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Autore: SkyMe    05/11/2014    1 recensioni
Ero cosi' tanto vicina alla sua bocca che dio solo sa cosa gli avrei fatto. La voglia di urlare al mondo il mio male era troppa e vomitare tutte le mie emozioni su di lui non mi sembrava il caso. Decisi di stare seduta e guardalo scrivere, mentre io morivo dentro.
Quando troverò la mia cura, forse , tutto cambierà.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti
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''A volte sono talmente fuori di me che, se busso per rientrare, ho paura e non mi apro.” 

Dopo il pranzo a casa del padre di Rob mi sentivo come un tacchino durante la festa del Ringraziamento. Imbottito. Praticamente aspettavo di essere fatta a fettine. Avevo la testa che mi scoppiava per quante informazioni avevo dovuto assimilare in due ore, tutte riguardo  tread, investimenti e hot  point. Che poi  ho solo capito che il lavoro del padre di Rob non era altro che un mal di testa continuo e tante persone che rompono i coglioni. Tutto qui.  Ed io  potevo quasi fargli concorrenza per quante persone conoscessi che rompevano i marones senza neanche pagarmi. Alla fine è stata una bella domenica, la matrigna di Rob era un’ottima cuoca, soprattutto quando si trattava di dolci, ed il mio stomaco non voleva altro che quelli per addolcirmi un po’ il sangue, che ultimamente tutto era tranne  che dolce.  Alle quattro mi congedai, promettendo loro che prima o poi sarei ritornata con Rob, in effetti non aspettavano altro che io e lui ci mettessimo insieme, al contrario di sua sorella che voleva che mirassi a ben altro. Biondo, occhi azzurri e possibilmente ricco. Ma  non si può avere tutto dalla vita.

-Ti accompagno a  casa Sky- disse  Rob.
-No Rob, lasciami  al parco, vorrei fare una passeggiata ed arrivare da mia madre per un saluto. Altrimenti domani  mi tocca sentirla sbraitare perché son due giorni che non ci vediamo.-
-Certo , allora, prego signorina salga in carrozza.-


Dopo un bacio sulla guancia mi congedo anche da lui. E’ dolce. Quasi più dolce del tiramisù di Marta. E quasi mi dispiace lasciarlo li ed andarmene. Ma devo. In questo periodo dell’anno il parco tutto sembra fuorchè un parco. E’ vuoto, spoglio, inutile azzarderei. Fa freddo e le persone tendono a stare dentro casa attorno ad un camino o attorno al proprio partner.  In lontananza vedo qualcuno e quando mi rendo conto di chi si tratta faccio una veloce giravolta sperando di non essere stata vista e aumento la velocità dei miei passi. Quando si avvicina, correndo, mi sorride a 54 denti, forse di più, ed io , bhè io bho.

-Skye, che bello vederti.-

Cazzo allora m’ha visto. Mi rigiro e sorr
ido, e dentro di me impreco, ed impreco ed impreso come una forsennata affinchè non mi si rovini del tutto  questa bella giornata che di suo già è uggiosa e ci mancava solo il dott. Petersen a peggiorarla.

-Dott. Petersen io…-
-Per piacere chiamami Ian fuori dal mio studio, mi sentirei troppo vecchio altrimenti.-


Annuisco. In effetti i suoi occhi sono belli. Più che belli. Stupendi. Oh cazzo che diamine sto dicendo. Skye , bella mia, riprenditi. Vir strangolami ti prego.

-Ian, certo.-
-Che ci fai da queste parti?-
-Ho pranzato a casa di un amico che abita qui vicino e dato che devo andare da mia madre non lontano da qui ho preferito camminare e passare un po’ di tempo in questo bellissimo parco.-


Ma poi a te che frega? Saranno pure cazzi miei no? Potrei essere una stalker che perseguita  mori muscolosi per poi portarli a casa e farli a pezzettini, a te che cambia?

-Brava, camminare rilassa e calma le idee.-
-Che fai il dottore adesso?-


Ride, e cazzo che bel sorriso che ha. Fuori da quello studio sembra quasi una persona normale. Umana.
AAA cercasi Skye  persa nel sorriso del bel dottorino. La mia vocina interiore mi stava avvisando,  Vir urlava col megafono, e decisi di ascoltarlo, di calmarmi, che di film mentali adesso non ne avevo proprio bisogno. Lui non mi conosceva. Io non lo conoscevo. Noi non ci conoscevamo. Eppure quest’uomo mi trasmette qualcosa. Sarà la sua aria da bel dottorino, il suo sorriso o quelle mani così delicate che mi fanno  venire la voglia di parlargli.

-Skye, perché non ridi mai quando vieni alle riunioni?-

Eh e come cazzo fai a ridere  in una stanza dove tutti a modo loro soffrono e tu peggio di loro?

-Rido quando voglio ridere, quando mi fanno ridere. Non rido a comando. E poi non credo che ridere li dentro risolverebbe qualcosa, e tu lo sai meglio di me.-

Certo si ride per una battuta, per un momento di ilarita’, ma in un incontro tra AA in cui quello che sta meglio ha occhiaia fino alle scapole, non penso riesca a ridere.

-Ridere non implica la risoluzione di qualcosa, e di sicuro non risolverà i tuoi problemi. Ma ti rilassa, ti alleggerisce i pensieri e ti fa più bella.-

Voglio ridere. Voglio straridere. Ed invece lo guardo a bocca aperta. Come se avessi avuto una paralisi facciale a causa del freddo. Il mio allarme sta scattando e prima che i miei neuroni dichiarino guerra al muscolo del mio torace, decido di andarmene.

-Adesso devo andare, mia madre mi starà aspettando e sono in ritardo. Ci vediamo Ian.-
-Perché stai scappando? Non t’ho mica offeso?-


Non m’hai offeso, è quello il problema. Senza neanche risponderlo vado, scappo. Inizio a correre più veloce che posso. E quando mi fermo sembra quasi che una lacrima si sia congelata sulla mia guancia. Cosa mi prende? Sto cazzo di grillo parlante quando serve non lavora mai? Chiudo gli occhi e quando li riapro rivedo i suoi.

  
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