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Autore: AidenGKHolmes    04/11/2014    4 recensioni
Una piccola serie di OS ispirate all'infanzia e a tutte le avventure delle giovani Elsa ed Anna, tratte dalla canzone "We Know Better", ovvero una canzone mai inserita all'interno del film originale.
1-Anna: - "Avvicinati, Elsa, ma non fare rumore" Le raccomandò la madre, sottovoce -
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Anna, Elsa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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WE KNOW BETTER


CAPITOLO 1 - ANNA



"Hello little baby, you’re princess just like me
Bet you’re thinking maybe it’s a pretty cool thing to be
But soon you’ll see that everyone expects a lot from you
They’ll say that there are things a princess should and shouldn't do
But you and me, we, we know better"




Come c'era da aspettarselo, quel giorno Elsa non riuscì minimamente a dissimulare il suo reale stato d'animo. E non si poteva biasimarla, in fondo.
La giovane principessa di Arendelle non aveva nemmeno cinque anni, chiedere di calmarsi e comportarsi secondo i canoni imposti dall'etichetta era troppo, soprattutto in quelle occasioni e specialmente se poi la persona in questione era una vivace bambina di nemmeno cinque anni che non era riuscita a non svegliarsi ancora prima dell'alba, in preda all'euforia e ad un piacevole senso di impazienza.

Nonostante tutto sapeva benissimo che non poteva mettersi a svegliare tutto il castello, a prescindere dalla sua irrequietezza. Il tempo sembrava trascorrere troppo lentamente, era come se tutto fosse immobile attorno ad Elsa, o almeno così credeva. La bambina dai lunghi capelli biondi pensava che fosse tutto una specie di complotto architettato da chissà chi per impedirle di vedere per la prima volta la sua sorellina Anna, dopo due settimane dalla sua nascita.

Era tradizione, infatti, che tutti i figli appena nati, a prescindere dal sesso, rimanessero lontani dagli occhi dei parenti fino al raggiungimento delle due settimane di vita.
Per Elsa non era stato affatto facile resistere alla curiosità di aprire il pesante portone di legno che la separava da sua madre Iðunn e, soprattutto, dalla sua sorellina.
L'unica cosa che l'aveva sempre trattenuta era il pensiero di quella presunta "Terribile punizione" che la sua mente aveva ingenuamente creato e che, era sicura, le sarebbe stata inferta se avesse disobbedito alle raccomandazioni di suo padre.

Aveva trascorso due intere settimane immaginandosi giorno e notte il loro primo incontro e tutte le cose che avrebbero fatto assieme una volta cresciute. Era lei la sorella maggiore, dopotutto.
Si era ripromessa più volte che sarebbe stata un vero e proprio punto di riferimento per quella sorella minore che tanto desiderava conoscere. Nonostante fosse così giovane era già a conoscenza di molti dei comportamenti che una perfetta principessa era tenuta ad assumere, sia quando si trovava a cena assieme a quei "Buffi stranieri dai cappelli strani", come li chiamava Elsa, sia nei momenti più tranquilli ed intimi, tra le mura del castello.
Ma non sarebbe comunque stato un problema: in qualità di primogenita si era prefissata il compito di insegnare alla sorellina tutto ciò che riguardava le regole alle quali Elsa era stata iniziata molto presto.

Noiose ed inutili, così le vedeva lei. Ma la vita di una principessa non era facile. Lo sapeva, ormai, e presto lo avrebbe scoperto anche sua sorella.

Eppure... nonostante l'immensa gioia di non essere più sola nei suoi giochi quotidiani, tutta quell'attesa le sembrava ingiusta o quantomeno incomprensibile.

Perchè non poteva vederle subito?

Più volte aveva svegliato suo padre, re Agdar, nel cuore della notte, salendo sul letto e scuotendolo con le sue piccole braccia, sperando di ottenere una risposta a quel quesito che opprimeva la sua gioia, seppur in modo assai moderato.
Doveva scoprire il perchè di quell'allontanamento, ad ogni costo.
Ma ogni volta il sovrano di Arendelle era sufficientemente abile ed ingegnoso da distrarla da quel suo interrogativo, come un generale che riesce abilmente ad evitare il pericolo delle truppe nemiche, lasciando sempre sul vago le sue spiegazioni che riuscivano comunque a convincere Elsa, facendole trascorrere la notte in pace, almeno per qualche giorno.

E adesso il grande giorno era finalmente arrivato.

Nel tentativo di contenere la sua euforia, Elsa si era seduta sul bordo del letto a gambe incrociate, osservando lo stupefacente spettacolo dell'aurora boreale che lentamente veniva assorbita dai raggi solari di quel nuovo giorno, così ricco di aspettative e di speranze per il futuro della bimba. Ogni tanto si dondolava avanti e indietro, cercando di reprimere l'istinto di mettersi a saltare sul letto, cosa che avrebbe provato volentieri. I suoi occhi azzurri, illuminati dalla flebile luce del sole, risplendevano nell'oscurità della camera alla pari di due pietre preziose.
E nel frattempo continuava a sognare ad occhi aperti, come solo i bambini sanno fare. Sognava tutto quello che avrebbero fatto, tutti i posti che avrebbero visitato, tutto ciò che avrebbero visto...

Avrebbero giocato lungo la collinetta, rotolando come matte lungo il pendio sotto i caldi raggi solari della primavera norvegese...

Sarebbero andate a nuotare nel fiordo, le cui acque, in quel momento, erano piatte ed immobili come un gigantesco cristallo blu.

Assieme ai loro genitori avrebbero visitato le foreste circostanti, oltre ai regni e ai paesi più lontani, dove l'immaginazione di Elsa si fondeva con i racconti fiabeschi del padre e creava reami dalla dubbia plausibilità, almeno agli occhi di un adulto.

Ma quello era il vantaggio di essere bambini, giusto?

Immersa in tutti quelle idee e in quei piani che Elsa continuava a formulare nella sua mente, non si era nemmeno accorta dell'ingresso di suo padre nella sua camera. Quando Elsa si perdeva nel suo mondo immaginario era come se si immergesse in una bolla.
Agdar sorrise leggermente nel vedere sua figlia mentre fissava fuori dalla finestra con aria sognante. La sua vita era stata ricca di soddisfazioni che sembravano non avere mai termine.

La sua incoronazione, il matrimonio con Iðunn, la nascita di Elsa e l'arrivo della loro seconda bambina, Anna... era tutto così perfetto...
L'unica incertezza erano le sorprese che il futuro gli avrebbe certamente riservato.
Il sovrano si schiarì la gola un paio di volte, nel tentativo di attirare l'attenzione della bimba, cosa che non gli risultò affatto difficile, dal momento che Elsa si girò istantaneamente verso di lui, osservandolo con un sorriso entusiasta.

Se suo padre si trovava là... era per QUEL motivo tanto agognato.
"Vuoi conoscere la tua sorellina, Elsa?" Le domandò dolcemente, aggiustandosi una manica della sua elegante giacca nera sulla quale erano appuntate alcune piccole medaglie.

Elsa non se lo fece ripetere due volte: saltò giù dal letto, spiccando un piccolo salto e si precipitò fuori dalla porta, senza nemmeno curarsi di aspettare il padre, che si limitò a seguirla, allungando i passi in maniera innaturale per evitare di perderla di vista.
Per essere una bambina di soli quattro anni era piuttosto veloce, pensò il re tra sè e sè, in modo particolare poi se il suo abbigliamento consisteva solo in una camicia da notte che non limitava affatto i movimenti.

Spingendo con entrambe le braccia la grande porta finemente intagliata, Elsa si ritrovò finalmente all'interno della camera della madre, immersa nella penombra a causa delle pesanti tende cremisi che coprivano le vetrate. Ma, a differenza di quanto avrebbero fatto altri bambini, il suo sguardo non si posò su di lei, ma sul piccolo fagotto rosa che la regina, in quel momento distesa sul letto, aveva tra le braccia.

"Avvicinati, Elsa, ma non fare rumore" Le raccomandò la madre, sottovoce.

In pochi secondi, Elsa si ritrovò faccia a faccia con quel piccolo viso che Elsa desiderava tanto conoscere e che, finalmente, incontrava per la prima volta. Immersa in un sonno profondo, Anna sentiva rumori ovattati attorno a sè, ma non le sembrava comunque un motivo valido per svegliarsi e reclamare un po' di silenzio a suon di strepiti. Di quel giorno, purtroppo, non avrebbe mai conservato memoria ma, nonostante le sole due settimane di vita, era come se sapesse che, accanto a lei, vi era una persona che sarebbe stata legata a lei in maniera indissolubile per il resto della sua vita.
Elsa, dal canto suo, era rimasta meravigliata da quella piccola creaturina così pacifica. Non riusciva a dire niente, si limitava a fissarla. La sua espressione non lasciava trasparire altro se non amore a prima vista verso quella che sarebbe stata la sua compagna di avventure, la persona a cui avrebbe insegnato tutto... persino quella con cui avrebbe combinato disastri epocali.

"Saluta Anna, tesoro" Le bisbigliò Iðunn, guidando con delicatezza la mano di Elsa verso il viso della neonata.

Era solo l'inizio della sua vita al castello di Arendelle. Tutti avrebbero preteso molto da entrambe, erano due principesse di un regno importante... ma Elsa lo sapeva. E presto lo avrebbe saputo anche Anna.

Insieme avrebbero fatto grandi cose. Ne era sicura.


Note dell'autore: ok, non riesco a stare lontano da questo fandom. Mannaggia a me, mi ritrovo nuovamente a torturarvi con le mie produzioni dalla dubbia qualità XD
Che dire, We Know Better era una canzone che non ho mai ascoltato con attenzione, ma solo ora mi sono reso conto di quanto sia adatta per creare una raccolta di OS.

Infatti alcuni pezzi della canzone mi sembravano particolarmente adatti per creare alcune One Shot, solo che non potevo semplicemente citare il pezzo della canzone e pubblicare, quindi... perchè non creare una serie?
E... niente, io di solito non scrivo cose ad alto contenuto di "Aww", quindi non so esattamente se sono riuscito nel mio intento.

Nel caso lasciate, come sempre, una critica, mi servirà per migliorarmi :)

A presto

Kesserlng

PS: Dedico questa serie ad una persona speciale che sono sicuro stia leggendo queste righe. Non posso ovviamente fare nomi, ma è una persona a cui voglio un mondo di bene e per la quale farei qualsiasi cosa, per cui... dedicarle una serie era il minimo.


 
   
 
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