La
Vita è una rete di piccoli, invisibili appuntamenti
Nome
Account Forum e EFP:
Deilantha
Titolo: Credevo fosse chiaro: corri!
Prompt:
ROBE STRANE: Una strada ben indicata
che non porta da nessuna
parte.
CITAZIONI: “Sei sicuro di
sapere come si usa?”
OGGETTI: Si
tramanda in famiglia da generazioni.
PERSONAGGI: Primogenito.
LUOGHI: Un posto dove non doveva
essere.
TEMPO: Quello in cui c’erano ancora
in giro i
maghi.
Rating: Verde.
Introduzione: Un
mago lancia un incantesimo seguendo una mappa per arrivare in una
città, ma la strada che vuole raggiungere lo porta al
limitare di un bosco, da
cui spunta un’elfa che lo trascina in un’imprevista
e folle corsa.
«Questo
non è assolutamente possibile!»
Taike
rimase esterrefatto, osservando il panorama che lo circondava. Aveva
ancora in
mano il libro d’incantesimi e per svariati secondi i suoi
occhi balzarono,
altalenanti, dalle pagine del tomo al luogo in cui si era
materializzato pochi
secondi prima. Era certo di aver formulato le parole magiche alla
perfezione:
era il primo del suo corso, lo studente più diligente, cosa
che gli aveva
permesso di attingere prima del tempo alla biblioteca
dell’Accademia e alla
pergamena… Allora cosa diavolo era andato storto?
«Dove
diavolo è la strada!?» urlò
più a se stesso che a qualche possibile passante,
dato che si trovava al termine di un sentiero, nel bel mezzo di un
bosco.
Quando
aveva lanciato l’incantesimo, era stato certo che si sarebbe
trovato sulla
strada verso Padeira, la grande città commerciale della sua
regione, e invece
si era ritrovato su una strada che non portava da nessuna parte, se si
vuole
escludere il fitto fogliame e gli alberi rigogliosi che gli impedivano
di
orientarsi. Ma la cosa più sconcertante di tutte era quel
sentiero: terminava
all’improvviso, proprio davanti ai suoi piedi, come se
qualcuno avesse
dimenticato di continuarlo o ne fosse stato impedito. Il giovane mago
iniziò a
chiedersi dove fosse realmente capitato.
Cercò
di orientarsi, continuando ad arrovellarsi il cervello su cosa potesse
essere
andato storto durante l’incantesimo e forse fu a causa di
questo doppio lavoro
che, quando si concentrò nuovamente sul luogo in cui si
trovava, si rese conto
di essersi totalmente perso.
«Ma
certo, ora sì che sto meglio!» disse sconfortato,
finché qualcosa alla sua
sinistra catturò la sua attenzione: attraverso il fogliame,
come spuntato dal
nulla, c’era un raggio di luce talmente forte
d’abbagliarlo. Quando si fu
abituato a quella luminosità, si accorse che il bosco era
terminato e che a
poca distanza si riuscivano a vedere del fumo e dei tetti!
Alzò
le vesti da mago e corse felice e speranzoso fino al limitare del
bosco; quando
finalmente fece l’ultimo passo prima di uscire dal fitto
fogliame, si fermò per
prendere fiato e godersi la soddisfazione di essere uscito da quel
labirinto…
ma non riuscì nell’impresa, perché nel
momento in cui stava per rilassare ogni
fibra del suo corpo, sentì qualcosa sfrecciargli accanto e
la sua spalla venne
urtata da un colpo così violento, che il ragazzo cadde a
terra.
«Chiedo
scusa magistro, ti sei fatto
male?»
Una
mano apparve sotto gli occhi di Taike e quando il ragazzo
alzò lo sguardo, vide
una delle donne più belle che avesse mai incontrato nella
sua vita: aveva un
corpo sottile e aggraziato, occhi del verde intenso delle foglie, folti
capelli
biondo oro e un sorriso amichevole e carismatico: era
un’elfa. Il mago rimase
incantato ad osservare quella creatura di cui aveva sentito solo
parlare e
perse un secondo di troppo nel farlo, perché intanto il
sorriso carismatico
della ragazza tramutò in un’espressione stupita.
«Ma
sei un ragazzino! Come fai ad avere il diritto di indossare quella
veste?»
“Ragazzino” a chi? Come osava
mettere in
dubbio i suoi meriti?
«Per
tua informazione ho il pieno diritto
d’indoss…»
«Sì,
sì, va bene, me lo spiegherai dopo. Ora alzati e inizia a
correre: vado un
tantino di fretta!»
La
mano protesa si allungò verso il polso di Taike ancora
aderente al terreno e lo
prese in una morsa d’acciaio, costringendo il ragazzo ad
alzarsi e a correre,
non esattamente nello stesso ordine.
«Aspe…tta…
vai… più… piano…»
Taike arrancò per i primi metri, finché
riuscì ad assumere
una posizione eretta: solo quando le sue energie non furono tutte
concentrate
nello sforzo di rialzarsi, si accorse che alle sue spalle
c’era un forte rumore
di passi in corsa e un vociare sempre più distinto che non
prometteva nulla di
buono.
«Maledetta
ladra, te ne approfitti perché abbiamo le gambe corte!
Fermati e dacci indietro
il nostro oro!»
Un
gruppo di nani dall’aspetto tutt’altro che
amichevole li stava inseguendo, con
pugnali e asce alla mano e l’aria di non voler mollare la
presa nemmeno per
sfinimento.
«Ch-che
diamine sta accadendo qui?!» urlò il mago, con
tutto il fiato che gli restava
in corpo.
«Hai
bisogno che ti faccia un disegno? Credevo fosse chiaro! Sta’
zitto e corri!»
«Ma
dove stiamo andando?»
«Ovunque
ci sia un nascondiglio: tieni gli occhi ben aperti!»
l’elfa non perse tempo a
rallentare per rispondere alle domande di Taike e continuò a
tenere una presa
ferrea intorno alla sua mano. Era sorprendente la forza emanata da
quella
presa, considerando il corpo sottile ed etereo di quella creatura da
fiaba.
Aveva sentito parlare degli elfi da quando era nato, ma nella regione
in cui
aveva vissuto non ne aveva mai visto uno: sapeva che gli elfi erano
restii a
mischiarsi alle altre razze e preferivano vivere chiusi nei loro
boschi… tutto
sommato, essendo finito per l’appunto in mezzo ad una macchia
di vegetazione,
doveva aspettarsi di incontrare uno dei suoi abitanti. Ciononostante la
visione
di quella ragazza l’aveva lasciato sconvolto. Sconvolto al
punto da farsi
trascinare senza obiezioni in mezzo al fitto fogliame, con un gruppo di
nani
assetati di sangue alle calcagna, senza saperne il motivo.
«Ecco,
quel punto lì è perfetto.»
l’elfa girò a destra e rallentò la sua
folle corsa,
infilandosi in mezzo al verde: Taike la imitò e quando si
rialzò, si rese conto
di essere all’interno di un albero.
«Come
hai fatto a vedere che quest’albero era cavo?!»
esclamò meravigliato.
«Vista
elfica.» rispose la ragazza, indicandosi gli occhi. Gli elfi
erano famosi per
avere un’agilità fuori dal comune e una vista
eccezionale.
«Oh,
ma certo, che stupido: l’avevo completamente
dimenticato!» sorrise imbarazzato.
«Non
devi aver frequentato spesso degli elfi, vero?» la fanciulla
gli sorrise,
allegra.
«Ehm…
a dir la verità, sei il primo che vedo.»
«Cosa?!
Allora non sei di queste parti!»
«No,
vengo da Cardh. »
«E
come sei finito qui?»
«Beh,
sono un mago, l’hai visto anche tu.»
«Ma
qui non ci sono scuole di magia; sei venuto per comprare artefatti
magici?»
«No…
in realtà non so nemmeno perché sono qui. A
proposito, mi sai dire con
esattezza dove siamo?»
«Cosa?
Ma come fai a non sapere dove siamo? Come ci sei arrivato qui se non
sai dove
sei?!» l’elfa sembrava sinceramente sorpresa, ma
c’era anche una nota di
divertimento sul suo viso, dettaglio che irritò Taike.
«Stavo
cercando di capirlo proprio mentre mi sei finita addosso!»
«Oh,
mi scusi tanto magistro se le ho
tolto la concentrazione. Però è grazie a me se
non sei tra le grinfie di quelle
Gambe Corte!»
«Non
ci sarei finito ugualmente, dato che non ho fatto niente di male a quei
nani!»
«Sì,
sì, certo. Vieni, usciamo.»
«Ma…
perché?»
«Perché
ormai li avremo seminati e non voglio trascorrere
l’eternità in questo tronco!»
Uscirono
dal loro nascondiglio a passi lenti, guardinghi: quando
l’elfa si sentì al
sicuro, si rilassò.
«Non
ho avuto il tempo di presentarmi: mi chiamo Rayla.» sul viso
della ragazza
tornò a splendere un sorriso carismatico che
inebetì il giovane mago. In
quell’elfa c’era qualcosa di assurdo, ma era
innegabile che fosse una creatura
di incredibile bellezza.
«P-piacere,
sono Taike.»
«Bene,
Taike; visto che sei un mago, hai qualche incantesimo che possa
metterci al
sicuro?»
«Sì…
beh…» il ragazzo fu preso alla sprovvista: non si
aspettava una domanda del
genere e più di ogni altra cosa, non voleva rivelare
all’elfa i dubbi
improvvisi sulle sue capacità nel lanciare incantesimi.
«Shh!
Sta’ zitto, ho sentito un rumore!» i sensi
dell’elfa si misero all’erta: la
ragazza si tese, in attesa di udire altri suoni.
«Dammi
le spalle, così avremo tutti i dintorni sotto controllo.
Respira lentamente, e
sussurra se devi dirmi qualcosa.»
Taike
non protestò, rendendosi conto che Rayla aveva il pieno
controllo della
situazione. Ma la sua curiosità (mista a preoccupazione)
ormai era
inarrestabile.
«Perché
ti stanno inseguendo?» sussurrò, guardandosi in
giro, vigile.
«Perché
non hanno il senso dell’umorismo.»
«Dico
sul serio! Sto rischiando di essere ucciso da un gruppo di nani
inferociti,
senza averne alcuna colpa e non ne so nemmeno il motivo!»
«Oh,
sono inezie, roba tra nani ed elfi… non potresti
capire.»
«Mettimi
alla prova!» disse, esasperato.
«Non
hai un incantesimo pronto che possa aiutarci?»
«Potrei
averlo, ma voglio sapere se vale la pena che io sprechi le mie energie
vitali
per lanciarlo.»
«Oh,
e va bene, ti dirò la verità. Ho preso qualcosa
in prestito da quei barbuti
brontoloni.»
«“Qualcosa
in prestito”? Perché temo che significhi che li
hai derubati?»
«Ehi,
sei davvero intelligente, allora!» Rayla si voltò
per un secondo in sua
direzione, sorridente.
«Per
l’amor degli dei, sei una ladra!»
«Vacci
piano con gli insulti! Mi sto solo divertendo un po’ con
loro; sono sempre così
cupi e brontoloni… Sicuramente quando torneranno nelle loro
montagne saranno
più allegri per l’avventura vissuta.»
«Quindi
saresti una specie di benefattrice, per loro?» Taike si
voltò a fronteggiarla,
adirato «Sto rischiando la vita perché tu ti annoi
e ti diverti a dar fastidio
a degli onesti lavoratori?!»
«Ehi,
non osare farmi la predica, ragazzino! Non hai nemmeno la
metà dei miei anni;
mi devi del rispetto!» fece una piccola pausa «Ora
vuoi deciderti a lanciare
questo dannato incantesimo?»
«Chi
ti dice che se lo lanciassi, salverei anche te?» il tono di
Taike si fece
freddo e distaccato.
Rayla
stava per ribattere, quando le voci dei nani si fecero più
vicine: l’elfa gli
prese una mano e tornò a trascinarlo per il bosco, in fuga.
«Fer…
ma… ti… Non… ce…
la… faccio… più!» Taike si
piegò su se stesso e cadde in
ginocchio, ansimando.
«Sei
proprio una femminuccia! Guarda come sei ridotto dopo un po’
di corsa!» l’elfa
sorrise, ma il mago notò una nota di scherno che lo
irritò.
«Non…
facciamo esattamente… prove di corsa…
all’Accademia: non ci prepariamo… a
derubare il prossimo!»
«Ma
dovreste tenervi più in forma, sai? I pericoli sono ovunque,
anche per voi
Vesti Lunghe!» puntò le mani ai fianchi, impettita
e torreggiante sul ragazzo
ancora riverso sul terreno.
«Non
c’è tempo per la corsa... all’Accademia
serviamo il Sapere e la Conoscenza: la
crescita della mente è al centro della nostra
esistenza.»
«Bla,
bla, bla. Peccato che finora non abbia visto un briciolo della vostra
Sapienza
e Conoscenza, “Magistro”!»
Taike
stava per ribattere, quando si accorse di un’anomalia nel
verde del bosco:
sembrava esserci uno squarcio buio nel fitto fogliame.
Indicò a Rayla la
direzione «Laggiù: sembra un riparo…
Devo riposarmi…»
L’elfa
seguì con lo sguardo il dito del mago e dopo pochi attimi di
concentrazione,
annuì soddisfatta: «Hai ragione, è una
caverna. Andiamo!»
La
caverna era vuota, ma sembrava essere una tana occupata, il che non era
incoraggiante considerato che il suo abitante poteva tornare da un
momento
all’altro, ma per far riposare i muscoli stanchi di Taike
sembrava perfetta.
Rayla
osservò il suo compagno: non era brava nel determinare
l’età degli umani perché
quella razza cresceva molto più in fretta della sua che a
sessant’anni sembrava
una coetanea del ragazzo. Ma era certa che il mago fosse molto giovane:
non era
particolarmente alto, e probabilmente non lo sarebbe diventato mai
(quello
dell’altezza era un fattore che si determinava presto negli
umani). I capelli
lisci avevano un taglio corto ma erano stranamente voluminosi e davano
al
ragazzo l’impressione di avere una testa più
grande del normale, anche grazie
al contrasto tra il biondo chiaro che li contraddistingueva e il
marrone scuro
delle sue vesti da mago. In quell’aspetto un po’
insolito, a dare l’impressione
di un’età non ancora del tutto matura, era il
volto: nonostante un accenno di
barba, il suo era un viso liscio da bambino e i suoi occhi azzurri
erano
limpidi. Non doveva essere entrato nella maturità,
perché tutto in Taike
denotava gioventù e inesperienza. Tuttavia, quando il
ragazzo restava in
silenzio, la sua espressione si adombrava, come se fosse schiacciata da
qualche
cupo pensiero.
«C’è
qualcosa che non vuoi rivelarmi, vero?» pose la domanda in
tono secco.
Taike
che fino ad allora era rimasto seduto a riprendere fiato,
alzò lo sguardo e
affrontò quello dell’elfa: sembrava sinceramente
incuriosita, non c’era ombra
di scherno sul suo viso e il ragazzo si sentì più
propenso a esporsi. «È solo
un dubbio, non ne sono certo…»
«Ma?»
«Ti
ho detto che non so come sono finito qui: ho lanciato un incantesimo di
trasporto diretto verso una strada, ma quando mi sono materializzato,
mi sono
ritrovato nel mezzo di questo bosco. La strada sulla mappa è
ben indicata, e ho
controllato le coordinate milioni di volte… eppure quando mi
sono
materializzato nell’esatto punto, non portava da nessuna
parte. Questo bosco
non dovrebbe essere qui!»
«O
forse è la strada che non doveva esserci.»
«Certo
che doveva! È qui da secoli, questa mappa è
antica!» disse, aprendo il libro
d’incantesimi per mostrare una carta geografica
dall’aria consunta.
«Allora
hai sbagliato incantesimo. Sei sicuro di sapere come si usa?»
disse Rayla,
indicando il libro.
«Sono
un mago. Ho raggiunto ottimi risultati all’Accademia. Ho
superato molti livelli
di competenza. Certo che so adoperare un libro
d’incantesimi!» rispose Taike,
risentito.
«Ehi,
ehi, non ti arrabbiare; era una semplice domanda!» Rayla si
appoggiò alla
roccia «Sei carino quando ti arrabbi: il tuo viso si
colora.» sorrise
ammaliante.
Taike
rimase zittito dal colpo combinato dell’elogio improvviso
dell’elfa e il suo
bel viso sorridente: non sapeva se rispondere a tono o farsi trascinare
dal
piacere di essere lodato da una ragazza di tale bellezza. E alla fine
restò
immobile, inebetito e muto.
Rayla
ne approfittò.
Le
piaceva quel giovane uomo: i suoi occhi non sembravano intaccati dal
cinismo e
dall’aggressività tipica di quelli della sua
razza. Per essere un semplice
umano era davvero interessante. E, nonostante quegli strani capelli,
carino.
Così
decise di giocare un po’ con lui.
Approfittando
del suo silenzio, gli si fece più vicina, ruotando il corpo
sul fianco destro:
accarezzò il viso di Taike e avvicinò il proprio
viso al suo.
«Cosa
proponi di fare, allora?» il suo tono di voce si fece
sensuale. Conosceva bene
l’effetto che faceva sugli uomini: spesso il suo aspetto
l’aveva salvata da
situazioni critiche e in questo caso voleva provare a smuovere un
po’ il rigido
contegno di quel mago imbranato.
Il
cuore di Taike diede in un balzo nel sentire la mano di Rayla sul suo
viso e il
suo corpo così vicino… e accelerò
frenetico la sua corsa, quando le labbra
dell’elfa incontrarono le sue.
Il
ragazzo non si sentiva poco desiderabile, ma nei confronti della
bellezza fuori
del comune di Rayla, non credeva di risultare interessante agli occhi
dell’elfa. Quel bacio fu una sorpresa disarmante che ben
presto si trasformò in
un fuoco in ascesa. Le labbra di Rayla erano delicate, calde e sapevano
come
muoversi: in pochi secondi si erano fatte strada al punto da infiammare
tutto
il corpo di Taike.
Ma
nonostante l’impeto di passione improvviso, qualcosa nella
coscienza del mago
continuava a mantenerlo vigile e allarmato: allungò la mano
sul braccio
sinistro di Rayla e le bloccò ogni movimento.
«Quel
libro è mio. Non osare toccarlo.»
L’elfa
restò stupita dalla prontezza di riflessi del mago: aveva
creduto di poter
giocare un po’ di più con lui, ma si era rivelato
sorprendentemente sveglio. E
la cosa le piacque.
«Sei
molto meglio di quanto pensassi!» sorrise, con il volto
ancora vicino a quello
di Taike.
«Sei
tu che mi sottovaluti. Non c’è nessuno che possa
separami da questo libro.»
rispose il mago, recuperando l’autocontrollo. Rayla si
allontanò dal suo viso.
«Dev’essere
molto importante per te, se ti fa reagire in questo modo.»
«Lo
è.» guardò con fermezza il viso della
ragazza, sulla difensiva; ma qualcosa
nello sguardo dell’elfa lo spinse a proseguire.
«Era di mio padre. E prima di
lui, è appartenuto a suo padre, e prima
ancora…»
«Ho
capito, ho capito: siete una famiglia di maghi!»
«Sì.»
Taike sorrise, ma c’era della malinconia sulla piega delle
sue labbra. «È una
tradizione che si tramanda in famiglia da generazioni. I miei avi hanno
stipulato un contratto di protezione con la nobiltà locale:
dovrà esserci
sempre un Roschenard a palazzo.»
«E
quindi ora tocca a te?» l’espressione di Rayla era
di curiosità sincera e Taike
proseguì, quasi sollevato al pensiero di poter parlare con
qualcuno dei suoi
tormenti.
«Sì.
Sono il primogenito e questo compito spetta a me. Appena
avrò terminato
l’Accademia, sarò pronto per difendere Lord
Amerton a vita.»
«Per
tutti gli Spiriti, è un impegno serio!» Rayla si
fermò ad osservare il viso del
suo interlocutore «Non ne sembri felice.»
«È
una faccenda complicata. La magia mi piace, sento che mi appartiene,
che fa
parte di me, per cui non è un problema studiarla. Ma sento
addosso anche il
peso delle aspettative e cerco di essere sempre il migliore per non
deludere la
mia famiglia.»
«Pff,
la famiglia. La più grande gabbia che potremo mai avere.
Fregatene e fa’ ciò
che vuoi.»
«Non
potrei mai! E poi io sono contento del mio ruolo… e cosa
può mai saperne delle
responsabilità, una ladra!?»
«Ehi,
piccolo umano, mi stai giudicando di nuovo!» Rayla si mise a
sua volta sulla
difensiva, ma dopo pochi attimi il suo atteggiamento cambiò,
le sue spalle si
rilassarono e tornò ad appoggiarsi alla parete della
caverna. «Io non ho una
famiglia. O meglio, non ce l’ho più. Sono andata
via, perché non sopportavo che
volessero controllare tutta la mia vita. Se sono “una
ladra” è perché ho solo
questo: ho bisogno di soldi e prendere qualche oggetto di valore
è l’unico modo
che conosco per averne.»
«Ci
sono tantissimi altri modi onesti per vivere: sei un’elfa,
avrai un arco;
caccia nei boschi se hai fame, cerca un lavoro come guardia del corpo,
o come
tessitrice, o come giardiniera… o qualsiasi siano le
abilità di una ragazza
elfo!»
«Le
vuoi conoscere le abilità di un’elfa?»
Rayla sorrise, maliziosa. Taike arrossì fin
sulla punta dei capelli.
«N-non
intendevo “quel” genere di
abilità.»
«Ma
io potrei essere davvero brava… Non vuoi darmi un
parere?» l’elfa si avvicinò
nuovamente al mago, baciandogli la guancia, l’orecchio, il
collo… Taike perse
il controllo sulla sua mente: prese il viso di Rayla tra le mani e la
baciò con
passione. Ma qualsiasi cosa potesse avvenire nell’immediato,
fu bloccato
dall’improvviso vociare dei nani, all’esterno della
caverna.
«Dove
sarà quella dannata Orecchie a Punta?»
«Gli
dei hanno creato gli elfi per tormentare la nostra razza!»
«Setacciate
ogni centimetro di questo luogo, dobbiamo trovarla!»
Taike
e Rayla rimasero in assoluto silenzio, i volti ancora vicini, i sensi
allerta,
in attesa che le voci si affievolirono. Dopo qualche minuto che
sembrò eterno,
finalmente i passi dei loro inseguitori si fecero più
lontani.
«Andiamo
via da qui!» Rayla prese per mano Taike e lo
trascinò fuori dalla caverna. Si
ritrovarono nuovamente immersi nel fitto bosco.
«Questo
luogo ha qualcosa che non va.» il mago sentenziò,
secco.
«Sciocchezze,
ci vivo da quando sono nata e non ho mai avuto problemi.»
«Evidentemente
dev’esserci qualche sorta d’incantesimo a cui voi
elfi siete immuni… cosa potrà
mai essere?»
«Smettila
di perdere tempo in inutili pensieri e sbrigati; i nani ci saranno alle
calcagna a breve!»
Taike
sfogliò il libro d’incantesimi e sembrò
fermarsi, come in trance.
«Ma
cosa diavolo fai?!» Rayla gli urlò spazientita, ma
il mago sembrava lontano da
lei, come su un altro piano di esistenza… almeno per qualche
secondo.
«Dannazione,
non funziona nemmeno questo!» Taike abbassò le
spalle, sconfitto. «Un mago
privato della sua magia è totalmente inutile! Cosa diavolo
posso fare, ora?!»
«Inizia
ad abbassare la voce, se non ti spiace!» l’elfa
afferrò nuovamente il polso del
mago e tornò a trascinarlo per il bosco.
«Si
può sapere dove ci stai portando? Hai detto di conoscere
questo bosco da quando
sei nata, ma non hai l’aria di sapere dove andare!»
«È
ovvio che sto tergiversando, non voglio mica far conoscere a quel
gruppo di
Gambe Corte dove vivo!»
«Tu…
vivi… qui?» la corsa iniziò a dare i
suoi effetti sul fiato del mago.
«Dove
altro può vivere una giovane elfa?» gli rivolse
uno sguardo malizioso e
seducente.
All’improvviso
però, i nani spuntarono dal bosco circondandoli: erano in
otto, erano tutti
armati ed evidentemente infuriati e provati dal lungo inseguimento.
«Ti
abbiamo trovata, Orecchie a Punta!»
«Dovreste
ringraziarmi: vi ho fatto fare un po’ d’esercizio,
Gambette Corte!»
«Non
osare offenderci! Dacci il nostro oro e ti risparmieremo la
vita!»
«Oh
per tutti gli Spiriti, sto tremando di paura! E cosa dovrei fare?
Arrendermi a
farmi rinchiudere nelle vostre celle umide, lontane dal sole? Fatemi
vedere di
cosa siete capaci!» Rayla fece un salto verso un ramo
sovrastante e
slanciandosi, spinse il nano che la fronteggiava, mandandolo con le
gambe
all’aria.
Il
resto del gruppo non perse tempo e si avvicinò minaccioso:
l’elfa si arrampicò
sul ramo, mentre tre nani cercavano di raggiungerla con scarsi
risultati. Gli
altri quattro si concentrarono su Taike, che nella sua mente
lanciò una
sequenza di imprecazioni verso la ragazza che l’aveva
lasciato solo e quei nani
che non ricordavano di non aver mai visto la sua faccia prima. Non
c’era tempo
per spiegarsi, e dato che i suoi incantesimi sembravano non funzionare,
Taike
decise di ricorrere all’arma ultima del suo ordine: il
combattimento corpo a
corpo. Ai maghi era vietato portare armi, avendo essi la magia come
strumento
di difesa e attacco, ma nel caso di estremo bisogno, era necessario che
si
sapessero difendere a mani nude, usando delle tecniche di lotta che si
basavano
sul gioco degli equilibri. Con poche e semplici mosse, si riusciva a
destabilizzare l’avversario e a fargli perdere la
stabilità del terreno, mandandolo
a terra. Taike era bravo in questo genere di esercizio fisico, ma i
nani erano
bassi e molto più stabili, per cui togliere loro
l’equilibrio si rivelò molto
più faticoso del solito. Riuscì ad atterrarne
due, ma quando il terzo stava per
aver la meglio su di lui, una freccia tagliò
l’aria, andando a conficcarsi
nella gamba del suo avversario, che cadde al suolo, ferito.
«Non
vi facevo così delicati, Gambette Corte:
dov’è ora il detto “Solido come la
pietra, o come un nano?”» la voce di Rayla
proveniva dall’alto e quando il mago
alzò lo sguardo, la vide ancora arrampicata sul ramo, ma con
in mano un arco e
delle frecce… e un sorriso di trionfo.
«E
quelle da dove spuntano!?» gridò il ragazzo,
mentre l’elfa lanciava frecce agli
altri nani.
«Erano
qui, nascoste. Aspettavano solo che arrivassi!» il sorriso di
Rayla si ampiò,
facendosi furbetto e soddisfatto.
«Quindi
ci stavi portando qui sin dall’inizio!?»
«Esatto,
magistro! Sono una ragazza
misteriosa, piena di segreti.» fece un occhiolino malizioso e
tornò a
concentrarsi sui loro avversari. «Ma a quanto pare, anche i
maghi hanno i loro
segreti: non hai detto che non fate esercizi fisici e che vivete solo
per “il
Sapere e la Conoscenza”?»
Taike
tornò a fronteggiare uno dei nani che, nonostante la ferita
alla gamba, era
riuscito a rialzarsi: con uno sgambetto e una pressione del piede sulla
ferita,
gli assicurò dei minuti di dolore intenso.
«È
un segreto dei maghi, non dev’essere svelato se non in
occasione di assoluta
necessità.»
«Capisco.»
Rayla sorrise divertita, e soddisfatta: Taike le piaceva ogni minuto di
più. Si
guardò intorno e accertandosi che i nani erano stati resi
innocui, scese dal
ramo con un salto, ma senza dimenticare l’arco e la faretra
piena di frecce.
«Beh, visto che queste Gambe Corte ora non possono
più farci del male, vediamo
di curarne le ferite: avrò anche preso il loro oro, ma non
li voglio sulla
coscienza.»
Gli
elfi erano creature che vivevano immersi nella natura e rispettavano le
leggi
naturali della vita: per questo erano contro la violenza e le
uccisioni. Taike
fu felice di notare che per quanto fosse inusuale il comportamento di
Rayla,
almeno le sue credenze non erano diverse da quelle della sua razza.
Anche i
maghi avevano un loro personale codice d’onore, che includeva
la salvezza delle
vite degli avversari quando non era strettamente necessario causarne la
morte.
L’elfa
preparò un unguento macerando alcune foglie, mentre il mago
strappò della
stoffa dalla sua lunga veste per farne delle bende: in poco tempo,
tutti i nani
(opportunatamente disarmati e legati) furono curati e messi in salvo
dalle
infezioni.
Quando
i due aggressori/soccorritori si rilassarono, Taike decise di
affrontare Rayla.
«Dovresti restituire quell’oro.»
«Non
posso.»
«Lo
sai meglio di me che è ingiusto ciò che hai
fatto.»
«Tu
non capisci…»
«Cosa
c’è da capire? Devi semplicemente restituire
ciò che hai rubato e cercare un
modo onesto per vivere.»
Erano
seduti ai piedi di un albero, uno accanto all’altra. Rayla
appoggiò la testa
sulle spalle del mago. «Prima… non ti ho detto la
verità.»
«In
che senso? Non hai rubato l’oro?»
«Sì,
quello l’ho fatto… ma c’è un
motivo serio dietro il mio gesto.»
«E
sarebbe?» Taike era sinceramente incuriosito, ma al tempo
stesso temeva ciò che
stava per sentire; qualcosa gli diceva che non gli sarebbe piaciuto
ciò che
avrebbe appreso nell’immediato futuro.
«Non
è vero che vivo da sola: qui nel bosco ho una
famiglia.» Rayla fece una pausa
tattica, aspettando la reazione del mago, ma non sentì
sussulti sotto la sua
testa: qualunque fossero stati i suoi sentimenti, era riuscito a
tenerli
stretti dentro di sé.
«Continua.»
la sua voce secca era l’unica prova che avesse ascoltato.
«Mio
padre è stato accusato ingiustamente di una colpa che non ha
commesso ed è
stato condannato all’esilio insieme a tutta la famiglia.
Così ora noi viviamo
in questo bosco, isolati e ingiustamente allontanati dalla nostra
gente. Non
possiamo far altro che vivere alla giornata, sperando di non incontrare
alcun
elfo che ci conosca.»
Il
mago rimase in silenzio per qualche secondo «Mi
dispiace… Ma non posso venire
meno alla mia etica. Sono un mago e devo aiutare la
gente…»
Rayla
si alzò, indispettita «E io non sono la gente? La
mia famiglia non è la gente?
Perché quelle Gambe Corte devono essere aiutate mentre io
devo continuare a
essere considerata una delinquente?»
«Perché
ci sono modi e modi di vivere onestamente, anche se sei esiliato dal
tuo mondo!
Invece di vivere nel bosco piangendo ciò che non avete
più, potreste andare da
qualche altra parte, in qualche altro regno elfico, oppure mischiarvi
agli
umani nelle città commerciali e vivere una vita onesta senza
più
recriminazioni. Portami dalla tua famiglia, parlerò io con i
tuoi genitori.»
Qualcosa
nel racconto dell’elfa non convinceva del tutto il mago:
voleva accertarsi che
fosse sincera.
Rayla
ancora una volta rimase stupita dalla reazione di quel mago.
«Per
tutti gli Spiriti, ma da dove vieni tu? Sei incredibile!»
«Voglio
solo essere fedele alla mia veste e al mio ordine. Ma visto che siamo
in
argomento, puoi dirmi dove siamo esattamente?»
«Siamo
proprio dove volevi andare: poco più avanti
c’è la città commerciale di
Padeira.»
«Allora
il mio incantesimo non è andato in fumo: ne ero
certo!» Taike si alzò,
trionfante. «Lo sapevo che era questo bosco;
c’è qualche specie di sortilegio
qui dentro… Portiamo in salvo questi nani, e poi torneremo a
parlare con i tuoi
genitori. Forse loro mi sapranno dire qualcosa.»
«Non
vuoi proprio cambiare idea, eh?» Rayla lo sfidò
con lo sguardo, ma un sorriso
compiaciuto le illuminava il volto.
Dopo
aver avuto la certezza di aver svolto l’incantesimo
perfettamente, Taike tornò
a sentirsi sicuro di sé e ricambiò lo sguardo
dell’elfa con fermezza… e un
sorriso compiaciuto. «Aspetto che lo faccia tu.»
Rayla
circondò il collo del giovane con le braccia e lo
baciò con passione.
«Mi
piaci, mago.» sussurrò a fior di labbra, prima di
tornare a baciarlo. Taike si
fece trasportare dal momento e sentì il suo corpo fremere
nell’attesa di andare
oltre quel preliminare infuocato, ma d’un tratto Rayla si
staccò da lui e fece
un fischio acuto.
Il
ragazzo rimase perplesso, mentre l’elfa tornava a
fronteggiarlo, sorridente,
ancora avvinghiata al suo collo con un braccio «Sei un uomo
d’onore, per questo
ti farò assistere a ciò che sta per
accadere.»
D’un
tratto schiere di elfi armati arrivarono ovunque e tra loro spuntarono
anche
cinque maghi. I soldati si avvicinarono a Rayla e le fecero il saluto.
«Comandante,
ai vostri ordini.»
«I
nani sono lì: sono feriti ma sono stati curati. Scortateli
nelle celle e
provvedete a tutti i loro bisogni. Dite a sua maestà che i
gioielli sono stati
recuperati.»
«Signorsì!»
senza chiedere spiegazioni, il soldato elfico procedette ad impartire
gli
ordini ai compagni e in poco tempo, i nani furono scortati altrove.
Nello
stesso momento, i maghi elfi si riunirono in circolo e recitarono delle
formule
magiche che Taike non riconobbe, ma sentì immediatamente
l’effetto di
quell’incantesimo: iniziò a percepire la magia di
quel luogo, come se prima lui
o la vegetazione fossero stati addormentati.
«Quegli
otto nani sono stati raggirati: due settimane fa un traditore del
nostro regno
ha rubato i gioielli appartenenti alla regina degli elfi e li ha
venduti al
mercato nero per non essere rintracciato. I nani sono dei tipi
orgogliosi e se
anche avessi provato a dir loro la verità non avrebbero mai
creduto all’idea di
essere stati raggirati da un elfo che si è finto uno di
loro. Così ho dovuto
escogitare questo piano per recuperare l’oro che ci
è stato sottratto.»
«Come
ha fatto un elfo a fingersi nano?»
«Magia;
lo dovresti sapere meglio di me.» Rayla sorrise, truffaldina.
«E
hai fatto bloccare anche ogni tipo di magia nel bosco?»
«Esatto,
magistro! I nani non sono amanti
della magia, ma amano gli artefatti magici e avrebbero potuto
ricorrervi per
rintracciarmi prima che riuscissi a condurli dove volevo;
perciò ho fatto
bloccare ogni influsso magico su questo bosco.»
«Ecco
perché non funzionava nemmeno un incantesimo!» sul
viso di Taike fece capolino
un’espressione di trionfo «Ma perché non
me ne sono reso conto?»
«Fa
parte dell’incantesimo: qualsiasi mago che non fosse elfico,
non sarebbe stato
in grado di percepire l’incantesimo. La magia degli elfi
è diversa dalla
vostra, ha radici diverse e più profonde.» la voce
di Rayla si riempì
d’orgoglio. «Quando ti ho visto al limitare del
bosco, ho sospettato che fossi
un alleato dei nani, quindi ti ho tenuto d’occhio.»
sorrise, raggiante. «Ma sei
stato una costante sorpresa, giovane mago.»
Taike
arrossì di piacere e di soddisfazione «Quindi
anche la strada che non porta da
nessuna parte è opera della vostra magia?»
«No,
quella no. Quella strada è così da sempre, o
almeno da quanto io ricordi… c’è
sicuramente un mistero sotto, ma non ne so granché al
riguardo. Forse i nostri
maghi potrebbero dirti di più, se ti unissi a
loro… potresti alimentare ancor
più la tua mente…» gli rivolse uno
sguardo malizioso, ma il mago sembrava perso
nei suoi pensieri.
«Gli
elfi accetterebbero un umano tra loro?»
«Siamo
molto più aperti di quanto si creda.» Rayla
circondò nuovamente il collo del
giovane che, afflitto, abbassò il viso.
«Non
posso. Ho un compito a cui adempiere verso Lord Amerton, mio padre
conta su di
me.»
«Diamine,
sei ancora più interessante quando sei così
serio!» Rayla lo baciò con passione
e Taike rispose con altrettanto trasporto. L’elfa aveva
giocato con lui in
molti modi, ma su quell’argomento sembrava sincera.
«Davvero
non c’è modo di averti con me a
palazzo?» gli sussurrò a fior di labbra.
«Non
c’è cosa che vorrei di più in questo
momento, ma non posso abbandonare i miei
doveri.» Le labbra di Taike rimasero a pochi millimetri di
distanza da quelle
di Rayla «Però… potremo sempre
rivederci… e poi devo ancora scoprire perché
quella strada non porta da nessuna parte, anche se sulla mappa
è ben indicata!»
sorrise, allegro.
«Ti ho mai detto che mi piaci, magistro?» Rayla riprese a baciarlo.
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NDA
Non
scrivo da
almeno un anno e questo contest è stata un'occasione per
tornare a mettere qualche idea su carta (o su pc). Forse tutto sommato,
questa è più una storia fantasy che romantica, ma
sono contenta di averci provato perché scrivere mi mancava e
ringrazio mia moglie Heaven
Tonight, per avermi reso nota l'esistenza
di questo contest.
Spero
che la
lettura sia stata gradevole, grazie per essere passati di qui.
^^