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Autore: Princess Leila    13/11/2014    2 recensioni
Nel Distretto sette mancano due giorni alla Mietitura. Tris non è preoccupata, il suo nome c'è solamente una volta... Qualcosa però va storto. L'arena la attende.
Un'amore inconcepibile, in un contesto paradossale. Due mondi incompatibili uniti. Ma dopo tutto... Cosa cambiava morire prima invece che dopo? Meno sofferenza, meno dolore... Meno persone a cui dire addio... Un proiettile che fa la differenza. Un colpo di cannone che determina tutto. Cosa li attende? Di certo nulla di semplice. Quali sono i segreti mai svelati che lentamente, un passo per volta, verranno alla luce? Chi dovrà necessariamente morire, e chi ce la farà?
Benvenuti ai ventinovesimi Hunger Games! E possa la buona sorte sempre essere a vostro favore!
Genere: Avventura, Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza
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CAPITOLO IV: Solo un'eco lontana...


Erano ormai giunti alla stazione di Capitol City; Tobias guardava attraverso i vetri la moltitudine di persone che si affollavano sulla banchina in loro attesa. Erano tutti così stravaganti e ridicoli, ma la naturalezza con la quale indossavano quei vestiti era disarmante, per loro quella era la normalità; per loro vedere ventitré ragazzi morire durante uno show televisivo era la normalità, per loro mangiare fino allo sfinimento e poi vomitare per ripetere quest'operazione ancora era la normalità. Non avevano la più pallida idea della situazione del resto del paese, di coloro che non avevano avuto la fortuna di nascere in una famiglia Capitolina e che ogni anno avevano paura di dover abbandonare tutto, anche se il loro tutto corrispondeva a molto poco, e di essere catapultati nell'arena; non avevano idea di come dovesse essere non mangiare o dover sopravvivere con poco e niente, il giudizio critico di tutta quella gente era scemato fino ad affievolirsi a tal punto che era diventato inudibile, perché col tempo il progresso e la scoperta erano state capaci di soddisfare qualunque loro capriccio, facendo si che i Capitolini si disinteressassero ancor più di prima a quelli che erano i problemi veri che la gente nei Distretti doveva affrontare ogni giorno. I paraocchi da loro indossati si erano estesi a tal punto da renderli ciechi difronte a tutto ciò, trasformando delle atrocità nella loro vita quotidiana.
Tobias si morse l'interno della guancia per incanalare in quel gesto la sua rabbia... Quelle atrocità presto sarebbero ricadute su Tris e lui doveva salvarla. Doveva farlo anche per Rebeka, con la quale non c'era riuscito.
Aveva sempre odiato Marcus, suo padre, per averla abbandonata e aveva odiato ancor di più se stesso per non essere riuscito a cambiare le cose.
Sin da piccolissimo suo padre l'aveva educato come un soldatino: non aveva diritto di replica e il rispetto era alla base del suo addestramento, perché solo così si poteva chiamare; doveva eccellere in qualunque cosa facesse, ubbidire a qualsiasi ordine gli venisse impartito, acconsentire a qualunque decisione di un suo superiore (primo tra tutti, Marcus); la punizione preferita di suo padre in caso di trasgressione era la sua cara cintura nera. Mai Tobias aveva superato la paura per quell'oggetto ai suoi occhi macabro

È per il tuo bene” gli ripeteva suo padre... Fortunatamente col tempo Quattro aveva conservato solo il bene degli insegnamenti ricevuti: la disciplina, il senso del dovere, la strategia e la furbizia. La sua capacità di oratore però lasciava un tantino a desiderare; in compenso era capace, con un semplice sguardo, di far trapelare quello che voleva.
Due Pacificatori stavano già scortando Josh giù dal treno; lui raggiunse Tris per condurla, una volta scesi, alla macchina che li attendeva.
Le urla della folla rimbombavano nelle loro orecchie e Quattro teneva la ragazza ben stretta per un braccio come se avesse paura di poterla perdere in quella bolgia disumana.
Il viaggio in macchina non durò molto, Tris e Bethany erano nella stessa auto, guidata da Quattro che ogni tanto lanciava uno sguardo fugace a Beatrice dallo specchietto retrovisore.
Erano arrivati al centro di addestramento. Mancava poco.

L'edifico che avevano difronte era alto più di dieci piani, dal design moderno, mai Tris aveva visto tanti grattacieli; in realtà non ne aveva mai visto nemmeno uno. Lo stupore per quella colossale opera architettonica però faceva spazio un passo per volta, all'ansia. Ormai erano a Capitol City e la realtà non poteva essere evitata ancora per molto. Automaticamente Tris si portò le dita alla bocca e iniziò a mangiucchiarsi le unghie: lo faceva sempre quando era nervosa.
Il loro piano era il settimo, come il numero del loro Distretto, e il loro appartamento era immenso. Ad ogni angolo dell'enorme open-space che comprendeva salone e sala da pranzo, c'erano dei Senza-Voce, immobili come statue pronti a soddisfare qualunque loro desiderio. Il bianco era il colore predominante, ma gran parte dei tappeti e dei quadri era verde bosco; il tavolo in marmo bianco era lunghissimo ed era quasi invisibile sotto una quantità abominevole di pietanze di qualsiasi genere. Mai Tris aveva visto tanto cibo tutto insieme e, a quanto pareva dal suo sguardo, neanche Josh. Due sedie ricoperte di velluto verde erano disposte a ognuno dei due lati lunghi del tavolo, un grande schermo era posto dall'altro lato della stanza e davanti a questo c'era un enorme divano ad elle bianco; sul tavolino da caffè di cristallo vi era un vaso del medesimo materiale con all'interno svariate rose bianche. I quattro si separarono e scortati dai rispettivi Pacificatori entrarono nella propria stanza. Quella di Tris era molto simile alla sua cabina sul treno ma questa volta in blu, un blu scurissimo quasi come gli occhi di Tobias, era solo più grande e con un armadio più grande e delle cassettiere. Tris si chiese il perché di quegli oggetti, in quanto chi alloggiava lì ci rimaneva per molto poco tempo e tutti i vestiti erano forniti da Capitol City, non avevano senso quei mobili; era quasi come se la capitale volesse indurli a pensare di essere dei privilegiati a pernottare lì, a poter usufruire di tutti quegli aggeggi di alta tecnologia di cui la capitale disponeva.
«Io devo andare, a domani Tris» la ragazza si era quasi dimenticata che ci fosse anche Quattro nella stanza. Quasi.
«Va bene... A domani allora...»
Lui la guardò con sguardo dolce e girando un po' la testa a destra, poi si avvicinò a Tris e la abbracciò con fare protettivo. Lei nascose il viso nell'incavo del suo collo e lo strinse forte a sé.
«Manca poco, Tris... Sii coraggiosa»
Lei in risposta lo strinse ancor più forte; rimasero così per un'altra manciata di secondi, poi Tobias uscì dalla stanza senza guardarsi indietro.

La mattina dopo Tris venne buttata giù dal letto da Daphne
«Su, sveglia! Oggi c'è la sfilata dei carri! Devi prepararti e poi incontrerai Regina per le prove dell'abito!»
Tris mugugnò e si premette il guanciale sull'orecchio per non udire i lamenti della donna. Quando però divennero insopportabili la ragazza si alzò
«Okay, okay... Due minuti e sono pronta».
Si trovarono fuori all'appartamento poco dopo; non c'era traccia né di Josh né di Bethany «Dove sono gli altri?»
«Per prepararsi un uomo impiega molto meno tempo rispetto a noi donne; lui scenderà più tardi»
Una volta scese giù, Tris incontrò il suo team di preparatori. Gente troppo stravagante per i suoi standard.
La lunga e noiosa preparazione che precedeva la sfilata era estenuante.
Finalmente, dopo quelle che sembrarono centinaia di maschere rigeneranti per il viso, era arrivato il momento di incontrare Regina.
Tris venne scortata in una piccola stanza quadrata nella quale aspettò per pochi minuti l'arrivo della stilista.
«Piacere di conoscerti, io sono Regina»
«Piacere io sono Tris»
Regina era una donna alta e dai lunghi capelli rossi, lunghi fin sotto il fondoschiena; occhi leggermente a mandorla e verdi, ciglia lunghissime e un trucco molto pesante. Indossava un lungo abito beige con dei disegni dorati visibili solo in controluce.
«Io sono una persona molto pratica, quindi ti spiego subito cosa pensavo di progettare: vedo che non sei particolarmente alta, quindi bocciamo immediatamente l'idea di scarpe col cinturino, contribuirebbero solo a far risaltare la tua bassa statura. Delle open-toe! Sì, perfette! Per quanto riguarda il vestito... Ovviamente dovremo evidenziare in qualche modo il fatto che vieni dal Distretto Sette; ma non preoccuparti, non ti vestirò da taglialegna. Avrei un'altra idea... Non appena ho visto il cappello della vostra inviata di Capitol City mi sono illuminata: un vestito di foglie di edera! Non sarebbe fantastico?!»
Regina era una persona molto espansiva ed enfatica e Tris sapeva che se avesse contestato la sua idea probabilmente sarebbe stata la causa del suo broncio per tutto il pomeriggio
«Beh sì... Ma, cioè... Non dovrò indossare foglie vere, giusto?»
Lei scoppiò a ridere
«Ma certo che no, sciocchina! Però dovranno sembrarlo...»
prese così un grosso blocco per gli schizzi dal tavolino alla sua destra e afferrò al volo la matita che ne stava cadendo fuori ed iniziò con una rapidità spaventosa a disegnare qualcosa; Tris si sporse per guardare: come in un filmato accelerato prendeva forma sul foglio un manichino che portava indosso un tubino lungo fin sopra il ginocchio completamente rivestito di foglie di edera; delle scarpe, come preannunciato, delle open-toe spaventosamente alte ed in testa un frontino sul quale era posizionata una piccola tiara. Regina prese i colori ed iniziò a colorare con varie sfumature di verde il vestito, dal verde chiaro fino al verde bosco. Ogni tanto buttava un'occhiata a Tris e poi tornava al disegno. Alla fine le scarpe erano state colorate di un color bianco panna e la tiara era argentata; direttamente con il pastello disegnò un bracciale di perle al polso sinistro e degli orecchini.
Una volta terminato, Regina guardò Tris in cerca di un suo commento
«Wow... È davvero bello» disse la ragazza
«E tu sarai bellissima».

La sera era ormai arrivata e i Tributi erano agli ultimi preparativi; il trucco di Tris non era stato appesantito troppo e i capelli erano stati arricciati e disposti in modo ad incorniciare il suo viso. Aveva praticato parecchio sui tacchi, ma ancora aveva qualche problemino... Tuttavia sarebbe dovuta soltanto rimanere ferma sul carro, non ci voleva molto.
I vestiti degli altri Tributi erano splendidi, eccezion fatta per alcuni, come quelli del Dodici, che come al solito erano vestiti da minatori; Tris però continuava a rimirarsi allo specchio con quel vestito indosso innamorandosene sempre di più.
«La sfilata sta per cominciare! Tutti ai carri!» l'annuncio arrivò chiaro alle orecchie di tutti che si diressero ai rispettivi carri.
Il vestito di Josh non era molto particolare: indossava una specie di camicia abbottonata di lato marrone, sulla quale c'erano le classiche venature della corteccia dei pini, e poi indossava un mantello di foglie di edera come il vestito di Tris.
Lui la aiutò a salire sul carro, ma solo per galanteria. Si sentiva già il rimbombare della voce del presentatore attraverso le pareti. Il primo carro era partito. L'improvviso movimento dei cavalli che scalavano di una posizione fece barcollare Tris, e Josh la afferrò appena in tempo
«Non abbiamo neanche ancora iniziato. Stai attenta» il suo tono non era di rimprovero però, ma quasi di raccomandazione.
Ben presto si ritrovarono all'imboccatura dell'uscita e quando la varcarono Tris fu investita dalle urla delle migliaia di persone che lì sugli spalti li acclamavano.
Si guardava intorno intontita per il rumore assordante, della loro breve presentazione, la ragazza carpì solo le parole “Beatrice Prior, Distretto Sette”. Il mantello di Josh svolazzava e questo li distingueva dagli altri carri tutti molto statici; rose e altri fiori piombavano loro addosso e la traversata del lungo viale che li avrebbe portati poi davanti alla presidentessa sembrava non finire più.
Tris non poteva credere che tutta quella gente fosse lì per loro e per un attimo si sentì speciale, speciale come mai aveva avuto la possibilità di sentirsi quando era a casa, anche se sapeva che quella sua gioia momentanea non aveva ragion d'essere, dato che ben presto sarebbe stata catapultata nell'arena.
I carri, trainati dai cavalli, si disposero davanti al padiglione dal quale la presidentessa avrebbe a breve iniziato il suo discorso; ed eccola lì, nel suo tailleur blu che si alzava per avvicinarsi al microfono con un sorriso tirato stampato sul volto
«Benvenuti! Benvenuti Tributi! Felici ventinovesimi Hunger Games! E possa la buona sorte sempre essere a vostro favore! Voi siete i prescelti che avranno l'onore di rappresentare il proprio Distretto in quest'edizione dei Giochi. Auguro a tutti voi una piacevole permanenza, per quanto breve, qui a Capitol City. Voi siete qui in funzione di rappresentanti della vostra gente, di modello di ispirazione, siate quindi valorosi e portate la gloria, la pace e la maestosità, che Capitol City vi offre la possibilità di ottenere, nelle vostre famiglie. A voi ventiquattro giovani uomini e giovani donne auguro ancora felici Hunger Games e che la buona sorte possa sempre essere a vostro favore»
La falsità e l'ipocrisia del suo discorso era palpabile e la difficoltà con la quale si sforzava a denti stretti di continuare a sorridere era visibile a sei anni luce, ma comunque un boato generale seguì le parole della presidentessa Jeanine Matthews.
I carri ripresero a muoversi in fila indiana per ritornare all'interno del centro di addestramento e un passo per volta le voci che pochi minuti prima li stavano acclamando divennero delle eco lontane, come le voci che Tris poteva ancora udire dei suoi parenti, oltre la porta di mogano del palazzo di Giustizia al Distretto, che anche se in un muto silenzio sembravano gridare come trucidate, perché trucidate erano, dentro, nell'anima.

La mattina seguente i Tributi di tutti e dodici i Distretti si trovarono fuori alle grandi porte di ingresso della sala di addestramento.
«Benvenuti Tributi, il tempo è già abbastanza poco quindi vi introdurrò le modalità di addestramento senza troppi preamboli e daremo inizio all'allenamento subito» a parlare era una ragazza alta con scuri capelli da un taglio alquanto alternativo. Sulle sue braccia si intravedevano oltre i bordi della manica della maglia dei tatuaggi e sull'orecchio sinistro aveva una miriade di piercing «Io sono Tori e regolamenterò la vostra permanenza qui al centro e le attività di preparazione.
L'addestramento consiste in tre giorni di esercizio seguiti da un esame condotto dagli strateghi su ogni tributo. Durante i tre giorni d'addestramento, i Tributi possono passare per i vari stand ed allenarsi in qualunque cosa possa rivelarsi loro utile, assistiti da vari maestri. Sono presenti un gran numero di stand: corso sui nodi, sulla costruzione di trappole, sull'uso delle armi. Durante l'esame ognuno dei Tributi mostrerà agli strateghi cosa è capace di fare. Gli esami sono riservati, e gli Strateghi non possono rivelare cosa succeda durante gli stessi. In base a ciò che il tributo ha fatto veder loro, gli strateghi gli assegneranno un punteggio, che va da uno a dodici. Il punteggio, a differenza del resto, è pubblico.
Vi consiglio di non sottovalutare le attività di sopravvivenza perché la maggior parte di voi morirà per cause naturali.
È vietato scontrarsi con gli altri Tributi e ogni trasgressore sarà severamente punito; avrete tutto il tempo di farlo nell'arena. Ci sono domande?»
Tutti tacquero
«Benissimo, possiamo iniziare» a quelle parole i due grandi battenti di ferro si aprirono e rivelarono il loro interno: un'enorme sala era suddivisa in zone da carrelli e stand sui quali erano sistemate armi, pesi, corde e arnesi vari; gli strateghi alloggiavano in una zona rialzata dalla quale potevano supervisionare ogni cosa, anche se tutti sapevano che loro poco importava assistere all'addestramento di quelle ventitré bestie da macello delle quali loro stessi sarebbero stati i carnefici.
Con un ampio gesto della mano Tori li invitò ad entrare. Ad ogni postazione, come annunciato, c'erano dei maestri; tutti si sparpagliarono dirigendosi in direzioni diverse mentre Tris era ancora lì a decidere con quale attività iniziare.
«Muoviti ragazzina! Se sarai così lenta anche nell'arena non durerai neanche dieci secondi!» era Tori che le rivolgeva queste parole, alle quale la maggior parte degli altri Tributi rise.
Tris abbassò la testa e subito si diresse verso la prima piattaforma alla sua destra. Lì in fila c'erano Josh e un altro ragazzo altrettanto alto e con i capelli castano scuro, che sul volto aveva impresso un ghigno orrendo e, quando la vide arrivare, scoppiò in una fragorosa risata, facendo girare così anche Josh
«Una
bambina che viene a fare un corso di lotta corpo a corpo? Coraggiosa come scelta...» disse il nuovo ragazzo alzando le sopracciglia in aria di sfida; la mascella di Josh invece ebbe uno spasmo, ma la sua espressione rimase impassibile.
Tris non sarebbe mai andata lì se non fosse stato per il commento di Tori, che l'aveva indotta a muoversi verso una qualsiasi delle postazioni; non sarebbe potuto essere il corso di nodi?! Ora però era lì e non aveva alcuna intenzione di andarsene e dargliela vinta.
L'espressione del ragazzo era passata da “ti sfido” a “ma fai sul serio?” appena compreso che Tris non aveva alcuna intenzione di cambiare stand.
«Bene bene... Beh, prima le
signore» disse lui facendosi da parte con un ampio gesto della mano e pronunciando l'ultima parola quasi fosse una barzelletta. Beatrice strinse i denti e salì sulla pedana e subito un maestro la raggiunse, il suo sguardo meravigliato le fece montare la rabbia; era diventata una questione di principio: doveva dimostrare a quell'idiota che non aveva nessun diritto di chiamarla bambina.
«Va bene, iniziamo con qualcosa di semplice» disse il suo nuovo maestro «Prova a colpirmi e io parerò i tuoi colpi, dopo invertiremo i ruoli. Sta' tranquilla, ci andrò piano»
Tris poté sentire gli occhi del ragazzo dai capelli castani puntati su di se come due calamite. Fece un respiro profondo e sferrò un pugnò all'altezza dello stomaco al suo maestro che ovviamente lo parò con disinvoltura «Prova ancora»
Beatrice si concentrò, fece un passo e slanciandosi in avanti tirò un pugno alla gola, lui lo parò di nuovo. La ragazza si mosse di lato e poi colpì con un calcio lo stinco del maestro che sembrò quasi non accorgersene
«Dai, sono sicuro che sai fare di meglio»
Tris incanalò tutta la sua rabbia in un gancio che però non andò a segno; veloce come una scheggia, balzò dietro al ragazzo e con il vantaggio dell'effetto sorpresa riuscì a a trargli un calcio dietro la schiena che lo fece barcollare leggermente. Lui si girò soddisfatto e trovò la ragazza già in posizione di difesa; era tutta sudata, nonostante stessero combattendo da meno di due minuti
«Come inizio è più o meno mediocre, ora ti darò una dimostrazione di com'è che si combatte; non preoccuparti non ti colpirò forte, voglio che tu faccia caso e memorizzi i miei movimenti»
Tris ancora con le braccia alte davanti alla faccia annuì
«Okay allora, cominciamo»
Il ragazzo le fu dietro immediatamente e non appena lei si girò le sferrò un pugno che si fermò appena sfiorata la sua maglietta. Tris spostò lo sguardo dalle sue dita fin su agli occhi per poi vederlo muovere di nuovo repentinamente e non avere il tempo di elaborare neanche un pensiero che con un calcio, anche se molto leggero, la fece barcollare e poi cadere carponi. A quel punto il ragazzo dai capelli castani scoppiò in una fragorosa risata. Tris si girò per guardare di nuovo il suo avversario che ormai però la guardava con le braccia incrociate al petto «In questi casi con un semplice calcio di potenza sufficiente alla testa ti avrei uccisa. Alzati, torna quando avrai riempito un po' quei muscoli, ti consiglio di provare con i pesi. Ah, un'altra cosa: sii meno
rigida, i tuoi movimenti sono quasi meccanici, e tremendamente prevedibili» Tris lo guardò con un espressione seria e scendendo dalla pedana non poté fare a meno di lanciare uno sguardo al ragazzo dai capelli castani. «Rigida» le sibilò mentre passava.
Grande, già fatto amicizia... Pensò Tris mentre si dirigeva verso la postazione dei pesi.

Quattro era arrivato dopo l'apertura del centro e aveva assistito allo scontro tra Tris e il maestro di lotta corpo a corpo e non aveva potuto fare a meno di chiedersi perché lei fosse andata proprio lì. Forse stava utilizzando la tecnica di apparire debole ed indifesa per non essere considerata una minaccia iniziata la gara? Troppo orgogliosa per farlo...
Aveva anche notato che Peter, il ragazzo dell'Uno, l'aveva già presa di mira.
Tobias tendeva a rimanere nella parte più interna e meno visibile del salottino degli Strateghi e ogni volta che poteva, con una scusa o con un'altra, usciva fuori. Non poteva assolutamente rischiare di essere visto da Tris, ma non poteva neanche essere perennemente assente. Lei avrebbe saputo che lui faceva parte degli Strateghi solo il giorno dell'esame, quando cioè sarebbe stato inevitabile il contrario...
«Signor Eaton! Ben trovato, che piacere averla qui...» era stato il Capo-Stratega a rivolgergli quelle parole, Eric.
«Il piacere è tutto mio» aveva risposto lui senza alcuna nota di gioia nella voce. Non gliela contava giusta quel tipo, aveva una scintilla macabra che gli illuminava gli occhi, dalla quale si poteva chiaramente vedere come riflessa la sua spietatezza e la sua crudeltà, quelle che solo un Capo-Stratega poteva avere.
Con un sorriso tanto freddo quanto falso gli chiese:«Cose gliene pare dei Tributi di quest'anno?» diciamo che Quattro non era esattamente preparato su questo argomento, con l'eccezione di Tris e Josh, così si limitò a rispondere:«Un bell'assortimento...»
«Beh, quest'anno solo un paio di bambini, il che renderà i giochi ancor più interessanti; non vedo l'ora di vedere quei ragazzi all'opera nell'arena» disse indicando con un cenno da dietro la colonna, dove Tobias si era appartato per non essere notato, Josh e Peter, il quale stava combattendo con il maestro sulla pedana.
Quattro mugugnò in segno di risposta.
«Suo padre deve essere molto fiero di questo suo incarico temporaneo di Stratega»
«Sì, infatti» rispose secco
«Mi fa' piacere, sono stato io stesso a proporre alla presidentessa di scegliere lei sa'? Ero molto curioso di tastare io stesso le sue capacità, magari potremmo tenerci in contatto anche per ipotetici progetti futuri...»
Tobias avrebbe tanto voluto sputargli in faccia una miriade di parole di ribrezzo: come poteva definire quello che era omicidio “capacità”?! E come poteva solo immaginare di poter intraprendere ipotetici progetti futuri con lui?! Non avrebbe mai accettato, nemmeno sotto tortura; Eric era solo uno spietato assassino senza alcuno scrupolo.
«Ora devo proprio andare, a presto» lo liquidò in fretta Quattro, e senza attendere una risposta o un cenno di saluto si diresse verso la porta.

Dopo una lunga ora di sollevamento pesi ed esercizi vari con la sua nuova trainer, Tris si diresse verso la postazione di progettazione di trappole. Lì, intento ad intricare del fil di ferro, c'era un ragazzo dalla pelle scura come i capelli tagliati corti. Beatrice con un piede trascinò vicino a sé uno sgabello e iniziò a guardare i precisi e calcolati movimenti che il ragazzo compiva per annodare la sua trappola
«Emmm... Ciao, io sono Tris»
Lui alzò lo sguardo puntandolo negli occhi della ragazza; la fissò per una manciata di secondi e poi tornò a guardare la sua trappola per poi risponderle:«Piacere, io sono Uriah»
Tris quasi sospirò di sollievo, per un attimo aveva creduto che Uriah non l'avrebbe degnata neanche di un semplice saluto e, in tal caso, i nemici che si era fatta già al primo giorno di addestramento sarebbero saliti a quota due.


NOTE DELL'AUTRICE

Salve a tutti! So che mi odierete a morte per avervi fatto aspettare così tanto per questo capitolo, solo che tra una scappatella a Londra e il liceo classico il tempo diciamo che non abbonda... Comunque, spero davvero tanto che l'attesa ne sia valsa la pena e colgo l'occasione per ringraziare tutti coloro che recensiscono le mie storie e in particolare la mia carissimissima amica Lucrezia per accettare di betare le mie storie anche a mezzanotte passata e per sopportarmi con i miei scleri come compagna di banco.
Ricordo che recensioni belle e brutte sono sempre gradite e possa la buona sorte sempre essere a vostro favore!
Princess Leila.

   
 
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