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Autore: MelaChan    16/11/2014    4 recensioni
Dal testo: "Sa che dovrebbe chiedersi se ha davvero intenzione di voler passare il resto della sua vita con quell'uomo eccentrico e, sì, strano, nei modi migliori e peggiori, ma sa anche di non avere mai avuto dubbi da quella stretta di mano scambiata nel laboratorio di un obitorio."
[Johnlock]
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes, Sig.ra Hudson
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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NOTE DELLA PIGNA

Buona domenica!
Ebbene sì, per la somma felicità (?) delle shipper Johnlock, sono tornata a scrivere shot estremamente smielate su questa coppia, quasi per confermare la teoria che se shippi Johnlock una volta shippi Johnlock per sempre. (?!)
Tornando alla storia, diciamo che è una sorta di AU Missing Moment, in quanto non vi sono riferimenti ad avvenimenti successi nella serie, ma è una bolla di felicità fluffosa.
Direi che ho detto tutto e vorrei ringraziare quella mente maligna di Gageta (che sto ancora maledicendo per Colpa delle Stelle) e AkaNagashima per essere una persona meravigliosa :3
Buona lettura!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sherlock posa la tazzina vuota sul piattino, appoggiandola sul bracciolo della poltrona. Unisce le mani davanti al suo volto, illuminato da un debole sorriso e una lieve tonalità di rosa sugli alti zigomi.

"Allora, cosa ne pensa? Dice che potrà piacere a John?" Domanda alla Signora Hudson, che ha una mano al viso a coprire la bocca per trattenere l'enorme sorriso che rischia di scoppiare da un momento all'altro.

"Oh, Sherlock. La tua idea è meravigliosa. A John piacerà sicuramente." Risponde lei con un tono dolce e mal celando l'emozione. Sherlock annuisce e abbassa lo sguardo sul pavimento, prendendo un respiro profondo.

"La esporrò a Molly, cercando di ottenere il permesso di utilizzare il laboratorio. Anche se non penso che ci saranno obiezioni a riguardo, dato l'animo volubile della dottoressa Hooper."

Aggiunge lui, accavallando le gambe.

"Sicuramente, caro. Molly è una così brava ragazza e un'ottima amica. Mi ricorda la mia compagna di follie di quando ero più giovane, Margareth. Eravamo sempre insieme. Pensi che quando-" Mentre l'anziana signora si perde nei suoi ricordi, Sherlock mantiene lo sguardo fisso sul tappeto, sorridendo tra sé e sé. Viene riportato alla realtà, qualche minuto più tardi, sentendo la porta principale aprirsi e dei passi pesanti nelle scale. Non appena John fa il suo ingresso nell'appartamento, reggendo due grandi borse della spesa, si alza dalla poltrona e si dirige alla finestra, dando la schiena ad entrambi. Imbraccia il violino, chiudendo le palpebre e suonando una lenta, dolce melodia per estraniarsi dal mondo e dalle inutili chiacchiere del medico e della governante alle sue spalle.

"Signora Hudson." La saluta John, posando le borse con un pesante sospiro sul ripiano della cucina, dato che il tavolo è occupato come al solito dall'ultimo esperimento di Sherlock. Si passa le mani sui pantaloni e si volta, lanciando un'occhiata alla schiena del detective prima di posare lo sguardo sulla donna, che ha gli occhi chiusi per apprezzare appieno la musica.

"John, caro." Ricambia lei, agitando una mano da sopra la schiena della poltrona in modo che lui possa vederla dalla cucina.

"Posso rivolgerle qualche parola?" Le domanda timidamente, facendo un cenno con la testa in direzione della piccola stanza. La Signora Hudson annuisce con un sorriso radioso e si alza dalla poltrona, aggiustandosi i vestiti prima di raggiungerlo.

"Cosa c'è, caro?" Lo esorta a parlare con voce dolce, quasi da mamma, osservando i suoi movimenti nervosi e le occhiate che lancia in direzione di Sherlock.

"Vorrei il suo parere su una questione." Sussurra mentre l'anziana donna non riesce a trattenere un altro sorriso, avendo già dedotto l'argomento di conversazione.

"Certamente."

 

 


La melodia giunge lentamente alla fine, lasciando Sherlock in uno stato di idilliaca soddisfazione per l'esecuzione accurata. Abbassa lo strumento, rimanendo tuttavia ad osservare il cielo fuori dalla finestra, illuminato dalla luce tenue del timido sole di fine Novembre. Sorride d'istinto quando sente due braccia avvolgergli la vita in una calorosa stretta. Rilassa la schiena, appoggiandola contro il petto dell'uomo alle sue spalle e copre le sue mani con le proprie.

"Ciao, bellissimo." Sussurra John, lasciandogli un bacio delicato su lato del collo. Sherlock sbuffa teatralmente, prima di ridacchiare.

"John. Siamo seriamente giunti al punto nella nostra relazione in cui ci chiamiamo con nomignoli adolescenziali?" Domanda, ricevendo un pizzicotto nel fianco che lo fa contorcere leggermente.

"Non mentire. Lo so che ti piace." Replica il biondo, poggiando il mento sulla sua spalla mentre è in equilibrio sulle punte dei piedi. Sherlock arrossisce debolmente, voltando il capo per far combaciare le loro fronti e socchiudere le palpebre.

"Mi dispiace di non essere potuto venire con te, oggi." Sussurra John dopo qualche secondo, rompendo il silenzio intimo in cui erano chiusi e incrociando lo sguardo di ghiaccio dell'uomo.

"Non devi scusarti, me lo avevi detto che saresti andato da Harriet." Risponde il moro, strusciando il naso contro il suo in una lenta carezza, quasi come se avesse paura di osare oltre. "A proposito, come sta andando la terapia?"

John sorride orgoglioso. "Non tocca una goccia da quasi sei mesi."

Sherlock ricambia il sorriso e si volta nell'abbraccio, senza tuttavia allentare la stretta. Incatena gli occhi con i pozzi blu scuro e posa titubante una mano sulla guancia dell'uomo, accarezzando la pelle un po' ruvida per l'accenno di barba.

"Devi rasarti di nuovo." Curva l'angolo delle labbra generose in una smorfia divertita. John ridacchia, avvicinando il volto al suo.

"Io non mi faccio la barba per Sherlock Holmes." Bisbiglia sulle sue labbra, prima di depositarvi un bacio leggero. Si allontana dopo pochi battiti, incrociando gli occhi del detective, leggermente velati dall'emozione. Gli sorride con dolcezza, accarezzandogli i fianchi con i pollici. Sherlock poggia delicatamente la bocca sulla sua, chiudendo le sue labbra tra le proprie mentre fa scivolare la mano dalla sua guancia alla sua nuca per stringerlo di più a sé. Si separano per riprendere fiato, ma il moro lo insegue, nutrendosi del suo respiro.

"Sherlock, devo respirare." Protesta debolmente il medico con una risata, poggiandogli una mano sul petto per allontanarlo. Il detective storce il naso, ma non si oppone, osservando divertito le guance rosse dell'altro.

"Respirare è noioso." Commenta, giocando con i capelli morbidi alla base del suo collo e depositandogli baci leggeri sulla mascella. Il sorriso sul viso di John non fa altro che allargarsi mentre viene spinto verso il divano, sdraiandosi su di esso quando vi cozza contro con il retro delle ginocchia. Accoglie Sherlock sul proprio petto, avvolgendo le braccia attorno al corpo snello dopo averle fatte passare sotto la vestaglia vermiglia. Gli fa poggiare la testa sotto il proprio mento, accarezzandogli la schiena con una mano.

"Parlami del caso di oggi. Chi aveva ucciso la vedova Lindentar?" Gli domanda, strusciando il naso contro la sua tempia fresca.

"Devo davvero, John?" Risponde lui, posizionandosi a cavalcioni su di lui e spostandogli le mani dalla sua schiena ai suoi fianchi con un sorriso provocatorio. Il cuore di John manca un battito mentre incrocia il suo sguardo. Lancia un'occhiata alla porta, prima di sollevarsi sui gomiti e lasciargli un bacio rumoroso all'angolo della bocca, immergendo una mano nei folti capelli color dell'inchiostro.

"Andiamo in camera da letto, non voglio scioccare ancora una volta la povera Signora Hudson." Bisbiglia, facendo lentamente scorrere l'altro palmo dal suo petto al suo addome. Sherlock scatta immediatamente in piedi, tirandosi John con sé e  facendogli quasi perdere l'equilibrio mentre lo trascina nella loro stanza.

 

 

 

Sherlock viene svegliato dalla suoneria dei messaggi e si stacca a malincuore dal calore delle braccia di John. Sblocca lo schermo, sbadigliando contro il dorso della mano e passandosela nei capelli resi ancora più disordinati dalle attività della notte.

 

Dimmi quando e per quanto tempo ti serve il laboratorio. –M

 

Sherlock curva le labbra in un sorriso e lancia un'occhiata a John, che dorme tranquillo al suo fianco, lo sguardo che cade sulla cicatrice sulla sua spalla.

 

Ti mando un messaggio. SH

Grazie, Molly. SH

 

Digita velocemente, tornando a sdraiarsi su un fianco per osservare l'uomo che ha scelto di passare la vita al suo fianco. La sua espressione è serena, un leggero sorriso gli illumina il volto nella penombra della camera mentre un raggio di sole gli percorre i lineamenti dolci e rilassati. La luce viene riflessa dai capelli color sabbia, le cui pagliuzze più chiare, quasi bianche ormai, si confondono con quelle dalla tonalità più scure. Le rughe sottili che gli solcano la fronte, che sanno così tanto di lui e rivelano le sue emozioni come uno specchio. L'arco tipico del suo naso, che termina in una piccola patata sulla quale Sherlock ama poggiare le labbra per un bacio delicato di bentornato a casa. Le labbra sottili, ai cui angoli iniziano a formarsi le prime rughe di vecchiaia.

Allunga una mano, posandola sulla guancia e si avvicina, cercando di non svegliarlo. Fa scorrere la punta delle dita dal suo viso alla linea del collo, quindi alla sua spalla, disegnando cerchi immaginari sulla pelle. Quando rialza gli occhi, incrocia quelli blu di John, i suoi porti sicuri nei quali si rifugia alla ricerca di conforto nei momenti di maggior bisogno. Gli sorride d'istinto.

"Buongiorno." Lo saluta il biondo con la voce ancora roca per il sonno e allungando le gambe, strusciandole contro quelle nude di Sherlock.

"Buongiorno." Risponde il moro, immergendo la mano sulla sua schiena nei capelli, arruffandoglieli con affetto.

"Cosa stai facendo?" Bisbiglia, allargando le labbra in un sorriso mentre inclina il capo per incontrare la mano del compagno.

"Controllavo i tuoi capelli bianchi e le tue rughe." Si allunga a depositargli un bacio nelle ciocche inondate di luce, che ormai filtra senza ostacoli dalle imposte. John inarca un sopracciglio, lasciandosi andare a una risata cristallina. Si fa più vicino a Sherlock, poggiando la testa sul suo petto e prendendo un respiro profondo mentre il moro gli passa le braccia intorno al corpo.

"Dovremmo alzarci e smetterla di perdere tempo nel letto." Mugola il biondo, facendo per alzarsi, ma viene bloccato dai lunghi arti dell'altro.

"Sherlock." Lo rimprovera con un tono dolce, senza trattenere un sorriso. Si divincola e dopo parecchi tentativi riesce a scivolare via dal caldo nido. Si siede sul bordo del letto, stiracchiandosi prima di cercare l'intimo per rivestirsi. Si alza in piedi, tremando impercettibilmente mentre va ad aprire le imposte, inondando la stanza di luce. Sente un mugolio contrariato dietro di sé e si volta con un sorriso per scorgere la figura nuda e rannicchiata di Sherlock, stretto nelle coperte.

"Vado a preparare il tè." Avvisa l'uomo prima di avvolgersi una vestaglia intorno alle spalle e dirigersi in cucina per accendere il bollitore. Si gratta la nuca e lancia un'occhiata alla giacca appesa accanto alla porta. Deglutisce e si avvicina, estraendo la scatoletta di velluto da una delle due tasche, aprendola e osservando catturato l'anello di oro bianco al suo interno, facendovi passare sopra il pollice. Sorride, prendendo un respiro profondo, e la richiude per nasconderla nuovamente nella tasca. Ritorna in cucina per spegnere il bollitore e sorride radioso quando vede Sherlock fare il suo ingresso avvolto in un lenzuolo.

"Indossi l'intimo?" Domanda John, versando l'acqua calda in due tazze e immergendovi le bustine di tè. Sherlock scuote la testa e si siede, sbadigliando rumorosamente. Il biondo ridacchia e gli porge la tazza, arruffandogli ulteriormente i capelli. Intreccia un ricciolo intorno all'indice, prima di rilasciarlo e osservarlo tornare al suo posto. Sospira e prende un sorso della bevanda calda.

Rimangono qualche secondo in silenzio, prima che John si schiarisca la gola e si diriga in soggiorno. Tira fuori la scatolina di velluto, rigirandosela tra le mani con espressione corrucciata e nervosa. Alza lo sguardo e lo fissa su Sherlock, occupato a fissare con astio un biscotto al cacao prima di inzupparlo nel tè e mangiarlo, sporcandosi sul mento di briciole. Sa che dovrebbe chiedersi se ha davvero intenzione di voler passare il resto della sua vita con quell'uomo eccentrico e, sì, strano, nei modi migliori e peggiori, ma sa anche di non avere mai avuto dubbi da quella stretta di mano scambiata nel laboratorio di un obitorio.

Annuisce con aria definitiva e si infila la scatolina nella tasca, ritornando nella cucina. Posa la tazza mezza vuota sul tavolo. Si schiarisce la gola, catturando l'attenzione di Sherlock.

"John?" Lo chiama, abbassando il biscotto mentre aggrotta le sopracciglia.

John sbatte le palpebre e gli sorride timidamente. Tira fuori la scatolina e abbassa lo sguardo sul pavimento mentre si inginocchia davanti a lui, ignorando il dolore alla gamba.

"Oh, no..." Sente sussurrare Sherlock e vorrebbe che una voragine si aprisse sotto di lui, inghiottendolo nel ventre della Terra. Maledicendosi, nasconde la scatolina nella tasca della vestaglia e si rialza in piedi. Scuote le spalle con sguardo afflitto e sorride mestamente.

"Allora non c'è bisogno di aggiungere altro." Risponde, voltandosi per andare a seppellirsi in camera da letto, ma viene trattenuto per la manica della vestaglia. Con un sospiro si volta e il suo sguardo viene immediatamente catturato dall'anello nel palmo aperto di Sherlock, che lo sta osservando con un angolo della bocca curvato in alto in una sorta di sorriso sghembo.

 

  
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