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Autore: Yavannah    10/11/2014    5 recensioni
«Certo che mi piacciono! Sono una donna», rispose quella quasi stizzita; Bilbo non aveva mai pensato che i fiori potessero piacere solo alle donne, dato che dalle sue parti la floricultura era ampiamente praticata.
«Io ne ho … di bellissimi, nel mio giardino», raccontò allora sognante Bilbo. « E sai, noi chiamiamo le bambine con i nomi dei fiori, nella Contea»
Elyn aveva raccolto i ciclamini tra le mani e inconsciamente li aveva portati al viso, come se si aspettasse di sentirne il profumo; anche se sapeva che si trattava di fiori invernali e che non profumavano.
Rivolse quindi l’attenzione all’amico, che notò i suoi occhi luccicare di contentezza. Bilbo sapeva che la piccola lite di Elyn con Fili avrebbe avuto breve durata, e, grazie ai Valar, pareva proprio che il ragazzo sapesse come farsi perdonare; tuttavia, emise un sospiro triste e stanco , e riprese a raccontare.
«Stiamo molto attenti ai significati, sai», le rivelò nostalgico, incrociando le mani dietro la nuca e stiracchiandosi davanti ai tizzoni ardenti.« E non so ancora che cosa saltò in testa a mio nonno quando diede a mia madre il nome di una pianta velenosa!»
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Bilbo, Fili, Kili, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: Missing Moments, Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Elyn e Fili'
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La strada che da Collecorvo conduceva a Dale sembrava non avere mai fine.

 

L’aria dell’accampamento era tetra e tutti, Elfi e Uomini, sentivano il gelo penetrargli fin nelle ossa ; il cielo plumbeo oscurava il sole e ovunque il nevischio , misto a fango, rendeva l’atmosfera ancor più cupa. Inoltre, così come la nebbia s’insinuava fra le pieghe dei  vestiti, una sensazione orribile prese a insinuarsi  lentamente nell’animo di Bilbo.

 

La vista , per la stanchezza, gli si appannava : invano il Mezzuomo cercava di tenere il passo nel seguire la guardia elfica che gli faceva strada tra le tende, e il cuore gli martellava in petto allo stesso ritmo della ferita che gli pulsava, dolorosamente , sulla tempia.

Vide numerosi guaritori affaccendarsi qui e là con ampolle e rotoli di bende tra le lettighe improvvisate, e i fiochi rantoli dei feriti che si spegnevano lentamente portarono più volte Bilbo a fermarsi e scrutare tra le coperte, sperando – voleva esserne sicuro – che nessuno di quelli fosse qualcuno che conosceva, qualcuno a cui aveva voluto bene.

 

Si era appena lasciato sfuggire un sospiro di sollievo nel constatare che si trattava anche stavolta di Uomini o Nani di Dain – ed era intimamente convinto che i Valar l’avrebbero punito, per questo – quando d’un tratto il soldato elfico si fermò.

«Sei atteso, mastro Baggins», fece quello indicando una figura alta e magra presso una delle tende più grandi, che il Mezzuomo suppose essere di Thranduil – dopotutto, erano tutte tende elfiche - e, ringraziato il soldato con un cenno del capo, avanzò lentamente nella bruma. Si avvicinò cautamente alla figura incappucciata – e, ora poteva vederlo, anche piuttosto lacera – e quando questo si voltò Bilbo vide chiaramente che era ferito e aveva un braccio appeso al collo.

 

«Bilbo?», disse l’uomo con stupore, sgranando gli occhi, mentre un sorriso si allargava sul suo volto.

«Gandalf?», gli fece eco lo hobbit, avvertendo il sollievo inondare la sua anima angosciata.

«Sei giunto, infine», fece ancora lo stregone . «Temevo non ce l’avessi fatta, ma gli hobbit, a quanto ho imparato, sono creature straordinarie»

Detto questo, l’ Istar prese Bilbo per un gomito e lo condusse verso l’apertura della tenda.

«Vieni»

 

Lo hobbit sbarrò gli occhi – non voleva varcare quella soglia – non sapeva bene cosa lo aspettasse, perché il macigno del suo tradimento gli pesava ancora sul cuore, e voleva mettere più tempo possibile tra sé e quella resa dei conti che prima o poi, lo sapeva, sarebbe arrivata.

Cercò di divincolarsi, senza successo, e vide Gandalf spostare il telo che faceva da porta verso l’interno, che rivelò alcune armi gettate contro una parete della tenda, - non sembravano in buone condizioni-  una lanterna e un pagliericcio.

«Che cos …» si lasciò sfuggire Bilbo, e poi Gandalf lo vide diventare bianco come un cencio e portarsi le mani alla bocca , divorato dall’orrore.

Riverso sul giaciglio e coperto alla meglio con una pelliccia , c’era l’ultima persona  che Bilbo si aspettasse di vedere.

 

«Thorin …», sussurrò lo hobbit contro le proprie dita, e alzò il piccolo volto sporco e spaventato verso lo stregone. «Guarirà, Gandalf? Dimmi che guarirà», ma l’Istar gli restituì uno sguardo grave.

«Il suo primo pensiero, dopo i suoi nipoti, è stato per te», sussurrò Gandalf, posandogli una mano sulla spalla. «Avvicinati. Egli non avrà pace finche non ti avrà parlato»

La frase gettò Bilbo nel panico, che nonostante vedesse Thorin immobile e ferito, ancora rammentava la sua stretta ferrea sulla gola, e la minaccia di farlo rotolare giù dalla Montagna – era stato Gandalf a salvarlo – quando aveva scoperto ciò che lo Scassinatore aveva fatto.

 

Quel giorno aveva perduto per sempre la sua fiducia …

 

Lo stregone parve indovinare i sentimenti dello hobbit, perché gli sorrise bonario.

«Non avere timore, va’ da lui», lo invitò con un gesto della mano. «Sono ore che chiede di te»

 

 

 

Ciao a tutti!

Visto che detestavo l’idea di descrivere la Battaglia dei Cinque Eserciti, ho deciso di accantonare l’altra storia per proseguire qui – i personaggi sono gli stessi, solo i capitoli saranno un po’ più brevi e aggiornati più frequentemente. Presto ci saranno delle new entry che spero saranno di vostro gradimento, oltre a qualche flashback che aiuterà a comprendere meglio alcune vicende passate.

Detto questo, vi saluto !!!

Vostra affezionatissima Yavannah

 

 

   
 
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