le cose stavano veramente così allora erano tutti e due in pericolo.
Forse è meglio non tornare a Tamithia ma andare direttamente a Città dei Re...
Già. Avrebbe dovuto parlare con Gala della faccenda il prima possibile.


L'indomani, al primo albeggiare, Jel sentì la mano di Gala posarsi piano sulla sua spalla e scuoterlo. - Jel...- lo chiamò la ragazzina. - Jel, è ora. Dobbiamo andare.
Il mago impiegò una decina di secondi per riprendere appieno conoscenza; si sentiva, se possibile, ancora più assonnato della sera prima. Alzò il capo e si guardò intorno, per la viuzza dove avevano dormito. Non c'era ancora nessuno in giro, ma presto il coprifuoco avrebbe avuto bene e la gente si sarebbe riversata per le strade.
- Allora andiamocene – concordò rialzandosi, e per un attimo fu preso dal capogiro. Serrò bene gli occhi, imponendosi di restare ben lucido. Molto presto avrebbe potuto riposare come si deve.
Ben lungi dall'essere ben disposti, i due maghi si lasciarono alle spalle il vicolo e si immisero nuovamente nello stradone centrale. Jel non vedeva loro di lasciarsi alle spalle quella maledetta città per dirigersi verso la capitale di Fheriea, dove sarebbero stati – forse – al sicuro.
Mentre i primi mattinieri uscivano dalle loro case, Jel e Gala incrociarono un paio di guardie; una di loro li guardò con aria discretamente sospettosa, e fu allora che Jel si rese conto che né lui né l'amica, nella fretta, avevano ricordato di applicare nuovamente l'incanto della Disillusione.
Oh merda...
Dunque era una gigantesca fortuna che si trovassero così lontani da Grimal; in fin dei conti non portavano né mantelli né spille, quindi per i Ribelli sarebbe stato difficile riconoscerli...
Ma allora perché, perché quell'uomo continuava a fissarli con occhio critico?
- Facciamo in fretta – intimò a Gala dandole una spintarella. - Leviamoci di qui. Possono vederci... Evidentemente anche lei si rese conto del proprio errore solo in qual momento. - Accidenti...- borbottò affrettando il passo.
Grazie al cielo la strada che i due avevano percorso seguendo Theor il giorno prima era abbastanza lineare, quindi Jel ricordava il tragitto abbastanza bene. L'importante ora era fare in fretta. Il giovane avvertiva un pessimo presentimento.
- Io quei due li ho già visti...- udì pronunciare l'uomo che li aveva squadrati, alle proprie spalle. - Ma non qui.
Capì che il Ribelle stava andando loro dietro, probabilmente accompagnato da un'altra guardia. L'ansia lo assalì alla gola: era possibile che, fra tutti i Ribelli sparsi per Amaria, fossero dovuti incappare proprio in uno che li avesse già incontrati?
- Jel..- mormorò Gala preoccupata, conscia di quanto fosse precaria la situazione.
- Vai avanti – rispose lui secco, anche se in realtà temeva quanto lei. - Non guardare indietro...- ma prima che potesse finire la frase, dietro di loro esplose un:- Ma certo! Consiglieri!
Atterriti, sia Jel che Gala si voltarono di scatto. E anche loro lo riconobbero: davanti a loro c'era uno dei malcapitati Ribelli che avevano incontrato vicino al confine con l'Haryar, mesi prima. E come avrebbe potuto lui dimenticarli? Non c'erano molte ragazzine dai capelli viola che facessero parte del Consiglio e praticassero la Magia...
- SCAPPA!- gridò il giovane afferrando l'amica per la collottola, mandando al diavolo ogni precauzione. L'uomo li aveva riconosciuti, e tentare di convincerlo del contrario sarebbe stato inutile. Per colpa della loro stupidità, avevano fallito proprio a un passo dalla ritirata.
Un paio di Ribelli che si trovavano sul loro percorso tentarono di ostacolarli afferrandoli per gli abiti, ma loro non ebbero difficoltà a scaraventarli via con la Magia.
- State attenti! Sono maghi!- strepitò qualcuno, al che molta gente si ritrasse, spaventata.
Non possiamo morire adesso, non proprio ora... strillava una voce nella testa di Jel mentre correva all'impazzata in mezzo a tutte quelle persone che volevano ammazzarli.
Ma proprio nel momento in cui le colline all'esterno della città si profilavano davanti ai loro occhi, proprio mentre le case si diradavano, Jel avvertì una massa d'aria sollevarli da terra e scaraventarli contro una parete di roccia.
Il dolore per lo schianto fu incredibile; aveva tentato di attutire la botta con un incantesimo di difesa, ma la sua testa e la sua schiena colpirono comunque il muro con forza. Al giovane sfuggì un gemito disperato, a Gala un'imprecazione di dolore.
Quando Jel trovò la forza di rialzare il viso da terra, vide davanti a sé una decina di Ribelli; quasi tutti erano forniti di armi da taglio, ma quello che li aveva colpiti non portava altro che un corto pugnale e un'espressione gelida dipinta in volto. Doveva essere l'unico mago.
- Che cosa credevate di fare, eh?- chiese freddamente, mentre gli altri puntavano le spade e le lance su di loro. Jel si sentì perduto: quella volta erano arrivati al capolinea; loro non erano come Sephirt, non sarebbero riusciti a scomparire senza lasciare traccia...
Con la coda dell'occhio vide Gala che, di fianco a lui, a fatica si rimetteva in piedi, e lui fece lo stesso. Se non altro sarebbero morti con dignità.
- Allora?- fece l'uomo che aveva parlato in tono d'accusa. - Siete veramente Consiglieri?
Jel fece per rispondere la verità, quando fu colto da un'idea.
Un'idea orribile, sciatta e banale, ma l'unica che gli venne in mente.
Repentinamente, si lasciò cadere a terra senza opporre resistenza.
- Jel!- esclamò Gala senza capire, un attimo prima di essere agguantata da uno dei presenti che la immobilizzò. Jel, col fiato mozzo, sentì il mago avvicinarsi a lui mormorando un:- Ma che diavolo...?
L'uomo si chinò per accertarsi che respirasse ancora, e Jel decise all'istante che il momento di uccidere di nuovo era ormai arrivato. Avrebbe fatto di tutto per salvare la propria vita e quella di Gala.
Senza pensarci estrasse il pugnale del Ribelle dalla sua fondina e, con tutta la forza di cui era capace, glielo conficcò nella schiena. Questo urlò di dolore, cadendo in avanti su di lui; se lo scrollò di dosso, rimettendosi in piedi e lanciando il pugnale in direzione di quello che, a pochi passi da lui, teneva ferma Gala. Mentre richiamava una nuova ondata di vento con cui allontanare gli altri afferrò l'amica per un polso e la spinse in avanti. - VAI!- urlò.
Ripresero a correre, troppo presi dal terrore per pensare a ciò che era accaduto, con quasi tutti i Ribelli alle calcagna.
- Prendeteli, non devono lasciare la città!- udì gridare qualcuno, ma non vi diede retta. Se fossero riusciti a raggiungere i cavalli sarebbero stati salvi...
Scapparono, scapparono, scapparono. Come quando erano fuggiti la prima volta da Mal e Sephirt, pareva loro di non provare nemmeno la fatica. Qualunque cosa sarebbe stata migliore dell'essere riportati indietro, al cospetto di Theor...
In men che non si dica si ritrovarono fra i lievi pendii erbosi fra i quali avevano lasciato i cavalli, e non impiegarono molto nello scorgere le due figure degli animali ancora addormentati grazie all'incantesimo di Jel. Il mago passò freneticamente una mano sul muso del proprio destriero e ordinò a Gala di fare lo stesso. I cavalli di Kor non avevano neanche aperto gli occhi che già i due erano montati in sella, menando colpi con le staffe per farli ripartire.
I Ribelli erano tutti attorno a loro, e alcuni tentarono di afferrare le briglie per impedir loro di fuggire. Schivando i fendenti delle spade e tentando di farsi scudo con qualche incantesimo, Jel riuscì a far partire il proprio cavallo a galoppo, e così Gala.
- FECCIA!- si sentirono gridare rabbiosamente dietro da uno di loro, mentre il gruppo di Ribelli rinunciava a riacciuffarli guardandoli cavalcare via.
Jel non ci diede peso. Non diede peso neanche allo squarcio che un pugnale gli aveva aperto sul polpaccio destro.
Erano salvi.
Erano salvi, e dovevano fuggire il più lontano possibile da lì.


KRYSIA, ARIADOR CENTRALE


Il locale era affollato e oltremodo rumoroso.
Sephirt cercava di non dare retta all'irritazione che provava nel guardare quelle bande di ubriaconi che se la ridevano e facevano a botte fra loro, mentre con passo deciso si avvicinava al bancone. Aveva lasciato Amaria da una settimana.
Senza preoccuparsi degli ordini di Theor, aveva vagato per il nord dell'Ariador in cerca di qualcuno che potesse conoscere la cacciatrice che cercava.
Rosark, Qorren, Hiexil... erano solo alcune delle città e villaggi che aveva alla svelta controllato. Sapeva di aver condotto una ricerca sbrigativa, che probabilmente si era fatta sfuggire numerose possibilità concrete, ma non le importava. Prima o poi avrebbe trovato una persona che potesse illuminarla. O forse si sarebbe imbattuta nella donna stessa.
Per prima cosa si avvicinò all'uomo dietro il bancone; con un cenno attirò la sua attenzione, poi si chinò verso di lui per farsi sentire oltre il frastuono:- Sto cercando una donna, una cacciatrice- dichiarò. - E' un'Haryarita, magra, capelli neri. E' mai stata vista da queste parti?
- Non ne ho idea – rispose l'uomo scuotendo la testa, mentre con una mano si asciugava la fronte imperlata di sudore. - Non posso fare molto, se non consigliarti di chiedere in giro!
Stizzita per l'ennesima domanda a vuoto, Sephirt borbottò un grazie e si sedette al bancone. Era piuttosto tentata di affondare la testa fra le mani, ma non lo fece.
- Ehi, cerchi compagnia, tesoro?
L'uomo che aveva parlato si sedette accanto a lei, reggendo in mano un boccale di birra. Sorrideva, inebriato dall'alcol, e la stava fissando con aria fastidiosamente furba.
- No, grazie – ribatté lei fredda come il ghiaccio. Inarcò un sopracciglio; doveva avere all'incirca quarantacinque anni e forse, non fosse stato per la sbornia, si sarebbe potuto anche definire un bell'uomo.
Ma neanche lontanamente quanto Mal Ennon.
- Ti offro da bere?- l'uomo non sembrava affatto urtato dalla risposta della strega. Indicò gli scaffali dove erano poste le bottiglie di liquore. - Birra, Makart, Sofiel...
- No. Grazie – ripeté la donna, trattenendosi dal non scaraventarlo giù dallo sgabello all'istante. Aveva ben altro a cui pensare rispetto ad un ubriacone che tentava spudoratamente di farle delle avance.
- Sto solo cercando una persona – continuò per spiegarsi. - E' una vecchia amica di mia madre. So che abita in Ariador, è una cacciatrice. Pensi di conoscere una persona simile?
- Hm... puoi provare a descrivermela.
Seriamente irritata – stava solo perdendo tempo – Sephirt cercò di rievocare più particolari possibili della donna che aveva ucciso Mal. - E' magra, non molto alta, probabilmente un'Haryarita. Ha... capelli scuri corti e... si porta dietro parecchi coltelli...
- Io la conosco.
Quella frase la colse così piacevolmente alla sorpresa che inizialmente Sephirt credette di esserselo soltanto immaginato. Ma non era stato l'uomo vicino a lei a rispondere. Si guardò intorno alla ricerca della fonte e notò un uomo di mezza età seduto ad un tavolo in un angolo, che le faceva un cenno con la mano. Mollando il suo interlocutore al banco, gli si avvicinò; era accomodato sulla panca foderata di stoffa unta, i gomiti appoggiati sul tavolo e ciocche di spettinati capelli biondo scuro che gli incorniciavano il viso.
- Conosci la donna che sto cercando?- ripeté Sephirt.
Lui bevve tranquillamente un lungo sorso dal proprio boccale e poi, ignorando la domanda, domandò:- E' una cacciatrice, giusto?
- Suppongo di sì – rispose Sephirt accomodandosi.
L'uomo riprese a parlare:- Vive a Tamithia, credo, o almeno ci viveva l'ultima volta che l'ho vista. Una o due volte ho comprato i suoi Shirin al mercato. Ma perché?
- Una faccenda di poco conto. Questioni personali – spiegò lei sbrigativa, senza alcuna intenzione di approfondire l'argomento. Poi insistette:- Dunque? Come si chiama questa cacciatrice?
Il suo interlocutore aggrottò le sopracciglia nello sforzo di ricordare e alla fine disse:- Sì, ora ricordo. Il suo nome è Ftia Elbrik.
Dopo tanto tempo, un sorriso tornò ad increspare le labbra della donna.








NOTE:

Che tempistica eh? A soli cinque giorni dall'ultimo, ecco il capitolo 22 ^^ Che tra l'altro è venuto molto più lungo del previsto, non ne voleva sapere di finire...
Dai, dato lo sforzo incredibile che ho impiegato per stenderlo tutto me la merito una piccola recensione, no? (mentecatta) Ditemi che ve ne pare, è decisamente più movimentato e complesso rispetto ai miei standard no?
Ma prima di fare pessime figure è meglio se passo direttamente al solito "grazie per chiunque abbia apprezzato :)" Spero di riuscire a pubblicare ancora entro la fine di ottobre,
TaliaFederer
  
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