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Autore: Tigre Rossa    04/11/2014    2 recensioni
' “Pensavo . . . pensavo che un giorno simile non sarebbe mai arrivato.” mormora Mich, sempre nascosto tra le braccia di Donatello “Credevo che . . che avrei combattuto la mia ultima battaglia da solo, senza più rivedere nessuno . . nessuno di voi . . .”.
Donatello gli accarezza dolcemente la schiena e poi risponde lentamente “Ma cosa dici, Mich? Era certo che questo giorno sarebbe arrivato e che, nonostante tutto e tutti, ci saremmo ritrovati insieme di nuovo. Dopotutto, siamo fratelli, no?”.
Le sue parole mi colpiscono dritto al cuore.
‘Siamo fratelli, no?’
Io e Leonardo ci guardiamo.
Si, noi quattro siamo fratelli, e nonostante le difficoltà, le incomprensioni, le divisioni, le sofferenze e la guerra, siamo sempre rimasti tali, soprattutto nei nostri cuori.
L’abbiamo sempre saputo, anche se non ce ne rendevamo conto.
Un legame come il nostro non può essere spezzato da niente e nessuno.
E mai lo sarà.'
SAINW -Dedicata al mio fratellino
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Per sempre fratelli
 
 
                                                                        
 
 
"

















"La  vita vi dividerà prima o poi, se non sarà questo sarà qualcos'altro. Ma anche se sarete distanti, anche se sarete lontani, sarete sempre fratelli. Qualche volta lo si dimentica, lo si da per scontato, ma ci si rincontrerà tutti un giorno, ovunque uno sia...”


 
 
 
“E così” mormoro, accendendomi una sigaretta “fra poco finirà tutto, eh?”.
Leonardo, Michelangelo e Donatello mi guardano, ma io non ci faccio caso e inspiro profondamente.
Siamo dentro la TartaTalpa e a breve raggiungeremo la dimora di Shredder e lo distruggeremo una volte per tutte. O, almeno, tenteremo di distruggerlo.
 
Sappiamo tutti che è una missione suicida.
Siamo noi quattro contro un esercito.
Se il piano non funzionerà, saremo sterminati da Shredder stesso.
Ed anche se riuscissimo ad ucciderlo, dovremo comunque vedercela con Karai, le sue guerriere, i suoi seguaci e le guardie Utrom.
Non sopravviveremo tutti.
Non possiamo sopravvivere tutti.
 
Non mi importa molto di morire, ad essere sinceri.
 
Sono anni, ormai, che sono morto dentro.
Questa guerra mi ha ucciso lentamente, sottraendomi man mano pezzi d’anima e rubandomi tutto ciò e tutti coloro che amavo.
Ha distrutto la mia casa e la mia città.
Ha preso mio padre ed il mio migliore amico.
Ha mutilato il corpo e l’anima mio e dei miei fratelli.
Ha avvelenato la mia famiglia e l’amore che l’univa.
 
Si, io sono già morto.
Non sono più Raffaello, lo scontroso, focoso, attaccabrighe Raffaello.
Sono solo la sua ombra sanguinante e spezzata.
E, se la distruzione del mio corpo aiuterà a mettere fine a questa maledetta guerra, sono ben felice di sacrificare il tempo che mi resta.
 
Quindi no, non è la mia prossima morte a spaventarmi.
è la possibilità della morte dei miei fratelli.
 
Si, non voglio vedere i miei fratelli, i mie cari fratelli, i fratelli che ho tenuto lontano per così tanto tempo, morire per mano di Shredder.
Non voglio che loro muoiano.
Non voglio perderli.
Non di nuovo.
In fondo questa guerra ci ha diviso, è vero, ma io non ho mai smesso di volergli bene, anche quando ho accusato Leonardo della morte del sensei, anche quando ho abbandonato Michelangelo da solo, anche quando maledivo l’assenza di Donatello.
 
E sento che anche loro, nonostante tutto, non hanno smesso di volermi bene.
 
La voce di Leonardo mi distoglie dai miei pensieri.
 
“Si, Raph” sussurra con la calma che l’ha sempre caratterizzato. “Per noi, fra poco, sarà tutto finito. Nel bene e nel male.”
 
Lo osservo con la coda dell’occhio, guardandolo veramente per la prima volta dopo anni.
è così diverso dal ragazzo tranquillo, silenzioso e premuroso dei miei ricordi.
Non sembra più l’insopportabile maestrino di una volta, l’intrepido capo, il mio fratellone che mi rimproverava sempre ma che allo stesso tempo mi capiva come nessun altro.
In fondo all’animo è ancora il mio fratellone, il fratellone dei giorni passati, ma questa esistenza martoriata l’ha reso qualcuno che non era destinato a diventare.
 
La guerra l’ha segnato profondamente, privandolo della serenità e della possibilità di vedere il mondo che lo circonda.
Sembra una vecchia katana, ancora affilata e letale, ma fragile, sul punto di spezzarsi.
Mille cicatrici gli attraversano il corpo, ma di certo sono molte di meno di quelle che il suo cuore, stanco, senza più speranze e piegato sotto il peso di un rimorso e di un rimpianto troppo grandi, sopporta ormai da anni.
E il suo volto . . . oh, quanto è diverso il suo volto.
Il suo è il volto di un vecchio disilluso e triste.
Il suo volto non è più un volto.
è una maschera di dolore e di sofferenza.
Come il mio, del resto.
 
Michelangelo lo scruta in silenzio come me e, dopo una manciata di minuti, mormora “Io, per quanto vale, sono . . . sono felice di combattere per l’ultima volta con voi.”.
 
Mi volto verso di lui, un po’ stupito.
 
La guerra non è stata clemente nemmeno con il mio gioioso fratellino.
Anzi, con lui forse è stata ancora più crudele che con me o con Leonardo.
Gli ha sottratto un braccio.
Gli ha sottratto la serenità che è sempre stata parte di lui
Gli ha sottratto l’allegria luminosa che era capace di illuminare anche i momenti più tenebrosi.
Gli ha sottratto la voglia e la gioia di vivere.
L’ha trasformato, dolorosamente e senza via d’uscita, in un’altra persona, una persona seria e silenziosa, priva di alcuna felicità e incapace di sorridere.
 
Eppure in quelle parole dolci e sincere, per un fragile istante, sono riuscito a scorgere di nuovo, e forse per l’ultima volta, il riflesso il mio pestifero fratellino, quello che mi faceva arrabbiare per un nonnulla e rideva spensierato con quella luce speciale negli occhi che non tornerà mai più.
 
Donatello gli si avvicina, esitante, e gli sfiora il braccio con la zampa destra.
 
Oh, Don, il nostro genietto . . . ormai avevo perso ogni speranza di rivederlo, dopo tutti questi anni. Il mio fratellino nerd, che tanto ci ha fatto soffrire con la sua scomparsa e che ha determinato la rottura della nostra famiglia.
Quante ne abbiamo passate, da quando è scomparso. Ma ora che è qui con noi sembra quasi che questi anni senza di lui non siano mai trascorsi.
Ora che è qui con noi, il vuoto che io e gli altri avevamo nell’animo fino a poco fa sembra finalmente sul punto di essere riempito.
 
Michelangelo lo guarda e, prima che Don possa dire qualsiasi cosa, con un singhiozzo che gli sfugge dalle labbra e che sembra uscito dai ricordi di quando eravamo bambini, lo stringe forte a sé con il suo unico braccio, come se avesse paura di perderlo ancora una volta.
Io e Leonardo restiamo immobilizzati, sorpresi da quel gesto infantile e allo stesso tempo disperato che così poco si adatta alla figura di nostro fratello e che richiama in modo spaventoso i ricordi di un passato che non potrà più tornare, ma Donatello, dopo un impercettibile momento di stupore, fa una cosa ancora più sorprendente e dolce.
 
Risponde all’abbraccio.
 
Si, il nostro Don avvolge le sue braccia giovani attorno al corpo ferito e segnato di Michelangelo e lo stringe delicatamente a sé, quasi come se volesse prendere su di sé il suo dolore.
Mich nasconde il volto contro la pelle del fratello e un altro singhiozzo, quasi più disperato del primo, riecheggia nell’aria.
 
“Pensavo . . . pensavo che un giorno simile non sarebbe mai arrivato.” mormora, sempre nascosto tra le braccia di Donatello “Credevo che . . che avrei combattuto la mia ultima battaglia da solo, senza più rivedere nessuno . . nessuno di voi . . .”.
Donatello gli accarezza dolcemente la schiena e poi risponde lentamente “Ma cosa dici, Mich? Era certo che questo giorno sarebbe arrivato e che, nonostante tutto e tutti, ci saremmo ritrovati insieme di nuovo. Dopotutto siamo fratelli, no?”.
 
Le sue parole mi colpiscono dritto al cuore.
 
‘Siamo fratelli, no?’
 
Io e Leonardo ci guardiamo.
 
Si, noi quattro siamo fratelli, e nonostante le difficoltà, le incomprensioni, le divisioni, le sofferenze e la guerra, siamo sempre rimasti tali, soprattutto nei nostri cuori.
L’abbiamo sempre saputo, anche se non ce ne rendevamo conto.
Un legame come il nostro non può essere spezzato da niente e nessuno.
E mai lo sarà.
 
Lentamente, butto la sigaretta per terra e mi avvicino ai miei due fratellini e, senza una parola, mi unisco al loro abbraccio, lasciandoli un po’ sorpresi, e subito dopo Leonardo mi segue e ci stringe tutti tra le sue braccia che nemmeno il tempo ha potuto rendere meno affettuose e protettive.
 
Restiamo così a lungo, in silenzio, stretti in un unico abbraccio, dimentichi di tutto tranne di questo nostro legame e di questo nostro affetto incommensurabile.
 
In questo unico, lungo abbraccio, ci sentiamo ripagati di tutto quello che abbiamo passato fino ad ora.
 
In questo abbraccio troviamo la forza e il coraggio che ci mancano per affrontare la nostra ultima battaglia e il destino che ci aspetta.
 
E li affronteremo come una volta, insieme.
 
Perché siamo e saremo per sempre fratelli.
 
E nessuna stupida guerra potrà mai cambiarci.
 
Mai.
  
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