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Autore: Marra Superwholocked    25/10/2014    2 recensioni
A volte si ha la sensazione che qualcosa di oscuro aleggi intorno a noi. E, credetemi, è tutto vero.
Da bambini pensiamo ai mostri sotto al letto, ai fantasmi nell'armadio o alla strega cattiva che gira per le strade buie imprecando e lanciando incantesimi. Ma poi cresciamo e ci rendiamo conto che faceva tutto parte di un film, di una storia raccontataci dai nostri fratelli maggiori o di un libro che avevamo letto pochi giorni prima e che nulla di tutto ciò poteva succedere. Be', è lì ci sbagliavamo: tutto può succedere, basta solo avere la mente aperta.
E un TARDIS.
Genere: Avventura, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amy Pond, Doctor - 11, Nuovo personaggio, Rory Williams
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 1
Presentimento


Samanta correva a perdifiato. Sapeva che quello era il suo ultimo ritardo possibile e che l'avrebbero rispedita a casa se si fosse presentata in classe a lezione già iniziata. Non le importava della pioggia, aveva chiuso l'ombrello una volta entrata nel pullman e non voleva certamente perdere tempo a riaprirlo una volta scesa da esso: avrebbe dovuto camminare piano e non sarebbe arrivata in tempo. Ancora qualche passo sull'asfalto e poi rallentò la corsa non appena si fu addentrata nei corridoi della scuola. Nonostante il suo fisico da ballerina di danza classica, Samanta sentì una fitta alla milza che aumentava d'intensità ad ogni passo, mentre quest'ultimo produceva un fastidioso scricchiolio sul pavimento.
Si fermò. Sentiva che qualcosa non andava per il verso giusto.
La colpì un'altra fitta di dolore e questa volta appoggiò una mano al muro per tenersi in equilibrio.
Alla fine, Samanta cedette: prese il telefonino e, grondante per le gocce di pioggia che le scendevano fino al collo bagnandole la sciarpa, digitò un messaggio per l'amica Cinzia:


non sto bene di' alla prof che sono rimasta a casa un bacio sam


Premette il tasto “Invia” e ne digitò un altro, questa volta per la madre:


per favore vienimi a prendere non sto bene sono in atrio


Premette nuovamente il tasto e aspettò la Peugeot della madre, in silenzio, nell'atrio della scuola.
Rimase seduta parecchi minuti prima di sentire sfrecciare sull'asfalto bagnato del parcheggio della scuola la macchina di sua madre. La portiera si aprì e ne uscì un ombrello a scacchi neri e bianchi seguito dalla testa di una donna che di femminile non aveva proprio niente. Chiuse frettolosamente la portiera dalla quale era uscita, aggrottò la fronte in cerca dell'entrata e s'incamminò accigliata verso la figlia.
«Ehi! Che è successo, tesoro?» le chiese mentre si spostava la frangetta unta dagli occhi.
«Ho dei dolori che non mi piacciono per niente e poi oggi non è giornata» le rispose Samanta scendendo dalla panca di legno vicino al gabbiotto della sicurezza.
Camminando, i dolori aumentavano e così Samanta fu costretta, suo malgrado, ad accettare l'aiuto della madre che reggeva contemporaneamente l'ombrello, la figlia e le chiavi della macchina.
Raggiunsero la loro Peugeot con non poche difficoltà, vi si infilarono dentro e partirono.
«Sam, ti spiace se ti porto con me al lavoro? Sono un po' in ritardo.»
«Va bene.» Come sempre, avrebbe voluto aggiungere.


«Prof, Samanta non sta bene. È rimasta a casa.»
«Ok, dille che la verifica la recupererà la prossima volta che ci vediamo. Lo so che tanto avete il cellulare sempre acceso e a portata di mano... Oggi che giorno è, ragazzi?»
«Giovedì» risposero cinque ragazze all'unisono.
«Grazie. Cinzia, dille che la farà.. Lunedì prossimo. Se verrà, naturalmente.» La professoressa Spinetta le regalò uno dei suoi numerosi sorrisi falsi, poi consegnò i fogli per lo svolgimento del saggio breve, il secondo in cinque anni scolastici dei ragazzi di quella classe.
In effetti, la professoressa Spinetta non fu mai un'insegnante coi fiocchi: entrava in classe con un largo ritardo, cominciava a parlare di politica o di sua figlia, spiegava con ben tre libri diversi e le cose che diceva non coincidevano mai con quelle scritte sui libri di testo ufficiali dei ragazzi. L'anno prima aveva quasi litigato con una sua alunna perché sosteneva che stesse chiacchierando con una finestra, mentre la poveretta stava semplicemente sbadigliando girata verso quest'ultima per la noiosa lezione su Guicciardini. E le aveva messo un grazioso tre sul suo libretto dei voti.
Inutile dire che la professoressa Spinetta stava simpatica a ben pochi ragazzi della scuola: quando si trattava di scherzare, lei era la prima a farsi avanti, ma si sentiva misteriosamente stanca ogni volta che doveva aprire un libro per una nuova lezione.
Ora se ne stava lì, seduta alla sua cattedra, a sorseggiare la sua strana bevanda dietetica, nient'altro che un intruglio di acqua e sostanze chimiche che promettevano un fisico alla Bay Watch.
Poverina, non raggiunse mai questo obiettivo.
Finite le tre ore di saggio breve, i ragazzi si alzarono e uscirono dalla classe per l'intervallo. Molti si lamentarono dei documenti estremamente difficili, altri andarono spediti a fumare senza più pensare al compito appena fatto. Cinzia no: andò a spegnere le luci e tornò al suo posto, con la testa appoggiata alla spalla del suo ragazzo, Raffaele, della sua stessa classe, a messaggiare con Samanta.


Sam, che ti è successo? Cos'hai?


Ciao le solite fitte alla milza.


No, Sam, ti conosco. Non staresti a casa nemmeno se ci fosse un uragano in arrivo..


Ok.. Qualcosa mi diceva che oggi non dovevo venire a scuola, e non era il compito ;)


Cosa?!


Ho come la sensazione che oggi sarà una giornata fuori dal comune. State attenti XD


Ahahah Sam.. >.< Guarisci <3


Cinzia mise via il cellulare e si abbandonò tra gli abbracci di Raffaele, senza notare che il computer si era spento da solo.
«Ma la campanella? Sono in ritardo di dieci minuti..» chiese d'un tratto Raffaele, vedendo che l'orologio segnava già le undici e un quarto.
Cinzia si alzò controvoglia ed esaminò il suo orologio da polso: la campanella non era suonata. E la classe non era tornata, ma erano tutti fuori. Andò verso l'uscita dell'aula e.. Tutte le luci erano spente: le macchinette delle merendine erano morte, le luci al neon sul soffitto sembravano non esserci, i bidelli provavano, senza riuscirci, a suonare la campanella..
Ma il blackout durò ben poco: il soffitto s'illuminò all'improvviso, i computer ripresero a funzionare e la campanella stordì i ragazzi che si erano radunati nei corridoi per capire cosa stesse succedendo.
Tornò tutto normale. Ma solo nelle classi..
Infatti, al piano di sotto, le palestre rimasero buie e silenziose. Una professoressa di educazione fisica, la Manichetti, si ritrovò chiusa nello sgabuzzino insieme a materassini di gomma e palle da basket, mentre una nebbiolina grigiastra penetrava dalla serratura e si diffondeva nell'ambiente.
La professoressa Manichetti batté sulla porta più e più volte, ma non ottenendo risposta si inginocchiò ed estrasse dal suo zainetto una forcina che non usava più da quando si era tagliata i capelli alla Anne Hathaway dopo Alice in Wonderland.
«Avanti..» imprecò la Manichetti a denti stretti, mentre la nebbiolina le offuscava la vista.
Un click e la porta si aprì: la professoressa si alzò di scatto e constatò subito di essere da sola, al buio. Si voltò e quella nebbia di fumo che poco prima aleggiava intorno alla sua testa, ora vorticava senza sosta in mezzo alla stanza. Chiuse immediatamente la porta e vi rimase qualche istante attaccata, chiedendosi che diavoleria fosse. Probabilmente si era divertita troppo, la sera prima, in quel pub.
Dal suo zainetto-mille-risorse tirò fuori una piccola torcia a litio e l'accese: sembrava di essere nei sotterranei di un castello.
«Ma perché non c'è mai nessuno, qui, all'intervallo?!» esclamò mentre saliva le scale per tornare in vicepresidenza.
Nei corridoi del primo piano vi trovò molti studenti, ancora disorientati per il recente blackout. I bidelli avevano cominciato a chiamarsi tra di loro con i cellulari – i telefoni della scuola non davano ancora segni di vita – per avere notizie da dare agli insegnanti e ai ragazzi che giravano senza meta, incuranti delle lezioni già ricominciate.
«Che succede, Mimma?» chiese la Manichetti alla prima bidella che le passò davanti.
«Eh, è andata via la corrente, prof, e sono andati tutti nel panico. Io l'ho detto ai ragazzi di stare tranquilli, ma hanno continuato lo stesso a uscire dalle classi.»
La Manichetti indugiò qualche istante ma, essendo la Vicepreside, doveva agire: si rizzò sulla schiena e cominciò a camminare per il lungo corridoio mentre richiamava i pochi studenti che riconosceva come suoi per farli tornare in classe e ristabilire l'equilibrio.


Le lezioni ripresero il loro corso naturale: la classe di Cinzia prendeva appunti sul sistema nervoso mentre Samanta, dall'ufficio di sua madre, messaggiava senza sosta con Silvia, una sua amica che era stata bocciata l'anno prima e che frequentava la sua stessa scuola.


Ciao Silvia! Tutto bene? Oggi non sono a scuola, non mi sentivo bene.. Magari domani passo da te


Ehi ciao! Sisi tutto ok ma cos'hai? Spero nulla di grave! Qui è andata via la luce e c'è stato un po' di caos..


Davvero?? Oh.. Be' ora è tornata, no?


Sisi tornata! Stiamo facendo Tasso, ha riconsegnato le verifiche e..ho preso 7!!


Brava! Comunque..mia mamma vuole sapere quando verrai da noi a mangiare!


Sam aspettò a lungo la risposta di Silvia, ma quest'ultima non arrivò. Pensò che avesse finito il credito e si concentrò sulla pioggia che cadeva fitta fitta bagnando la finestra dell'ufficio di sua madre; alzò le gambe e le appoggiò sulla scrivania, con in grembo un buon libro da gustare, Il Piccolo Burattinaio di Varsavia.
Ma perché Silvia non rispondeva al suo ultimo messaggio?

   
 
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