NOTE DELLA PIGNA
Buona
domenica!
Ebbene sì, per la somma
felicità (?) delle shipper Johnlock, sono tornata a scrivere
shot estremamente
smielate su questa coppia, quasi per confermare la teoria che se shippi
Johnlock una volta shippi Johnlock per sempre. (?!)
Tornando alla storia, diciamo
che è una sorta di AU Missing Moment, in quanto non vi sono
riferimenti ad
avvenimenti successi nella serie, ma è una bolla di
felicità fluffosa.
Direi che ho detto tutto e
vorrei ringraziare quella mente maligna di Gageta (che
sto
ancora maledicendo per Colpa delle Stelle)
e AkaNagashima per
essere una persona meravigliosa :3
Buona lettura!
Sherlock
posa la tazzina vuota
sul piattino, appoggiandola sul bracciolo della poltrona. Unisce le
mani
davanti al suo volto, illuminato da un debole sorriso e una lieve
tonalità di
rosa sugli alti zigomi.
"Allora,
cosa ne pensa?
Dice che potrà piacere a John?" Domanda alla Signora Hudson,
che ha una
mano al viso a coprire la bocca per trattenere l'enorme sorriso che
rischia di
scoppiare da un momento all'altro.
"Oh,
Sherlock. La tua
idea è meravigliosa. A John piacerà sicuramente."
Risponde lei con un tono
dolce e mal celando l'emozione. Sherlock annuisce e abbassa lo sguardo
sul
pavimento, prendendo un respiro profondo.
"La
esporrò a Molly,
cercando di ottenere il permesso di utilizzare il laboratorio. Anche se
non
penso che ci saranno obiezioni a riguardo, dato l'animo volubile della
dottoressa Hooper."
Aggiunge
lui, accavallando le
gambe.
"Sicuramente,
caro. Molly
è una così brava ragazza e un'ottima amica. Mi
ricorda la mia compagna di
follie di quando ero più giovane, Margareth. Eravamo sempre
insieme. Pensi che
quando-" Mentre l'anziana signora si perde nei suoi ricordi, Sherlock
mantiene lo sguardo fisso sul tappeto, sorridendo tra sé e
sé. Viene riportato
alla realtà, qualche minuto più tardi, sentendo
la porta principale aprirsi e
dei passi pesanti nelle scale. Non appena John fa il suo ingresso
nell'appartamento,
reggendo due grandi borse della spesa, si alza dalla poltrona e si
dirige alla
finestra, dando la schiena ad entrambi. Imbraccia il violino, chiudendo
le
palpebre e suonando una lenta, dolce melodia per estraniarsi dal mondo
e dalle
inutili chiacchiere del medico e della governante alle sue spalle.
"Signora
Hudson." La
saluta John, posando le borse con un pesante sospiro sul ripiano della
cucina,
dato che il tavolo è occupato come al solito dall'ultimo
esperimento di
Sherlock. Si passa le mani sui pantaloni e si volta, lanciando
un'occhiata alla
schiena del detective prima di posare lo sguardo sulla donna, che ha
gli occhi
chiusi per apprezzare appieno la musica.
"John,
caro."
Ricambia lei, agitando una mano da sopra la schiena della poltrona in
modo che lui
possa vederla dalla cucina.
"Posso
rivolgerle qualche
parola?" Le domanda timidamente, facendo un cenno con la testa in
direzione della piccola stanza. La Signora Hudson annuisce con un
sorriso
radioso e si alza dalla poltrona, aggiustandosi i vestiti prima di
raggiungerlo.
"Cosa
c'è, caro?" Lo
esorta a parlare con voce dolce, quasi da mamma, osservando i suoi
movimenti
nervosi e le occhiate che lancia in direzione di Sherlock.
"Vorrei
il suo parere su
una questione." Sussurra mentre l'anziana donna non riesce a trattenere
un
altro sorriso, avendo già dedotto l'argomento di
conversazione.
"Certamente."
La melodia giunge lentamente alla fine, lasciando Sherlock in uno stato
di
idilliaca soddisfazione per l'esecuzione accurata. Abbassa lo
strumento, rimanendo
tuttavia ad osservare il cielo fuori dalla finestra, illuminato dalla
luce
tenue del timido sole di fine Novembre. Sorride d'istinto quando sente
due
braccia avvolgergli la vita in una calorosa stretta. Rilassa la
schiena,
appoggiandola contro il petto dell'uomo alle sue spalle e copre le sue
mani con
le proprie.
"Ciao,
bellissimo."
Sussurra John, lasciandogli un bacio delicato su lato del collo.
Sherlock
sbuffa teatralmente, prima di ridacchiare.
"John.
Siamo seriamente
giunti al punto nella nostra relazione in cui ci chiamiamo con
nomignoli
adolescenziali?" Domanda, ricevendo un pizzicotto nel fianco che lo fa
contorcere leggermente.
"Non
mentire. Lo so che
ti piace." Replica il biondo, poggiando il mento sulla sua spalla
mentre è
in equilibrio sulle punte dei piedi. Sherlock arrossisce debolmente,
voltando
il capo per far combaciare le loro fronti e socchiudere le palpebre.
"Mi
dispiace di non
essere potuto venire con te, oggi." Sussurra John dopo qualche secondo,
rompendo il silenzio intimo in cui erano chiusi e incrociando lo
sguardo di
ghiaccio dell'uomo.
"Non
devi scusarti, me lo
avevi detto che saresti andato da Harriet." Risponde il moro,
strusciando
il naso contro il suo in una lenta carezza, quasi come se avesse paura
di osare
oltre. "A proposito, come sta andando la terapia?"
John
sorride orgoglioso.
"Non tocca una goccia da quasi sei mesi."
Sherlock
ricambia il sorriso e
si volta nell'abbraccio, senza tuttavia allentare la stretta. Incatena
gli
occhi con i pozzi blu scuro e posa titubante una mano sulla guancia
dell'uomo,
accarezzando la pelle un po' ruvida per l'accenno di barba.
"Devi
rasarti di
nuovo." Curva l'angolo delle labbra generose in una smorfia divertita.
John ridacchia, avvicinando il volto al suo.
"Io
non mi faccio la
barba per Sherlock Holmes." Bisbiglia sulle sue labbra, prima di
depositarvi un bacio leggero. Si allontana dopo pochi battiti,
incrociando gli
occhi del detective, leggermente velati dall'emozione. Gli sorride con
dolcezza, accarezzandogli i fianchi con i pollici. Sherlock poggia
delicatamente la bocca sulla sua, chiudendo le sue labbra tra le
proprie mentre
fa scivolare la mano dalla sua guancia alla sua nuca per stringerlo di
più a
sé. Si separano per riprendere fiato, ma il moro lo insegue,
nutrendosi del suo
respiro.
"Sherlock,
devo
respirare." Protesta debolmente il medico con una risata, poggiandogli
una
mano sul petto per allontanarlo. Il detective storce il naso, ma non si
oppone,
osservando divertito le guance rosse dell'altro.
"Respirare
è
noioso." Commenta, giocando con i capelli morbidi alla base del suo
collo
e depositandogli baci leggeri sulla mascella. Il sorriso sul viso di
John non
fa altro che allargarsi mentre viene spinto verso il divano,
sdraiandosi su di
esso quando vi cozza contro con il retro delle ginocchia. Accoglie
Sherlock sul
proprio petto, avvolgendo le braccia attorno al corpo snello dopo
averle fatte
passare sotto la vestaglia vermiglia. Gli fa poggiare la testa sotto il
proprio
mento, accarezzandogli la schiena con una mano.
"Parlami
del caso di
oggi. Chi aveva ucciso la vedova Lindentar?" Gli domanda, strusciando
il
naso contro la sua tempia fresca.
"Devo
davvero,
John?" Risponde lui, posizionandosi a cavalcioni su di lui e
spostandogli
le mani dalla sua schiena ai suoi fianchi con un sorriso provocatorio.
Il cuore
di John manca un battito mentre incrocia il suo sguardo. Lancia
un'occhiata
alla porta, prima di sollevarsi sui gomiti e lasciargli un bacio
rumoroso
all'angolo della bocca, immergendo una mano nei folti capelli color
dell'inchiostro.
"Andiamo
in camera da
letto, non voglio scioccare ancora una volta la povera Signora Hudson."
Bisbiglia, facendo lentamente scorrere l'altro palmo dal suo petto al
suo
addome. Sherlock scatta immediatamente in piedi, tirandosi John con
sé e
facendogli quasi perdere l'equilibrio mentre lo trascina nella loro
stanza.
Sherlock
viene svegliato dalla
suoneria dei messaggi e si stacca a malincuore dal calore delle braccia
di
John. Sblocca lo schermo, sbadigliando contro il dorso della mano e
passandosela
nei capelli resi ancora più disordinati dalle
attività della notte.
Dimmi quando e per quanto tempo ti serve il
laboratorio. –M
Sherlock
curva le labbra in un
sorriso e lancia un'occhiata a John, che dorme tranquillo al suo
fianco, lo
sguardo che cade sulla cicatrice sulla sua spalla.
Ti mando un messaggio. SH
Grazie, Molly. SH
Digita
velocemente, tornando a
sdraiarsi su un fianco per osservare l'uomo che ha scelto di passare la
vita al
suo fianco. La sua espressione è serena, un leggero sorriso
gli illumina il
volto nella penombra della camera mentre un raggio di sole gli percorre
i
lineamenti dolci e rilassati. La luce viene riflessa dai capelli color
sabbia,
le cui pagliuzze più chiare, quasi bianche ormai, si
confondono con quelle
dalla tonalità più scure. Le rughe sottili che
gli solcano la fronte, che sanno
così tanto di lui e rivelano le sue emozioni come uno
specchio. L'arco tipico
del suo naso, che termina in una piccola patata sulla quale Sherlock
ama
poggiare le labbra per un bacio delicato di bentornato a casa. Le
labbra
sottili, ai cui angoli iniziano a formarsi le prime rughe di vecchiaia.
Allunga
una mano, posandola
sulla guancia e si avvicina, cercando di non svegliarlo. Fa scorrere la
punta
delle dita dal suo viso alla linea del collo, quindi alla sua spalla,
disegnando cerchi immaginari sulla pelle. Quando rialza gli occhi,
incrocia
quelli blu di John, i suoi porti sicuri nei quali si rifugia alla
ricerca di
conforto nei momenti di maggior bisogno. Gli sorride d'istinto.
"Buongiorno."
Lo saluta
il biondo con la voce ancora roca per il sonno e allungando le gambe,
strusciandole contro quelle nude di Sherlock.
"Buongiorno."
Risponde il moro, immergendo la mano sulla sua schiena nei capelli,
arruffandoglieli con affetto.
"Cosa
stai facendo?"
Bisbiglia, allargando le labbra in un sorriso mentre inclina il capo
per incontrare
la mano del compagno.
"Controllavo
i tuoi
capelli bianchi e le tue rughe." Si allunga a depositargli un bacio
nelle
ciocche inondate di luce, che ormai filtra senza ostacoli dalle
imposte. John
inarca un sopracciglio, lasciandosi andare a una risata cristallina. Si
fa più
vicino a Sherlock, poggiando la testa sul suo petto e prendendo un
respiro
profondo mentre il moro gli passa le braccia intorno al corpo.
"Dovremmo
alzarci e smetterla
di perdere tempo nel letto." Mugola il biondo, facendo per alzarsi, ma
viene bloccato dai lunghi arti dell'altro.
"Sherlock."
Lo
rimprovera con un tono dolce, senza trattenere un sorriso. Si divincola
e dopo
parecchi tentativi riesce a scivolare via dal caldo nido. Si siede sul
bordo
del letto, stiracchiandosi prima di cercare l'intimo per rivestirsi. Si
alza in
piedi, tremando impercettibilmente mentre va ad aprire le imposte,
inondando la
stanza di luce. Sente un mugolio contrariato dietro di sé e
si volta con un
sorriso per scorgere la figura nuda e rannicchiata di Sherlock, stretto
nelle
coperte.
"Vado
a preparare il
tè." Avvisa l'uomo prima di avvolgersi una vestaglia intorno
alle spalle e
dirigersi in cucina per accendere il bollitore. Si gratta la nuca e
lancia
un'occhiata alla giacca appesa accanto alla porta. Deglutisce e si
avvicina,
estraendo la scatoletta di velluto da una delle due tasche, aprendola e
osservando catturato l'anello di oro bianco al suo interno, facendovi
passare
sopra il pollice. Sorride, prendendo un respiro profondo, e la richiude
per
nasconderla nuovamente nella tasca. Ritorna in cucina per spegnere il
bollitore
e sorride radioso quando vede Sherlock fare il suo ingresso avvolto in
un
lenzuolo.
"Indossi
l'intimo?"
Domanda John, versando l'acqua calda in due tazze e immergendovi le
bustine di
tè. Sherlock scuote la testa e si siede, sbadigliando
rumorosamente. Il biondo
ridacchia e gli porge la tazza, arruffandogli ulteriormente i capelli.
Intreccia un ricciolo intorno all'indice, prima di rilasciarlo e
osservarlo
tornare al suo posto. Sospira e prende un sorso della bevanda calda.
Rimangono
qualche secondo in
silenzio, prima che John si schiarisca la gola e si diriga in
soggiorno. Tira
fuori la scatolina di velluto, rigirandosela tra le mani con
espressione
corrucciata e nervosa. Alza lo sguardo e lo fissa su Sherlock, occupato
a
fissare con astio un biscotto al cacao prima di inzupparlo nel
tè e mangiarlo,
sporcandosi sul mento di briciole. Sa che dovrebbe chiedersi se ha
davvero
intenzione di voler passare il resto della sua vita con quell'uomo
eccentrico
e, sì, strano, nei modi migliori e peggiori, ma sa anche di
non avere mai avuto
dubbi da quella stretta di mano scambiata nel laboratorio di un
obitorio.
Annuisce
con aria definitiva e
si infila la scatolina nella tasca, ritornando nella cucina. Posa la
tazza
mezza vuota sul tavolo. Si schiarisce la gola, catturando l'attenzione
di
Sherlock.
"John?"
Lo chiama,
abbassando il biscotto mentre aggrotta le sopracciglia.
John
sbatte le palpebre e gli
sorride timidamente. Tira fuori la scatolina e abbassa lo sguardo sul
pavimento
mentre si inginocchia davanti a lui, ignorando il dolore alla gamba.
"Oh,
no..." Sente
sussurrare Sherlock e vorrebbe che una voragine si aprisse sotto di
lui,
inghiottendolo nel ventre della Terra. Maledicendosi, nasconde la
scatolina
nella tasca della vestaglia e si rialza in piedi. Scuote le spalle con
sguardo
afflitto e sorride mestamente.
"Allora
non c'è bisogno
di aggiungere altro." Risponde, voltandosi per andare a seppellirsi in
camera da letto, ma viene trattenuto per la manica della vestaglia. Con
un
sospiro si volta e il suo sguardo viene immediatamente catturato
dall'anello
nel palmo aperto di Sherlock, che lo sta osservando con un angolo della
bocca
curvato in alto in una sorta di sorriso sghembo.