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Autore: Fabio93    21/10/2014    2 recensioni
In una terra d'Oriente ricca di misteri e forze oscure, sotto le ceneri lasciate dalla guerra civile, ardono ancora i fuochi della ribellione. Danzo, l'usurpatore, ha ottenuto il potere su Nisora pagandolo col sangue dei suoi nemici, ma si sussurra che l'antico ordine dei samurai che lui stesso aveva cercato di sterminare si stia preparando ad insorgere. Da oltre le montagne, la nazione di Long Yu osserva e si prepara all'invasione per approfittare della debolezza del nemico ed unificare gli imperi.
La guerra è alle porte: chi ne uscirà vittorioso?
[la storia è frutto della collaborazione con un secondo autore, Mist Guardian!]
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mist Guardian


Ombre nella Notte

 

Dolore. Un fortissimo dolore lo stava lentamente tirando fuori dalla voragine di tenebra nella quale era sprofondato, come un amo affilato trascina un pesce verso la superficie del lago. Il buio iniziava a dissiparsi, e una lieve luce rossastra si faceva strada tra le sue palpebre.

I suoi sensi stavano tornando, ma era ancora troppo intontito per rendersi conto di dove si trovasse. Un forte odore di fumo e legna bruciata gli pervase le narici e la sua mente iniziò a realizzare.

Spalancò gli occhi di colpo, ritrovandosi steso a terra, la schiena a contatto con il pavimento bruciacchiato, tutto attorno a lui fuoco. Il ruggito delle fiamme scuoteva l'aria, era come trovarsi nello stomaco di una grande bestia rovente.

Naoki fece per alzarsi, ma subito una fitta lancinante alla gamba lo costrinse a desistere. Spostò preoccupato lo sguardo verso i suoi piedi; una delle travi portanti della locanda caduta sulla sua caviglia.

Si sentì prendere dal panico: era bloccato in un edificio in fiamme e la kuroame era là fuori da qualche parte, oltre quelle cineree mura. Era solo una gara a chi, tra loro e l'edificio, lo avrebbe ucciso prima. Doveva andarsene ad ogni costo.

Un pezzo di legno in fiamme si staccò dal soffitto, o quello che ne restava, cadendo a pochi passi dalla sua testa e facendolo sobbalzare. La struttura della locanda oscillò come una barca sulle onde e per un attimo parve prossima a crollare e dissolversi in cenere. L'edificio reggeva ancora, ma Naoki doveva andarsene di lì prima che cedesse o prima che fiamme e fumo avessero la meglio su di lui.

Cercò di sollevare la trave con le mani e riuscì a spostarla leggermente, ma il dolore che ne derivò fu tale che non riuscì a trattenere un gemito. Provò a calmarsi, inspirò a fondo cercando di mandare via il dolore, chiuse gli occhi. Focalizzò la sua mente sulle gambe, cercando di concentrarsi per quanto possibile sulla caviglia intrappolata. Per un attimo gli parve quasi di vederlo, quel dolore accanito, avviluppato alla sua gamba come una piovra, e cercò di escluderlo dalle sue percezioni: un senso di torpore calò sulla sua gamba, concedendogli un po' di respiro.

Quando riaprì gli occhi, gli sembrò che il fuoco si fosse fatto più intenso e vicino, ogni boccata d'aria era come un sorso di metallo fuso giù per la gola: concentrarsi gli aveva sottratto tempo prezioso, era meglio non perderne altro. Prese saldamente la trave e la sollevò con tutte le forze che aveva, le fitte alla caviglia tornarono a farsi sentire, ma stavolta erano sopportabili. Spostò rapidamente l’arto ferito e si sollevò in piedi lasciando andare la trave, che cadendo portò con sé parte del pavimento.

Per un momento la gamba gli cedette costringendolo in ginocchio. Doveva restare concentrato finché non fosse stato al sicuro. Si rialzò dando fondo a tutte le sue forze, cercando di contenere il dolore, facendosi strada tra le macerie in fiamme della struttura: il calore gli mordeva la pelle, il fumo lo accecava, il rombo dell'incendio lo stordiva, ma lui doveva andare avanti.

Spostò alcuni resti di legno anneriti e consumati dal fuoco, uscendo alla luce della luna da una delle pareti laterali della locanda, ormai prive di consistenza. Una volta fuori inspirò avidamente l'aria della sera, ma le sue narici vennero subito impregnate di un forte odore di legna bruciata e fumo che lo fecero tossire. C’era anche un terzo odore, una nota acre e ferrosa che non faticò a riconoscere: sangue.

Si girò di scatto, e vide una gracile figura in bianco stare in piedi lungo la via principale, come paralizzata, tutta sporca di sangue in mezzo alle macerie e circondata da cadaveri. La riconobbe subito, essendosi separato solo poche ore prima: “Sayuri” se non ricordava male.

Provò una forte pena a vederla in quello stato, la ragazza allegra e spensierata di quel pomeriggio era stata travolta dalla scia di sangue che lui si portava dietro, se anche fosse sopravvissuta a quella notte non sarebbe mai più stata la stessa. Gli abitanti del villaggio avevano ragione a parlare male di lui.

Per un momento ebbe la forte tentazione di correre da lei, portarla con sé, salvare almeno una vita di tutte quelle che i suoi inseguitori avevano portato via, forse per sentirsi meno in colpa con sé stesso, ma subito accantonò quell'idea: non poteva mettere a rischio la sua vita per qualche contadinella. Si vergognava anche solo di avere quei pensieri egoistici, ma in fondo oramai era solo un reietto ed un codardo, e solo per quello era ancora vivo. No, doveva andarsene e alla svelta, o a breve avrebbe condiviso la stessa sorte di quella ragazza.

Si girò verso le mura parzialmente crollate del villaggio, pronto a fuggire, ma subito un grido di terrore echeggiò nell'aria attirando la sua attenzione.

Si voltò verso la fonte del suono: la piccola Sayuri. I suoi inseguitori le erano addosso, feroci e indomabili, con le lame sguainate. D'istinto fece per scattare nella sua direzione, ma subito si fermò, colto dal dubbio. I ninja non lo avevano ancora notato, con un po' di fortuna sarebbe riuscito a scappare , e probabilmente era la sua unica possibilità di farlo. Il kunai del primo ninja era ormai a pochi centimetri dalla gola della giovane, Naoki chiuse gli occhi per non assistere al massacro.

Il secco suono di due lame a contatto, tuttavia, lo costrinse a riaprirli. Una katana aveva intercettato il kunai.

Tetsuya si era come materializzato alle spalle di Sayuri impugnando una delle katane della bottega.

La ragazza scattò per lo spavento, inciampando su se stessa e cadendo per terra, e lì rimase come ammutolita, mentre i due uomini continuavano a danzare.

Gli assalti del ninja erano fulminei, ma il fabbro non si fece cogliere alla sprovvista, riuscendo a parare tutti i colpi, o almeno i più pericolosi, ricevendo solo qualche graffio. Naoki non poté non rimanere sorpreso: come poteva il fabbro di quel villaggio dimenticato dagli Dei combattere così bene?

La corta e sottile lama procedeva tuttavia instancabile in una pioggia di rapidi affondi, la katana del fabbro fu costretta a limitarsi ad incassare, il ritmo serrato non gli lasciava il tempo di contrattaccare e lo fece arretrare passo dopo passo, parando sempre meno colpi. Il ninja stava avendo la meglio.

In quel momento Naoki era posto davanti ad una scelta, che per molti anni non aveva mai preso in considerazione: smettere una volta per tutte di scappare e affrontare con coraggio il suo destino, qualunque esso fosse stato, oppure voltare nuovamente le spalle alle persone che incontrava sul suo cammino, ignorare tutto quello che gli era stato insegnato e scappare per riprendere la sua fuga apparentemente infinita.

Spostò nuovamente lo sguardo verso Tetsuya; il ninja assalitore scattò all’indietro rapidissimo e tre shuriken si conficcarono nel braccio del fabbro con la medesima velocità, e una freccia lo colpì da dietro sulla spalla: gli altri assassini non erano rimasti a guardare.

Tetsuya si inginocchiò dolorante, reggendosi con la spada piantata nel terreno come un naufrago si aggrappa a uno scoglio. Era allo stremo delle forze, il ninja pronto a porre fine alla sua vita davanti allo sguardo terrorizzato della figlia.

Senza quasi rendersene conto, Naoki aveva afferrato il primo pezzo di legno capitatogli a tiro, ed era corso verso di loro. Si fiondò sul primo ninja, ignorando il dolore alla gamba e spezzandogli il bastone sul collo, tramortendolo. Aveva fatto la sua scelta.

Gli altri non ci misero molto a reagire e gli furono presto addosso.

Naoki si trovò circondato dagli altri tre, senza vie di fuga e senza un'arma, costretto a schivare i loro affondi. Di questo passo era certo non sarebbe durato a lungo, senza contare che il dolore alla gamba non faceva che rallentare i suoi movimenti.

Tetsuya con le ultime forze rimastegli estrasse la spada dal terreno, e, mentre i ninja erano distratti da Naoki, cercò di approfittarne e colpirli alle spalle. Sollevò entrambe le braccia sopra il capo, pronto a menare un fendente e staccare la spalla di uno dei ninja, ma il suo nemico se ne accorse e pose fine al suo intervento con un calcio ben assestato allo stomaco.

Il fabbro rovinò a terra, perdendo la presa sulla spada, occasione che Naoki non si fece scappare: schivò l'affondo di uno dei ninja e come una serpe guizzò in direzione della spada, afferrandola.

Impugnò saldamente l'elsa e subito girò su se stesso, menando un colpo che tranciò il braccio dell'assalitore più vicino. Il ninja gridò di dolore mentre il sangue zampillava dal suo moncherino, ma gli altri ignorarono il compagno ferito e si concentrarono solo sulla loro preda.

Naoki respirò a fondo, concentrandosi sull'energia del proprio corpo, sentendola, nel tempo d'un solo respiro, percorrere ogni muscolo ed ogni osso. Anche se al di fuori c'era il caos, dentro di lui doveva regnare l'ordine: non doveva lasciare posto al dolore, o alla paura di essere sconfitto.

La sua lama scattò ad intercettare quella del primo avversario: parò all'interno, deviò il colpo per poi squarciare la gola del ninja, accompagnando il fendente con un rapido movimento del bacino. I nemici lo incalzarono, costringendolo ad arretrare; frappose fra sé e loro un fluido muro di metallo affilato, tenendoli a distanza per non farsi circondare.

Riversò la sua mente in quella sequenza interminabile di parate ed affondi, lasciando fuori tutto il resto, anche il dolore.

Uno dei ninja scattò verso sinistra per aggirarlo, Naoki agì d'istinto: mulinò la spada e gli aprì il ventre con una sola, precisa mossa. L'acciaio gli affondò i denti nel fianco: tre shuriken erano penetrati con precisione chirurgica fra le sue costole. Per un attimo il dolore sembrò svuotarlo di ogni forza, poi, però, riuscì a scacciarlo.

Concentrazione, controllo sulla propria mente e sui sensi. Quella era la via del guerriero, per lui era come non essere stato colpito.

Deviò un affondo, e poi un altro, incurante delle ferite, ma ben consapevole di essere in netto svantaggio. Tuttavia ora il nemico tentennava: come poteva combattere ancora, conciato in quel modo?

Una freccia gli sfiorò il volto, portandosi via un lembo di pelle.

Doveva liberarsi dell'arciere.

Si spostò sulla destra, frapponendo fra sé e l'arco gli altri nemici: muoversi gli era sempre più difficile, come se le sue membra pesassero ogni secondo di più, ma non doveva mollare. Abbassò leggermente la punta della spada, come se faticasse a reggerla; il ninja se ne accorse e con un balzo cadde nella trappola. Rischiando tutto, Naoki gli si gettò contro: il kunai affilatissimo gli sfiorò la gola, ma la sua katana affondò fino all'impugnatura nel ventre dell'assalitore.

Il ninja emise un verso strozzato e si accasciò, Naoki ne resse il peso con la spada ancora conficcata e, radunate le forze, scattò in avanti, verso l'arciere, usando il nemico morente come scudo.

Il cadavere parò una, due, tre frecce: poteva sentirne il tonfo.

Quattro.

Con un gesto violento staccò la lama dalle carni del suo scudo, la afferrò con entrambe le mani e girando su se stesso si avventò sull’arciere.

L’hankyu si spezzò sotto la forza della spada, ma il ninja balzò indietro evitando il colpo.

Naoki non gli diede tempo di reagire, gli fu subito addosso: uno, due tre affondi tentati e il ninja gli evitò tutti e tre.

“È abile…deve essere almeno un chunin”.

Proseguì a caricare, ma il ninja fu più rapido: come una serpe guizzò di lato uscendo dal raggio della spada e gli fu alle spalle, kunai in mano.

Riuscì a spostarsi di un passo, ma la piccola lama gli si conficcò nella spalla. Il dolore era lancinante, ma non doveva cedergli. Gridò, serrò i denti, strinse la sua presa sulla katana e girò su se stesso falciando la testa del nemico. Cadde in ginocchio, sbilanciato dal suo stesso slancio. Doveva rialzarsi, ma le forze iniziavano a mancargli.

Alzò la testa, ormai pesante come un macigno: il ninja a cui aveva tagliato la mano si era alzato in piedi, avvicinandosi cauto, sapeva che quello era il momento buono, ma non osava approfittarne.

Naoki si concentrò sul suo ki, ormai flebile: una gamba poi l'altra, entrambe lunghe chilometri, distantissime e intorpidite, e fu in piedi.

-Avanti, attaccami!-

L'avversario non colse la sfida, ma, anzi, guizzò lontano da lui con un movimento repentino.

“Che voglia ritirarsi? Oppure…”

Non fece in tempo a formulare il pensiero che già divenne realtà.

Il ninja strinse il braccio rimasto attorno alla giovane figlia del fabbro, puntandole con la mano un kunai alla gola, lasciandola immobile e terrorizzata.

“Vigliacco…” non sapeva come reagire.

Il ninja aveva visibilmente perso il controllo, era agitato: tanto che non si accorse della presenza alle sue spalle.

Tetsuya, pur se allo stremo si era materializzato dietro di lui, con in pugno uno dei kunai dei ninja caduti e affondò la sottile lama nella gola del nemico soffocandogli ogni suono.

Uno spruzzo di sangue colpì la schiena della figlia e quando la presa del ninja su di lei venne meno le ginocchia non la ressero, ma venne prontamente sorretta dalle braccia ferite del padre.

Era finita.

Non sembravano esserci più ninja, e in ogni caso Naoki non sarebbe riuscito a combattere ancora a lungo in quelle condizioni: il dolore e la stanchezza stavano prendendo il sopravvento.

Concentrazione o meno, non poteva combattere in eterno.

Ricadde a terra, lasciando andare la spada, riprendendo fiato.

I primi raggi di sole si affacciavano timidi da oltre le montagne, filtrando dalle nubi per scacciare le tenebre di quella notte maledetta.

Una lieve pioggia iniziò a cadere.

Levò il viso al cielo per accogliere le gocce fresche e lavare via il sangue dei suoi nemici.

I superstiti si avvicinarono alla scena, accerchiando la fanciulla ed il fabbro, all’inizio poté sentire il loro vociare, poi più nulla.

 

 

Ed ecco qua, con i miei soliti tempi, il nuovo capitolo lo so, mi odierete per i miei eterni tempi di produzione XD ma spero che almeno la qualità del capitolo ne giovi a scapito della vostra santa pazienza! Anzitutto un grazie al mio coautore (come sempre) che ha seguito questo ostico capitolo dall'inizio alla fine dandomi non pochi aiuti e un grazie a voi ovviamente che lo avete letto e continuate a seguire questa storia! detto questo spero vi sia piaciuto e alla prossima :D

 

   
 
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