Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: ranyare    12/11/2014    14 recensioni
-Vuoi scongelare Hans!?- l'espressione stupefatta di Anna è esattamente ciò che Elsa si aspettava quando aveva preso quella decisione.
Annuisce, la regina, mantenendo composto il proprio volto impassibile nonostante il cuore le stia battendo all'impazzata nel petto. -Ha cercato di ucciderti! Due volte!- le fa notare Anna, sconvolta da quella totale mancanza di giudizio che, da Elsa, proprio non si sarebbe mai aspettata.
La bionda sospira, paziente.
-Anna...- mormora con dolcezza, allungando una mano per sfiorare il dorso di quella della sorellina. -Se c'è qualcosa che ho imparato, a Storybrooke, è che tutti meritano almeno una possibilità di fare la cosa giusta.-

[Post!Storybrooke] [Hints!Helsa]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Hans
Note: Cross-over, Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
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Goodness is something chosen. When a man cannot choose he ceases to be a man.


La meccanica dei propri poteri era qualcosa che Elsa, nel corso del lungo periodo trascorso nella prigione dorata dell'ampolla e, successivamente, a Storybrooke, aveva avuto modo di studiare e di analizzare sin quasi alla nausea. Finalmente, dopo tutti gli anni trascorsi nell'inutile tentativo di reprimere quel lato tanto speciale di sé, poteva affermare con sicurezza di essere finalmente in possesso della conoscenza e della comprensione necessarie a permetterle di vivere serenamente assieme a quel ghiaccio che, ora lo sapeva, non l'avrebbe mai tradita.

Esattamente il contrario di ciò che era successo a Ingrid.

Ingrid – la sorella di sua madre – era stata divorata dal potere, dalla solitudine, dalla pazzia: nessuno aveva mai avuto il coraggio di accettarla per ciò che era, nessuno le aveva mai permesso di vivere senza il terrore di essere additata come mostro, come strega – nessuno l'aveva mai amata abbastanza.

Sorrise, Elsa, sentendo il cuore gonfio di tristezza e di compassione nei confronti di quella donna che, nonostante avesse avuto due sorelle ed un intero regno accanto a sé, non era mai stata in grado di trovare il proprio posto, la propria famiglia, la propria casa.

Lei, però, una casa ce l'aveva: si chiamava Anna.

Ancora una volta, nonostante avesse riflettuto su quella decisione molto, molto a lungo, il dubbio e la paura attanagliarono il giovane cuore della regina di Arendelle: e se le sue scelte avessero messo in pericolo Anna? E se ciò che lei riteneva essere un gesto compassionevole e generoso si fosse rivelato come un letale scherzo del destino? Dopotutto, ciò che stava per accingersi a fare era un'azione che in molti avrebbero considerato completamente folle...

Sospirò, scacciando per l'ennesima volta il maligno tarlo del terrore che tentava di dissuaderla: stava facendo la cosa giusta e, nonostante tutti i timori, sapeva che nulla le avrebbe potuto far cambiare idea.

Alzò entrambe le mani, sciogliendo la stretta in cui aveva inconsciamente serrato le dita durante il breve viaggio che aveva affrontato per giungere lì, in quel remoto angolo di regno che aveva scoperto insieme a Kristoff molto tempo prima: là, come testimonianza del gesto orribile che era stato compiuto, una polla di ghiaccio ormai stanco ed affaticato abbracciava nella sua indistricabile stretta quella che, a prima vista, sembrava una statua di ghiaccio come tante altre.

Sembrava.

Elsa osservò i lineamenti incisi nella superficie lucida ed aliena della statua: lei, figlia della neve e della magia, poteva ancora scorgere un barlume di vita in quegli occhi grandi ed espressivi che, ricordava, una volta erano stati di un verde brillante ed insidioso come il lucido manto di una serpe velenosa – quegli stessi occhi che, più di una volta, avevano tentato di annientarla.

Eppure, adesso, in quegli occhi immobili e congelati lei riusciva a scorgere solamente il tormento e l'afflizione di un'anima a cui non era mai stata data la possibilità di essere migliore.

Per l'ennesima volta si costrinse a respirare, riacquistando infine la calma e la determinazione di cui si era armata quando aveva preso la decisione di tornare in quel posto, e sfiorò con la punta delle dita sottili la superficie lucida ed opalescente del ghiaccio che aveva intrappolato il corpo e la vita del principe Hans Westergaard delle Isole del Sud.

Il gelo di Ingrid si ritirò in fretta dal corpo snello del principe dai capelli rossi, scivolando lungo la linea delle spalle e del giaccone che aveva indossato nel momento in cui aveva deciso di attentare nuovamente alla sopravvivenza della regina di Arendelle – ma no, non doveva lasciare spazio a pensieri come quello o la sua sicurezza avrebbe potuto essere divorata dal terrore. Elsa osservò con parca tranquillità i muscoli atrofizzati del principe distendersi e contrarsi, intirizziti dal freddo che li aveva imprigionati tanto a lungo, prima che l'intero corpo dell'uomo fosse scosso da un violento fremito che lo costrinse, per un istante, a chiudere gli occhi e a cedere ad una sgradevole sensazione di debolezza che avrebbe costretto chiunque a terra in ginocchio, sopraffatto – chiunque, ma non lui.

Nonostante il timore e la tensione che le attanagliavano l'animo, Elsa dovette ammettere con se stessa che la tempra di Hans era eccezionale: invece di cadere a terra, di cedere alla stanchezza e al probabile dolore, Hans costrinse se stesso a rimanere saldo sui propri piedi, concedendo ad un solo, breve sprazzo di sofferenza di solcare i suoi tratti fini prima di ricomporre il proprio volto in un'espressione compìta; allora, soltanto allora, schiuse le palpebre e si voltò– un po' traballante – verso Elsa.

-Sono vivo.- si limitò a constatare, con voce rauca, fissandola con un'insistenza tanto profonda da metterla più a disagio di quanto lei già non si sentisse – c'era forse rabbia, in fondo a quei pozzi verdi?

-Sì.- Elsa mosse appena il capo, annuendo con un gesto grazioso ma controllato. Hans serrò le labbra mostrando, finalmente, un'emozione diversa dal disperato desiderio di controllarsi che Elsa era riuscita a scorgere sino a quel momento: rabbia.

-Tu...- la sorpresa nello sguardo del rosso sembrava essere sul punto di sopraffarlo: Elsa lo osservò mentre tentava disperatamente di non annaspare, poté quasi scorgerlo mentre lottava per non affogare nella consapevolezza – per lui doveva essere terribile – di essere stato liberato dalla propria prigione dalla stessa donna che, per due volte, aveva tentato di uccidere. 

Gli concesse diversi istanti per ricomporsi, per inghiottire la furia gelida e letale che doveva averlo travolto nel momento stesso in cui aveva assimilato tutti i dettagli della spinosa situazione in cui si trovavano. -Chi era quella donna? La donna che mi ha congelato?- le chiese, infine, il principe, dopo aver finalmente recuperato il proprio impressionante autocontrollo.

-Mia zia.-

Se Hans fosse rimasto sorpreso da quella rivelazione non lo diede a vedere.

-Perché mi hai scongelato?- le chiese subito dopo ed Elsa, che oramai aveva capito come agiva la mente di un uomo come lui, comprese che Hans stava tentando disperatamente di innervosirla con quel fiume di domande poste ad una velocità quasi spietata, per ottenere un vantaggio su di lei che – lo sapevano entrambi – ora non aveva.

Represse un sorriso, respirando profondamente prima di rispondergli.

-Ho fatto un lungo viaggio durante l'ultimo anno, in un posto molto, molto lontano da qui.- gli spiegò, pacata come sempre, tentando di reprimere l'ilarità che il comportamento di Hans le provocava – lui non aveva nulla da temere da lei, e questo lo spaventava. -Ho imparato molte cose.- aggiunse, inarcando un sopracciglio in risposta all'espressione scettica apparsa repentinamente sul volto dell'altro.

-Come scongelare l'uomo che ha cercato di uccidervi?- fu, infatti, il commento caustico che Hans le rivolse. Non mi sembra un insegnamento degno di essere appreso, regina Elsa.-

Non le sfuggì il ritorno alla forma di cortesia né, tantomeno, la sorpresa malcelata che vibrava nella voce del giovane: certamente si stava chiedendo se lei non avesse perso completamente il senno o, più probabilmente, se non stesse tramando qualcosa contro di lui... continuò ad ignorarlo, sapendo che sarebbe stato deleterio per lei rispondergli a tono–  non che quell'espressione irritante non le provocasse il desiderio di congelargli una chiappa, ecco.

-Ho imparato che nessuno nasce malvagio, principe Hans.- continuò a parlare, tenendo lo sguardo fisso sul volto dell'interlocutore per poter cogliere ogni minima sfumatura della confusione rabbiosa e spaventata che vedeva agitarsi negli occhi di lui. -Ho imparato che esiste sempre qualcosa dietro alla cattiveria di una persona.-– nel verde qualcosa fremette, a disagio – -E ho imparato a riconoscere la mia disperazione negli occhi degli altri.-

Aveva capito: questo Elsa comprese nello stesso attimo in cui scorse un lampo allarmato e feroce stravolgere solo per il tempo di un respiro il volto di Hans, prima che il principe si rifugiasse nuovamente dietro la propria maschera di cortesia, più gelida ed impenetrabile di quanto qualsiasi sua creazione di ghiaccio avrebbe mai potuto sperare di essere.

-Ammirevole, regina Elsa, ma in tutto questo io non vedo come__-

-L'ho vista in te.- lo interruppe, repentinamente, zittendolo prima che ricominciasse a blaterare. -Ho visto come guardavi i tuoi fratelli. Li ho visti scappare e abbandonarti, senza nemmeno provare a salvarti o a proteggerti.- continuò, sapendo che solamente la spietatezza con cui stava parlando avrebbe potuto far breccia in Hans: ed infatti vide qualcosa creparsi, nella sua espressione controllata e, al di là di quella spaccatura, poté scorgere – questione di attimi: con lui, oramai lo sapeva, anche il più infimo istante poteva essere essenziale – l'uomo devastato che l'aveva affrontata ormai quasi un anno prima.

-Non tutti sono così fortunati da avere dei parenti come Anna.- la voce di Hans suonò come un ringhio soffocato, come il guaito rabbioso di una fiera pugnalata a morte ma incapace di arrendersi alla sconfitta: aveva i pugni serrati e le spalle rigide, le sopracciglia aggrottate e le labbra oramai illividite dopo essere state strette tanto a lungo – era furioso, ed Elsa lo sapeva benissimo.

-Esatto.- annuì la regina, osservandolo in tralice per qualche istante prima di aggiungere: -Ti ho scongelato perché voglio darti la tua seconda possibilità.-

Un fragoroso silenzio accolse quelle parole che, alle orecchie di chiunque altro, sarebbero potute sembrare quelle di un pazzo: chi mai, al mondo, avrebbe voluto dare una seconda possibilità proprio a lui? Questo sembrava dire l'epressione incredula di Hans che, per la prima volta da quando lo conosceva, sembrava essere rimasto completamente senza parole.

-Per fare cosa? Tentare nuovamente di uccidervi e di conquistare il vostro regno, regina Elsa?- riuscì ad esalare il principe dopo quasi un intero minuto di stupefatto silenzio, fissandola con angoscia e sorpresa.

Elsa, infastidita, mosse appena una mano per zittirlo.

-Smettila.- gli intimò con sufficienza, sperando di infastidirlo. -Voglio credere che tu non sia nato con l'intento di uccidere degli innocenti. Voglio credere che l'uomo misericordioso e generoso che si è preso cura della mia Arendelle, una volta, esista ancora sotto tutta quella disperazione.- gli spiegò, più per rammentare a se stessa le motivazioni che l'avevano portata laggiù, da sola, nel cuore della notte, piuttosto che per permettere a lui di comprendere una possibilità che, probabilmente, non avrebbe mai voluto essere costretto ad accettare.

Hans, come a voler confermare le supposizioni di Elsa, incrociò le braccia sul petto e la squadrò dall'alto al basso, scettico.

-Siete ottimista.- commentò, inarcando un sopracciglio. Elsa, tuttavia, annuì.

-Posso fare di te ciò che voglio. I tuoi fratelli non reclameranno qualcuno che credono morto, perciò credo che tu, ora, appartenga a me e ad Arendelle.- sentenziò, drizzando la schiena ed esibendosi nella sua miglior espressione distante ed altezzosa – perché si stava comportando così? Non aveva certo bisogno di atteggiarsi a regina crudele e manipolatrice per spaventarlo, lui sapeva perfettamente ciò di cui lei era capace. Hans, solo per qualche momento, sembrò cascare nel tranello tessuto dallo sguardo fiero ed impettito della regina: che Elsa volesse davvero lasciargli intendere che lo aveva liberato solo per bistrattarlo e maltrattarlo in piena libertà? E se...

Senza che il principe redivivo riuscisse ad impedirselo, un breve sorrisetto apparve sulla sua bocca sottile – ed Elsa, a sua volta, curvò appena le labbra in un'espressione di riservato divertimento, capendo perfettamente di essere stata colta nel fallo del suo piccolo ed innocuo scherzetto ai danni di Hans.

Lei non sarebbe mai stata in grado di fargli una cosa del genere lei era migliore di lui.

-Sei libero.- gli assicurò, dopo essersi ricomposta, ravviando la lunga treccia bionda sulla spalla. -Se vorrai andartene sarai libero di farlo, ed io ti darò tutto ciò di cui hai bisogno per viaggiare e sopravvivere degnamente. Se, invece, vorrai restare, Arendelle potrebbe diventare la tua casa.-

-Nessuno accetterà l'uomo che ha cercato di uccidere la regina e la principessa.- obiettò Hans in tono aspro, pratico, distogliendo per il tempo di un sospiro lo sguardo da Elsa.

La regina di Arendelle – la regina del ghiaccio e delle nevi – sorrise di nuovo, dolcemente.

-Nessuno avrebbe dovuto accettare la donna che ha portato il regno sull'orlo del congelamento.- sussurrò, piano, senza aspettarsi lo sguardo sorpreso che Hans le rivolse nello stesso istante in cui aprì bocca. -Le persone sanno perdonare. Se Arendelle ha perdonato me, potrà perdonare anche te.

Il principe serrò i pugni, prendendo un lungo respiro che Elsa interpretò come un tentativo di calmarsi nonostante lei stesse demolendo, una alla volta, tutte le obiezioni che stava cercando di metterle davanti agli occhi.

-Non credo che Anna sia molto felice di questa vostra scelta.-

Era l'ultima carta di Hans, comprese Elsa: aggrapparsi all'odio che, secondo la sua opinione distorta, Anna doveva di certo ancora provare nei suoi confronti poteva davvero essere il modo migliore per impedire ad Elsa di aiutarlo, di mostrargli la compassione che lui non aveva mai ricevuto e che, di certo, una qualche parte di lui sentiva di non meritare né, tantomeno – "che il cielo gliene scampi!" – di desiderare.

Ancora una volta, però, Elsa seppe per certo di essere in netto vantaggio su di lui.

-Veramente... lo è.-


-Vuoi scongelare Hans!?- l'espressione stupefatta di Anna è esattamente ciò che Elsa si aspettava quando aveva preso quella decisione. Annuisce, la regina, mantenendo composto il proprio volto impassibile nonostante il cuore le stia battendo all'impazzata nel petto. -Ha cercato di ucciderti! Due volte!- le fa notare Anna, sconvolta da quella totale mancanza di giudizio che, da Elsa, proprio non si sarebbe mai aspettata.

La bionda sospira, paziente.

-Anna...- mormora con dolcezza, allungando una mano per sfiorare il dorso di quella della sorellina. -Se c'è qualcosa che ho imparato, a Storybrooke, è che tutti meritano almeno una possibilità di fare la cosa giusta.-

Anna scuote la testa senza però, con grande sollievo di Elsa, allontanare il suo tocco.

-È un pazzo! Ci proverà di nuovo e io non voglio che ti faccia del male!- esclama, stringendo le labbra e gli occhi in un'espressione tanto seria e minacciosa da strappare ad Elsa una risata piena, di cuore, di quelle che solamente Anna riesce a farle nascere dentro.

-Nemmeno io desidero che ferisca te o chiunque altro, Anna.- le spiega, dopo essersi calmata. -Ma... Anna... avrei potuto essere io. Ho visto i suoi fratelli abbandonarlo alla morte senza nemmeno tentare di salvarlo.- rabbrividiscono entrambe a quelle parole, incredule: per tutt'e due è impensabile un comportamento del genere.

Elsa le stringe la mano, socchiudendo gli occhi.

-Lui era... era così disperato, Anna.- mormora, piano, con la voce soffocata dalla compassione che le suscitava quel ricordo. -Se io non avessi avuto te... avrei potuto diventare quel mostro che tutti temevano io fossi.-

Anna rimane in silenzio per un po' dopo le sue parole, continunando ad osservarla intensamente mentre, probabilmente, rimugina.

-Tu credi davvero che possa esserci qualcosa di buono in Hans? Che possa cambiare?- le chiede, infine. Elsa sospira.

-Voglio scoprirlo.-

Un lungo silenzio segue la decisione di Elsa, ma è un silenzio che non è destinato a durare: dopo diversi minuti, infatti, Anna balza in piedi scagliando un pugno verso il cielo e scoppiando a ridere, esaltata davanti alla prospettiva di una nuova avventura.

-Bene! Andiamo a scongelare Hans!-


-Ho... ho sottovalutato Anna.- Hans mormorò quelle parole a bassa voce, tentando disperatamente di mantenerne controllato il tono. -E ho sottovalutato voi.- aggiunse, pronunciando ogni singola sillaba con quello che, alla bionda, sembrava uno sforzo davvero immane. -Se... se me lo permetterete... vorrei rimanere ad Arendelle.- continuò il rosso, sfilandosi lentamente i guanti per poi riporli in una tasca del giaccone – si muoveva lentamente, con gesti perfettamente misurati e calcolati, come se, così facendo, aiutasse se stesso a rimanere calmo. -Vorrei vedere, vorrei... voglio... capire.- quasi ringhiò quell'ultima parola, Hans, ed Elsa non insistette per farsene spiegare il significato. Annuì, invece, battendo le mani con aria pratica.

-Sarai sempre accompagnato ovunque dal capo delle guardie della scorta personale della regina. Il suo nome è Torbjörn.- gli spiegò, rivolgendogli un cenno imperioso per invitarlo a seguirla mentre, con passo spedito, si dirigeva verso il tortuoso sentiero che li avrebbe riportati ad Arendelle.

-Vuoi impedire che possa ferire tua sorella.- constatò semplicemente lui, affrettandosi sulle gambe ancora malferme per non perderla di vista mentre, con un'agilità impressionante su quei dannati tacchi alti che Hans non riusciva proprio a far altro che fissare con ostilità, percorreva la stradina sterrata al cui termine, maestosa ed elegante esattamente come Elsa, la carrozza reale li attendeva, sorvegliata da una guardia alta e massiccia che Hans sospettò essere proprio Torbjörn.

-Torbjörn è un uomo estremamente intelligente, un guerriero valoroso ed una persona affidabile come poche.- gli spiegò Elsa, rivolgendo una riverenza molto aggraziata alla guardia quando la raggiunsero e ringraziando ancora quando Torbjörn aprì lo sportellino per permetterle di salire. Hans la seguì, guardingo, scambiando solamente uno sguardo ostile con quell'uomo biondo ed incredibilmente alto che avrebbe messo in soggezione praticamente chiunque. -Partecipa alla maggior parte degli incontri del Consiglio di Arendelle, alle riunioni con i diplomatici stranieri, alle discussioni politiche e a tutto ciò a cui io ed Anna siamo tenute a presenziare.- continuò la bionda con voce vivace, invitandolo a sedersi dinanzi a lei e rivolgendogli quello sguardo divertito e birichino che Hans, solamente ora, riusciva a scorgere come quello della donna spigliata e sicura di sé che Elsa era diventata. -Se davvero tu desideri capire, dovrai passare molto tempo con noi.- terminò, sorridendo appena.

Un lungo silenzio calò fra loro dopo che la carrozza, con uno scossone, si avviò. Elsa sembrava tranquilla, serena e distante come un dipinto celeste e luminoso quanto il cielo che, al di là della carozza, splendeva in tutta la sua antica bellezza sulle foreste di Arendelle.

-Regina Elsa... io...- mormorò, infine, il giovane principe, sentendosi a disagio davanti alla meraviglia di quella donna che, non per la prima volta, gli stava dimostrando quanto puro e generoso fosse l'animo della regina delle nevi.

Non sarebbe mai riuscito a dirle le parole che sentiva soffocarlo, lì, annodate appena sopra il pomo d'Adamo: Elsa questo lo sapeva bene. Gli aveva dimostrato di averlo capito meglio di quanto chiunque altro si fosse mai dato la pena di fare e, quindi, probabilmente aveva anche capito quanto sarebbe stato inutile aspettarsi un ringraziamento da parte sua. -...posso chiamarvi Elsa?- le domandò, infine, sciogliendo un poco la morsa in cui aveva serrato le mani ed accomodandosi meglio sul sedile della carozza.

Elsa sorrise, comprensiva.

-Solo se permetterai a me di chiamarti Hans.-

Hans, per tutta risposta, le rivolse quell'espressione ironica e seducente che tanto piaceva alle donne ma che, di certo, non avrebbe fatto altro che strappare ad Elsa uno sguardo di bonaria commiserazione.

-D'accordo... Elsa.-

La regina distolse gli occhi da Hans, serena, rivolgendo al cielo azzurro uno sguardo sereno e pieno di speranze per il futuro.

-Benvenuto ad Arendelle, Hans.-

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My Space:

L'immagine non è mia: è stata trovata non ricordo nemmeno dove in giro sul web, se qualcuno sapesse chi ne è l'autore sarei felice di inserire i credits ©


Ave, popolo di EFP!

Questa è la prima volta che scrivo nel fandom di Frozen e, credo, sarà la prima di poche, se non l'unica (perché è una faticaccia). Adoro questo film e tutto ciò che ne consegue e, allo stesso modo, adoro Once Upon a Time, mio grande amore telefilmico (dopo Merlin, che è stato il mio Love at First Streaming). Il connubio di queste due cose mi ha mandato in brodo di giuggiole già dal season finale della terza stagione di OUAT, per non parlare dello stato mentale in cui verso dopo ogni episodio della quarta.

Il surgelamento di Hans mi ha distrutta. Sul serio.

Vedere la disperazione con cui tentava di mostrarsi migliore agli occhi di quei fratelli che non hanno fatto altro che maltrattarlo e bistrattarlo per tutta la vita, vederlo soccombere e vedere, soprattutto, i fratelli abbandonarlo senza nemmeno provare a far nulla per lui... Hans è di gran lunga il mio personaggio preferito dell'intero Frozen-verse: è complicato, ambiguo e mostra come la linea fra bene e male non sia così netta come in molti credono.

E sono una shipper Helsa. Di quelle pese, che spargono fanfiction bellissime per convertire all'Helsa le ignare lettrici di fanfiction. Sono malefica come Hans. Però io controllerei che le mie vittime fossero veramente morte, neh.

Ho immaginato un futuro prossimo in cui Elsa e Anna, riunite dopo le disavventure con Ingrid la Dairy Queen a Storybrooke e di ritorno ad Arendelle (piuttosto, nessuno sa che fine ha fatto questo povero regno, in OUAT?), si trovano a discutere della "questione Hans", avendolo lì sottoforma di Polaretto, congelato precedentemente dalla zia poppona.

Elsa, che ritengo essere uno dei personaggi meglio caratterizzati e studiati psicologicamente di tutte le creazioni Disney, ha un cuore immenso; inoltre lei cosa vuol dire essere completamente, totalmente, terribilmente soli. La scelta di liberare Hans e di concedergli questa possibilità è interamente sua, e lei sola se ne assumerà la responsabilità.

Nota della sottoscritta: Elsa è andata là da sola, senza la sua fidata guardia (il cui nome significa figlio di Thor e chi deve intendere intenderà!), perché... beh. Sa difendersi da sola, no? Direi che abbia imparato benone a controllare se stessa, le proprie emozioni e i propri poteri. Elsa è diventata adulta, matura e sicura di sé e delle proprie scelte.

Anna approva la sua scelta: si fida di Elsa, e poi, in fondo... è Anna. Con quella sua fiducia nel prossimo e quel suo altruismo immenso che me la fanno adorare ogni volta di più. LET'S GO UNFREEZE HANS!

In ultimo, una nota sul titolo obbrobriosamente lungo di questa cosa: è una frase di Anthony Burgess che ho trovato cercando sul web, e significa all'incirca questo: "Essere buoni è una scelta. Quando ad un uomo viene negata questa scelta, egli cessa di essere un uomo".

E niente, direi di aver sproloquiato già abbastanza. Spero che questa trovata non vi abbia schifato come, probabilmente, avrà schifato il signorino Hans che è una vacca totale e non accetta alcun tipo di aiuto ed odia essere grato ad Elsa, ma questo è una base ideale per il mio sfegatato shipping Helsa.

Lasciatemi un segno, sia anche un virtuale pomodoro lanciatomi addosso per la schifezza immane appena letta! ;)

EDIT: ho scritto questa one-shot prima che andasse in onda l'episodio 7 di OUAT, quindi perdonatemi eventuali errori su Ingrid!

B.

   
 
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