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Autore: Liberty89    13/11/2014    1 recensioni
Storia Incompleta.
Vexen s’inchinò e scomparve in varco oscuro per riapparire nel suo laboratorio. Si avvicinò alla scrivania e prese in mano una fiala di liquido scarlatto.
-Numero XIII… presto sarai mio…- sibilò il Freddo Accademico con un ghigno divertito.
-dal capitolo 2-
Una long-fic sull'arrivo di Roxas nell'Organizzazione e sul suo addestramento, nonché sulla pazza e misteriosa non-vita che conduce con i suoi compagni.
Par: Akuroku, Zemyx, Vekuroku, XemnasxSaix
Genere: Angst, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Altro Personaggio, Organizzazione XIII
Note: Lemon, Lime, OOC | Avvertimenti: Incompiuta, Non-con | Contesto: KH 358/2 Days, Contesto generale/vago
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*apre ombrello per difendersi dai pomodori che meriterebbe* Salve! :D Sì, lo so, sono un mostro e una brutta persona ad avervi fatto aspettare fino adesso per l'aggiornamento, specie perché questo è il penultimo capitolo. Mi scuso profondamente, a mia discolpa posso dire che... beh, ho avuto difficoltà a scrivere la scena più importante (?) per questo capitolo. Ci sono rimasta su dei mesi, roba di poche righe, eh, però non mi soddisfava per niente e non volevo postare qualcosa che non piaceva a me per prima... poi, come forse avete visto, mi sono dedicata a milioni di altre cose, come al solito xD
Tornando alla fic, spero che questo capitolo vi piaccia :3 Buona lettura!



Capitolo 39: Game Over

Kingdom Hearts Re: Coded - Dearly Beloved

Nonostante la stanchezza che lo attraversava da capo a piedi, la Chiave del Destino riuscì a emergere dal baratro dell’incoscienza e compiendo uno sforzo che gli parve mastodontico, schiuse gli occhi. Con un gemito, si accorse di vederci sfocato e di non sentire bene ciò che gli stava accadendo attorno. Sbatté le palpebre per schiarirsi la vista e lentamente, quella che in principio gli era sembrata solo una confusa macchia rossa prese una forma concreta e quando comprese chi fosse a guardarlo dall’alto, anche il suo udito parve destarsi.
-Roxas? Rispondimi dai…- pregò il numero VIII per l’ennesima volta, posando una mano sulla guancia del compagno steso a terra. -Sei sveglio? Roxas?- chiamò ancora, ricevendo un mugugno in risposta. -Roxas! Roxas mi riconosci?-
-…Axel?- replicò il biondo, confuso.
-Sì!- esultò il rosso, chinandosi su di lui per baciargli la fronte. -Ce l’hai fatta! Sei tornato!-
In un attimo, ricordò ogni cosa. Partendo da quell’ultimo, difficoltoso viaggio all’interno della propria mente in cui aveva rischiato di restare prigioniero, percorse a ritroso la propria memoria, osservando con orrore ciò che le sue mani avevano compiuto e ciò che era stato fatto al suo corpo quando il Freddo Accademico ne aveva preso il comando. Scattò a sedere, con il fiato corto, e sgranò gli occhi azzurri, puntandoli verso il compagno che gli stava accanto.
-C-Cosa ho fatto…?- balbettò in un soffio, sfiorando la ferita aperta sul fianco dell’altro con dita tremanti.
Il numero VIII richiamò la sua attenzione posandogli una mano sul viso. -Se vuoi proprio saperlo, mi hai salvato la vita.- disse con un sorriso. -Quel colpo probabilmente mi avrebbe eliminato, ma sei riuscito a deviarlo. Il risultato è questo, ma non preoccuparti, guarirà.-
Roxas spalancò ancora di più gli occhi, trafitto dalla conferma finale: stava per uccidere Axel. L’unico per cui aveva lottato fino a quel momento. L’unico che…
-Non pensarci più, Roxas, ok?- affermò Axel, carezzandogli le ciocche bionde e frenando i suoi pensieri. -Vexen la pagherà per ciò che ha fatto, ci penseranno Xemnas e Zexion.-
-…Zexion? È ancora…?- domandò incredulo.
-Già!- esclamò il rosso. -Quel nano ne sa una più del diavolo.-
Il sollievo che travolse la Chiave del Destino fu enorme. Dai suoi ricordi aveva capito che il Burattinaio Mascherato era stato eliminato dal numero IV e dai suoi Nessuno Samurai, invece era sopravvissuto. Fu in quel momento che un sussurro dei due guerrieri presenti raggiunse i suoi pensieri. La battaglia non era ancora conclusa. Toccava a lui porvi la parola fine.
Sotto lo sguardo perplesso del compagno, il custode si alzò. -Voi due restate qui, occupatevi di lui finché non arriva qualcuno.- ordinò, aprendo un varco oscuro accanto a sé.
-Come desideri, Kagi-sama.- risposero in coro i due, chinando il capo in segno di obbedienza.
-No, Roxas, aspetta! Dove pensi di andare?- domandò confuso, facendo per alzarsi.
Il suo movimento, però, si arrestò prima che potesse essere compiuto a causa di un bacio leggero della Chiave del Destino. Lo fissò nelle iridi smeraldine e gli sorrise incoraggiante.
-Vado a chiudere la partita. Non preoccuparti Axel.- asserì. -Tornerò presto, lo prometto.- proseguì, sancendo quella promessa con un nuovo contatto tra le loro labbra.
Voltate le spalle al numero VIII, il biondo si avviò, deciso a mantenere la parola data. Non poteva deludere proprio lui. L’unico che in tutto quel tempo che aveva trascorso nell’Organizzazione lo aveva fatto sentire come se, da qualche parte, il suo cuore ci fosse ancora e fosse in qualche modo recuperabile. Invece, lui non era nulla di più che un guscio vuoto, molto più dei suoi compagni, ed era stato un traditore a svelargli quella cruda verità che persino Xemnas conosceva benissimo. Frenando un sospiro, Roxas si addentrò nel varco e si chiese se davvero lui non fosse unicamente uno strumento nelle mani del Superiore e dell’Organizzazione XIII.

Axel guardò il biondo svanire nelle spire del passaggio oscuro e solo quando questo si chiuse, si accorse d’aver trattenuto il fiato. Si premette una mano sul fianco e si tiro in piedi per andare ad accasciarsi con cautela contro la parete più vicina. Si fidava di Roxas, quindi non doveva temere nulla, però…
-Cos’era quello sguardo?- pensò, prendendo un lungo respiro.
Nei limpidi occhi azzurri del numero XIII aveva scorto una strana sfumatura, un misto di dubbio e rassegnazione. Si chiese cosa potessero significare e a cosa fossero rivolte, ma non giunse al termine di quelle riflessioni perché i numeri II e III erano comparsi rispettivamente dal soffitto a testa in giù e in un turbine dalla finestra, pretendendo spiegazioni tra una maledizione e l’altra.

***

Il colpo ricevuto era stato così forte da fargli attraversare tutta l’area dell’Altare del Niente e farlo sbattere contro la balaustra dal lato opposto, lasciandovi una vistosa crepa. Vexen tossì, portandosi un braccio al torace e rialzando lo sguardo sul primo fondatore che bagnato da capo a piedi, torreggiava su di lui in un tutta la sua imponente figura, nonostante la distanza. Nel pugno stringeva ancora ciò che restava della fiala in cui aveva conservato il sangue di Roxas per tutto quel tempo e il peso del suo fallimento schiacciò la sua mente solitamente lucida e calcolatrice.
Le copie create dal Lexicon scomparvero come miraggi in un deserto e Zexion cadde in ginocchio con il respiro affannato e una mano premuta contro la ferita procuratagli dal Samurai. Persino il soprabito era ormai zuppo di sangue e come ulteriore segnale dell’emorragia e della stanchezza che ne era conseguita, la vista iniziava a sbiadirsi. Nonostante questo, però, riuscì perfettamente a distinguere la nera sagoma di Xemnas, illuminata dalla luce delle sue lame rosse, che si avvicinava al traditore che si rialzava a fatica. Sull’imperioso cammino del Superiore comparve un ostacolo fatto di ghiaccio, che fu abbattuto in un battito di ciglia con una sferzata della spada che il Nessuno teneva nella mano destra. Dal pavimento sorsero altri gelidi muri, ma nemmeno uno riuscì a frenare l’avanzata del numero I dell’Organizzazione. Falciato via l’ennesimo baluardo di difesa, Xemnas studiò con apparentemente algida indifferenza il vuoto lasciato dal varco che si stava chiudendo sotto i suoi occhi.
-Dove sarà andato a rifugiarsi?- pensò per poi voltarsi.
Osservò il Burattinaio Mascherato che sembrava pronto a crollare definitivamente da un momento all’altro. Non perse tempo a ragionarci sopra, salvare i compagni rimasti era la priorità assoluta. Il traditore avrebbe potuto cercarlo in un secondo momento, egli era solo e indebolito dalla sconfitta, non ci sarebbe voluto molto per ritrovarlo ed eliminarlo. Liberate le mani dalle proprie armi, il Superiore s’incamminò verso il compagno esausto, ma si fermò e con lui il suo respiro quando vide un varco aprirsi alle spalle del numero VI. Emerse un braccio teso e subito dopo il viso ossuto del Freddo Accademico, deformato in un’espressione folle e distrutta, mentre evocava una grossa scheggia di ghiaccio. Sgranò gli occhi ambrati e riprese in mano entrambe le spade, mentre richiamava una squadra di cinque Stregoni e il gelido dardo veniva scagliato in direzione del suo bersaglio. Tuttavia, né lui né i suoi soldati ebbero modo d’intervenire. Nello stesso istante, una katana macchiata di cremisi tagliò in due la scheggia e il Lontano Ricordo affondò nel torace dell’ex numero IV, trapassandolo senza pietà.
Roxas e il suo samurai erano emersi dal pavimento in silenzio in mezzo ai due Senza Cuore, come assassini professionisti, e rapidamente avevano portato a termine il loro compito. I due frammenti di ghiaccio passarono accanto all’alta figura del guerriero e s’infransero sul bianco pavimento, senza sfiorare nemmeno di un millimetro il Burattinaio Mascherato che, voltatosi, osservava la scena con sguardo spaesato. L’arto che aveva scagliato l’attacco si abbassò tremando, mentre veniva circondato da una spirale di polvere nera e Vexen tossì, schizzando di sangue il viso di quello che ormai non era più il suo strumento. Abbassò gli occhi verdi puntandoli in quelli azzurri, trovandoli sì vivi ma freddi, determinati, e persino furenti.
-Arrabbiato… Roxas?- soffiò con una risata derisoria, lasciandosi andare al Nulla che lo stava trascinando via.
-Già.- rispose secco il numero XIII. -Avrei voluto trapassarti almeno altre cento volte e non sarebbe comunque bastato.-
L’altro ghignò ancora. -Vorrei tanto avere un cuore per poter ridere, sai?- mormorò in modo tale che solo lui potesse sentirlo. -Quanto tempo durerai prima che il suo richiamo diventi irresistibile?- domandò infine, svanendo un pezzo alla volta.
La Chiave del Destino però non gli concesse altri istanti. Ruotò l’arma con un gesto secco, portandola di piatto, e tagliò il torace del Nessuno più anziano. Vexen fu privato dell’ultimo respiro e si ridusse in un ammasso di polvere, che l’attimo dopo fu inghiottita dal Nulla, senza lasciarne traccia.

***

Roxas osservò in silenzio la propria rosa mentre la bagnava con dell’acqua fresca. Nonostante il tempo passato dalla fioritura e i petali caduti, era ancora bella come il primo giorno in cui il suo bocciolo si era schiuso. Sembrava accaduto solo pochi giorni prima, invece era passato quasi un mese.
Ci avevano messo una settimana abbondante per riprendersi dallo scontro con il Freddo Accademico. I feriti erano stati curati al meglio delle loro possibilità, mentre gli altri, lui compreso, si erano dedicati alla riparazione del castello con l’aiuto dei Nessuno di bassa lega. La tranquillità era tornata a regnare tra le loro mura, ma alla Chiave del Destino quel castello non gli era mai sembrato tanto vuoto e gelido. Privata di quattro dei suoi membri, l’Organizzazione gli appariva come uno storpio che seguitava a camminare incurante della propria menomazione. Nonostante ciò, tutti loro avevano presto ripreso le loro missioni e la raccolta dei cuori per Kingdom Hearts. All’inizio, non andavano mai soli, ma negli ultimi giorni, Xemnas aveva allentato la corda e i viaggi di ognuno erano ripresi come se nulla fosse accaduto. Tutti tranne i suoi, ovviamente. Lui non veniva mai mandato in missione da solo, ed era sorvegliato a vista dai compagni più stretti persino all’interno del castello. Erano rari i momenti come quello, in cui poteva dedicarsi a se stesso in pace e serenità, sapeva che non sarebbe durato a lungo, quindi cercò di goderselo e di farne tesoro più che poté.
Fu un insistente e ritmico bussare alla porta della sua stanza che lo destò dai suoi pensieri. Con un sospiro rassegnato, Roxas posò l’innaffiatoio e si mosse per andare ad aprire al suo ospite.
-Ehi piccoletto!- esclamò Xigbar, comparendo a testa in giù dal soffitto, esattamente sopra la Chiave del Destino, che cacciò un piccolo grido per poi finire seduto sul pavimento.
-Buongiorno… Xigbar…- mormorò Roxas, massaggiandosi il fondoschiena dolente.
La sua piccola bolla di pace era scoppiata prima del previsto e con una violenza inaudita. Ed era certo di una cosa: alle apparizioni improvvise del numero II non si sarebbe mai abituato, nemmeno in cento anni.
-Che fai lì per terra?- chiese il Nessuno più anziano, ghignando, con un’innocenza talmente falsa che si sarebbe potuta percepire fino giù alla cittadella. -Tirati su che andiamo!-
-Andiamo?- ripeté il biondo, alzandosi e spolverandosi il soprabito. -Andiamo dove?-
-In missione! Il capo mi ha detto di prenderti e andare insieme a Wonderland!-
Il custode sbatté le palpebre un paio di volte. -Io non ne sapevo niente… Perché- Ah!- s’interruppe con un altro gridolino a causa del varco che si era aperto sotto i suoi piedi.
-Senti piccoletto, questi sono gli ordini, quindi andiamo!- affermò Xigbar sparendo di nuovo per apparire sotto il ragazzino e trascinarlo con sé, tirandolo letteralmente per i piedi, mentre si esibiva in una risata sguaiata che coprì totalmente le vane proteste dell’altro. -Con te ci si diverte di sicuro!-

Quando tornò quella sera, stanco e con i capelli ancora più in disordine del normale, Roxas lasciò volentieri a Xigbar l’impegno di fare rapporto al Superiore e se ne andò direttamente in camera sua, senza nemmeno passare dalla porta. Si liberò del soprabito e si sdraiò sul letto, dando le spalle all’uscio e puntando gli occhi celesti sulla finestra e sul cuore color latte che stava sospeso nel cielo nero di quel mondo.
Concedendogli giusto uno o due giorni di riposo tra una missione e l’altra, Xemnas non gli stava dando tregua. Ovviamente, ne sospettava la ragione: con quattro membri in meno i restanti dovevano lavorare molto di più per raccogliere i cuori, lui soprattutto, che grazie al keyblade poteva velocizzare ulteriormente questo processo, veniva mandato fuori quasi tutti i giorni. Sospirò, in quelle condizioni non sarebbe mai riuscito a recarsi in un mondo specifico.
Un leggero bacio sulla nuca e un braccio che gli cingeva il fianco lo destarono dai suoi pensieri. Roxas sorrise e si appoggiò totalmente al petto che non aspettava altro che accoglierlo. A quei gesti dolci e premurosi si era abituato anche troppo presto, e allo stesso tempo aveva cancellato il ricordo di altre mani che si muovevano sul suo corpo.
-Bentornato Axel.- disse, voltandosi.
-Grazie.- replicò lui. -Bentornato anche a te, ho sentito il rapporto di occhio di falco.-
Il biondo ridacchiò. -Se ti sente…-
-Mi farò inseguire come sempre!- esclamò divertito il rosso, prima di sollevarsi e spingerlo con la schiena contro il materasso.
Gli aggredì le labbra l’attimo dopo, cercando immediatamente un contatto più profondo e intenso. Roxas lo accontentò, schiudendo la bocca e liberandolo del soprabito che ancora aveva addosso. Il capo d’abbigliamento scivolò sul pavimento con un fruscio e nel suo abbraccio finirono presto anche i guanti del numero VIII e i vestiti di entrambi. Quando si separarono in cerca d’aria, il biondo riaprì gli occhi e non poté non guardare la candida cicatrice rimasta sul fianco del suo compagno. La sfiorò con la punta delle dita, ma fu Axel stesso a impedirgli di toccarla totalmente e a richiamare la sua attenzione, posizionandosi meglio tra le sue gambe. Lo baciò con dolcezza sulle labbra, per poi passare alla guancia e infine al collo, torturandolo anche con piccoli morsi, che lo ricompensarono presto: Roxas sospirava sotto il suo tocco, aggrappandosi alle sue spalle e spingendosi verso di lui per chiedere altro.
Il custode del keyblade aveva capito che non doveva pensare a quel che aveva fatto, era stato perdonato per tutto e anche quel segno bianco sul corpo del numero VIII non era altro che un ricordo da mettere da parte. Sussultò e gli sfuggì un gemito quando Axel gli accarezzò l’intimità prima di cominciare a massaggiarla insieme alla propria. A quel punto, Roxas gettò la testa all’indietro, affondando con la nuca nel cuscino, e si abbandonò alle mani del suo amante, spegnendo ogni pensiero.
Dalle labbra, il rosso era tornato a dedicarsi al collo del suo compagno e quando gli venne offerto involontariamente più spazio non se lo lasciò sfuggire. Gli piaceva da impazzire vezzeggiarlo con baci, morsi e lappate, e impegnarsi per non lasciare segni sulla sua pelle sottile. Al suo orecchio giunse un gemito più acuto dei precedenti, quindi Axel sollevò il viso e trattenne il fiato quando incrociò gli occhi di Roxas: gli sembrarono fatti d’acqua tanto erano lucidi a causa della libidine che li aveva annebbiati. Deglutì a vuoto. Quei pozzi celesti erano in grado di incantarlo in un attimo come se non li avesse mai visti prima. Probabilmente stanco di attendere, il Nessuno più giovane intrecciò le dita tra le ciocche scarlatte dei suoi capelli e gli strinse le ginocchia sui fianchi, mentre gli rubava un nuovo bacio intervallato da sospiri spezzati.
Il rosso, però, non aveva intenzione di giungere al sodo, non ancora. Smise di stimolare le loro erezioni, ottenendo un misto tra un ringhio e un grugnito, che lo fece ridacchiare, ma non si lasciò intimorire e proseguì nei propri intenti. Con la mano destra andò a carezzare con leggerezza il fianco del biondo, spostandosi poi all’interno coscia, mentre con le dita della mancina gli solleticava l’apertura senza violarla davvero. La Chiave del Destino fremette e rabbrividì sotto quei tocchi giocosi, che secondo lui avevano il solo scopo di farlo impazzire, quindi si fece audace e prese il controllo del bacio che ancora non si era interrotto, tramutandolo in uno schioccante scontro. Axel mugolò, piacevolmente sorpreso, quindi si mise a sedere, trascinando l’amante con sé, che si accomodò meglio sulle sue gambe e sospirò, quando l’erezione sfregò contro i loro addomi vicinissimi. Solo allora, il numero XIII sciolse il contatto tra le loro labbra per mancanza d’aria, ma non diede al compagno il tempo di reagire perché lo spinse delicatamente a sdraiarsi sulla schiena con lui che lo guardava dall’alto, sorridendo con malizia e dichiarando la propria vittoria.
Axel ridacchiò ancora, divertito da quella presa di posizione ma di certo non sconfitto né pronto ad arrendersi al volere di quel piccolo diavolo mascherato. In un attimo, il Nessuno più giovane si ritrovò disteso sul materasso con la testa sul cuscino e le gambe appoggiate alle spalle dell’amante, che aveva ripreso a mordergli l’orecchio e a soffiarvi il proprio amore dopo ogni morso.
Quando finalmente Axel si spinse nel suo corpo, Roxas trattenne il fiato e allacciò le braccia attorno al collo dell’altro, stringendo le ciocche rosse tra le dita. Subito dopo rialzò le palpebre che aveva abbassato e riprese a respirare, mentre incrociava le iridi del suo amante. Si sentì trafitto da quello sguardo smeraldino, caldo come il fuoco che il numero VIII controllava con il semplice pensiero.
Spalancò la bocca in un gemito quasi soffocato quando giunse la prima spinta, che gli donò un’intensa scarica di piacere. Seguì poi la seconda e la terza, e poi tante altre, sempre più veloci ed esigenti, ma a un tratto il ritmo calò fino a spegnersi e lui mugugnò, protestando, per restare senza fiato il momento dopo, perché di nuovo la mano calda del rosso si era stretta attorno alla sua erezione pulsante.
Dal canto suo, Axel sospirò nel sentire i muscoli dell’altro contrarsi attorno alla propria virilità, quindi riprese a muoversi, dando alla propria mano lo stesso ritmo delle spinte, mentre si chinava ancora una volta sul collo del biondo. Non si sarebbe mai privato della possibilità di sentirlo gemere e sospirare accanto al suo orecchio, mai. A quel pensiero, aumentò istintivamente la velocità; voleva sfamarsi dei suoni prodotti dalla bocca della Chiave del Destino, in cui a tratti emergeva il proprio nome. E fu quella la parola che fuggì dalle labbra di Roxas, insieme a un gemito quando raggiunse l’apice del suo piacere, stringendosi ancora di più a lui e conficcandogli le unghie nella schiena.
Solo allora, il Nessuno più anziano si concesse di tornare a baciarlo, invadendogli la bocca con un contatto profondo e quasi violento, che lasciò entrambi senza fiato. Stordito, il biondo lasciò che il suo compagno continuasse, ma ci volle poco prima che anche lui arrivasse al culmine dell’amplesso, riversando un verso roco e soddisfatto direttamente sulla sua lingua.

Passenger - Let her go (cover dei Within Temptation dall'album The Q-Music Sessions)

Uscito dal suo corpo, Axel aveva coperto entrambi con le lenzuola e lo aveva fissato un’ultima volta negli occhi, prima di stringerlo tra le braccia, sussurrandogli per l’ennesima volta il suo amore all’orecchio, e cadere addormentato contro la sua spalla. A occhi socchiusi, Roxas sorrise e ricambiò l’abbraccio del rosso, per poi alzare il viso sul soffitto della propria stanza.
Gelò all’istante, sgranando le iridi celesti.
Le stelle finte che il suo compagno gli aveva regalato brillavano nel buio della camera e dopo quasi un mese gli ricordarono con fredda dolcezza che era un altro il luogo in cui doveva stare. Deglutì, sentendo la bocca asciutta come sabbia, e si ritrovò ad annaspare in cerca d’aria. Istintivamente si strinse ancora di più al suo amante, per poi donargli un’occhiata tremante e combattuta.
-Perché? Perché proprio adesso?- pensò, mordendosi il labbro inferiore per soffocare un singhiozzo.
Tornò a guardare il soffitto mentre la prima lacrima silenziosa gli solcava la guancia. Amava Axel. Lo amava dal profondo dell’anima, ne era più che sicuro, ma sapeva anche con assoluta certezza che il suo posto era un altro. C’erano tante cose a gridarglielo: il dolore che sentiva all’altezza del petto, vuoto; la consapevolezza di essere considerato un mero strumento dagli altri membri dell’Organizzazione; e quelle finte stelle, che sembravano spingerlo a rivestirsi e andarsene in quel preciso istante per andare a vedere quelle vere, nel cielo limpido e blu -non nero come l’inchiostro, ma blu. Un bellissimo e vellutato blu che ricordava perfettamente- delle Destiny Islands.
Sentì il suo compagno muoversi nella sua stretta, così la allentò di colpo, fissandolo con occhi sgranati, terrorizzato al pensiero che potesse svegliarsi e trovarlo in quello stato. Fortunatamente, il rosso si limitò ad accoccolarsi meglio sotto le coperte, restando beatamente a dormire.
Roxas prese un lungo e tremante respiro. Guardò il viso disteso di Axel, poi il soffitto, facendolo saltare dall’uno all’altro. Istintivamente si portò una mano al petto, cercando di lenire quel dolore straziante che sembrava spaccarlo a metà. Crollò tra le braccia del sonno dopo una lunga e sfibrante ora, con due lacrime che ancora gli solcavano le guance.
E come a seguirne la scia, anche la sua rosa pianse due petali, emettendo un silenzioso suono di rottura.





Eccoci in fondo.
Gentili lettori, esultate! Vexen è morto! So che aspettavate questo lieto evento da "qualche" capitolo xD
Dunque, ora che Vexen ha tirato le cuoia, sono altri i nodi che vengono al pettine. Nonostante tutto, nonostante l'amore che prova per Axel, Roxas continua a pensare alle Destiny Islands, al loro cielo e alle stelle che potrebbe ammirarvi se solo ci andasse.
Vi ricordate che ho aggiunto l'Angst come genere, vero? <.< Bene, ecco la punta dell'iceberg :D *si eclissa*
Vi prego di non picchiarmi ç.ç
Quindi, il prossimo sarà l'ultimo capitolo e io spero vivamente di postarlo prima della fine dell'anno, ma non garantisco nulla. L'università e le mille altre cose che faccio mi prendono sempre più tempo ed energie, ma cercherò di fare del mio meglio. In più, ho già bene in mente cosa scrivere, quindi non dovrei avere troppi problemi. Per quanto riguarda ciò che avete letto sopra, ebbene sì: la mia difficoltà è stata la lemon. Era da tanto che non scrivevo una scena Akuroku di questo genere e mi sono trovata ad annaspare quando mi sono accorta di non essere riuscita a renderla come volevo. Per fortuna, alla fine sono uscita dal tunnel (?) del blocco dello scrittore.
Per concludere, mi auguro che il capitolo vi sia piaciuto :3
...e in realtà ho un'altra cosa da fare. Cioè ringraziare voi. È da una vita che non ringrazio chi ha messo la fic tra preferite/ricordate/seguite e, a parte gli ultimi che hanno inserito la storia nei suddetti elenchi di recente, credo di essermi persa qualcuno con l'elenco di EFP, visto che ho altre fic in ballo e si aggiorna continuamente. Perciò, spero che non vi dispiaccia se per oggi vi ringrazio in modo generale, poi prometto che vi ringrazierò uno per uno, così non sbaglio :3
Grazie a tutti coloro che hanno inserito la fic tra le preferite, le ricordate e/o le seguite, grazie a chi ancora commenta nonostante tutto e grazie anche a chi legge soltanto. Siete veramente tantissimi, grazie di cuore <3
Detto questo vi saluto! Ci rivediamo con l'ultimo capitolo!
See ya!
  
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