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Autore: Alis_Weasley    07/11/2014    1 recensioni
Maledizione perché non riesco ad essere arrabbiata con lui? Perché quando siamo insieme sto bene?
“Tu..tu..” sussurro cercando di trovare le parole.
“Non c’è di chè pivellina” sghignazza scompigliandomi i capelli.
Scosto la sua mano, e lo guardo male.
Ma lui è così tranquillo, così sicuro di sé, e le sue braccia mi fanno sentire a casa..
Mi guarda con insistenza, come se si aspettasse qualcosa.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Minho, Nuovo personaggio, Thomas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Attraverso il pass verticale con un salto, ed è come se mi trapassasse una lama di ghiaccio. Fortunatamente la sensazione passa subito e mi ritrovo in una valle, ricoperta di verde. Le persone in torno a me urlano dalla felicità, saltano, ridono. Siamo salvi.
Mi guardo intorno per cercare i ragazzi che ci hanno salvati, quelli che ci sono venuti a prendere nel labirinto. Non li vedo. Altre persone continuano ad arrivare dal pass, e penso che probabilmente loro non lo attraverseranno finché tutti non saranno in salvo. Mi guardo intorno, siamo al centro di un bosco. Ma non uno di quelli che fanno paura, questo per qualche strano motivo mi fa sentire al sicuro. Il sole è alto nel cielo, sembriamo lontani anni luce dalla tempesta e dal terrore che ci siamo lasciati dietro scappando dalla C.A.T.T.I.V.O.
Sento un gran trambusto che mi distoglie dai miei pensieri. Mi giro giusto in tempo per vedere i due ragazzi, quello che si chiama Thomas, e l’altro, attraversare il pass con un grido. Piombano a terra esausti.
Le guance di Thomas sono rigate di lacrime, il ragazzo asiatico invece cerca di mostrarsi indifferente, ma lo vedo nei suoi occhi il dolore che prova.
Si alzano, scrollandosi di dosso la terra, e si rivolgono un sorriso sincero, di quelli che stanno a significare “ce l’abbiamo fatta.” Provo una strana invidia nei loro confronti, chissà quante ne hanno passate insieme, chissà quanto sono legati l’uno all’altro; io ho sempre desiderato avere un rapporto del genere. Non ce l’ho mai avuto. La folla li acclama, come è giusto che sia, ci hanno salvati da morte certa.
*
Verso tarda sera, quando ormai abbiamo quasi tutti recuperato le forze, ci si avvicina l’altro ragazzo. Sembra abbastanza sicuro di sé, niente esitazioni.
“Pive, ascoltatemi attentamente. Non sappiamo ancora con precisione dove caspio ci troviamo, ma che importanza ha? Siamo salvi. Adesso, alcuni di voi andranno a prendere la legna, altri penseranno al cibo. Non voglio sentire lamentele, prendo io il comando finchè non ci saremo stabilizzati. Gruppo 1, gruppo 2.”
Con queste ultime parole, ci divide in gruppi; io sono in quello per la legna.
Mi guardo in torno, aspettando di sentire qualche lamentela, sul fatto che sia lui il capo.
Chi glielo ha dato il comando? Ci ha salvati, ma per questo si crede migliore di noi?
Invece nessuno osa fiatare, sembrano tutti d’accordo, lo guardano come fosse un dio e cominciano a camminare verso il bosco, per fare ciò che gli è stato ordinato.
Io invece non mi muovo. Non ho intenzione di prendere ordini da questo tipo.
In risposta lui mi guarda con un sopracciglio alzato.
“Cos’hai da guardare?” lo aggredisco.
“Ei pivellina, forse non hai sentito. Ti ho appena assegnato un lavoro” risponde con tono arrogante.
 
 
“Ho sentito benissimo, ma non ho intenzione di fare quello che dici tu. Chi ti credi di essere?”
Lui sorride, sembra divertito. Questo mi fa infuriare ancora di più.
“Mmm..quello che ti ha salvato da morte certa?” risponde con sarcasmo.
Nonostante lo avessi pensato anche io poche ore prima, sentirlo dire da lui mi fa provare un moto di antipatia enorme nei suoi confronti.
Gli lancio un occhiataccia, sperando di riuscire a comunicargli di andarsene.
Ma questo sembra divertirlo ancora di più.
“Vai a raccogliere la legna, su” mi dice, come se parlasse a un bambino.
“Non ho intenzione di prendere quella caspio di legna!” sbottò, a voce forse troppo alta.
Il ragazzo mi guarda, come se mi vedesse per la prima volta. Sui suoi occhi cala un velo di tristezza che mi stringe il cuore in una morsa. Si riprende quasi subito, cercando di riprendere il controllo di sé.
E in viso gli torna quel sorrisetto arrogante.
“Fai come vuoi, pivellina. Ma, quando stanotte si gelerà e tu verrai a scaldarti davanti al mio fuoco, capirai l’importanza del compito che ti avevo assegnato”. Detto questo si gira e mi lascia lì da sola.
*


Quando vengono accesi i fuochi per scaldarsi , per principio decido di non avvicinarmi. Non voglio dare a quell’idiota la soddisfazione di vedermi debole. Mi sono messa lontana da loro, con la schiena appoggiata ad un albero, ma sento comunque le chiacchiere e i sussurri degli altri.
Si muore dal freddo, e tremo come mai in vita mia, ma non mi importa.
Sono una ragazza molto orgogliosa per i miei sedici anni. Ricordo ancora i litigi con i miei genitori, e i silenzi che andavano avanti anche per giorni perché non volevo essere io la prima a chiedere scusa.
Mi ricordo le persone dirmi “sei una testa calda, finirai per farti male”.
Persa nei miei ricordi, non mi accorgo di lui, finchè non mi oscura completamente la visuale. All’inizio è solo un’ombra, ma poi lo riconosco. Il ragazzo di prima.
Sbuffo, e mi giro dall’altro lato per non guardarlo.
Penso che sia venuto per prendermi in giro, ma quando si siede vicino a me, noto cosa ha in mano.
Una coperta.
“Cosa vuoi?” borbotto, senza guardarlo negli occhi.
“Sei troppo orgogliosa, lo sai?” mi dice lui con un mezzo sorriso.
Ecco, le solite parole. E’ come gli altri. Come tutti gli altri. Sento la rabbia montarmi dentro, ma mi sgonfio come un palloncino quando il ragazzo dice : “Proprio come me.”
Lo guardo, per la prima volta da quel pomeriggio. Non so cosa rispondergli.
Ma forse lui non si aspettava che lo facessi, apre la coperta e ci avvolge entrambi.
Sento le guance in fiamme. Siamo così vicini che posso sentire il suo odore, un misto tra erba e terra.
“C-che fai?” domando, senza poter evitare di balbettare.
Lui scoppia a ridere. Una risata sincera, una bellissima risata.
“Tranquilla pivellina, non mangio nessuno”
Anche io mi apro in un sorriso. E mi sento stranamente bene, da quanto non sorridevo?
Il freddo che poco prima sentivo nelle ossa, sembra solo un ricordo, ora fa caldo, molto caldo.
“Io sono Minho” continua lui, come se niente fosse, come se non fossimo tanto vicini da toccarci ad ogni singolo movimento. “E tu..sei?”
Minho. Quindi è questo il suo nome. Lo guardo per un po’, perdendomi ad osservare i suoi particolari occhi nocciola.
“Ti hanno mangiato la lingua?” mi schernisce “O ti sei solo persa ad osservare quanto sono bello?” continua con un ghigno.
Distolgo immediatamente lo sguardo, imbarazzata come mai.
“Ti piacerebbe” cerco di darmi un contegno.
“Non lo nego..” sussurra lui di rimando.
Ci guardiamo per un istante che sembra infinito.
“Minho!” una voce, qualcuno che ci raggiunge di corsa. E’ Thomas.
“Sono qui” risponde lui, sollevando un braccio.
Thomas si prende un attimo per osservarci, poi lancia uno sguardo malizioso a Minho, il quale sghignazza.
“Avete finito?” sbotto.
“Ehm..possiamo parlare?” chiede Thomas, palesemente in imbarazzo.
Minho si alza, non prima di avermi fatto l’occhiolino, e si dirige con Thomas verso una parte isolata della vallata.
Sollevo gli occhi al cielo.
*
Non so di preciso quando mi sono addormentata, ma mi sveglio con la stessa coperta di ieri avvolta intorno al corpo.
Mi sento stranamente comoda, e mi rendo conto di avere la testa poggiata su qualcosa.
Mi muovo verso destra, girandomi col busto, e vengo avvolta da due forti braccia.
Apro gli occhi all’istante. E quasi lancio un grido quando mi ritrovo occhi negli occhi con Minho.
 “CHE DIAVOLO CI FAI QUI!? NON ERI..” Ma non riesco a terminare la frase, perché una delle sue mani mi copre la bocca.
“Shh, vuoi svegliare tutti?” sussurra, senza nascondere il divertimento palese.
Cerco di allontanarmi da lui, ma è molto forte, e mi tiene stretta a sé.
“Che hai in testa? Pensavo che ieri sera te ne fossi andato a parlare con Thomas!”
“Infatti, ma poi sono tornato” risponde come se fosse la cosa più normale del mondo.
“Perché?!” chiedo esasperata.
“Bè, volevo sapere il tuo nome, dato che ancora non me lo hai detto, ma ti ho trovato nel mondo dei sogni, in una posizione abbastanza scomoda, così ho pensato di potermi rendere utile..” ed ecco il solito ghigno.
Maledizione perché non riesco ad essere arrabbiata con lui? Perché quando siamo insieme sto bene?
“Tu..tu..” sussurro cercando di trovare le parole.
“Non c’è di chè pivellina”  sghignazza scompigliandomi i capelli.
Scosto la sua mano, e lo guardo male.
Ma lui è così tranquillo, così sicuro di sé, e le sue braccia mi fanno sentire a casa..
Mi guarda con insistenza, come se si aspettasse qualcosa.
Quando capisco di cosa si tratta, sollevo gli occhi al cielo.
“Amis, mi chiamo Amis. E adesso puoi anche lasciarmi andare..” detto questo sguscio fuori dal suo abbraccio, anche se una parte di me, mi grida di non farlo.
Lui non sembra esserci rimasto male, si alza da terra con un movimento agile, e si stiracchia.
“Bene Amis, sappi che sono sempre a disposizione”
Sto per ribattere, ma si è già voltato e ridacchiando entra nel bosco.
*
E’ pomeriggio e di Minho non c’è ancora traccia. Ogni tanto lancio occhiate a Thomas, ma lui non sembra preoccupato, quindi deduco che il suo amico sia andato in esplorazione.
Dopo circa un’ora Thomas e Brenda ci danno dei compiti da svolgere, loro saranno via per un’ora circa e stavolta non ho niente da obbiettare.
Sono nel bosco, all’ombra di un grande albero, dopo aver raccolto tutti i funghi che ho trovato.
Un bel bottino e sono soddisfatta di me.
Arrivano due ragazzi, avranno 18 anni circa, stanno discutendo.
“Non hai trovato niente! Sei proprio un inetto. Devono essercene altri! Se non ne troviamo di più non riusciremo a prendere il comando.”
Prendere il comando?
Una parte di me urla di andarmene, di darmela a gambe, di non farmi vedere da quei due, ma la curiosità ha la meglio su tutto.
Rimango lì, al mio posto.
Loro si accorgono di me quasi subito.
“Ei guarda un po’.” Dice uno
“Una così bella ragazza da sola, con così tanti funghi..” prosegue l’altro.
“Perché non li dai a noi? Eh?” cercano di convincermi.
“Perché li ho trovati io, quindi me li tengo io. Rimboccatevi le maniche, il bosco è pieno.” Rispondo brusca.
Forse troppo, perché loro si lanciano uno sguardo che non riesco a decifrare.
Mi alzo, voglio andarmene da lì.
Sto per mettermi a correre, quando due braccia mi afferrano da dietro gli avambracci, bloccandomi e facendomi male. Mi giro giusto in tempo per vedere il terzo di loro, prima che gli altri due mi si avvicinino.
“E’ un peccato che tu non ce li abbia voluti dare con le buone, perché ora ce li prenderemo con le cattive” mi soffia in faccia quello che presumo sia il capo.
“Non saranno di certo dei funghi a farvi prendere il comando. E’ a causa di persone come voi che il mondo là fuori sta andando a rotoli!” gli sputo in faccia.
Quello solleva la mano e nel giro di un secondo sento un dolore acuto alla guancia. Mi ha dato uno schiaffo.
Scalcio con tutte le mie forze, per liberarmi, per scaraventarmi su quel ragazzo e riversare su di lui tutta la frustrazione delle ultime settimane.
Ma le braccia che mi tengono sono possenti.
“Lasciatemi!” scalcio ancora.
“Stai solo sprecando energie. Sai, era un po’ che volevo divertirmi così.” Mi sussurra in faccia sempre lo stesso.
Quello che fino ad ora non ha detto una parola prende la busta con i funghi che ho raccolto poco prima.
Gli lancio un’occhiata di puro odio, e lui abbassa lo sguardo quasi per scusarsi.
“Sai..potremmo anche lasciarti stare e prenderci i funghi, se mi chiedessi scusa. Ora.”  Riporto l’attenzione sul primo di loro.
Provo per quel bastardo tanto odio quanto non ne provavo per nessuno dai tempi delle medie.
“E’ più probabile che tu abbia l’Eruzione!” gli grido contro.
La faccia di quello diventa una maschera di pura cattiveria. Mi afferra dalle spalle e mi sbatte contro l’albero dove prima ero appoggiata.
Un fitta di dolore mi percorre la spina dorsale, mentre cerco di reagire.
Gli tiro un pungo con tutta la forza di cui dispongo, e preso alla sprovvista il ragazzo indietreggia.
Ne approfitto per lanciarmi su di lui e sovrastarlo per riempirlo di cazzotti, ma con un colpo di reni lui inverte le posizioni, schiacciandomi con tutto il corpo.
Faccio fatica a respirare.
“Cosa pensavi di fare!? Mi fai quasi pena, sai?” mi prende i polsi con forza e li porta sopra la mia testa.
“Tu mi fai più pena però. Anzi mi fai proprio schifo. Peccato che non sia morto nel labirin..”
Non mi fa terminare la frase perché mi da una ginocchiata in pieno viso.
Sento il labbro spaccarsi, e il sapore del sangue.
Non gli do comunque la soddisfazione di vedermi soffrire.
Lui ride. Una risata isterica, fredda.
“Hai del fegato, devo ammetterlo. Potresti anche piacermi” mi alita in faccia.
Cerco di liberarmi, ma lui mi ributta per terra.
“Purtroppo credo che sarò costretto ad eliminarti, non posso permettere che qualcuno scopra quello che è successo. Magari però potresti darmi un bacio prima di morire, consideralo un regalo”
Gli sputo addosso. Lui ghigna e tira fuori il coltello.
Un ghigno così diverso da quello di..
Improvvisamente il ragazzo mi viene tolto di dosso, e faccio appena in tempo a vederlo scaraventato  contro l’albero prima di capire cosa sta succedendo.
Minho, sporco di terra ma bello come sempre, respira affannosamente, e guarda i ragazzi con odio feroce.
Si mette davanti a me, per proteggermi, non prima di avermi lanciato un’occhiata per accertarsi che stessi bene.
E poi si scaglia sugli altri due che fino a quel momento erano rimasti zitti e fermi.
Li atterra in un secondo e comincia a tempestarli di pugni.
Quando gli fa perdere i sensi, si alza, ripulendosi le mani, e si avvicina a quello con cui mi sono scontrata.
Lo prende dal colletto, e fa in modo che lo guardi in faccia.
“La prossima volta pensaci due volte prima di prendertela con una ragazza, brutta testa puzzona del caspio.” Un’ ultima botta contro il tronco dell’albero e il ragazzo sviene come gli altri due.
Cerco di tirarmi su, ma il dolore è troppo forte e ricado a terra mugugnando.
Minho scatta verso di me, mi guarda preoccupato.
“Io li ammazzo!!” sbotta, e sta per rialzarsi, ma lo afferro dalla maglietta, trattenendolo.
“No..per favore.. rimani qui..” sussurro.
Poi il buio.
*


Quando apro gli occhi, sento un forte dolore alla testa, cerco di muovermi, ma con scarsi risultati.
“Ei bella addormentata, vacci piano” dice una voce.
Lo riconoscerei fra mille quel tono di scherno.
“Minho..dove..”
“Shh..possibile che tu debba sempre parlare?” sghignazza, e mi si piazza davanti.
E’ una delle cose più belle che io abbia mai visto.
I suoi lineamenti rischiarati dalla luce rosata dell’alba.
Alba? Ma quanto ho dormito?
Sto per chiederglielo, ma lui mi fa cenno di stare zitta.
Sbuffo.
Si sdraia di fianco a me.
“Hai dormito per circa 14 ore, ma è normale, dopo tutte le botte che hai preso!”
“Io non ho..”
“Ma riconosco che comunque sei molto coraggiosa.”
“Si ma..”
“Però che caspio ti dice quel caspio di cervello del caspio? Dovevi scappare. Sei un’incosciente. Potevano farti male sul serio.”
Sto per ribattere, ma richiudo la bocca di colpo.
E’ preoccupazione quella che avverto nella sua voce?
Faccio forza per girarmi verso di lui, e al secondo tentativo ci riesco.
Siamo molto vicini, davvero molto. Sento il suo respiro fresco sul viso.
“Grazie..” sussurro.
Lui sorride, carezza dolcemente la mia guancia e mi porta dietro l’orecchio una ciocca di capelli ribelli.
E’ un gesto così banale, ma anche così dolce.
Mi sporgo in avanti, e lui fa lo stesso.
Le nostre labbra si stanno per toccare, quando la porta – solo ora mi rendo conto che siamo in un capanno- si apre, e ne entra Thomas. Ci guarda, più imbarazzato dell’altra volta se possibile e sta per andarsene, ma Minho ridendo gli dice “Calmati amico, rimani”.
“Io.. io e Brenda ci siamo occupati personalmente di quei ragazzi che ti hanno attaccata..” si rivolge a me. E alla parola attaccata sento Minho irrigidirsi di fianco a me.
“Che..che gli succederà?” chiedo, con una punta di timore.
“Veramente volevamo che fossi tu a deciderlo.” Mi risponde Thomas, con sguardo dolce.
Mi sta simpatico.
“Che domande! Devono pagare per quello che hanno fatto..devono..” ha preso a dire Minho, infuriato, ma io lo zittisco quasi subito, posandogli una mano sul petto. Lui mi osserva confuso.
“Non voglio che vengano uccisi.” Dico decisa.
“Cosa?” mi domanda lui con gli occhi fuori dalle orbite.
“Non voglio che vengano uccisi. Penso che un mese in gattabuia potrebbe..”
“Un mese? Hanno cercato di ucciderti!” sbotta lui, la frustrazione palese nella sua voce.
“Lo so.. ma..”
“E così sia..” ci interrompe Thomas, ci sorride debolmente ed esce dal casolare.
“Ma che hai in testa?” mi aggredisce Minho.
“Sono morte troppe persone. Ora basta.” Ribatto secca.
Faccio uno sforzo sovraumano per alzarmi, ma alla fine ce la faccio, e me ne vado senza voltarmi verso di lui.
Voglio stare da sola.
*
Ho saltato il pranzo, non mi va di stare in mezzo alla gente.
Non so perché ma mi tornano in mente tutte le volte in cui tornata a casa da scuola non volevo mangiare con i miei genitori.
Mi torna in mente il volto di mia madre, quello di mio padre. Mi torna in mente il giorno in cui ho scoperto di essere immune all’eruzione, e quello in cui loro mi hanno confessato di non esserlo.
La terra si è aperta sotto di me, quel giorno. E poi sono venuti a prendermi quelli della C.A.T.T.I.V.O. , mia madre in lacrime, mio padre ormai prossimo all’Andata. La mia casa, i miei amici, lasciati in dietro, senza potermi voltare.
La paura mia e degli altri quando ci siamo svegliati nel labirinto, la voglia di morire invece di rimanere lì.
Sento delle calde lacrime rigarmi le bianche guancie. Non mi ero resa conto di stare piangendo.
Cerco di darmi un contegno, di smettere, ma non ci riesco e in poco tempo prendo a singhiozzare.
Mi avvolgo le gambe con le braccia, cercando di riscaldarmi.
Passano pochi minuti prima di sentirmi sollevare da terra.
Mi guardo in torno spaesata, mi trovo in braccio a Minho. Ma di che mi meraviglio? Quel pive è nato per prendermi di sorpresa. …Ho proprio detto pive? Oddio.
“Mettimi giù”gli ordino, anche se con poca convinzione.
“Stai zitta” mi dice lui, seppur con tono dolce.
Alla fine smetto di ribattere,so che è inutile.
Mi lascio trasportare da lui, in mezzo al bosco, finchè non arriviamo ad un albero gigantesco, che si ramifica e sale fino a dove l’occhio può guardare. Spesse foglie non fanno penetrare il sole, creando una piccola oasi di paradiso e di ombra. Sotto, uno spesso strato di muschio.
Lui mi deposita lì delicatamente. Prende le mie gambe e se le appoggia addosso.
Non so cosa dire, non so perché sono lì, e soprattutto non so perché ho tanta voglia di restarci.
“Mi dispiace” dice a bassa voce “di non aver appoggiato la tua decisione”
Mi fa tenerezza, sento dentro di me una gran voglia di saltargli addosso e stringerlo a me. So quanto gli costa dire quelle parole.
“E’ solo che non posso perdonare quei ragazzi, soprattutto quel testa di caspio che ti voleva baciare..”
Mi viene quasi da ridere. Più di tutto è stata la storia del bacio ad infastidirlo?
“Ho perso uno dei miei migliori amici poco tempo fa, Newt, adesso è uno spaccato, o forse è morto, non so cosa gli sia successo. Quando abbiamo parlato per la prima volta e tu hai usato quel tono con me, dicendo la parola caspio, me lo hai ricordato veramente tanto”
Ecco perché i suoi occhi erano così tristi. Oh Minho..
“Sono arrivato qui con Thomas, Brenda, Jeorge, e pochi altri che conoscevo. Tra questi l’unico di cui mi importa è Thomas. E’ il mio migliore amico. Eravamo in tre..con Newt. Un trio fantastico, sai?”
Una lacrima sfugge al suo controllo e gli riga la guancia, e devo resistere all’impulso di allungare una mano per asciugargliela.
“Pensavo che mi fosse rimasto solo Thomas, capisci? Poi ho incontrato te.. e tutto è cambiato. Non ho potuto smettere di pensarti per un attimo mentre ero in esplorazione, e mentre tornavo al campo, ho assistito a quella scena. Tu che combattevi contro quei tre. Ho provato l’impulso di ucciderli solo perché ti avevano sfiorata, caspio. E non so..non so perché mi succede questo.. ma..”
Mi basta, pensai. Mi basta.
Interruppi il suo discorso baciandolo. Le nostre labbra aderivano perfettamente, e a contatto con la sua pelle sentivo le calde lacrime che gli scorrevano copiose dagli occhi. Chissà per quanto tempo le aveva trattenute. Mi staccai un attimo per asciugargliele, e ripresi da dove c’eravamo interrotti.
 
 
   
 
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