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Autore: _romanski    05/11/2014    4 recensioni
Dal testo:
"Ma guardatelo.
Così testardo, così orgoglioso, così fiero di se stesso e di ciò che fa, anche se magari è sbagliato.
Lo avete visto? Quando cade e si rialza, da solo?
Lo avete visto? Quando sorride, abbassando subito dopo lo sguardo, nascondendo il dolore che prova?
Lui è quel ragazzo che definireste il più figo, il più forte.
E lui lo è, forte, intendo.
È davvero forte, non molla mai.
Eppure anche lui ha i suoi crolli, i suoi momenti di rabbia, di violenza."
Ho sentito la necessità di scriverla e togliermi "il peso". Avevo bisogno di condividerla con qualcuno, e perché non farlo con qualcuno che non mi conosce per niente? Mi pare perfetto.
Per cui, preparatevi psicologicamente a tutto. Buona lettura.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ma guardatelo.
Così testardo, così orgoglioso, così fiero di se stesso e di ciò che fa, anche se magari è sbagliato.
Lo avete visto? Quando cade e si rialza, da solo?
Lo avete visto? Quando sorride, abbassando subito dopo lo sguardo, nascondendo il dolore che prova?
Lui è quel ragazzo che definireste il più figo, il più forte.
E lui lo è, forte, intendo.
È davvero forte, non molla mai.
Eppure  anche lui ha i suoi crolli, i suoi momenti di rabbia, di violenza.
Quei suoi momenti nei quali lo temi, hai paura di lui, hai paura per lui.
Per ciò che sai è in grado di fare, ciò che sai farebbe in quelle condizioni.
Ah, le sue condizioni, così critiche, così..oserei dire macabre e spaventose.
Condizioni a cui non lo avresti mai e poi mai associato.
Quelle condizioni che l’hanno reso ciò che non sarebbe mai voluto essere.
Freddo, stronzo, indifferente quanto basta per ucciderti.
Ma voi..voi non sapete cosa c’è dietro.
Non sapete perché lui si maschera così ogni giorno, non sapete perché è diventato ciò che è realmente.
Lui è quel ragazzo che ha sofferto per i suoi genitori quando, all’età di quattro anni, se li è visti portare via, impotente.
Lui è quel ragazzo che quando, da bambino, ha saputo cos’era il cancro, si è spaventato così tanto, ma così tanto, che i suoi genitori li pensava già morti.
Perché glielo dicevano tutti, che anche senza genitori la vita va avanti.
Lui è quel ragazzo che quando la nonna, dalla quale è stato mandato, non ha potuto più tenerlo, è stato mandato in Norvegia da un amico dei loro genitori.
Tutti i suoi zii non “potevano” tenerlo. Ma lui sapeva che non era così, sapeva che non lo volevano.
Lui è quel ragazzo che per due mesi ha avuto due papà, in un paese non suo, in una casa non sua, in una vita che non gli apparteneva, che non era quella che voleva per lui.
Lui è quel ragazzo che, quando è tornato a casa, non ha riconosciuto i suoi genitori.
Lui è quel ragazzo che, per troppo tempo, si è ritenuto orfano.
Lui è quel ragazzo che non ha mai sentito qualcuno dirgli ‘io credo in te’.
Lui è quel ragazzo al quale hanno tagliato le ali. Ali che gli spettavano di diritto.
Lui è quel ragazzo che vede gli altri volare e li invidia, perché lui non può.
Lui è quel ragazzo che, per troppo tempo, ha sognato cose che non riesce a raggiungere.
Lui è quel ragazzo che ha visto suo fratello venir sbattuto in prigione.
Quello stesso fratello che ha fatto tutto ciò che era in suo potere per tirarlo fuori dal pozzo dove è caduto.
Lui è quel ragazzo che, da quel pozzo, non crede neanche di uscire. O meglio:
Lui è quel ragazzo chiuso nel pozzo della depressione che, ogni qual volta qualcuno ci cade, lui lo fa risalire, lo fa uscire dal pozzo, ma lui stesso non riesce ad uscirne.
Lui è quel ragazzo che non riceve calore da tanto, troppo tempo.
Lui è quel ragazzo che ripete sempre “tutti pronti a far l’amico, ma non vedo il tesoro” perché tutti quelli al suo fianco non sono in grado di aiutarlo.
Lui è quel ragazzo che ha tentato il suicidio sette volte, ma che ogni volta ha fallito.
E non per sfiga, come ha sempre creduto, ma per una piccola briciola di orgoglio che col tempo è andata a formare un enorme scudo.
Lui è quel ragazzo che ha iniziato a sniffare eroina, prima con l’intenzione di finire in overdose, poi perché sentiva che stava meglio quando la prendeva. Per un certo lasso di tempo, ovviamente.
Lui è quel ragazzo che riesce, bene o male, a salvare tutti, ma non se stesso.
Lui è quel ragazzo che esce ogni notte, di nascosto, per andare a ubriacarsi e far danni.
Lui è quel ragazzo che ha il corpo pieno di cicatrici, e non tutte se le è procurate da sole. Una in particolare, lo spaventa, ma gli fa avere coraggio.
Lui è quel ragazzo che ha dovuto sopportare diverse operazioni al cuore, ma nonostante tutto e tutti sfida i suoi limiti, fregandosene delle conseguenze.
Lui è quel ragazzo che, nonostante quel suo cuore sia marcio, malandato e trafitto ogni giorno da mille coltelli, va avanti.
Lui è quel ragazzo che sta iniziando a credere che da quel pozzo può uscire, deve solo volerlo davvero.
Lui è quel ragazzo che ha iniziato ad arrampicarsi su quei mattoncini che lo circondano, stanco di congelare lì dentro.
Lui è quel ragazzo che, quando uscirà da lì, riderà in faccia a tutti e li manderà a fanculo.
Lui è quel ragazzo che sorride, a quel pensiero, perché sa che ne uscirà, che continuerà a rialzarsi da solo, come ha sempre fatto.
Lui è quel ragazzo che mente a se stesso, quando dice che non ha bisogno di amore, di nessuno.
Lui mente, e nessuno se ne accorge.
Quando lui manda via qualcuno, in realtà urla di non andarsene.
Lui urla da quasi diciassette anni, e nessuno lo ascolta.
Perché è così che fanno tutti: sentono quello che dice, ma le urla strazianti del suo cuore non le ascolta nessuno.
Tutti vedono il suo bel sorriso, ma nessuno guarda le lacrime che trattiene ogni giorno.
Il problema è che lui è fin troppo buono.
Lui si lascia sfruttare, lascia che gli altri si sfoghino con lui.
Lui si accorge sempre di tutto di tutti. Lui ascolta e guarda, aspettando che qualcuno faccia lo stesso con lui, ma ogni volta resta deluso.
Lui è quel ragazzo che due anni fa, tornato in Norvegia, ha trovato un bambino per strada.
Un meraviglioso bambino di cinque anni. Lo ha portato dalla signora dalla quale stava passando la “vacanza” in Norvegia.
Lui è quel ragazzo che a soli quattordici anni si è sentito chiamare ‘papà’ da quel bambino che, ormai, non vede da due anni.
Lui è quel ragazzo che soffre per ogni cosa brutta che gli è successa, ma non lo da a vedere.
Lui è quel ragazzo che non si mostra debole davanti a niente e nessuno, perché ha capito come va la vita.
Lui è quel ragazzo che è così stanco di essere ciò che non avrebbe mai voluto essere.
Lui è quel ragazzo che non ha le palle per andare a trovare suo fratello e dirgli che gli dispiace per tutto ciò che è successo.
Lui.. lui è quel ragazzo che non diresti mai che ne ha passate così tante, eppure è stato così, e continua ad esserlo.
Lui è quel ragazzo che potresti incontrare per strada. Sicuramente lo vedresti fumare.
Penseresti a quanto è bello il suo sorriso, e forse, se guardi con attenzione, potresti anche pensere ‘cosa nasconde in realtà?’
Io non posso fare niente per lui. Non posso asciugargli neanche le lacrime, sto peggio di lui.
Anzi, sto come lui.
Posso solo restare a guardarlo agire e soffrire. Sono uno spettatore.
D’altronde, io lo conosco bene: sono la sua anima, che potrei mai fare per lui?
  
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