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Autore: SNeptune84    15/11/2014    4 recensioni
Dopo il suicidio di suo fratello Claudio, Enrico viene a conoscenza del reale lavoro di suo fratello, e del fatto che, molto probabilmente, quel suicidio gli era stato imposto da qualcuno. Decide di indagare con l'aiuto di Drew, collega di Claudio, seguendo le tracce lasciate dallo stesso Claudio e che solo lui può decifrare, con un codice che solo loro conoscono.
Genere: Azione, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

Il computer portatile elaborava la grande quantità di informazioni inserita. Enrico aveva fotografato ogni singolo angolo di quell'appartamento, centinaia di foto scattate con la sua macchina fotografica digitale ad altissima precisione, per poi farle elaborare dal suo PC, che era in grado di ricostruire virtualmente quegli antri, estrapolare quel codice segreto per poi decriptarlo.

Aveva creato lui stesso quel programma.

Da sempre un genio dell'informatica, non era stato difficile creare un software in grado di elaborare fotografie come se fossero i tanti pezzi di un puzzle, in modo da ricostruire pareti, se non addirittura stanze, facendo coincidere quelle parti di foto in comune, ricostruendo pezzo per pezzo l'intero ambiente fotografato.

Sarebbe stato un lavoro lungo, ci sarebbero volute settimane per completarlo alla perfezione. Per questo aveva affittato un appartamento, non molto lontano da quello del fratello, dove poter lavorare in pace su quelle immagini che racchiudevano un testo che Claudio gli aveva lasciato.

Una volta ricostruita la stanza sul computer, il lavoro più difficile era stato quello di estrarre quelle scritte per portarle su un file di testo. Non poteva permettersi di sbagliare: una singola cifra errata avrebbe portato a notevoli modifiche nel messaggio decriptato, soprattutto se tale sbaglio avesse portato alla duplicazione di uno dei numeri presenti sulla riga. Una volta ottenuto il file di testo con il codice per intero, quel piccolo programmino, che aveva scritto poche settimane prima per tradurre l'indirizzo sulla lettera, dopo essersi ricordato le regole di quella codifica, avrebbe estratto l'intero testo lasciatogli dal fratello, testo dal quale sperava di capire il vero motivo del suo suicidio.

Aveva passato intere notti in bianco per estrarre quei numeri; ogni volta che il computer non era in grado di identificare la cifra presente sull'immagine, interveniva a mano, sfogliava le foto relative a quel particolare o, nel caso fossero poco chiare, si recava direttamente nell'appartamento, per avere la certezza della cifra indicata in quel punto.

Quando finalmente il parser da lui creato riuscì ad estrarre il testo racchiuso in quelle mura, Enrico potette scoprire una realtà ben diversa dall'apparenza, un segreto che il fratello si era tenuto per sé per dieci, lunghi anni.

 

Ciao, Enrico.

O almeno, spero che sia tu a leggere, dato che questo codice lo conosciamo solo noi due. Se sei arrivato in questa casa vuol dire che mi è successo qualcosa, che mi hanno catturato o, peggio, che mi hanno ucciso.

Chi, ti starai chiedendo. Cercherò di spiegarti in poche parole, anche perché lo spazio a disposizione è poco. Ormai sono dieci anni che lavoro per i servizi segreti, indago sul traffico di sostanze stupefacenti tra l'Italia e la Cina. In particolare sono incappato in un'organizzazione mafiosa potente, la mia missione principale era scoprire il più possibile su di loro.

 

Servizi segreti.

Ad Enrico colpirono subito quelle parole. Si ricordava di quando lui e Claudio erano piccoli, quando il fratello fantasticava, dicendo che voleva diventare un agente segreto, come James Bond. In qualche modo ci era riuscito, era entrato veramente nei servizi segreti, anche se forse non indossava uno smoking e non era circondato dalla strafiga di turno. Con quell'unica frase iniziava a dare un senso alla loro separazione, a quelle parole dettegli da Claudio l'ultima volta che si erano visti: il lavoro che lo obbligava a stargli lontano era quello. Non poteva credere che quelle parole fossero veritiere, eppure in cuor suo sapeva che potevano esserlo, in quanto Claudio nascondeva grandi capacità di intuizione, era perfetto per quel lavoro.

Andò avanti a leggere, cercando di concentrarsi sul resto del testo, sperando di scoprire altri particolari su quella seconda vita del fratello.

 

Fortunatamente non ero da solo: ero affiancato da un uomo dell'FBI americano, si faceva chiamare Drew. Mi ha aiutato molto in questi anni, era l'unico di cui mi fidassi ciecamente; ti consiglio di cercarlo al più presto. Lui saprà spiegarti meglio il mio lavoro e chi è il nemico, preferisco non approfondire oltre su queste mura; se dovesse leggere la persona sbagliata, rivelerei troppe informazioni.

Per contattarlo, vai alla biblioteca che gestivo e cerca il nostro libro, dovresti capire qual è. Dentro troverai un cellulare, quello che usavo per contattarlo, su cui è salvato il suo numero privato. Lascialo suonare per tre volte e poi stacca. Ti richiamerà lui subito dopo, era il nostro modo per farci riconoscere. Evita di spiegargli per telefono qualunque cosa, meglio evitare possibili intercettazioni. Chiedigli di vedervi; accetterà sicuramente, se farai il mio nome.

 

Un altro segreto celato per tutto quel tempo da Claudio, una persona di cui Enrico non sapeva assolutamente nulla: Drew. C'era veramente da fidarsi di quest'uomo? Purtroppo, non aveva molta scelta, questo Drew poteva essere l'unico che avrebbe potuto aiutarlo a capire qualcosa di più sul suicidio, o almeno presunto tale, di Claudio. Ad ogni frase si rendeva conto di quanto poco conoscesse il fratello ormai, di quanto quei giorni in cui erano rimasti lontani erano serviti per farli diventare completamente estranei tra loro. Non era nemmeno andato al suo matrimonio, Claudio; non era riuscito a rintracciarlo per tempo. Gli unici contatti che avevano erano delle lettere, che mandava sempre e solo il più grande, senza mai indicare un indirizzo al quale potesse rispondere. Si stava pentendo di non averlo cercato prima, di aver aspettato così a lungo, per poi perderlo nella tragedia.

Voleva recuperare ora, vendicare la sua morte, e per farlo doveva cercare Drew.

Solo che non aveva idea di dove fosse la biblioteca, né quale fosse il libro citato nel testo. Continuava a pensarci, senza risultato. Non aveva nessuna idea buona, non ricordava di un libro importante per loro, buio totale. Decise di andare avanti a leggere quelle ultime righe, continuando a pensare a quale potesse essere il libro, sperando, nel frattempo, di trovare indizi sull'ubicazione della biblioteca gestita da Claudio.

 

Per non buttare via dieci anni di indagini, comunque, ho deciso di lasciare i miei appunti sparsi per l'Italia, nelle varie città in cui sono stato. Solo tu puoi leggerli, solo tu sei in grado di decifrarli. Spero ne farai buon uso. Nemmeno Drew conosce questi luoghi; ho voluto mantenere tutto segreto, perché nemmeno la fiducia cieca che c'era nei suoi confronti è sufficiente per rivelare certe informazioni.

 

Il resto era un elenco di indirizzi e città, oltre a quello della biblioteca di Milano, accompagnato dal luogo dove si trovava la chiave per entrarvi. Più che un luogo, era un angolo di quella casa, un nascondiglio perfetto per un oggetto così piccolo. L'aveva incastrata tra due mattonelle del pavimento; era praticamente invisibile ad occhio nudo, senza le dovute indicazioni. Si era fiondato in quella casa a cercarla immediatamente dopo aver letto quella parte del testo segreto, trovandola facilmente. Non restava che recarsi alla biblioteca per cercare il libro, sperare di ricordarsi quale potesse essere una volta laggiù, immerso tra quei tomi polverosi.

 

La biblioteca non era distante dalla casa di Claudio. Bastavano poche fermate della metro e qualche minuto a piedi per raggiungere quella stretta viuzza dov'era collocata. Enrico si era dapprima stupito di trovarla in un posto tanto isolato, ma poi aveva intuito che fosse fatto apposta, in fondo quella era solo una copertura. In quel modo poteva chiudere quando voleva, senza rischiare che qualche cliente abituale potesse intuire qualcosa, sempre che ci fossero clienti abituali in un luogo simile.

Arrivato di fronte, non potette non notare il cartello appeso sulla porta.

 

La biblioteca al momento è chiusa. Se avete dei libri da restituire, infilateli nella buca apposita qua sotto.

Al mio ritorno vedrò di registrare la vostra restituzione.

Grazie.

 

Nessuno poteva sapere che non sarebbe mai tornato, tutti avevano seguito alla lettera quel cartello, tanto che la buca in questione straripava di libri riconsegnati, che ormai non riuscivano più ad entrare completamente all'interno della scatola posta sul retro dell'ingresso.

Facendo attenzione a non farli cadere, Enrico prese la chiave trovata poco prima nell'appartamento di suo fratello e aprì la porta, ritrovandosi davanti a scaffali pieni di libri impolverati, segno che effettivamente era da parecchio tempo che nessuno entrava in quel luogo. Aprì la persiana che chiudeva il grosso finestrone che dava verso la strada e fece entrare i raggi del sole, che illuminarono quel locale semiabbandonato. C'era veramente una grande quantità di libri; con la luce poteva constatare che la biblioteca si estendeva parecchio verso l'interno dell'edificio, oltre che al piano di sopra, regalando una piacevole vista ad un qualunque appassionato di letteratura. Erano tutti suddivisi per genere, in rigoroso ordine alfabetico, rispecchiando quella precisione tipica di Claudio.

Enrico iniziò a dubitare di potersi ricordare quale fosse il libro, indicato dal messaggio di suo fratello, semplicemente guardando i titoli di quelli presenti, abbattendosi per non essere riuscito a capire da solo di cosa stesse parlando.

Affranto, si voltò verso il bancone dove Claudio registrava i libri presi in prestito dai clienti e notò un piccolo portafoto. Era anch'esso impolverato, come tutto il resto, ma sotto quello strato di polvere si intravedeva una fotografia. Riconoscendola almeno in parte, Enrico decise di rimuovere quello stato di sporco, scoprendo la foto di loro due bambini, che giocavano. Dovevano avere sette anni lui e dodici Claudio, se non ricordava male era quella l'estate in cui si divertivano a giocare a Peter Pan e Capitan Uncino. In quella foto, infatti, lui aveva un cappellino verde a punta e uno spadino, mentre Claudio sfoggiava un cappello da capitano e un uncino. Avevano comprato il materiale in un negozio di giocattoli e si erano divertiti un mondo insieme, scambiandosi i travestimenti di tanto in tanto. Si ricordò di quanto fossero rimasti incantati da quel libro, che leggeva loro la madre ogni sera, un pezzo per volta, guardando la versione Disney del film e quelle cinematografiche.

Fu grazie a quella foto che Enrico capì, il libro di cui parlava Claudio non poteva essere che quello: Peter Pan. Si mise a cercarlo, nella sezione narrativa, e lo trovò. Era un tomo decisamente spesso, più di quanto ricordasse, meno impolverato rispetto agli altri. Quando lo prese, si accorse che non era un libro normale, infatti al suo interno c'era un buco, con il famoso cellulare nominato nel messaggio.

Il primo tentativo di accenderlo fallì miseramente, dopo tutto quel tempo la batteria si era scaricata ed ora quel piccolo apparecchio non dava alcun segno di vita. Doveva trovare il caricabatterie; sicuramente doveva averlo messo da qualche altra parte, magari all'interno della biblioteca stessa. Iniziò a cercare, partendo dai cassetti della scrivania presente all'ingresso, la stessa sulla quale era poggiata la fotografia di poco prima. Lo trovò nel secondo cassetto; sembrava lasciato lì apposta per lui, perché lo trovasse in caso di necessità.

Collegò il telefonino al caricabatterie e lo mise in carica. Dopo qualche istante la luce rossa, che indicava l'attacco all'alimentazione esterna, si accese, lasciando capire ad Enrico che, forse, sarebbe riuscito ad accenderlo. Necessitò di qualche tentativo, la batteria era troppo scarica per reggere e c'era voluto un po' perché avesse la carica necessaria per reggere l'accensione, ma alla fine c'era riuscito, il telefono si era acceso ed era riuscito a prendere la linea.

Cercò subito in rubrica il numero di Drew, era l'unico salvato su quel telefono. Lo fissò per un po'; non era più sicuro di volerlo contattare, in fondo non sapeva nemmeno chi fosse, se poteva fidarsi di quella persona. Però voleva dar fiducia al fratello, e scoprire qualcosa in più sul suo lavoro.

Fece partire la chiamata, tre squilli, poi staccò. Ora doveva solo aspettare che richiamasse, sperando che avesse sentito la sua richiesta. Il telefono iniziò a suonare dopo circa quindici minuti, indicando una chiamata entrante da un numero sconosciuto. Enrico non rispose subito, timoroso di cosa avrebbe potuto dire la persona all'altro capo del telefono. Premette il tasto di risposta, incerto, solo dopo qualche squillo, porgendosi poi l'apparecchio vicino all'orecchio.

— P-pronto — sussurrò appena, tentennante.

— Chi sei? — rispose l'altro, con un tono duro, quasi scocciato.

— Sei Drew? — chiese Enrico, volendo accertarsi di parlare con la persona giusta prima di rispondere alla domanda rivoltagli.

— Non sono tenuto a dare questa informazione a qualcuno che non conosco. Dimmi chi sei e chi ti ha dato quel cellulare.

Enrico capì che era meglio fare il nome di suo fratello: doveva rischiare qualcosa, se voleva avere delle informazioni.

— Conosco Claudio, mi ha detto lui di cercarti, sempre che tu sia Drew — rispose, senza ancora fare il suo nome.

— Claudio è morto, come avrebbe fatto a dirti una cosa simile? — inveì duramente, quasi perdendo la calma.

— Era mio fratello, mi ha lasciato un messaggio con spiegato come contattarti. Non posso dirti altro al momento, preferirei incontrarti di persona — sentenziò, sperando di convincerlo definitivamente.

— D'accordo, meglio non parlare al telefono. Sei alla biblioteca? Ti raggiungo lì nel giro di un'ora, se ti va bene — replicò, rassegnandosi a quella richiesta d'incontro.

— Ok, ti aspetto qui. Bussa tre volte quando arrivi, la porta è chiusa a chiave — rispose, chiudendo la chiamata. Non restava che aspettare il suo arrivo.

Durante l'attesa, Enrico si mise a guardare tra gli scaffali di quel piccolo locale, leggendo i titoli presenti nei vari reparti. C'era veramente ogni genere di libro, una vera e propria raccolta realizzata da un vero intenditore, quale era suo fratello Claudio. Si ricordava di quella passione per la letteratura: adorava leggere ogni sorta di libro, anche se il suo preferito restava comunque Peter Pan, il loro libro.

Perso nella lettura, non si accorse del tempo che passava, tanto che quando qualcuno bussò alla porta, sussultò per lo spavento. Tre colpi, doveva essere Drew.

Posò il libro che stava leggendo e si avvicinò alla porta, titubante.

— Drew? — chiese, per accertarsi che non fosse un estraneo.

— Sono io, apri — rispose l'altro, con lo stesso tono sentito un'ora prima per telefono. Era sicuramente lui.

Enrico aprì la porta, girando ripetutamente la chiave finché la serratura non scattò, mostrando l'uomo che attendeva dall'altra parte. Si trovò davanti ad un ragazzo più alto di lui, sarà stato come minimo un metro e novanta, dai capelli neri e gli occhi scurissimi, dal tratto orientale. Il suo sguardo era duro, lo scrutava completamente, forse a cercare una somiglianza con Claudio.

— Non assomigli a Claudio, sicuro di essere fratelli? — chiese, entrando nel locale e richiudendosi la porta alle spalle.

— Sicurissimo, solo che lui assomigliava a nostra madre, io a mio padre — rispose, un po' scocciato. Solo perché lui era biondo con gli occhi castano chiaro mentre Claudio aveva occhi e capelli neri molto spesso la gente diceva che non erano veri fratelli, e questo iniziava ad infastidirlo non poco. Ovviamente Drew non poteva saperlo, ma capì che era un discorso che era meglio abbandonare in fretta, prima di degenerare.

— Posso sapere come ti chiami, almeno? — sentenziò, mentre si avvicinava ad uno dei tavoli, prendendo posto su una delle panche utilizzate dai lettori occasionali che visitavano la biblioteca per leggere direttamente lì.

— Enrico — rispose lui, senza dire altro.

— Sei dei servizi segreti come Claudio? Non sapevo che pure suo fratello lavorasse per loro — disse, con un sorriso beffardo ad ornargli il volto. L'atteggiamento che aveva Drew in quel momento sembrava fatto apposta per innervosire Enrico, per fargli fare un passo falso. Invece l'uomo non fece una piega, rispondendo a tono ad ogni domanda ricevuta, cercando sempre di dire il minimo indispensabile per soddisfare la richiesta.

— Non lavoro per loro. Non sapevo nemmeno che mio fratello ne facesse parte, a dire il vero — gli disse, sperando di riuscire a fare qualche domanda anche lui.

— Come l'hai scoperto? Quanto sai di quel che faceva lui? Di quel che facevamo noi, per essere precisi — domandò, con un tono più di curiosità che di accusa verso la persona che aveva di fronte.

— Mi ha mandato una lettera, con l'indirizzo di una casa. Lì ho trovato un messaggio cifrato, c'erano spiegate alcune cose, ma non ci ho capito molto. Speravo che tu potessi spiegarmi meglio tutta la storia.

Drew lo guardò pensieroso; avrebbe dovuto raccontare ad un perfetto estraneo le scoperte di anni di lavoro, violando le regole imposte dall'FBI?

— Cosa vorresti farci con tutte quelle informazioni? Con il mio lavoro ho imparato a non fidarmi di nessuno, perché dovrei fidarmi di te? — disse ancora, sempre più diffidente nei confronti della persona che aveva davanti.

Non era l'unico a provare diffidenza, anche Enrico non era del tutto convinto che ci si potesse fidare della persona con cui stava parlando; d'altronde suo fratello era morto nonostante fossero compagni, mentre lui era ancora vivo e, a quanto sembrava, al sicuro.

— Io voglio scoprire chi ha ucciso mio fratello; se non vuoi aiutarmi, troverò da solo i mafiosi cinesi e scoprirò quello che mi interessa — disse, cercando di dimostrarsi superiore all'altro.

— Come sai della mafia cinese? Anche questo era nel messaggio di tuo fratello? — replicò, alterato dalle ultime parole sentite. Ormai mantenere la calma risultava difficile, in quanto nessuno dei due sembrava intenzionato a cedere alle volontà dell'altro.

— Sì, insieme ad un elenco di indirizzi che devo visitare, dove penso abbia lasciato altri messaggi di quel tipo. Anche l'indirizzo di questo posto era indicato lì, così come il tuo nome. Allora, mi aiuti o continuo da solo? — domandò Enrico, deciso a capire se la persona che aveva di fronte potesse aiutarlo in qualche modo.

— Non posso indagare senza il permesso dei miei superiori, mi dispiace. E non posso nemmeno dire in giro quello che ho scoperto, anche se sei il fratello di Claudio. Nell'FBI ci sono delle regole, e sono obbligato a rispettarle — rispose, cercando di chiudere lì la questione.

— Mio fratello si fidava di te, è così che lo ripaghi? Non ti interessa scoprire chi l'ha ucciso? Chi l'ha obbligato a suicidarsi? — urlò quasi, dimostrandosi alquanto adirato. Come aveva potuto, suo fratello, fidarsi di un uomo del genere? Non aveva un briciolo di cuore, non gli interessava nulla del compagno caduto, pensava unicamente al suo lavoro.

Enrico stava quasi per andarsene, anzi ad essere più precisi stava per cacciarlo via, dato che quella era la biblioteca del fratello, del suo unico fratello, ed era lui ad avere le chiavi.

— Sei proprio deciso a vendicare tuo fratello? Non pensi che potrebbe essere pericoloso? — chiese Drew, finalmente con un tono dalle parvenze gentili.

— Certo, non posso ignorare il messaggio che mi ha lasciato. Claudio ha fatto di tutto perché io sapessi di te e del suo lavoro, vuole che continui io e trovi i veri colpevoli della sua morte — rispose Enrico, con tono deciso, a dimostrazione che quanto stava dicendo erano le sue vere intenzioni e che nessuno avrebbe potuto fermarlo.

— Ok, ti aiuterò, — rispose, — ma solo finché l'agenzia non mi darà istruzioni sul mio lavoro. Non dovranno sapere della tua esistenza, per loro io continuerò ad indagare per conto mio sull'organizzazione mafiosa, per evitare di perderli di vista. Cerca solo di non essermi d'intralcio — disse, tornando al tono superbo di poco prima.

— Non ti sarò d'intralcio, se mi racconterai quello che voglio sapere. Da quanto tempo lavoravi con mio fratello? Chi sono questi cinesi a cui date la caccia?

— Ok, ma in cambio tu mi mostri il messaggio di tuo fratello, quello che ti ha lasciato. Non ci devono essere segreti tra di noi, se vuoi che collaboriamo.

Enrico non voleva accettare quel compromesso, preferiva non rivelare troppo a Drew. Ma forse poteva far finta di accettare, mostrandogli poi solo una parte di quello che aveva scoperto. Non si fidava ancora di quel ragazzo, non si fidava di nessuno: Claudio era morto, era stato scoperto dal nemico, non poteva rischiare di commettere i suoi stessi errori. Drew poteva essere una spia, o forse no, ma preferiva non esporsi troppo in quel momento.

— Accetto, ora parla — affermò, nascondendo dunque le sue vere intenzioni.

— Ho conosciuto Claudio circa cinque anni fa, quando abbiamo iniziato a lavorare su questo caso. Claudio aveva superato brillantemente i corsi per diventare agente segreto, ormai era in grado di lavorare per conto suo. Per questo gli avevano assegnato questo caso complicatissimo, di livello internazionale, affiancandolo a me. Io ero a tutt'altro livello, ero stato scelto solo perché conoscevo la lingua, per il resto era lui la mente della squadra.

Mentre parlava, Drew aveva una strana malinconia. Parlare di Claudio stava tirando fuori quei sentimenti d'amicizia e fiducia che li legava, ciò che Enrico sperava di vedere fin da subito, ma che erano rimasti celati per non dare troppo a vedere quanto anche il ragazzo fosse rimasto male per la morte del compagno. Enrico lo notò subito, iniziando a non provare più così tanta diffidenza nei suoi confronti.

— Ti hanno associato a mio fratello perché conoscevi l'italiano? — domandò ingenuamente, non capendo al volo cosa intendesse la persona di fronte a lui.

— No, il cinese. Mia mamma è di origini cinesi, perciò me l'ha insegnato con gli anni. L'italiano l'ho imparato durante la missione, grazie anche all'aiuto di Claudio che mi ha aiutato a correggere le varie pronunce. Serviva qualcuno che capisse i mafiosi, che parlano quasi sempre mandarino stretto. Io servivo principalmente da traduttore per Claudio, al resto pensava lui.

Non c'era da stupirsi a quelle parole, Enrico sapeva benissimo che Claudio aveva un'intelligenza fuori dal comune, molto spesso aveva idee tanto rivoluzionarie da stupire la gente che lo ascoltava. Ammirava molto suo fratello per quello, entrare negli agenti segreti non poteva che essere una conferma del suo genio. Finalmente aveva un quadro generale di quanto successo negli ultimi dieci anni, ora voleva sapere qualcosa in più sul caso su cui lavorava Claudio, quello che l'aveva portato alla morte.

— Parlami dei cinesi, chi sono? Cosa ci fanno in Italia? — disse, schietto, dimostrando di non accettare una risposta vaga a tali domande. Drew non si fece attendere, riassumendo con poche parole quello che avevano scoperto in quegli anni.

— Sono un gruppo di mafiosi guidati da un certo Lao Tse, appartenente ad una delle famiglie più ricche della Cina. Stanno cercando di importare un carico di una nuova droga, per distribuirla in tutto il Paese. In questi cinque anni hanno già fatto entrare illegalmente parecchia merce, stavamo aspettando il carico principale per incastrarli definitivamente. Era questo lo scopo delle nostre indagini. Peccato che circa tre mesi fa ci hanno scoperto, o meglio hanno scoperto Claudio, ed hanno iniziato a pedinarlo. In quel momento ci siamo separati, dandoci appuntamento a Milano una volta seminati i mafiosi. Dovevamo vederci proprio quel giorno, quello dove è stato trovato il suo cadavere nel vicolo. L'hanno braccato quando ormai pensava di essere in salvo — raccontò, con la voce rotta dalla tristezza per quanto successo a Claudio.

— Perché non sei andato a fare il riconoscimento alla polizia? Claudio è rimasto in obitorio per più di un mese, se non fossi arrivato io sarebbe ancora lì — gli urlò quasi contro, involontariamente, dimostrando quanto quelle parole lo avevano turbato. Non si rendeva conto che quello che aveva appena detto era impossibile, che la colpa di quanto accaduto non era di Drew.

— Non potevo, rischiavo che trovassero pure me. Ufficialmente io e lui non dovevamo neppure conoscerci, l'unico modo che avevamo per comunicare era quel cellulare, lo stesso che hai utilizzato per chiamarmi. Ci incontravamo sempre di nascosto, molto spesso per sentire chiamate intercettate dalle nostre microspie, in modo che potessi tradurre quanto veniva detto. Se penso che eravamo ad un passo dal neutralizzarli…

Sembrava arrabbiato con se stesso in quell'ultima frase, la delusione di aver fallito la missione, quando ormai erano certi di averla portata a termine, stava prendendo il sopravvento. Quella delusione Enrico riusciva a percepirla, e a capirla. Immaginava benissimo come si stesse sentendo Drew; oltre ad aver perso un collega, aveva dovuto buttare all'aria cinque anni di lavoro.

— Per quando è previsto questo scarico di merce? Siamo ancora in tempo? — chiese, pensando che quella era la cosa giusta da fare. Non era più per vendicare il fratello, ma anche per portare a termine quello che aveva fatto in quegli anni, ereditare il suo lavoro. Era come onorare la sua memoria, facendosi comunque giustizia.

— Che io sappia sì, non avevano ancora deciso una data, e penso che, ora che hanno scoperto che li stavamo braccando, rivedranno i loro piani. Il problema è che senza la strumentazione di Claudio, io non so come rintracciarli.

— Strumentazione? Ovvero?

— Principalmente il suo computer, che conteneva tutti i dati per collegarsi alle microspie che abbiamo sparso nei vari posti dove sono i cinesi, poi tutta la strumentazione da agente segreto che gli era stata affidata. Non ti ha lasciato detto dove sia?

— Magari è in uno dei tanti indirizzi che mi ha elencato nel messaggio, quello di cui ti parlavo. Ce ne sono parecchi, dice di seguire l'ordine, che è importante. Il primo è di Venezia.

— In quel mese in cui non ci siamo visti ha pensato proprio a tutto, eh? Quindi la prima tappa del nostro viaggio sarebbe Venezia, giusto? Quando vorresti partire?

— Anche subito, devo solo trovare un mezzo di trasporto.

— Se vuoi, ho la macchina, possiamo andare con quella. Ma prima devi rivelarmi cosa ti ha lasciato scritto tuo fratello, erano questi i patti.

— Vieni con me, te lo mostrerò.

   
 
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