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Autore: Miss Loki_Riddle Gold    31/10/2014    4 recensioni
[STORIA SEMI INTERATTIVA]
Avete mai immaginato, guardando un film o altro che i personaggi di quella storia si trovassero ad Hogwarts, avete mai immaginato che si relazionassero l'un l'altro? Ecco è questo ciò che succederà qui.
Ci troviamo al primo anno dei Malandrini, ma non solo di loro, ma della loro generazione. Perchè darò voce all'intera generazione con i vari intrecci.
Dal primo capitolo:
- Esattamente come ti sei accorto ho bisogno di un favore. Mio figlio deve essere ammesso in questa scuola.-
- Non capisco… credevo di averlo fatto ammettere da due anni a questa parte!-
- Non lui, l’altro.-
- Loki?-
Cosa sarà successo a Loki? Ma soprattutto cosa succederà in questi sette lunghi anni? Sono anni che attendo di scoprirlo, per cui sono finalmente pronta, e voi? Lo siete? Mi aiuterete a creare questa nuova generazione?
Probabilmente questa storia resterá ferma per un po'. Se dovessi decidere di continuarla verrá eliminata, modificata e poi ripubblicata completa
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Albus Silente, I Malandrini, Lily Evans, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Vorrei iniziare augurandovi un buon Halloween, continuo chiedendovi scusa del ritardo con cui posto, ma sono rimasta entro i limiti mi pare.
Ora mi rivolgo ai nuovi, ma anche a tutti gli altri: se volete aggiungere un vostro persoaggio guardate che NON faccia parte della lista inserita nello scorso capitolo e di seguire le indicazioni dello scorso capitolo. Lì ci sono tutte le regole. Per coloro che l'hanno già fatto potete continuare a scrivere dei personaggi, se vi va. Oppure, cosa che assolutamente gradirei, ditemi cosa ne pensate di questo capitolo. Naturalmente siamo ancora all'inizio (non sono nemmeno entrati ad Hogwarts, per ora), ma spero vi piaccia. Naturalmente non ho potuto scrivere dal punto di vista di chiunque, ho solo presentato alcuni dei primini.
Ora vi auguro buona lettura, spero che sia di vostro gradimento e buon Halloween!





 

Capitolo 1 – Il binario 9 ¾

 
 
La lotta nella sua mente fra la parte magica di sua madre e quella logico-scientifica di suo padre non si era ancora calmata.
D’altro canto essere figlio di un vulcaniano e di una strega non era per niente facile. Suo padre, vulcaniano, era sceso sulla terra assieme ad un gruppo di esploratori del suo pianeta per scoprire i segreti che si celano su questo mondo confondendosi fra creature magiche chiamate “Folletti delle foreste” aveva così conosciuto sua madre, all’epoca una semplice studentessa che viveva nel castello affianco alla foresta. Si erano poi sposati, forse in quanto suo padre era stato catturato dalla gentilezza di sua madre. Non si poteva dire, però, che suo padre avesse un’idea di cosa significasse amare.
In quel momento era lì, a cercare un treno che non ci sarebbe dovuto essere in un binario che non sarebbe dovuto esistere.
Binario 9 ¾ , la sua testa gli gridava l’impossibilità dell’esistenza di un binario del genere, il cuore gli diceva, invece, che la lettera che aveva ricevuto poche settimane prima era reale, quindi anche il binario lo doveva essere.
Si guardò attorno notando il numero 9 e 10, ma niente in mezzo se non il muro di divisione. Sembrava tutto normale.
La sua mente lo stava già sgridando per l’assurdità a cui aveva creduto quando il gentile tocco sulla schiena della sua unica e migliore amica, assieme al fratello, Mary lo risvegliò dai suoi pensieri.
Lei era l’unica che lo potesse toccare.
 
 
***
 
 
Spock era immobile, semi pietrificato proprio come lo era la sua consapevolezza davanti all’inesistenza del binario che stavano cercando. Non riusciva a tenersi sulle gambe così si attaccava con tutto il corpo al suo carrello. In quel momento non era altro che un ragazzino insicuro e tremante seppur fosse la mente del gruppo formato da lei, Mary Kirk, il fratello di Mary e Spock stesso. Mentre Mary era lì ad osservarlo si perse nelle sue constatazioni. Lei, Mary Jane Kirk e lui, Spock avevano contratto una strana amicizia basata sulle reciproche differenze.
Ogni loro sfaccettatura caratteriale, infatti, si opponeva a quella dell’altro.
Lui, per esempio, era introverso, mentre lei era estroversa.
Lui era studioso, lei era svogliata.
Lui si fidava difficilmente del prossimo, lei si fidava praticamente subito - tanto che a volte si metteva in guai che toccava a lui sciogliere - .
Lui era logico, mentre lei istintiva.
Persino il loro aspetto fisico era l’opposto seppur fossero entrambi incredibilmente magri.
Spock aveva il volto ovale con gli occhi e i capelli neri, lei ce lo aveva a cuore con occhi grigi, che a volte le persone lo definivano “argento fuso”, ed i capelli castano chiari, come suo fratello.
Forse le uniche somiglianze fra loro era il luogo dove erano cresciuti, dato che la famiglia di Spock e la sua erano vicini praticamente da sempre; l’età e il luogo dove si stavano dirigendo per i loro studi: Hogwarts.
Secondo lei se la mente e la parte magica del suo amico si fossero messe d’accordo il ragazzo sarebbe divenuto facilmente il mago più potente ed intelligente mai esistito.
Solo allora si decise a risvegliarlo da quello stato catatonico posando una mano sulla sua schiena esercitando una minima pressione.
 
 
***
 
 
Non era la sua prima volta che vedeva quel treno, anche suo fratello aveva passato alcuni anni in quella scuola, ma era sicuramente la prima in cui ci sarebbe salito sopra, la prima in cui quel treno scarlatto rappresentava per lui qualcosa in più di un semplice mezzo di trasporto come tanti altri. Questo era strano, sicuramente, anche perché quell’anno diversamente da tutti gli altri che lo aveva visto suo fratello non sarebbe salito per andare a scuola. Per così dire si erano dati lo scambio.
Ma non era di questo che stava pensando in quel preciso momento, era infatti preso a fissare e studiare i suoi futuri compagni. Il suo sguardo correva da un particolare all’altro analizzandolo. C’era difatti quello strano studente che zoppicava un po’ e doveva avere avuto una certa dimestichezza con le armi di cui non conosceva l’origine. Era troppo giovane, dall’altezza ed il volto aveva certo un anno in più di lui, per essere stato un militare anche se dalla rigidezza del corpo e dallo sguardo severo del padre si poteva addire a lui lo status di militare, probabilmente un medico dati i calli. Stavano chiacchierando con tranquillità. Osservò attorno ai due alla ricerca di una donna che mancava, eppure poteva notare bene da come veniva portata che l’uomo era sposato da almeno una decina di anni dallo stato della fede che portava al dito. Probabilmente c’entrava una bambina. Una nipote, cugina o sorella minore. Era tentato a continuare a fissarli, anche solo per comprendere cosa si stessero dicendo i due, ma preferì scostare lo sguardo che venne immediatamente catapultati su una famiglia vicino al quale c’era un bambino dagli unti capelli ed occhi neri. Sembrava attendere impaziente che la ragazzina, dagli occhi verdi e i capelli rossi, sicuramente sua amica smettesse di parlare con i suoi genitori. Doveva avere un genitore violento, essere taciturno e non molto accettato, ma queste erano ovvietà ai suoi occhi. Era strano come i due potessero essere in chiara amicizia seppur fossero gli opposti.
“E’ proprio vero che gli opposti si attraggono” pensò.
Dopo un veloce sguardo ai due i suoi occhi vennero proiettato da qualcuno di infinitamente più interessante.
Una famiglia al gran completo, con tanto di cavalli al seguito faceva bella mostra di se. Questo sì che era strano. Cosa ci facevano dei cavalli in una stazione ferroviaria? In più il modo in cui erano abbigliati ricordava molto di più un esercito medievale che persone normal…
- Sherlock?- Fu chiamato da quello che non potè fare a meno di riconoscere per suo fratello, Mycroft.
Non si era nemmeno accorto che gli aveva appoggiato entrambe le mani sulle spalle, cosa strana nella sua famiglia.
Si voltò a guardarlo negli occhi. Chissà cosa voleva. Sicuramente dal suo comportamento poteva dedurre che non era nulla di positivo.
- Sherlock, voglio sperare che tu sappia come ti devi comportare ad Hogwarts e che non farai vergognare mamma non finendo a Corvonero.-
- Vorrai dire tu, sei tu che ne proveresti vergogna, non nostra madre.- Fu la sua unica risposta. Sapeva bene che Mycroft si preoccupava per lui, ma soprattutto che temeva in modo assurdo che le cose andassero a finire male. D’altro canto Mycroft con tutta probabilità non sarebbe divenuto Primo Ministro solo perché preferiva lavorare dietro a una scrivania, ma avrebbe comunque tirato le redini dell’intera Inghilterra, babbana o magica che fosse.
- Sai bene che mi preoccupo per te!- Sherlock in quel momento avrebbe voluto storcere le labbra e ribattere con qualcosa di incredibilmente saggio, ma preferì sorvolare per poter salire sull’Espresso il prima possibile.
 
 
***
 
 
In un angolo del binario una famiglia pareva discutere calorosamente. La ragazzina, Leslie, non pareva intenzionata a prendere il treno che si stagliava sopra le loro teste. Era da quando si era alzata quella mattina incredibilmente presto che si sentiva insofferente. Suo zio Jack ed il resto della famiglia avrebbe raggiunto come lei la scuola, solo per un’altra via e davvero non riusciva proprio a comprenderne il motivo. Perché non sarebbe dovuta restare qualche altra ora a letto, magari ad aiutare suo zio con la manutenzione ed il comando della loro nave? Perché si era dovuta a tutti i costi svegliare prima quando con la nave sarebbe potuta giungere in pochi minuti a destinazione? Non aveva proprio senso che dovesse a tutti i costi prendere quel treno scarlatto quando i suoi genitori si sarebbero trasferiti sul Lago Nero, che poi il motivo per il quale lo avrebbero fatto non sussisteva, sperava, nel controllarla. Loro erano pirati e come tali avrebbe dovuto poter avere maggiore libertà, non minore.
Lo zio Jack era, certo, fratello di un suo futuro insegnante di nome Killian e questo gli aveva permesso di portare la Perla sul Lago Nero per quell’anno scolastico con tanto di ciurma.
Ecco perché non riusciva proprio a comprendere per quale assurdo motivo non poteva andare a scuola anche lei con la Perla. C’era vissuta su quella nave, assieme ai suoi genitori, da quando era nata quindi non capiva proprio per quale assurdo motivo doveva andarsene proprio ora.
Era per questo che si stava lamentando con i suoi.
- Mamma, perché devo andare con questo treno? Non posso venire con voi?- Chiedeva, tirando la manica della madre a cui si era letteralmente aggrappata.
Sua madre la guardò per l’ennesima volta, quasi sperando che la figlia stesse capita. Poi scosse la testa disperata e, come tutte le altre volte ripetè: – Leslie, è per il tuo bene! Quante volte ti dovrò dire che il tuo primo viaggio in treno è importante? Non vorrai per caso che tutti si siano fatti degli amici tranne te, eh? Se sarai ancora dell’idea di venire con noi lo potrai fare in futuro, magari l’anno prossimo.-
Lì si creava un ennesimo problema: cosa significava “l’anno prossimo”? Leslie voleva proprio sperare che, no, i suoi genitori non intendessero dire per davvero che intendevano trasferirsi sul Lago Nero perennemente in quei sette lunghi anni. Perché, sì. A quel punto quegli anni si sarebbero rivelati davvero incredibilmente lunghi.
 
 
***
 
 
Erano appena tornati da Narnia, dopo aver conosciuto Caspian e si vedevano costretti a prendere l’Espresso che li avrebbe portati sicuramente in un luogo dove non avrebbero potuto andarsene molto spesso.
Narnia sarebbe loro mancata incredibilmente e lei già sentiva la mancanza dei suoi “cari piccoli amici” e per Aslan. Era la più piccola in famiglia, il che comportava che i suoi due fratelli e sua sorella, tutti e quattro maghi e streghe, l’adorassero con tutto loro stessi. Era sempre stata intelligente e quando vedeva qualcosa, come diceva spesso suo fratello Edmund, bisognava crederle perché era così.
Edmund aveva solo un anno in più di lei e, mentre a Narnia era considerata il Re Giusto ad Hogwarts era solo un Tassorosso come molti altri.
Il maggiore, Peter, era in tutto e per tutto un Grifondoro così come a Narnia era il Re dei Re finiva per essere sempre quello più importante nella loro famiglia.
Per finire, sua sorella Susan, che quell’anno avrebbe frequentato il quarto anno, invece, era finita a Serpeverde per la sorpresa dell’intera famiglia che la si sarebbe aspettata di vedere a Corvonero data l’intelligenza sempre consideratole ed il nome che per nulla sarebbe stato considerato poter appartenere a una Casa come quella. Lei era La Gentile, il che non sembrava concordare con il suo status ad Hogwarts.
D’altro canto, però, considerato che lei e i suoi fratelli sembravano essersi sparpagliati per l’intera scuola, Lucy poteva sperare di finire a Corvonero.
Era quella la Casa che Lucy aveva sempre preferito fin da quando il padre aveva iniziato a raccontar loro le storie riguardante quella antica scuola di Magia.
Eccola in quel momento, mentre si apprestava a seguire i fratelli nel treno con tante speranze infantili ed una grande consapevolezza nel cuore.
 
 
***
 
 
Finalmente avrebbe frequentato il suo primo anno ad Hogwarts! I suoi fratelli sarebbero rimasti incredibilmente sorpresi quando quell’estate sarebbe tornato al Campo Mezzosangue! Ah, già li sentiva! Non più un figlio di Ade, ma anche un mago sei divenuto, ora? Sei sempre più simile a Percy e Annabeth. Oh, quanto avrebbe riso! Era stata sicuramente una bella sorpresa quando suo padre gli aveva comunicato dove avrebbe passato una buona parte dell’anno! Si sarebbe divertito, ma come avrebbe potuto fare a spiegare che lui non era cattivo perché Mezzosangue? Avevano un concetto così diverso di quella parola ad Hogwarts di come l’aveva sempre sentita! Percy ne parlava quella stessa estate “per loro essere Mezzosangue è una offesa bella grossa”. All’epoca ne avevano riso, ma ora?
Si osservò attorno, notando che a qualche metro di distanza si trovava quella che avrebbe riconosciuto in ogni modo come Thalia. Aveva imparato a riconoscerla, ma ogni volta che la vedeva un groppo alla gola gli serrava ogni possibilità di parola. Perché diamine Thalia era potuta tornare in vita e Bianca no? Bianca.. oh, quanto si sarebbe divertita lì. Avevano perduto ogni possibilità di passare qualche anno scolastico assieme. Ancora si chiedeva per quale assurdo motivo erano entrati in quel locale. Perché ci erano rimasti così tanto. Avrebbe tanto desiderato lasciarsi ogni cosa alle spalle e poter andare avanti con sua sorella, ma non poteva. Bianca era morta e non gli sembrava mai di averla pianta a sufficienza. Ora, però, si doveva dare un qualche tipo di forza per potersi godere al meglio quell’anno, poi da raccontare ai suoi compagni, amici e fratelli del Campo Mezzosangue.
 
***
 
 
Si avvicinò al treno scarlatto guardando tutti gli altri ragazzi con sguardo semi schifato. Probabilmente molti di loro erano schifosi Mezzosangue dato che non li conosceva e lei li conosceva tutti i Purosangue e le loro famiglie. Si voltò verso il suo parente più prossimo, suo padre, e gli strinse la mano, il quale le ricordò di non fare amicizia con traditori del proprio sangue, mezzosangue o nati babbani come se lei ne avesse avuto bisogno. Li odiava tutti, questo era certo. Finalmente suo padre la lasciò andare e lei poté salire su quel benedetto treno, cercando i suoi amici.
Non li trovò anche perché era arrivata fin troppo in anticipo, ma trovò uno scompartimento vuoto a metà treno e sperando che loro la trovassero si mise a sedere. Tirò fuori un libro che avrebbe letto nell’attesa, ma non fece in tempo ad aprirlo che lo sportello si aprì rivelando un ragazzo biondo con gli occhi azzurro ghiaccio che subito riconobbe per Lucius Malfoy. Era di qualche anno più grande di lei, per cui non si stupì quando, dopo averla squadrata altezzoso le chiese:- Cosa ci fai qui? Non lo sai che questo è lo scompartimento dei Serpeverde?-
La ragazzina alzò le spalle:- Allora sono nel posto giusto. Anche se non sono ancora una Serpeverde, Malfoy.- Gli sorrise fintamente, sperando che la riconoscesse. Come osava parlarle in quel modo, in ogni caso?
- Ma non sarai Margareth Riddle? – Annuì, ghignando nella sua direzione.
-Avrei dovuto capirlo subito, eh? E’ un piacere averti rivisto.- Si sedette al suo fianco, attendendo a sua volta gli amici.
Margareth aprì il libro, attendendo che Lucius si decidesse a parlare, ma questo non successe.
Un rumore ruppe il silenzio che era calato. Qualcuno doveva essere entrato, ma Margareth fece finta di nulla.
- Ehi, Lucius! Ecco dov’eri!- Disse la voce di una ragazza che si richiuse lo sportello alle spalle come dimostrava il rumore della porta.
La primina alzò lo sguardo tentando di capire chi fosse. Non l’aveva mai vista, ma avrebbe scommesso qualsiasi cosa perché fosse una Black, probabilmente la maggiore, Bellatrix. La sua bellezza era giunta prima di lei alle orecchie della giovane Riddle, proprio come succede con qualsiasi persona di una certa fama. Così non si sorprese nel trovarla incredibilmente affascinante, con quei meravigliosi capelli neri sparati in tutte le direzioni e quegli occhi grigi che parevano un mare in tempesta. Per quanto riguardava i colori erano gli stessi che aveva lei, ma non c’era davvero storia. Bellatrix era la studentessa più bella, più ambita e più pericolosa che esistesse, almeno secondo quanto le era stato riportato dai suoi amici. Poteva, quindi ritenersi fortunata di essere una delle migliori amiche di Narcissa, la più piccola delle Black.
- Ciao, Bellatrix. Ogni anno più bella tu, eh?- Le sorrise Lucius, guardandola con espressione maliziosa.
La ragazza ridacchiò, ma poi si volse verso Margareth.
- Che hai da guardare, mocciosa e chi sei?- Le chiese, con una smorfia sul volto.
La primina alzò un sopracciglio, continuandola a guardare, prima di risponderle:- Di sicuro il mio nome non è mocciosa. Mi chiamo Margareth e sono l’ultima della nobile stirpe dei Gaunt, figlia di Tom Riddle Junior. Tu, invece, devi essere Bellatrix Black la più grande fra le tre sorelle, giusto?-
Bellatrix la fissò qualche secondo, quasi non credesse alle proprie orecchie, poi ghignò.
- Una Riddle. Molto piacere.- Detto questo si sedette.
 
   
 
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