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Autore: FeLisbon    13/11/2014    2 recensioni
Ambientata nel finale della 6x20 "Il tavolo bianco".
Quella busta di cannoli, significava qualcosa di più di un "voglio che tu sia felice"?
Cosa sarebbe successo se la forte e splendida Lisbon non si fosse accontentata di quella mezza verità e non fosse rientrata a casa?
"Scelta difficile, coraggiosa, ammirevole."
Buona lettura, spero vi piaccia!
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon | Coppie: Jane/Lisbon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ha fatto una scelta difficile signor Aurelio... Ma coraggiosa, davvero ammirevole!”

Quelle parole che solo qualche ora prima lui medesimo aveva detto, gli risuonavano ancora nella testa. Scelta difficile, coraggiosa, ammirevole... Come mai quelle continuavano a rimbombare? Stava forse cercando di dire qualcosa a se stesso?

Camminava sul marciapiede a passo lento ma costante. Una parte di lui, la più orgogliosa e testarda, gli suggeriva di fermarsi all'istante e di tornare indietro. Ma i suoi piedi continuavano a proseguire diritti verso casa di Lisbon, quasi come se non fosse davvero la sua mente a governarli.

In mano teneva una busta di carta con dentro i cannoli che il signor Aurelio gli aveva regalato in forma di ringraziamento: “Questi sono per lei Patrick Jane e per la sua collega, l'agente Lisbon. Spero che possiate goderveli. Vi ringrazio di cuore per il vostro lavoro.” Era stato forse un tentativo di incoraggiamento? Ma no, che cosa ne poteva sapere un ristoratore italiano appena conosciuto?

Eppure adesso stava andando proprio a godersi quei magnifici cannoli con la sua partner. Senza una ragione precisa, voleva farlo e basta. Voleva vederla e trovare nei suoi occhi la certezza che non lo avrebbe lasciato, che non sarebbe partita per Washington. Infondo era sempre la sua prevedibile Lisbon e una parte di lui ripeteva con arroganza che la conosceva bene e che alla fine sarebbe rimasta.

Ma, forse per la prima volta, le sue certezze cominciavano a vacillare.

Arrivò di fronte alla sua porta di casa ancor prima di aver capito che cosa ci facesse realmente lì. Alzò la mano libera per bussare ed ebbe un'istante di esitazione. Forse è meglio lasciar perdere. Ma mentre stava ancora formulando il pensiero la sua mano picchiò delicatamente sul legno rosso. Solo sentendo quel suono e immaginando Teresa che veniva ad aprirgli si sentì sereno e non riuscì a trattenere un sorriso. Non si chiedeva più cosa stesse facendo, la scusa dei cannoli gli sembrava abbastanza valida e poi avrebbe lasciato che la situazione si evolvesse da sé, non c'era mica bisogno di fare quella scelta difficile, coraggiosa, ammirevole... Le stava per regalare degli splendidi cannoli fatti a mano, cosa poteva mai andare storto? Erano sempre loro infondo, Jane e Lisbon, una bella squadra, non c'era bisogno di scelte.

La chiave girò nella serratura ed il suo sorriso si fece ancora più luminoso. Un sorriso destinato a spegnersi violentemente di fronte all'uomo bruno che aveva appena aperto la porta.

“Jane”

“C'è Lisbon?” forse avrebbe dovuto essere più educato con Pike, ma in quel momento tutto il suo sangue freddo era scivolato via. Non era riuscito nemmeno a nascondere la delusione! Non era da lui, aveva sempre saputo mentire e celare le sue emozioni egregiamente.

“Si. Teresa è... è Jane”

Nei pochi secondi di attesa riuscì a recuperare un certo controllo, così quando Lisbon perplessa gli chiese cosa stesse succedendo, sfoderò un sorriso ingenuo e superficiale mostrandole i cannoli. D'un tratto gli era passata la voglia di essere lì, voleva solo andarsene il più velocemente possibile senza far percepire il suo stato d'animo. Si sentiva...ferito. Perché mai? Avrebbe dovuto aspettarsi che Marcus sarebbe stato con lei!

Teresa era così confusa. Si sentiva lievemente in colpa di aver messo Pike in quella situazione, ma infondo non aveva invitato lei il suo consulente. D'altro canto era stupita di vedere Jane a quell'ora fuori dalla sua porta di casa. Che diavolo era venuto a fare? A portare dei cannoli? Ora mai lo conosceva bene, conosceva i suoi sorrisi, sia quelli falsi che quelli profondi, puri, che illuminavano il mondo. Mentre prendeva la busta e ringraziava non poteva fare a meno di notare che l'espressione che ora si dipingeva sul bel viso che aveva di fronte era tutto tranne che sincera.

“Jane, non sei venuto qui a quest'ora solo per darmi dei cannoli.” Ma cosa stava facendo? Avrebbe dovuto lasciarlo andare e tornare dentro da Marcus. Perché dava ancora corda a quell'uomo-bambino, al posto di entrare dal suo ragazzo, che l'amava, che non le mentiva, che diceva chiaro e tondo quello che pensava? Eppure fece un passo in avanti e si richiuse la porta alle spalle.

Patrick rimase interdetto. Non si aspettava che Lisbon lo mettesse alle strette. Adesso si sarebbe dovuto inventare per forza qualcosa, doveva scegliere le parole giuste da consegnarle insieme a quella busta di cannoli. Doveva fare una scelta difficile. Ma sarebbe stata anche coraggiosa, ammirevole?

“Senti io ho riflettuto sulla tua partenza e...” Scelta difficile, coraggiosa, ammirevole. “Voglio che tu sappia che desidero solo la tua felicità. E questa è la cosa più importante per me, che tu faccia ciò che ti rende felice.”

Ma quale coraggio, era stato un codardo. E adesso si stava già allontanando con la coda tra le gambe e le parole non dette in mezzo ai denti. Sentiva le lacrime inumidirgli appena un poco gli occhi.

Teresa era senza parole, era riuscita a rispondere solo un titubante “Si”. Guardando la sua schiena allontanarsi si asciugò un lacrima e si voltò verso la porta, verso Marcus. Infondo era meglio così, il comportamento di Jane le rendeva ancora più facile il prendere una decisione. Certo, le aveva detto una frase molto dolce, ma da vigliacco. Si era nascosto dietro parole sincere forse, ma che significavano tutto ed allo stesso tempo niente. Ancora una volta non era stato capace di esprimere ad alta voce un sentimento, nemmeno uno! Per l'amor del cielo, era proprio un'imbecille.

Ma mentre tentava di convincersi a lasciar perdere per l'ennesima volta, un moto di rabbia prese il sopravvento. Si allontanò dalla porta girandosi di scatto verso il suo vialetto e percorrendolo a grandi passi.

“Smettila di dire stronzate Jane! Che razza di persona sei?!”

Patrick rimase pietrificato, ancora voltato di schiena. Chi era quella donna? E che fine aveva fatto la sua “prevedibile Lisbon”, come l'aveva definita solo la sera precedente? Aveva sentito poche altre frasi uscire dalle sue sottili labbra con quel tono così aspro e rabbioso. L'aveva fatta incavolare un milione di volte in un milione di modi diversi, ma solo in una o due occasioni lei aveva reagito con tanta violenza. Ed anche quelle poche situazioni non erano paragonabili a questa. Che razza di persona sei... La potenza di quelle parole lo colpì come uno schiaffo. Aveva ragione.

Teresa rimase a pochi passi di distanza, tremando dalla collera. Era scoppiata, così, senza preavviso e senza volontà. Non ce l'aveva fatta a tornare silenziosamente in casa. Aveva solamente aperto la bocca e lasciato uscire tutto quello che si era accumulato negli ultimi giorni di tensione. Lo guardava rimanere immobile senza fiatare, e più lui stava fermo e zitto, più la sua rabbia aumentava. Se solo avesse avuto con se la sua pistola...!

Poi finalmente lo vide voltarsi verso di lei. Si muoveva lentamente, come fanno gli artificieri quando devono disinnescare una bomba: pochi movimenti delicati e studiati nel dettaglio. Appena poté vederlo in faccia rimase colpita. Aveva un'espressione devastata, come se gli avesse fatto davvero male. Avrebbe voluto corrergli in contro, abbracciarlo e scusarsi per essere stata così cattiva, ma tutta quella frustrazione, e in parte il suo orgoglio, glielo impedivano. Rimase immobile, fredda, puntando il suo sguardo rabbioso in quello ferito di lui. Non sapeva da dove era riuscita a tirare fuori tutta quella determinazione, ma il danno era stato fatto, non poteva certo tirarsi indietro ora. Domani quasi sicuramente se ne sarebbe pentita.

Per la prima volta in vita sua, Patrick non sapeva cosa dire. Non aveva la più pallida idea di come gestire quella situazione. Avrebbe solamente voluto chiudere quel vaso di Pandora da cui stava uscendo la cosa più spaventosa che avesse mai visto. Come? Come poteva mettere fine a quella conversazione in modo rapido ed efficace? Come poteva scappare più lontano possibile da quell'esile donna che gli stava sbattendo in faccia tutta la sua incapacità di essere un essere umano? Perché era di questo che si trattava: essere un essere umano, una persona normale che sa esprimere i suoi sentimenti, che sa comportarsi in modo giusto, che sa essere sincero. Come si faceva ad essere così? Ne era mai stato capace? Rimase in silenzio.

Se pensava di aver raggiunto il suo massimo, Teresa si sbagliava alla grande.

“Non hai niente da dire? Ti presenti con un sacchetto di dolci, a casa mia, a quest'ora e pensi che possa bastare? Cosa credi che sia, una bambina da tenere a bada con una merendina? Credi che dei cannoli possano convincermi a restare? Credi che sia sufficiente un sputino serale per esprimere i tuoi sentimenti? Perché per una volta, una singola volta Jane, non hai il coraggio di dirmi quello che pensi per davvero? Vuoi che io sia felice, lo vuoi davvero...allora sii sincero con me! Non...”

Un fiume in piena lo stava travolgendo, si sentiva soffocare, non sapeva come arginare quella marea di parole e domande che lo sommergevano. Stava annegando.

La sua mente era in preda alla paura e non riusciva a riprendere il controllo. Paura della verità, paura di quei sentimenti che provava e che non erano mai stati così chiari e forti. Poi in tutto quell'insieme indistinto di di pensieri si delineò una frase, chiara, nitida: scelta difficile, coraggiosa, ammirevole.

E finalmente prese quella scelta.

Con pochi passi decisi percorse lo spazio che la separava da quel meraviglioso essere umano che gli stava sbraitando addosso. Ancor prima che lei potesse accorgersene prese il suo viso tra le mani e lo accostò al suo. Rimase un attimo soltanto ad osservare la sua partner da quella distanza così ravvicinata – era la creatura più bella che mai avesse visto – e poi la baciò. Un bacio lungo, intenso, pieno di tutto l'amore che provava e che non era stato capace di dirle.

Teresa rimase pietrificata tra le sue mani. Pensò a Pike a pochi metri di distanza che la stava aspettando e sapeva che avrebbe dovuto fare qualcosa. Ma appena vide quei due occhi azzurro cielo che la guardavano da così vicino, ogni altro pensiero le scivolò via dalla mente. Chiuse gli occhi un istante prima che le loro labbra si sfiorassero e si lasciò trasportare da quella passione così travolgente. Da quell'amore che finalmente, li univa.

   
 
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