Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: AmyJay    10/11/2014    1 recensioni
L'Uomo nella Luna lascia accadere molte cose. Come abbia potuto permettere che Pitch arrivasse ad Arendelle è un mistero che in molti cercano ancora di comprendere
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Aveva vagabondato per lungo tempo, come al solito, senza meta. Spargeva terrore, ed al suo passaggio la scia che restava dietro di lui era di paura e disperazione. E lui ne godeva, come era nella sua natura, come era il perfetto agire del suo essere. Pitch Black era il più spregevole essere vivente sulla faccia della terra, ed aveva un piano. Terrorizzare tutto il mondo, il più possibile, fino alla fine dei tempi. E per questo, aveva creato una mappa, che seguiva di città in città. Ed ora la sua mappa lo avrebbe portato in un posto ben preciso. In quella fredda notte d’inverno, era diretto verso una ridente cittadina che  sfidava la sua perfidia ed i suoi propositi. –Prossima fermata…Arendelle…- mormorò l’Uomo Nero, per poi ridere malignamente mentre veleggiava nel suo mantello lungo e nero verso il piccolo borgo sul mare.
Non gli fu difficile trovare il castello dove viveva la locale famiglia reale. Molte finestre erano coperte da pesanti tendaggi, per cui non gli era dato di vedere la camera in cui i regnanti dormivano i loro sonni sereni. Frustrato, continuò nella sua ricerca…fino a che una scena particolarmente allettante lo portò a fermarsi davanti ad una particolare finestra. Una bambina con piccola trecce rosse, lentiggini, ed occhi verdi saltava su un letto occupato da un’altra bambina, dai capelli quasi bianchi e gli occhi ancora chiusi. –Elsa! Sveglia, sveglia, sveglia!- urlava la piccola dai capelli rossi, con aria entusiasta. –Anna, torna a dormire!- esclamò quella dai capelli bianchi, senza scomporsi troppo. La più piccola le si gettò addosso:-Non posso…si è svegliato il cielo…perciò sono sveglia! Dobbiamo giocare!-. –Va a giocare da sola!- esclamò Elsa, buttando giù dal letto l’altra bambina. Questa, imbronciata, incasso la caduta senza farsi male. Pitch ghignò, continuando a guardare. Anna infatti non demorse: le si illuminò il viso e tornò ad arrampicarsi sul letto della sorella. –Lo facciamo un pupazzo di neve?- mormorò con aria allusiva. A quel punto, Elsa aprì i grandi occhioni azzurri. Anche Pitch si illuminò: erano gli occhi più belli che avesse mai visto. Ma erano ancora troppo puri…dovevano essere riempiti di terrore. Le bambine scesero dal letto ed uscirono dalla stanza. Pitch, spaventato, cercò in ogni modo di aprire la finestra. Purtroppo era chiusa dall’interno, e bramava di raggiungere le bambine. Cercò altre finestre, ma nessuna era aperta. Solo qualche momento dopo si accorse della canna fumaria di un piccolo camino. Assunse un’aria disgustata: imitare lo stile di Nord non era affatto nei suoi piano, ma doveva rischiare. Si avvicinò alla canna fumaria, si tappò il naso e scese lungo di essa. Al fondo, il camino dava su una camera da letto, proprio quella dei due regnanti. La porta era aperta, e senza indugio e senza pensare di rovinare il loro sonno lui lasciò la camera alla ricerca delle due bambine. Seguì il risolino irritante della più piccola fino ad una sala dove, in mezzo ad una montagna di neve, le bambine stavano giocando. Pitch rimase colpito: da dove era nata tutta quella neve? Si avvicinò ancora, mentre le piccola costruivano un piccolo pupazzo di neve. Elsa borbottò qualcosa con una voce maschile, dicendo che il pupazzo si chiamava Olaf ed amava i caldi abbracci. Anna parse entusiasta, ed abbracciò il pupazzo. Poi, per gioco, le bambine presero a  scivolare sulla superficie ghiacciata del pavimento. Le mani di Elsa brillavano, come se da esse scaturisse il potere del ghiaccio. Pitch si illuminò di nuovo: era quella bambina ad avere il potere di creare neve e ghiaccio. Se avesse avuto un cuore, questo avrebbe fatto un tuffo: una bambina con un potere magico, per di più legato al ghiaccio. Ne fu colpito, estasiato. E subito, rapito. Ma non rapito da quel sentimento inutile che l’uomo si ostinava a chiamare amore: Elsa era un’arma. Un’arma perfetta. Se solo ci fosse stato il modo di creare in lei talmente tanta paura da permettergli di controllarla. Pitch alzò gli occhi verso la Luna: Manny doveva essere in ascolto, e forse per puro scherzo del destino, qualche istante dopo, gli fornì il piano perfetto.
Elsa stava creando delle montagnette di neve, su cui Anna aveva preso a saltare. Era molto veloce, agile, ma Elsa non riusciva a starle dietro. All’ultimo, Elsa scivolò e cadde, e la piccola Anna saltò su un’ipotetica montagna di neve che però Elsa non era stata in grado di creare in tempo. –Anna!-urlò lei, sprigionando il suo potere. Il colpo prese Anna in piena faccia, anzi, in mezzo agli occhi. La piccola cadde sul pavimento gracchiato, priva di sensi. –Anna!- esclamò Elsa, correndo trafelata al capezzale di quella che doveva essere, verosimilmente, sua sorella. Disperata, chiamò aiuto:-Madre! Padre!-. Intanto sil suo potere, sprigionandosi da solo, aveva gelato ancor più il pavimento e distrutto il “povero” Olaf. Pitch congiunse le dita, con un sorriso sornione. –Un potere sopraffatto dalle emozioni…- mormorò tra se, mentre i reali irrompevano nella stanza. –Elsa, che cosa hai fatto?!- esclamò la regina. –Non lo domini più!- esclamò il re. La bambina si voltò verso i genitori con aria affranta, e tentò di giustificarsi:-E’ stato un incidente…- per poi voltarsi verso la sorellina, che ancora teneva tra le braccia. –Mi dispiace Anna- mormorò con aria afflitta, mentre affidava la sorella alle cure della madre. –Oh, è fredda come il ghiaccio…-sospirò le regina, mentre il re poneva una mano sulla fronte di sua figlia. Pitch osservava con trepidante attesa la scena: stava accadendo qualcosa, e lui aspettava solo di sapere cosa. –So dove andare- disse risoluto il re. Prese in braccio Elsa e si diressero, di corsa, all’enorme biblioteca del palazzo. Pitch li seguì, osservando il re che cercava un riferimento ben preciso in un libro piuttosto vecchio. Con risolutezza lo prese e si diressero quindi alle scuderie. Partiti al galoppo per destinazione ignota, Pitch capì subito che non sarebbe stato difficile seguirli: Elsa lasciava una scia di ghiaccio, portata dalla disperazione per la sorte della sorella. Ghignando, volò dietro di loro.
Arrivarono ad un piccolo spiazzo colmo di pietre rotonde, che iniziarono a tremare non appena il re prese la parola:-Aiutateci! E’…è per mia figlia-.
   
 
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