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Autore: unholy spirit    24/11/2014    3 recensioni
Se ogni giorno è una battaglia
Se ogni mattina ti svegli sotto raffiche di urla ed esplosioni di reiatsu
Se credi che le persone non ti rispettino quanto dovrebbero
Allora c'è solo una squadra che può riportare la pace!!
Approfittando del breve periodo di pace, e delle vacanze termali a scopo terapeutico del Comandante Yamamoto, Hirako Shinji impegnerà il miglior team del Gotei 13 nella più importante inutile missione impossibile.
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ATTENZIONE!! Il primo capitolo della storia è stato cambiato.
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Byakuya Kuchiki, Un po' tutti, Zaraki Kenpachi
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prove, Giudizi e Poesia




 
 
Kisuke Urahara si svegliò nel suo letto. Non ricordava come ci fosse arrivato, né perché avesse addosso un haori giallo da donna invece del suo consueto capo verde.
Si rigirò per diversi minuti, prima di decretare che non sarebbe servito ad alleviare il suo mal di testa, così si alzò e si diresse barcollante in cucina.
- Signor Tessai dove sono le aspirine? – chiese ingenuamente.
- Le ho messe proprio qui, capo. Ecco a lei – Tessai gli allungò una pastiglia che Kisuke butto giù senza troppe cerimonie.
 

Byakuya si guardò allo specchio, non era certo uno dei suoi giorni migliori, ma almeno il senso di nausea dovuto all’alcol stava scemando, lasciando il posto al senso di nausea proprio della missione.
Si sistemò il Kenseikan e uscì dalla sua stanza.
- Sei in coda per il bagno, Zaraki? –
- Già in piedi principessa? Credevo che saresti rimasto a letto tutto il giorno, sono sorpreso! – sorrise scherzoso Kennino – Sì, Urahara si è chiuso in bagno un’ora fa –
- Suppongo che abbia di nuovo ingerito una delle pastiglie del signor Tessai – il nobile alzò gli occhi al cielo – proprio oggi che avevamo moltissime cose da fare –
- Non disperarti, un bicchierino di whiskey ed è come nuovo –
Byakuya sospirò, guardò il collega come per ribattere, ma poi decise che era meglio lasciar perdere, così si diresse in cucina senza aggiungere niente.
 
 
- Buongiorno – Kisuke si sedette al tavolo con aria stanca e deperita. Le medicine sbagliate o scadute di Tessai mettevano sempre a dura prova il suo organismo.
Il nobile sollevò lo sguardo dai fogli che stava compilando e lo guardò con un misto di rimprovero e disgusto. La giornata si prospettava molto impegnativa, eppure questo non lo aveva trattenuto dal bere fino a star male. Una cosa che Byakuya trovava a dir poco riprovevole.
- Ti senti meglio Urahara? – chiese in tono piatto e scocciato – sappi che il programma della giornata non verrà modificato nè rinviato a causa del tuo comportamento infantile – precisò.
- Kuchiki lascialo riprendere, non fare il dito in culo – si schierò Zaraki.
- Questo è fuori questione. Se non dimostra un minimo di responsabilità come può pretenderla dai ragazzi? –  prese un altro foglio e intinse il pennello nell’inchiostro – se non fossi stato rigido con Abarai, a quest’ora sarebbe un pessimo tenente, indisciplinato e zotico com’era appena lasciata l’Undicesima – concluse stizzito.
Zaraki ridacchiò, il suo collega era ancora più scorbutico in dopo sbronza. Bevve un altro sorso di thè e tornò a dedicarsi al suo quadernetto misterioso.

Kisuke mangiò un biscotto e non  osò toccare altro, per paura di dover tornare di corsa in bagno. Si sistemò il ginbei e si rivolse al bel Capitano per i dettagli della giornata.
- Dunque, oggi vorremmo che passassi del tempo con i ragazzi, separatamente. Questa mattina dovrai passarla con Jinta. Ieri lo hai giustamente punito, oggi gli dimostrerai che il tuo affetto nei suoi confronti non è cambiato. È un modo efficace per fargli capire le tue ragioni e per dimostrarti un padre presente –
- Portalo in giro, fagli fare attività maschili – s’intromise Zaraki –quelle cose che fanno i padri, insomma. Esattamente come faccio io con Yachiru – asserì con fierezza.
- Attività maschili con Yachiru? – sussurrò Kisuke – Bene, e il pomeriggio? –
- Lo passerai con Ururu. La ragazza lavora troppo ed è troppo timida e chiusa in se stessa. Passa del tempo con lei, falla divertire, ha bisogno di rilassarsi – spiegò il nobile.
- Vorrai mica che diventi come Kuchiki? – concluse Zaraki con espressione preoccupata. Byakuya lo fulminò con lo sguardo.
 
 


Nel frattempo, nella Soul Society, Hirako Shinji stava compilando dei documenti con aria annoiata, sorseggiando l’ennesima tazza di the rubata alla sua povera Luogotenente.
Stava ponderando se prendersi o meno una pausa e andare a discutere di importanti questioni con Kensei, quando sentì un lieve bussare alla porta.
- Avanti – disse raddrizzandosi sulla sedia.
- Vi disturbo, Hirako san? – chiese dolcemente il Capitano Unohana, entrando nell’ufficio.
- Oh no, prego, accomodatevi pure – si affrettò a rispondere Shinji – gradite una tazza di the? –
- Vi ringrazio, ma sono qui solo per parlare un momento con voi – sorrise.
Shinji sentì uno scatto e vide Unohana avvicinarsi alla sedia con calma serafica. Un rapido sguardo alla porta gli confermò che la serratura era stata bloccata.
Dal suo ufficio Momo Hinamori sentì strane urla che vennero subito soffocate.
 
 


Urahara finì di prepararsi, porse un cappellino a Jinta e uscì dal negozio insieme al ragazzo: quella mattina avrebbero giocato a baseball al parco.
- Quindi il baseball è quel gioco in cui ci si colpisce con delle mazze? – chiese Zaraki guardandoli allontanarsi.
- No – sbuffò Byakuya – possibile che devi trasformare ogni cosa in uno scontro? Nel baseball si usa una mazza per colpire delle palle che ti vengono lanciate. È una spiegazione a grandi linee, ma credo che per te sia già abbastanza – il nobile tornò a guardare il libro che stava leggendo.
- Immagino che tu sia un professionista. Se c’è una cosa che non manchi mai, sono le palle. Anche a parole – ghignò Kennino con uno sguardo di sfida.
- Osi? – si adirò Kuchiki.
- Oso, principessa – il sorriso del campanellino si allargò. Un pericoloso luccichio negli occhi, mentre poggiava una mano sull’elsa della sua spada.
Il bel Capitano non si fece attendere, in un attimo sfoderò Senbonzakura, pronto ad accettare la sfida. Tessai fu costretto a separarli, ricordandogli che avrebbero dovuto sorvegliare Kisuke e Jinta, per poi valutare il comportamento del biondo scienziato.


Il parco era tranquillo e, stranamente, non molto affollato, giusto poche famigliole e Karin Kurosaki che si allenava con la sua squadra di calcio.
Kisuke e Jinta si sistemarono lontano dalle famiglie, in modo da evitare incidenti se il ragazzo avesse avuto problemi a gestire la forza del suo tiro.
- Pronto Jinta? – il biondo caramellaio si mise in posizione per tirare la palla.
- Prontissimo – il ragazzo battè due volte la mazza a terra.
Riuscirono a giocare pacificamente per qualche tiro, fino a che Jinta non colpì, intenzionalmente, la palla con troppa forza, mandandola a cozzare con la testa della giovane Kurosaki.
- L’hai fatto apposta – si arrabbiò la ragazza lanciandogli una pallonata circondata da reiatsu.
- Provalo – la canzonò Jinta schivando il pallone che colpì il povero scienziato su un orecchio, facendogli perdere il cappello e l’equilibrio.
- Jinta, chiedi scusa alla giovane Kurosaki – cercò di fermarli il biondo - Jinta! Fermi…. Basta litigare… raga..OUCH! – il ragazzo stava agitando freneticamente le braccia e con la mazza da baseball colpì il caramellaio in piena faccia, spezzandogli ventaglio e naso.
Kisuke si inginocchiò per terra attirando li sguardi di rimprovero di alcune madri lì vicino mentre cercava di tamponare il sangue con un fazzoletto e i due ragazzini continuavano a litigare senza accorgersi di niente.


- Pare che il rapporto con il ragazzo sia migliorato – asserì Zaraki – senti come si divertono, ridono e gridano di gioia – concluse mentre compilava il suo misterioso quadernetto.
- Migliorato? Il bambino sta litigando con la sorellina di Kurosaki e Urahara non è nemmeno in grado di farsi ascoltare, è uno spettacolo a dir poco imbarazzante – commentò contrariato Byakuya – possibile che tu non riesca a capire nemmeno ciò che vedi? – si voltò di scatto verso il collega – sei così ottus…. Cosa stai facendo? –
- Lascia che il ragazzo risolva le sue liti da solo, esattamente come faccio io con Yachiru. Questo è un gran passo avanti, sta imparando – spiegò senza smettere di scrivere.
- Zaraki, cos’è quel quadernetto? – chiese sospettoso il Kuchiki ignorando il continuo vantarsi del collega della sua pessima condotta genitoriale.
- Scrivo poesie – rispose chiudendo il suddetto quadernetto e sventolando una mano con nonchalance.
Rimasero in silenzio per alcuni minuti, fu il Kuchiki a romperlo per primo.
- Ma…. ma…… ma tu… tu…. scrivere? -  lo shock non  permise a Byakuya di formulare una frase più articolata.


Tessai dovette intervenire per sedare la rissa tra i due ragazzi, riportare Jinta a casa e prestare soccorso al dimenticato Urahara.
Mangiarono pranzo in silenzio, poi Kisuke dovette seguire le due tate nella sala da the per sentire il giudizio sulla sua performance mattutina.

- Devo ammettere che mi hai stupito Urahara, per essere totalmente negato come genitore, sei uno che impara in fretta – Zaraki gli diede una vigorosa pacca sulla spalla.
- Credo ti sfugga il significato di imparare, Zaraki – il nobile gli lanciò uno sguardo di disapprovazione – ma, in fondo, non sei mai stato dotato in quest’arte….. –
- Lasciare che litigasse senza appoggiarlo, in modo che risolvesse da solo la questione…. –
- La mattinata è stata un totale fiasco, Urahara. Non fraintendere, hai cominciato molto bene, il problema è che hai nuovamente fallito sul piano autoritario, facendo una figura patetica e vanificando gli sforzi fatti finora –
- Proprio come dovrebbe fare un vero uomo. Hai ripagato tutti gli sforzi fatti finora –
I due Capitani si guardarono.
- Credo che tu non abbia afferrato il punto, Kenpachi –
- Potrei dire la stessa cosa di te, Kuchiki. Non riconosci i frutti di un duro lavoro, principessa? -
- Non hai neanche idea di cosa sia il duro lavoro, zotico, cosa vuoi saperne di frutti? Urahara non è riuscito nuovamente a farsi ascoltare, ti sembra un successo? –
Kisuke guardò Byakuya domandandosi se invece lui conoscesse il duro lavoro, ma decise di non ricalcare la questione.
- Non ha voluto, se fosse intervenuto avrebbe sminuito la virilità del ragazzo – si impuntò Kennino.
- Non ha voluto? Ha tentato di intromettersi e si è fatto rompere il naso. Più che quella del ragazzo ha ridicolizzato la sua di virilità – alzò la voce il nobile. Zaraki riusciva davvero a fargli saltare i nervi.
Kisuke spostava lo sguardo da un Capitano all’altro, in silenzio. Sapeva perfettamente di aver sbagliato qualcosa, anche se trovava l’ultima affermazione del Kuchiki un po’ esagerata e vagamente offensiva,  ma non riusciva a capire se avesse miseramente fallito o se avesse fatto un buon lavoro. Non era riuscito a sedare la rissa, vero, ma non era così grave, l’unico ad essere riuscito in tale impresa era stato Don Kanonji.
Così si limitò a riportare i due uomini sull’argomento, prima che la situazione degenerasse.


- Dunque – riprese il nobile sfogliando un programma stilato insieme al collega – oggi pomeriggio devi concentrarti sulla ragazza. Portala fuori, falle fare shopping o qualcosa che possa interessarle, improvvisa! –
- Come sempre, noi osserveremo ogni tua mossa, e alla fine ti daremo un giudizio – gli ricordò Zaraki.
 
 

- Allora Ururu, cosa ti va di fare questo pomeriggio? – le chiese Kisuke sorridente.
- Devo finire di mettere in ordine la merce consegnata oggi – abbassò lo sguardo la ragazzina.
- No, no, oggi non te ne devi preoccupare. Ci penseranno Jinta e il signor Tessai. Questo pomeriggio io e te usciremo a fare qualcosa di divertente – puntò la porta d’ingresso con il ventaglio in un gesto teatrale – ti piace fare shopping? – battè le mani il caramellaio.
Uscirono per quello che sarebbe stato un pomeriggio molto impegnativo per il biondo. Si sa, per quanto un padre possa amare sua figlia, lo shopping è sempre lo shopping, e non è mai cosa piacevole per un uomo. Fecero una lunga passeggiata per il centro, fino ad arrivare al negozio di abbigliamento preferito dalla ragazza.
- Ururu, mentre tu provi io do un’occhiata in giro, se hai bisogno chiamami –

Cominciò a girovagare per il negozio alla ricerca di abiti in stile lolitina, ne aveva sempre una vasta scorta nel suo negozio, si erano rivelati molto utili quando l’erede della casata Kasumi Oji, la giovane Lurichiyo, era scesa sulla Terra, e non voleva arrivare impreparato ad un’altra possibile emergenza. Era inoltre fermamente convinto che fosse l’unico tipo di abito a rendere giustizia ad alcuni modelli di Gigai da lui personalmente ideati, peccato solo che la giovane Kuchiki non si fosse lasciata incantare.


Continuò la sua ricerca, prendendo abiti qua e la e ammucchiandoli nel cestino che teneva in mano e dando la sua opinione ad Ururu ogni volta che era indecisa su un vestito. La ragazza tornò nuovamente nel camerino ed una giovane commessa si avvicinò al caramellaio.
- Buongiorno signore, posso esserle utile? – sorrise, ma i suoi occhi tradivano un’aria sospetty6y6osa (intendevo “sospettosa”, ma il gatto ha deciso di correggerla saltando sulla tastiera).
- Oh no, grazie, ho già trovato ciò che mi serve, aspetto solo che la ragazza scelga cosa prendere –
- Viene spesso qui, è una ragazzina molto dolce ed educata – sondò il terreno.
- Sì, è davvero splendida, un po’ timida, ma è molto matura, non sembra nemmeno una ragazzina del liceo – concordò Kisuke.
- Lei ci passa molto tempo insieme? – corrugò la fronte la donna.
- Beh sì… - rispose lo scienziato un po’ spiazzato dalla domanda – viviamo insieme – concluse in tono ovvio.
- Lei è un pervertito senza un minimo di vergogna – alzò la voce spingendolo verso l’uscita – se ne vada, sparisca dalla mia vista. Con una ragazzina così giovane, come può fare una cosa del genere e dormire la notte? –
- Ma cosa? -  Urahara venne malamente spintonato fuori dal negozio prima di riuscire a capire il motivo di tanta ira.


Le due tate si scambiarono un’occhiata perplessa. Avevano osservato ogni movimento del biondo, eppure qualcosa non tornava.
- Che cazzo è successo? – chiese Zaraki.
- Non credo di aver capito bene la dinamica di tutto ciò – ammise Byakuya – sono letteralmente senza parole – il nobile osservò la commessa parlare al telefono.
- Sarà semplicemente isterica, magari ha le sue cose – tagliò corto Zaraki – chiama Urahara e digli di rientrare, non può lasciare la bambina da sola, deve pagare il conto –

Non ci volle molto per svelare il mistero, poco più tardi il caramellaro fu avvicinato dalla polizia, precedentemente chiamata dalla donna, e Tessai fu costretto ad intervenire per spiegare all’agente che Kisuke era il tutore della ragazza e non un pedofilo.

Il pomeriggio passò senza ulteriori intoppi e malintesi e meglio di quanto Kisuke potesse immaginare. Finì di gustarsi il gelato che avevano appena comprato con la forte convinzione che da quel giorno le cose sarebbero migliorate, e che, col tempo, sarebbero diventati una famiglia unita.


Tornati a casa, lo scienziato lasciò Ururu a sistemare i suoi acquisti e si diresse dalle due tate per il giudizio finale di quella giornata. Il suo buon umore cominciò a svanire lentamente.
- Dunque Urahara – cominciò Kenpachi – io e Kuchiki concordiamo nel dire che, nonostante i vari problemi, questa prova è migliore della precedente – si voltò verso il collega, per poi rivoltarsi verso Kisuke – per quanto ancora non mi sia chiaro il perché tu le abbia fatto fare tutte quelle cose da donnicciola – sussurrò.
- Ti ho già spiegato il motivo, Zaraki – captò il sussurro Byakuya – perché Ururu è una ragazza. Lo shopping è sicuramente più adatto ad una ragazza delle volgari gare di rutti a cui addestri giornalmente Yachiru, e a cui cerca di sfidarmi settimanalmente – il nobile scosse la testa con fare stanco.
- Se lo dici tu ci credo – rise Zaraki – non contraddirei mai una principessa su argomenti femminili –
Kisuke aprì la bocca per proporre una tazza di thè quando sentì la voce mortificata di Ururu nell’altra stanza.


- Oh, no -
- Ururu, è successo qualcosa? – lo scienziato bussò alla porta della ragazza mentre la pressione delle reiatsu dei due Capitani scemava a poco a poco.
- Ecco… - la ragazza arrossì e abbassò lo sguardo – ho sbagliato a comprare l’eyeliner, non so usare questo tipo – indicò una matita sul tavolino – mi dispiace, non posso nemmeno cambiarlo, dovrò comprarne un altro –
- Su su – la consolò Urahara – non è così grave, vediamo cosa possiamo fare –
Byakuya e Kenpachi si lanciarono un’occhiata interrogativa e si appostarono dietro alla porta per controllare lo scienziato.
- Incredibile – mormorò l’ex campanellino – pare davvero che abbia imparato qualcosa in questi giorni, non ci speravo più –
- E’ invero incredibile, dal momento che non siamo stati in grado di insegnargli niente – annuì il bel Capitano.
Kisuke stava guardando la scatolina del prodotto insieme alla ragazza, cercando di tirarle su il morale e farle capire che non era successo nulla di grave.
- Vedi Ururu, qui c’è scritto di tracciare una linea sulla palpebra, c’è anche un disegno. Non può essere difficile, no? Basterà tirare una riga come quella disegnata, proviamo –
Kisuke tolse il tappo alla matita con aria scientificamente sicura, portò la matita verso l’occhio destro e sbagliò clamorosamente mira, ritrovandosi a rotolare sul tatami con un occhio rosso e lacrimante.
Zaraki lo guardò perplesso, indeciso se ridere o andare a trovare Ichigo, così da lasciare Urahara solo con il suo dolore e la sua dignità ferita. Byakuya guardò Kisuke con gli occhi sgranati, poi spostò lo sguardo diverse volte dallo scienziato al collega, fermandosi su quest’ultimo.

- Andiamo a bere qualcosa? – propose uno sconsolato Capitano Sei. Avrebbe bevuto per dimenticare quanto aveva appena visto, anche se ormai era certo che quella visione avrebbe tormentato i suoi incubi per molte notti avvenire.
- Collega… Non sai quanto ho aspettato di sentirtelo dire – si commosse Zaraki – brinderemo alla tua virilità ritrovata! – Fece un gesto maschio con il braccio e si congedò per prepararsi.








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Oss.
Questo ritardo è veramente clamoroso. Credo sia passato più o meno un anno dall’ultimo aggiornamento… Di nuovo, come in ogni capitolo, mi scuso per il ritardo.
Spero che questo capitolo vi piaccia e soddisfi la vostra sete di minchiate Zarakiane.
Dedichiamo questo capitolo a tutti quelli che ancora ci seguono, nonostante gli aggiornamenti incredibilmente lunghi. Grazie davvero.
 
Vi lascio alla mini puntata della miniserie che questa volta è tutta dedicata alla nostra cara Lightning00, dal momento che è stata una sua recensione a darci l’ispirazione per questa “perla”.
unholy spirit
 
 





“The Importance of Being Byakuya”
(Alternate Universe)
Era una calda giornata primaverile e i turisti affollavano le strade di Roma.
Byakuya, Soi Fon e Gin erano seduti ai tavolini di un bar a godersi delle bevande fresche mentre ammiravano l’antica e imponente bellezza del Colosseo.
- Sai Bya, dovremmo venire in vacanza con te più spesso – lo guardò furbo Gin – se vai in giro da solo finisci per annoiarti. Che gusto c’è senza gli amici? –
- Gin, va bene essere una buona compagnia, ma non fare lo scroccone – lo rimproverò Soi, sapeva perfettamente quale fosse il piano del volpotto argentato: scroccare vacanze al Kuchiki.
Dal canto suo, Byakuya non sembrava affatto infastidito dalle affermazioni di Gin. Offrire una vacanza di appena un mese non avrebbe certo reso quei due degli scrocconi, per una cifra così misera era inutile che si perdessero in paranoie.
- Più tardi avrei un appuntamento con un vecchio amico di famiglia – informò il nobile – visto che saremo in zona, vi interessa visitare i musei vaticani? Non li avete mai visti, giusto? –
- Beh, già che siamo qui direi di approfittarne – Gin si voltò verso il Colosseo ghignando – anche se avrei preferito sfidare Soi in un duello mortale nel Colosseo –
- Hai un desiderio di morte molto strano, Ichimaru – lo prese in giro l’ape.
- Se vi sfidaste domani? L’ho affittato per una visita privata – asserì il bel giovane nel suo solito tono piatto.
Soi si voltò verso Gin con aria sconcertata. Tutto, da Byakuya avevano visto di tutto, ma questo era troppo. Decisero di ignorare la questione e concentrarsi su quello squisito aperitivo.
 
Finito di visitare i musei vaticani il giovane Kuchiki annunciò che sarebbero tornati in albergo a cambiarsi e sistemarsi, non sarebbe stato educato presentarsi all’appuntamento abbigliati come turisti.
Fu così che due sempre più confusi Gin e Soi si ritrovarono a varcare le porte di San Pietro e ad essere ricevuti dal Papa in persona.
- Santità – il nobile fece un lieve inchino in segno di saluto.
- Mio caro, carissimo Byakuya – l’uomo si alzò, baciò la mano del ragazzo e lo abbracciò come un figlio.
- Mio nonno Ginrei vi manda i suoi saluti e chiede quando sarete nuovamente in Giappone – Byakuya cominciò un’educata conversazione con il sant’uomo.
I suoi due ospiti erano sempre più confusi: Soi Fon era indecisa se strozzarlo sul momento o aspettare di essere abbastanza lontani dalle guardie svizzere, mentre Gin non sapeva se abbandonarsi ad una risata isterica o ubriacarsi per dimenticare.
A quanto pare si erano sbagliati: affittare il Colosseo era la cosa più normale che il Kuchiki avesse fatto quel giorno.
  
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