Serie TV > The Mentalist
Ricorda la storia  |      
Autore: FeLisbon    11/11/2014    3 recensioni
Qualche tempo dopo la 6x22.
"Niente che è oro resta", cosa potrà mai significare? Che nulla dura per sempre? Che siamo destinati a finire?
Oppure che sei pronto ad andare avanti, andare avanti per davvero..?
..Con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Patrick Jane, Teresa Lisbon | Coppie: Jane/Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Stavano seduti sul morbido e vecchio divano, come tante volte avevano fatto in tutti quegli anni di lavoro insieme, ma da quando le cose erano cambiate tra di loro, anche il solo stare un accanto all'altra diventava motivo di gioia pura. Chiacchieravano come come semplici partner sul luogo di lavoro, ognuno con la rispettiva tazza di tè e di caffè, ma ogni volta che i loro sguardi si incrociavano gli occhi azzurro cielo di lui luccicavano, le pupille si dilatavano e i le labbra si inarcavano in un sorriso malizioso. Lisbon era costretta ad abbassare immediatamente lo sguardo tentando di continuare la conversazione per non cedere alla tentazione di attraversare quella minuscola parte di universo che li separava e baciarlo. Jane rimaneva puntualmente deluso: la sua piccola Tess stava diventando brava a resistergli!
Nel primo periodo dopo il tanto atteso “ti amo” l'affascinante consulente non aveva fatto altro che torturare la sua compagna con continui sorrisi disarmanti, occhi languidi e delicate carezze. Lisbon aveva fatto davvero fatica ad abituarsi a quel tipo di provocazioni. Conosceva Patrick da così tanto tempo che non le riusciva difficile ignorare i suoi punzecchiamenti verbali, ma da quando aveva assaporato il sapore delle sue morbide labbra non riusciva a pensare ad altro, e spesso, andando contro tutti i suoi principi e voleri, quando lui la prendeva per mano per tirarla dolcemente in disparte, lei non opponeva resistenza e si lasciava trasportare dalla passione. Finalmente, con un po' tempo e tanta fatica, aveva imparato a resistere alle sue provocazioni. Jane cominciava ad accorgersene e rincarava la dose ogni qualvolta potesse.
“Smettila Jane!”
“Perché? Non hai più le forze per resistermi?” rispose lui spavaldo e sicuro di sé. Per tutta risposta gli arrivò un pugno sulla spalla, accompagnato da un'espressione soddisfatta e trionfante.
“Ho forza da vendere, idiota.”
Lui cercò di rimanere serio fingendosi offeso, ma non poteva non essere fiero della sua Lisbon.

Mentre stavano ancora battibeccando arrivò Abbott con un'espressione di urgenza dipinta in volto.
Teresa, che ancora provava qualche nota di imbarazzo a stare così vicina a Jane quando il suo capo era nei paraggi, scattò in piedi come una molla andandogli in contro.
“Abbiamo un nuovo caso, dobbiamo partire subito. Un nostro agente sotto copertura è appena stato ritrovato morto a Sacramento, in California. Sarà un viaggio piuttosto lungo, ma credo che vi farà piacere ritornare a casa per un po'.”
Lisbon rispose con serena tranquillità che non era casa sua, ma che effettivamente si sentiva ancora legata a quei luoghi. Poi seguì l'agente Abbott nell'aula riunioni per discutere dei dettagli, convinta che Jane li avrebbe seguiti a ruota.
Ma il consulente rimase seduto con il piattino in una mano e la tazza sollevata a mezz'aria nell'altra. Per qualche istante non riuscì a muovere un muscolo tanti erano i pensieri che affollavano la sua mente. Non poteva dire di non aver mai pensato alla sua vecchia casa in tutto quel tempo, al contrario, qualche volta quel pensiero lo aveva tormentato tanto da impedirgli di dormire. Passava la notte insonne a rigirarsi quel piccolo anello d'oro tra le mani, chiedendosi quale fosse il posto adatto in cui posarlo. Ma non trovandolo lo rimetteva al dito.
Qualche volta Teresa aveva tentato di affrontare l'argomento, ma lui aveva dolcemente spostato l'attenzione su altro, sperando di non ferire troppo i suoi sentimenti. Ma la conosceva bene e sapeva che lei ne soffriva. Avrebbe dato qualsiasi cosa per proteggerla da ogni più piccolo dolore, ma non sapeva affrontare quel discorso con lei, non sapeva cosa dire in proposito. Non voleva che Lisbon si sentisse un rimpiazzo, non lo era mai stata, ma non riusciva ad esprimere quello che provava a parole, così si limitava a dimostrarle il suo amore coi fatti, sperando che a lei bastasse.
Ed ora stava per ritornare a casa. No, quella non era casa sua, era il suo passato, un capitolo chiuso. Casa sua era al fianco di Lisbon, e da nessun'altra parte... Ma se ne era così sicuro, perché non riusciva a togliere quella maledetta fede?
La sua bellissima partner arrivò interrompendo quel flusso di pensieri.
“Hey, puoi fare almeno finta di interessarti al caso? Se non ti è di troppo disturbo.”
Lui sfoderò il suo sorriso più infantile e rispose “Qualsiasi cosa per te Lisbon.”
“Ma piantala!”, nonostante avesse percepito il tono scherzoso di Jane, non poté non arrossire lievemente a quelle parole e si giro di fretta per non darlo a vedere: sarebbe stata una soddisfazione troppo grande per Patrick.

L'ora successiva passò in fretta, tutti immersi nei preparativi per la partenza. Solo quando salirono sull'elicottero che li avrebbe portati a destinazione Teresa ebbe tempo di formulare dei pensieri. Seppur avesse fatto finta di niente si era accorta del repentino cambio d'umore di Jane e questo l'aveva terrorizzata. Cercava di essere razionale con se stessa non dando troppo peso alla questione come aveva imparato a fare ultimamente. Finito il primo periodo idilliaco, il più bello della sua vita, lei e Patrick avevano cominciato ad affrontare anche discorsi profondi e seri, senza quella costante punta di ironia che lui non si stancava mai di aggiungere. E quell'imparare a parlarsi a cuore aperto era stato meraviglioso, la riempiva di gioia e serenità. Era stata paziente, aveva aspettato che fosse lui a parlare per primo di Angela, ma non lo aveva fatto. Così una sera, mentre erano accoccolati sul divano, si era fatta coraggio e aveva provato a parlare della famiglia di lui, ma Jane abilmente aveva schivato l'argomento. Quando lo stesso episodio si era ripetuto due, tre, quattro volte, gettò la spugna ferita. Da quel momento aveva cercato di rimpicciolire quell'enorme questione in sospeso e di chiuderla in un angolino della sua mente. La maggior parte delle volte era riuscita in questa operazione con grande successo, tanto che il suo sguardo, quando si posava sulla fede al dito di lui, scivolava oltre senza tormenti. Ma adesso riusciva a vedere in lui il turbamento di un tempo, quello che pensava fosse scomparso per sempre, e questo la terrorizzava.
Era seduta al fianco del suo amato consulente, ma lo sentiva distante come non mai. Lo sguardo di lui indugiava fuori dal finestrino opposto e i loro corpi non si sfioravano nemmeno, quasi come se Jane fosse attento a non avere nessun contatto fisico con lei.
Cosa stava succedendo? Bastava davvero così poco per distruggere tutto quello che avevano costruito insieme? Teresa conosceva i pensieri di Patrick, li conosceva troppo bene per poterli ignorare, eppure non aveva il coraggio di aprire bocca. Possibile che potesse finire tutto così?

Arrivarono a destinazione mentre il sole stava già per tramontare, non si erano detti una parola per tutto il viaggio, non si erano scambiati neppure uno sguardo. Lisbon tentava di controllarsi e di non dare a vedere il panico che, ora dopo ora, era cresciuto sempre di più nel suo cuore. Jane era invece impassibile, indecifrabile.
Fu Abbott a rompere quell'assordante silenzio: “Bene, per stasera non possiamo fare niente. Ci hanno riservato delle camere e due macchine, cominceremo domani. Buona serata.” e intuendo che i due colleghi avessero di meglio da fare lanciò le chiavi di una delle due auto all'agente Lisbon e si congedò.
Rimasero soli, muti.
Teresa avrebbe voluto mettersi ad urlare, o a prenderlo a schiaffi, o entrambe le cose per riscuoterlo da quello stato di profonda riflessione. Lo aveva visto così concentrato solo quando, negli anni passati, si rinchiudeva nel suo stanzino all'ultimo piano della sede del CBI per poter pensare senza distrazioni a John. Quel parallelismo le fece venire i brividi.
“Dammi le chiavi Lisbon, devo andare in un posto.”
Fu la goccia che fece traboccare il vaso. Lo guardò, rossa in viso dalla rabbia e con gli occhi lucidi per la tristezza e la paura di quel suo comportamento. Stava per aprire la bocca per sbrodolargli addosso tutta la sua frustrazione quando la voce calma e dolce di Patrick la precedette.
“Vorrei tanto che tu venissi con me Teresa.”
Non rispose nemmeno, quelle parole erano così piene di tristezza mista ad amore che gli porse le chiavi e andò a sedersi nel posto del passeggero.
Mentre la macchina scorreva silenziosa sull'asfalto Lisbon lo guardava con la coda dell'occhio e riconosceva il dolore nel suo sguardo, quel dolore che aveva incontrato tante volte durante gli anni passati lavorando fianco a fianco, quel dolore che lei aveva sempre cercato di lenire dolcemente. Sapeva esattamente dov'erano diretti. Quello che non sapeva era se sarebbe stata pronta ad affrontate la situazione a cui andava in contro.
Poi, mentre le ultime luci del giorno coloravano le fronde degli alberi, Jane accostò e spense i motori. Scese dall'auto e per una frazione di secondo la sua compagna credette che l'avrebbe lasciata lì da sola. Ma lui fece rapidamente il giro e andò ad aprirle la portiera. Appena mise entrambi i piedi a terra lui la guardò dritto negli occhi e Teresa rimase senza fiato. Era tornato il suo Patrick, quello che l'amava e la proteggeva. L'intensità di quello sguardo valeva più di mille parole.
La prese per mano. Le loro dita si incrociarono alla perfezione, come se fossero state create solo per unire i loro due corpi e le loro due anime. Si addentrarono silenziosi nel cimitero di Alexandria, Jane di mezzo passo più avanti guidava Lisbon tra le lapidi con passo sicuro, poi si arrestò.
Angela Jane” e “Charlotte Jane”.
In quel momento accadde qualcosa che neppure lui, con tutta la sua intelligenza di cui si vantava tanto, aveva immaginato. Tutto il turbamento e il dolore che aveva provato nelle ultime ore, negli ultimi anni cominciò ad affievolirsi. Lo sguardo era posato delicatamente sui nomi delle sue amate, ma la mano era salda in quella di Lisbon, e non l'avrebbe lasciata per niente al mondo. Il silenzio di quella sera gli penetrò lentamente nel cuore, spazzando via ogni preoccupazione. Prese un respiro profondo e si sentì come se stesse respirando per la prima volta dopo tanto tempo.
Quando si voltò verso Teresa, che silenziosa era rimasta al suo fianco, aveva gli occhi bagnati da calde lacrime e un'espressione nuova sul volto: pace.
Non c'era bisogno di parole per capire cosa stesse accadendo. Lisbon sollevò le loro mani ancora intrecciate, diede un delicato bacio sul dorso di quella di lui e lentamente lasciò la presa allontanandosi.
Quante volte Jane aveva ricercato quel momento di solitudine davanti alle due lapidi. Per anni, nel giorno dell'anniversario della loro morte, si era recato a far loro visita, sperando di poter protrarre quel momento di solitaria intimità in eterno. Ma non questa volta. Questa volta c'era qualcuno ad aspettarlo poco più in là, e lui non voleva rimanere più solo. Mai più.
Mormorò qualche parola di addio, poi lentamente si sfilò la fede dal dito e la pose sul marmo freddo con incisi i nomi delle donne che aveva amato, e che sapeva, avrebbe amato per sempre.

Si voltò, e con lo sguardo fisso sulla sagoma di Teresa, lasciò il suo passato alle spalle.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Mentalist / Vai alla pagina dell'autore: FeLisbon