Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: End of me    05/11/2014    3 recensioni
Per un po' rimane in silenzio e segue con lo sguardo i fiocchi di neve che cadono immacolati e leggeri sul pavimento. Fuori non nevica, fuori è primavera. Solo nella stanza l'invero è sovrano.
Solo nel cuore di Elsa l'inverno è sovrano.
La principessa sussulta, si porta le mani al viso, conficca le unghie nelle guancie, emette versi disperati e quasi perversi.
"Solo nel mio cuore l'inverno è sovrano."
~
Una Jelsa [Jack Frost x Elsa] tutta per voi. Buona lettura! Critiche sono ben accette.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elsa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Elsa sa che quel giorno sarebbe arrivato.

Il giorno in cui sarebbe stata costretta ad aprire la porta della sua stanza, anche se solo per qualche secondo e solamente quel poco che serve per riconoscere la persona dall'altra parte dell'entrata.

La serva ha capelli di un castano anonimo, imprigionati in una crocchia accuratamente stretta sulla testa. Incorniciano una faccia un po' grassottella e non particolarmente commossa dalla notizia che ha appena portato alla sua principessa.

Quando in futuro ripenserà alla morte dei suoi genitori, Elsa vedrà sempre la faccia dura di questa donna.

La principessa chiude la porta, appoggia la schiena al muro, scivola a terra. È come se la sua anima stesse lasciando il suo corpo. Come se stesse scendendo giù, sempre più giù, finché non raggiunge le fondamenta del palazzo e si sotterra da sola.

- I miei genitori sono morti. - Pronuncia in una voce a lei quasi estranea, e si spaventa della sua calma. I suoi genitori sono morti.

Osserva la sua stanza, il letto a baldacchino, l'armadio, il comodino, il paravento, il tappeto persiano, la scrivania, la finestra mezza ghiacciata, niente è cambiato. I mobili rimangono fermi ai loro posti, il regno continua la sua vita di sempre, il mondo non ha smesso di girare.

Eppure i suoi genitori sono morti – tutto dovrebbe trovarsi in un caos irreparabile, le persone dovrebbero correre sulle strade in preda al panico, ogni cosa vivente dovrebbe esaltare il suo ultimo respiro.

Va bene, sono morti. - Si dice Elsa. - Forse doveva essere così. Forse sono morti a causa mia. La mia maledizione li ha colpiti. Il mare li ha mangiati perché hanno una figlia maledetta. - Per un po' rimane in silenzio e segue con lo sguardo i fiocchi di neve che cadono immacolati e leggeri sul pavimento. Fuori non nevica, fuori è primavera. Solo nella stanza l'invero è sovrano.

Solo nel cuore di Elsa l'inverno è sovrano.

La principessa sussulta, si porta le mani al viso, conficca le unghie nelle guancie, emette versi disperati e quasi perversi.

Solo nel mio cuore l'inverno è sovrano.

Dopo anni e anni di spontanea prigionia, si rende finalmente conto di quello che teme più di tutto: il mondo girerà, le persone vivranno, lei diventerà regina – ogni giorno passerà nella sua inconcepibile normalità, e lei sarà la sola a dover vivere col suo segreto.

- Forse i miei genitori sono morti perché il mare voleva me. - La sua voce è irriconoscibile, è un qualcosa tra il verso di un umano e quello di un animale. - Il mare voleva uccidere me.

Per un momento, Elsa si perde nei suoi sentimenti. Sta diventando pazza, povera Elsa, il suo cuore combatte tra lutto, paura, egoismo e vergogna.

Elsa ha finito di sopportare la sua prigionia e vuole morire.

Ma la donna non porta le mani alla gola, non smette di respirare, perché una voce la ferma.

È la voce di sua sorella.

- Elsa, Elsa...

Parla. La sua voce è come un fiume, un fiume in cui la futura regina ci si sente affogare.

Se non saranno le sue maledette mani ad ucciderla, allora lo farà la voce di Anna. La principessa ne è così sicura che chiude gli occhi e si rassegna al suo destino, finché il silenzio ritorna a essere padrone delle sue orecchie.

Sua sorella se ne è andata ed Elsa non è morta del suo mare di frasi.

La donna tira le ginocchia al petto, ci appoggia la fronte sopra, rimane immobile e singhiozza. Sono singhiozzi vuoti, pieni di egoismo e di vergogna, sono singhiozzi senza lacrime.

Elsa piange per una, due ore, o tre, quattro giorni, cinque, sei settimane?

La principessa non lo sa, sa solo che quando si alza dalla sua maestosa fragilità il cielo è diventato nero.

Si avvicina alla finestra, guarda il buio nel punto in cui il ghiaccio non si è ancora impadronito del vetro.

- Buonasera, notte. - Elsa non è più pazza, ma finge di esserlo. - Ho un segreto terribile, ma tra poco non sarà più. - Finge di esserlo per giustificare quello che vuole fare. - Avrai l'onore di prendertelo, notte, fanne buon uso!

Elsa alza la mano, fissa il manico, sbatte le palpebre, abbassa la mano, poi le alza entrambi, si copre con esse il viso, incomincia di nuovo a gemere come un umano e come un animale.

Perché non posso morire? Vorrebbe urlare, ma la voce rimane lì dov'è, tra gola e libertà. Come il suo segreto, anche la sua voce rimane dentro. Tutto rimane dentro, niente se ne va.

Elsa osserva una seconda volta i fiocchi di neve, cadono liberi e allegri. Perché stanno cadendo fuori dalla finestra, deridendola in quella libertà che lei non ha il coraggio di prendersi?

Poco prima di convincersi che sia stata lei a far nevicare sul suo regno, poco prima di scivolare completamente nella pazzia e rimanerci, poco prima di rompere il vetro e buttarsi vede i fiocchi di neve, prima calmi e lenti, vorticare per qualche momento come impauriti.

Elsa dimentica i suoi genitori morti, dimentica sua sorella, la promessa fatta alla notte, dimentica il suicidio e guarda perplessa quel movimento improvviso.

Poi tutti i pensieri ritornano e la futura regina inizia a ridere senza più fermarsi.

Questo è l'inizio, l'inizio della mia follia.

- Non ho il coraggio di morire. - Ammette ai fiocchi che cadono pigri sul suolo fuori dalla stanza. Se stringesse un poco gli occhi, Elsa vedrebbe il primo strato di acqua ghiacciata sul terreno, reso blu dalla notte.

- Non riuscite a sentirmi. A voi non importa se muoio. A nessuno importa. Nemmeno a me. - Eppure, come se avessero avvertito le sue parole, i fiocchi disegnano di nuovo ghirigori invisibili nell'aria. Poco dopo appare l'importa ghiacciata di una mano sulla finestra di Elsa, proprio davanti al suo viso.

La donna non urla, non indietreggia, non chiama le guardie, il suo cuore non aumenta i battiti; la donna non fa niente di tutto questo. La donna invece appoggia la fronte sull'impronta della mano dell'essere invisibile, s'immagina che tra poco smetterà di respirare. Non succede.

- Se sei venuto a uccidermi, fallo, per favore. - Elsa si è data alla pazzia, piccola, miserabile Elsa.

Elsa parla al niente, piccola, miserabile Elsa.

Elsa posa la mano sull'impronta ghiacciata dell'essere che forse esiste, che forse si sta solo immaginando. E probabilmente anche le parole che appaiono man mano poco più sù dell'impronta sono frutto della sua immaginazione.

 

Sii felice.

 

Sono solo due paroline, una frase così semplice quasi da far male, così semplice quasi da far bene.

E la futura regina finalmente riesce a piangere; le sue lacrime si trasformano in gocce di ghiaccio, fanno tin tin tin quando raggiungono il pavimento conquistato da centinaia di ghiaccioli appuntiti.

Vorrebbe con tutto il cuore che quelle parole fossero davvero scritte sul vetro, vorrebbe con tutto il cuore che il ragazzo materializzatosi dall'altra parte della finestra fosse vero.

Lo osserva con la sua vista sfocata, riconosce dei capelli bianchi, una pelle pallida e forse degli occhi altrettanto chiari.

Desidera così tanto che tutto quello sia vero.

Per questo, quando le mani del ragazzo iniziano a premere contro il vetro, quando esso si rompe e le dita insanguinate raggiungono finalmente la regina, lei le stringe e non le lascia più.

È venuto per portare via la mia pazzia, la mia paura, è venuto a farmi felice, si dice e non ci crede.

Elsa non sa quanto è vero quello che ha pensato.

 
 
   
 
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