Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: Yvaine0    07/11/2014    5 recensioni
È una gelida sera di dicembre e la solita compagnia di amici è riunita attorno ad un falò non autorizzato nel parco della città.
Mentre qualcuno si ubriaca e si scatena, qualcun altro è perso nei propri pensieri e al contempo il gruppo, sull'orlo di un grosso cambiamento, lentamente di smembra.
Se vuoi giudicare qualcuno, cammina tre lune nei suoi mocassini. – Proverbio indiano
Leggerete la stessa scena a partire da cinque diversi punti di vista e, se tutto va bene, vedrete come ogni volta essa racconterà una storia diversa.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: Gender Bender, Triangolo
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Moccasins
Punti di vista
 
Se vuoi giudicare qualcuno, cammina tre lune
nei suoi mocassini. – Proverbio indiano*
 
 
 
Sono le dieci e ventisei di un sabato sera come tanti, Harry Styles è raggomitolato sotto una coperta di pile nel bel mezzo del parco della città, nonostante sia così freddo che per la prima volta nella sua vita – okay, forse non proprio la prima – prende in considerazione l'idea di mettere letteralmente la mano sul fuoco, perché, davvero, sta rischiando di perdere le dita. Eppure non si muoverà dal parchetto per nessuna ragione al mondo, non prima che tutti gli altri se ne siano andati. A giudicare dalle loro attuali attività, purtroppo, non succederà tanto presto.
C'è Stan che sta rollando una canna, Zayn che già gli ha incollato gli occhi addosso, Louise che non li degna di uno sguardo, perché è quasi scontato che la prima sarà sua. Lei preferisce stuzzicare Niall affinché continui a bere e a movimentare la serata con la sua ubriaca energia da irlandese iperattivo, con il suo accento marcato e la risata chiassosa. Non importa che Liam, mentre abbraccia Sophia per proteggerla dal freddo, cerchi di convincerla a smettere, ché lo ha fatto bere già abbastanza; Louise non lo ascolta. Louise non ascolta mai nessuno, al contrario di Harry.
Di fatti oggi è qui, seduto sull'erba umida, mentre altra erba brucia e diffonde il suo odore forte nell'aria, ed è qui solo per lei, perché sa che qualcuno deve tenerla d'occhio.
Ha smesso di fingere di divertirsi da almeno quaranta minuti, ora tutto ciò che fa è osservare passivamente gli altri, sperare di non trovare le dita dei piedi sul fondo delle scarpe, quando finalmente sarà a casa e potrà levarle, e pensare a come tutto stia per cambiare. È l'ultimo anno di scuola per tutti i suoi amici, a settembre sarà l'unico rimasto al liceo della città – sempre che Niall non venga segato, ma Harry è troppo gentile per sperare in una simile eventualità. Non importa che abbia ancora qualche mese per pensarci, non importa che siano solo le vacanze di Natale quelle, importa che presto sarà solo. Non riesce a pensare ad altro. Per questo rimane: non vuole perdersi un singolo minuto di quella storica compagnia che ha guidato gli anni migliori della sua vita.
Per quanto non sopporti le occhiate che Danny e Stan posano lascivamente su Louise, per quanto non sopporti che da quando Sophia esce con loro Liam sia diventato una specie di fantoccio silenzioso e bacchettone, per quanto non riesca ad ingoiare il fatto che quasi tutti i ragazzi del giro sembrano aver ottenuto favori, uhm, intimi da Louise, la paura di perderli è tanta. Cosa farà senza di loro?
Harry non ha il coraggio di ammetterlo nemmeno a se stesso – ogni volta che inizia a pensarci poi torna sui propri passi, e si convince del contrario–, ma non si sente più parte di quel gruppo da un sacco di tempo. Non gli importa dell'erba, non gli importa dell'alcol, non trova divertente dover accompagnare a casa un Niall che nemmeno si regge più in piedi alle due del mattino, non gli piacciono le mani di qualcuno dei ragazzi sulle cosce di una Louise troppo ubriaca per dir loro di no. E non gli piace, soprattutto, che lei si faccia trattare così. Tanto meno gli piace il modo in cui lei lo evita, quando sono tutti insieme. Non gli piace trascorrere del tempo con quel gruppo ormai da un bel po', ma non può abbandonarlo – non ne ha il coraggio, nemmeno con l'aiuto del naturale evolversi delle cose.
 
*
 
Zayn getta il capo all'indietro e tende i muscoli intorpiditi. Sono quasi le dieci e mezza e al solito parchetto si gela. Si gela sempre, ma questa sera anche più del solito. Gli piacerebbe incolpare Liam e Sophia, che si sono accaparrati quasi tutte le coperte, ma in realtà il problema è un altro. Il gelo non è solo fisico, è anche psicologico: ci sono così tante cose che non vanno tra loro che ormai Zayn non sa nemmeno più perché escano tutti assieme. Si sofferma a fissare Stan che rolla uno spinello, come se questo bastasse ad allentare la tensione generale. Harry non parla con nessuno, Liam solo con Sophia, che a malapena risponde. Niall si sta sfasciando d'alcol, con Louise che non si capisce bene se lo stia inducendo al coma etilico o cerchi di distrarlo dalle sue – palesi – preoccupazioni. Poi c'è Danny, che non le toglie gli occhi di dosso e ha uno sguardo così famelico che quasi gli mette i brividi.
Si stringe un po' di più nel giubbotto, poi sorseggia la sua lattina di birra e piazza gli avambracci sulle ginocchia, preparandosi a perdere lo sguardo nel vuoto. È il loro ultimo anno tutti assieme, prima che i tre quarti di loro partano per il college, ma non sembrano più un vero gruppo di amici da un po'. Non si sa esattamente il perché, tutti si ostinano persino a negare che qualcosa non vada.
Prima Louise è finita a letto con Danny, poi con lui, anche se nessuno dei due ricorda bene come o cosa sia successo – o almeno così dicono; Liam s'è messo con Sophia e si è chiuso con lei in una bolla impenetrabile, da cui di tanto in tanto esce per osmosi qualche rimprovero; Stan sembra avere le palle piene di tutto il moralismo di Harry che, non si sa bene perché, da un paio di settimane non è mai di buon umore e se ne sta in disparte a fissare gli altri con una faccia da funerale che non c'è modo di levargli.
Sta andando tutto a rotoli, se non si contano Niall e Louise, che sembrano l'incarnazione dei bei vecchi tempi. Insieme bevono, fanno abbastanza casino da compensare i silenzi di tutti gli altri, poi ballano attorno al falò non autorizzato, si spingono, cadono; Niall vomita e Louise fuma l'erba di Stan con Zayn, ma senza guardarlo.
Un tempo Louise e Zayn riuscivano a comunicare come nessun altro, senza nemmeno bisogno di parlare. C'erano scambi di sguardi, frecciatine che colpivano sempre il segno, c'erano persino schiaffi ogni tanto, perché lei detestava il modo in cui lui era in grado di leggerla. Ora invece (non) si guardano e sembra che una certa miopia offuschi l'usuale empatia. C'è un velo fumoso di qualcosa di non ben identificato a separarli e nessuno dei due sa – né vuole – aprire un varco per tornare ad essere quelli di un tempo.
E tutto ciò, tutta questa freddezza da parte di tutti ma soprattutto di Louise, lo ferisce. Lo ferisce, ma non lo dà a vedere; si adegua e attende che la scuola finisca, che la metà dei suoi amici se ne vada a studiare chissà dove e che il macigno della vita da adulto gli piombi addosso cadendo dal cielo e lo schiacci.
Sono tutti nello stesso posto, ma non sono più tutti insieme da ormai un sacco di tempo e presto non lo saranno più nemmeno fisicamente. E allora non dovrà più preoccuparsi di loro, né loro di lui.
 
*
 
Liam sporge le labbra all'infuori, immerso nei propri pensieri. Fa scivolare lo sguardo tutto attorno, sui suoi amici di una vita, alla ricerca di qualcosa che possa infastidire Sophia, per poi cercare di correggerla. Gli piacerebbe davvero che lei stesse bene in mezzo a loro. Gli piacerebbe che potesse sentirsi parte della compagnia, che potesse percepire il senso di appartenenza che lo pervade quando trascorre del tempo con quei ragazzi. Proprio non capisce che cosa intenda lei quando gli dice che, no, non vuole far parte di un gruppo che sta andando distruggendosi; no, non vuole respirare tutto quel gelo e, no, non vuole essere l'ennesima bambola che va in frantumi perché nessuna delle persone che si suppone la protegga riesce a percepirne la fragilità. E non le piace circondarsi di persone egoiste ed egocentriche come quelle, dice: non le piacciono l'esibizionismo di Louise, la mancanza di rispetto di Danny, l'irascibilità di Stan; non sopporta il distacco di Zayn né l'invadenza di Niall o la totale apatia di Harry.
Liam la guarda dispiaciuto, senza il coraggio di obiettare; non riesce a capire di che diavolo stia parlando: è in totale disaccordo su quelle critiche. Conosce quei ragazzi da tutta la vita e non ha mai pensato che Harry Styles potesse sembrare apatico; che Niall invece sia invadente si sa, così come che Louise vuole tutti gli occhi su di sé, ma è questo il loro bello; si sa che a Zayn non frega molto di quello che gli succede attorno, ma è il migliore amico che si possa avere, così come tutti gli altri. Okay, magari Danny è un po' attaccabrighe e Stan perde le staffe per un nonnulla, tanto che spesso finiscono per accapigliarsi, ma sono incidenti di percorso che è abituato a fronteggiare. Sono i suoi amici, in fin dei conti, trova giusto chiudere un occhio sui loro difetti.
Si sofferma a guardare Zayn, che sorseggia birra mentre aspetta che Stan finisca di preparare una sigaretta; lascia scorrere lo sguardo su Harry, che fissa il vuoto rannicchiato sotto la sua coperta – questa sera si gela, in effetti – e poi passa direttamente a osservare Louise e Niall, che ridono, gridano e ballano attorno al fuoco, spronandosi a vicenda a svuotare le bottiglie di alcolici che tengono in mano. Se non si conta il cattivo umore di Harry, Liam non trova assolutamente nulla di strano in quello che sta succedendo. L'unico gelo che percepisce è quello che gli permette di stringersi così tanto Sophia addosso, anche davanti a tutti.
Per un attimo pensa sia il caso di avvicinarsi al suo amico per cercare di capire che cose gli prenda, ma poi si dice che se Harry avesse voglia di parlarne niente lo fermerebbe dal farlo. Quindi lascia perdere – forse anche perché l'idea di lasciare sola la sua ragazza non gli va.
Ultimamente lascia perdere sempre tutto e tutto, per concentrarsi sulla sua relazione con Sophia. Lei è bellissima e perfetta per lui; lo fa stare bene e cerca di fare in modo che la cosa sia reciproca. Certe volte però è quasi certo di non riuscirci e allora la paura di allontanarla è tutto ciò a cui riesce a pensare. Una paura che da suono lontano e in sottofondo qual è di solito, diventa un ruggito spaventoso quando la porta con sé a queste uscite con il gruppo dei soliti amici. Lei diventa silenziosa, sorride poco e sempre freddamente; non ride quasi mai e non fa che stringersi a lui – ma non troppo –, in attesa che la serata finisca.
Liam ha paura di dover scegliere tra gli amici e la ragazza di cui è innamorato. Sarebbe come decidere a quale gamba rinunciare – come potrebbe farlo? Poi pensa che tra qualche mese lui e Sophia partiranno per il college insieme e la compagnia di vecchi amici si spargerà per tutta l'Inghilterra e, a dirla tutta, non ha davvero la facoltà di scegliere. Quindi cerca di godersi gli ultimi mesi assieme ai pilastri della sua adolescenza e nel frattempo di rendere il più indolore possibile a Sophia la loro presenza.
 
*
 
Niall non capisce assolutamente nulla di quello che sta succedendo, ma non è ancora abbastanza. Vede Lou, sua fedele compagna di sbronze, trascinarlo in questa folle e assurda danza attorno al fuoco, con gli alcolici che ogni tanto sprizzano fuori dalle bottiglie e impregnano loro i vestiti – il che, andiamo!, è uno spreco. Si svuota la bottiglia in bocca, cercando di ignorare il forte bruciore alla gola e allo stomaco, poi lancia un grido verso il cielo. Grido che gli ricorda una certa canzone, e allora comincia a cantare, dando carta bianca all'alcol e all'eccitazione, perché loro ricaccino il più lontano possibile dal presente tutte le sue preoccupazioni.
Mancano pochi mesi al diploma – non poi così pochi, forse, ma mai abbastanza –, e lui probabilmente nemmeno passerà l'anno. Non ha il coraggio di immaginare cosa diranno i suoi genitori, come sarà vedere tutti i suoi amici andarsene e incominciare a vivere senza di lui.
C'è poi la consapevolezza che la compagnia stia andando a puttane a peggiorare la situazione.
Tutti – gli insegnanti, i genitori, i suoi amici – pensano che Niall sia uno stupido, ma non è vero: qualcosa capisce anche lui, qualcosa che gli altri si ostinano ad ignorare. E se ne accorge, anche da sbronzo, che qualcosa non funziona più come dovrebbe: c'è Harry che non sta bevendo con loro né ride nell'assistere al loro spettacolino, Danny che non vede l'ora di togliere le mutandine a Lou dietro a qualche cespuglio e Zayn che lo sa, motivo per cui parla persino meno del solito. Niall sa anche che tra lei e Stan non c'è mai stato niente, anche se a lui piace vantarsi del contrario, ma qualcosa gli dice che non valga lo stesso per lei e Zayn – il quale, per altro, non ha più il coraggio di guardarla negli occhi da ormai qualche tempo.
E no, Niall non è uno stupido: lo sa che quasi tutti tra loro hanno una cotta per Louise, e chi non ce l'ha l'ha avuta tempo addietro. Si vede da come la guardano, da come tutti – nessuno escluso – pendono dalle sue labbra.
Tutti tranne lui, forse. Lui con Louise ci gioca, ci scherza, ci beve e ci balla; se si baciano è solo colpa dell'alcol e fa un po' schifo ad entrambi – cosa che non mancano di esplicitare con qualche improperio sdegnato, risate e smorfie di disgusto.
Questa sera non si baceranno – nemmeno per sbaglio, nemmeno per colpa dell'alcol – e Niall, che non è stupido, lo sa per certo, nonostante sia sbronzo. Il fatto è che nemmeno Louise è più la solita, non è più la ragazza di una volta: ha la testa piena di cose, anche se non vuole parlarne con nessuno. E in ogni caso non ne parlerebbe con lui, l'amico stupido. Sono proprio quelle cose che le impediscono di superare i limiti com’è abituata a fare.
Niall ne ha le palle piene di essere preso per l'idiota di turno. Certe volte vorrebbe mandare tutti a fanculo, ché non è giusto essere trattati così dai propri amici – per lui, non c'è bisogno di dirlo, non c'è niente di più importante dell'amicizia, niente. Non è la persona più sveglia del mondo, no, ma a peggiorare la situazione ci sono la pigrizia e la totale sfiducia di tutti coloro che dovrebbero aiutarlo e incoraggiarlo. Niall non è affatto stupido, vogliono capirlo?
Ci sono la probabile bocciatura, i rimproveri degli insegnanti, la paura per il proprio futuro, gli imminenti cambiamenti, i silenzi di Harry, la totale chiusura di Zayn, la sostanziale assenza di Liam, l'eccitazione di Danny, il menefreghismo di Stan e le cose sconosciute che ha in testa Louise a turbarlo. Niall cerca di cacciare tutto in un angolo della sua mente, di non pensarci; lascia che l'alcol gli annulli la razionalità, che le risate gli sconquassino il petto fino a fargli venire mal di pancia. Canta a squarciagola finché non sente le corde vocali in fiamme e poi continua, perché ubriaco com'è non gliene frega niente. Gli viene voglia di suonare la chitarra e impreca ad alta voce perché l'ha dimenticata a casa.
Poi, al pensiero di casa, affiora una vaga consapevolezza dei suoi genitori – cosa diranno quando sarà bocciato? Come dimostrerà loro di non essere l'idiota che tutti credono? Come convincerà se stesso di non esserlo? Che ne sarà di lui? – e all'improvviso un conato gli rivolta lo stomaco, poi Niall sta vomitando sulle scarpe di Danny.
 
*
 
Sono le dieci e mezza di un sabato sera come tanti e per quanto Louise beva non riesce a scaldarsi né dentro né fuori. Ha diciannove anni e una compagnia di amici che sembra non avere la minima idea di chi lei sia. Paradossalmente solo Niall, il quale di certo non brilla per acume, sembra essersi accorto che qualcosa con lei non va. Ma Niall non è un tipo da fare domande, quando può porgerle una bottiglia di vodka e incitarla a svuotarla con qualche canzoncina da pub di quarta categoria. Lei, per quel che vale, apprezza. Non le piace parlare di sé con gli altri, non le piace parlare di sé nemmeno a se stessa.
Quando si guarda allo specchio vede una ventenne ripetente che sta mandando la sua vita a puttane, perché troppo codarda per prenderla in mano e metterla su un qualunque sentiero.
La prima volta che è stata bocciata è stato quando i suoi genitori hanno divorziato. Ora suo padre sta per risposarsi, lei per perdere un altro anno e in tutta probabilità a lui nemmeno importa. Nemmeno lei se ne cura, ha gatte più grosse da pelare.
Ha un paio di occhi famelici addosso che non riesce a seminare, da quando, quasi due mesi prima, è finita nel letto di Danny, troppo sbronza persino per ricordarsi il proprio nome. Stan ha trovato la cosa talmente divertente da essersi inventato di aver avuto con lei mille e più avventure; Louise, troppo orgogliosa per ammettere di essere interessata all'idea che gli amici hanno di lei, non ha mai smentito.
Da quando è successo Harry la odia. A malapena le parla, se non quando si trovano da soli, e allora lui dimentica ogni gelosia per cercare di convincerla che vale molto più di quanto lei non creda. Louise non lo ascolta, non l'ha mai fatto. Gli piacerebbe dargli retta, ma non vuole illudersi. È una ragazzina viziata alla costante ricerca di attenzioni, che pur di sentirsi protagonista è finita per far sesso con l'unica persona in grado di tenerle testa e capirla fino in fondo, offuscando così un rapporto che la faceva piangere per la rabbia e per le risate.
Il problema di Louise è che lei, al contrario di Niall, non è stupida. Non c'è uno solo di quei ragazzi che non conosca come le sue tasche.
Lo ha capito, che Danny la considera una facile e cerca di stabilire il suo inesistente predominio su di lei con occhiate ammiccanti e sveltine tra i cespugli, che lei gli concede solo perché sa di non poter aspirare a niente di meglio al momento. Come ha capito che Stan le procura erba sperando nello stesso trattamento, ché nonostante sia il suo più vecchio amico lui non si è mai preoccupato di altri che di se stesso.
Ha capito ormai anni fa che Harry non ha occhi che per lei, che è stupidamente convinto di essere l'unico ad aver capito quanto lei valga; da sempre cerca di far sedere una ragazzina viziata su un trono da regina, magari anche di metterle in testa una corona del tutto immeritata. Harry la soffoca di dolci attenzioni e sorrisi tutti fossette; Louise lo ama da morire, come un fratello, e si augura che un giorno si svegli con occhi nuovi e la veda per il casino che è, rinunciando finalmente ad innalzare a nobile una donnaccia da borgo malfamato.
In tutto ciò, c'è una sola cosa che non riesce a ingoiare: la consapevolezza di aver distrutto il suo rapporto con Zayn. Vorrebbe dare la colpa all'alcol, come nel caso di Danny, ma la verità è che ci è andata a letto perché voleva. E l'ha sentito: non l'hanno fatto solo per lussuria, persuasi dall'alcol e dalla noia, no. C'erano chimica ed elettricità ad accompagnare la totale incoscienza di quella notte totalmente sobria.
C'erano chimica ed elettricità in ogni sguardo, in ogni battuta, in ogni schiaffo – reale o metaforico – che c'è stato tra loro. Era una complicità nata dai continui scontri, un'intesa sorta dall'incessante tenersi testa l'un l'altro e al contempo spalleggiarsi.
Ed ora è tutto bruciato, inghiottito dalle fiamme di una notte in cui Louise ha voluto ancora una volta sentirsi protagonista, senza però avere avuto il coraggio di rimanere fino al mattino. È fuggita di nascosto, e da allora i loro sguardi non si sono più incontrati se non per mentirsi come non hanno mai fatto.
E allora, vaffanculo, Louise vuole dimenticare tutto e tutti. Che amici sono, quelli che la ritengono una facile e vogliono a tutti i costi stabilire il proprio predominio su di lui? Ignora Harry, ignora Zayn, ignora Danny e Stan.
Louise si scola bottiglie di alcolici con Niall, l'unico che le dia la soddisfazione di passare del tempo con lei senza doppi fini, solo perché si diverte.
Se solo non ci fosse Sophia a rabbrividire e stringersi convulsamente a lui ogni volta che lei gli rivolge una parola, apprezzerebbe anche la compagnia di Liam.
A volte Louise vorrebbe suggerire a quelli che chiama amici di appenderle al collo il cartello “Attenti alla cagna”.
Dietro al sarcasmo e all'altezzosità, Louise ha paura. Ha paura che ormai sia impossibile raddrizzare la sua vita, ha paura di aver sprecato tutti quegli anni con gente che di lei non ha mai capito nulla, ha paura di aver perso l'unica persona in grado di leggerla e risponderle per le rime. Ha paura di rimanere sola, di non meritare davvero niente più di quello che ha: una carriera scolastica desolante che probabilmente non comprenderà mai gli studi ad un college, una famiglia sfasciata e degli amici del tutto incapaci di comprenderla. Non ha un futuro, ma solo un passato pieno di errori e un presente fatto di canzoni cantate a squarciagola attorno ad un fuoco non autorizzato, in preda ai fumi dell'alcol.
Svuota la sua bottiglia e ruba lo spinello dalle mani di Stan prima che lui possa portarselo alle labbra, mentre Niall vomita l'anima sui piedi di Danny – con intima soddisfazione di Louise.
 
*
 
Sono le ventitré e quaranta quando la polizia accorre al parchetto della città a causa della segnalazione di un falò non autorizzato. I ragazzi sapevano fin dall'inizio che prima o poi sarebbero arrivati; hanno tenuto le orecchie tese tutto il tempo – per lo meno quelli sobri – e non appena sentono due automobili avvicinarsi, raccolgono in fretta le loro cose e scappano, ognuno in una direzione diversa.

 

 

 

*Non ho ben capito se è davvero un proverbio dei nativi americani o se è “solo” una frase tratta da un libro di Susanna Tamaro. Secondo le mie ricerche è entrambe le cose, spero sia giusto. In ogni caso lo trovo un bellissimo proverbio – o una bellissima frase.

Grazie alla mia Bobbol per il betaggio. ♥ 

Lalalalalala. Non lo so, fa schifo. Ho iniziato un po' a caso, aspettandomi si non portare a termine nemmeno questo, tanto per cambiare, e invece alla fine ce l'ho fatta. E, cacchio, sono le 2.45, altro che le undici e quaranta.

Niente, facciamo i seri. Avevo bisogno di riprendere in mano la mia fem!Louis, di sfogare un po' di frustrazione random e di fare un esperimento.

L'esperimento, anche se a quest'ora non riesco a capire se sia riuscito o meno, consisteva nel prendere una sola scena e sottoporvela secondo diversi punti di vista, facendola diventare ogni volta una storia diversa. Nella mia testa si trattava di un esperimento fighissimo, anche se poi la scena descritta (cinque volte, poi – che palle, eh?) non è particolarmente significativa e la focalizzazione di fem!Louis rompe la simmetria. In ogni caso è normale che sia così, perché Louise tra tutti è quella che, nonostante la sbronza, ha più consapevolezza di come stiano le cose. Lei e Zayn, ma anche Niall. Solo che per Niall Louise rimane un'incognita, mentre Zayn preferisce mettere a tacere tutto ciò che ha dentro e convincersi di non essere interessato.

Ecco, a proposito di sbronze: non mi sono mai ubriacata, ma immagino che uno sbronzo non sia coerente come Louise o magari Niall. Certo, non lo metto in dubbio; di fatti ciò che è scritto nei paragrafi “degli sbronzi”, non è propriamente il filo logico dei loro pensieri: è il narratore che parla di loro, che spiega il loro punto di vista. Quindi, no, non è che siano sbronzi da non reggersi in piedi ma pensino razionalmente – ci mancherebbe, il “mio” Niall a malapena pensa razionalmente da sobrio! C'è il filtro della voce narrante, che un po' si immedesima e usa i termini che userebbero loro, ma comunque al momento della narrazione non è sbronza come loro.

Detto questo, è ora che me ne vada a dormire.

Non so se onestamente una cosa del genere possa piacere a qualcuno, lo spero ma ne dubito.

  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Yvaine0