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Autore: Fanelia    24/11/2014    4 recensioni
Breve introspezione sullo scontro fra il campione della Regina Cersei e quello di Tyrion Lannister.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gregor Clegane, Oberyn Martell, Tyrion Lannister
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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POSSIBILE SPOILER 4 STAGIONE!!!!!!!!!!!!!

 

Spire Purpuree

Oberyn Martell.
La Vipera Rossa.
Il Principe dorniano, fratello della compianta Elia.
È a lui che Tyrion, il leoncino, il Folletto dei Lannister si trova ad affidare la sua esistenza. Nonostante tutto.
Se la giustizia gli viene negata, e Cersei cerca di liberarsi di lui ricorrendo a scorrettezze, cosa può fare l’obbrobrio della casata purpurea se non lasciare la propria vita nelle mani dell’ultima persona a cui probabilmente, se avesse avuto scelta, si sarebbe rivolto?
Eppure è alle cure della famiglia Martell che ha affidato la piccola e dolce Myrcella e… potrebbe tradire il suo sangue se si arrivasse a uno scontro? In cuor suo Tyrion conosce la risposta a quel quesito, forse in parte la teme ed è per questo che la rinchiude nel profondo del suo animo, in quel suo lato più oscuro.
Tyrion il macchinoso, l’uomo dalle mille e una risorsa; qualsiasi donna gli dorma accanto può udire il rumore degli ingranaggi che in quella sproporzionata testa non smettono mai di lavorare. Ma ora Tyrion è rinchiuso in una prigione e sa che la sua vita è appesa a un filo. O meglio, a una lancia.
Non gli piace come arma, non la ritiene la scelta ottimale, ma poi si accorge che lo strano principe dorniano deve averla intinta in qualche veleno. È ovvio, come ha fatto a non arrivarci prima? Del resto il Principe Oberyn è talmente sicuro di sé, mentre beve il vino e gli illustra come intende mettere al tappeto il mostro, soprannominato la Montagna che cavalca, che doveva capirlo, sì, ha un asso nella manica.
La tracotanza della Vipera Rossa, la fa sembrare irresponsabile agli occhi di Tyrion, che conoscendo bene Gregor, l’ha visto duellare e ne conosce la mostruosità, la cattiveria, spera solo che il dorniano non sia così stolto e non si lasci sopraffare.
E mentre lui, forse per la prima volta, si trova a pregare, a cosa pensa Oberyn?
Perché a qualcuno è rivolto il suo tormento, il suo dolore. Non è solo per difendere il Folletto che si è fatto avanti, anzi.
Se qualcuno si è bevuto quella banale scusa deve essere un folle, uno stupido. Cosa può importare a un Martell della fine di un Lannister? È la vendetta a spingerlo e, tutto sommato, Tiryon è su ciò che conta, lo sa, non può fingere che non sia così. Perché mai, altrimenti, Oberyn metterebbe al repentaglio la propria vita in cambio della sua?
Quando gli è giunta la notizia che quell’infame di Clegane sarebbe stato il campione della regina Cersei, allora il Principe venuto da lontano ha pensato che finalmente fosse arrivata la sua occasione. Sì, suo fratello, Doran, lo aveva implorato di non commettere avventatezze durante il suo soggiorno ad Approdo del re, ma quella chance è troppo ghiotta e la vendetta che ha covato per anni, quel sentimento che è cresciuto a dismisura giorno dopo giorno, notte dopo notte, si è trasformato in un’onda ingestibile, che si schianta contro le solide fondamenta di quella casata che difende e tutela quell’essere macchiatosi di un crimine tanto truce, atroce.
Un’onda distruttiva, un vortice nero che gli annebbia la ragione, è tra le spire della propria collera, una rabbia serafica e composta, repressa per anni e ampliatasi esponenzialmente, che la Vipera Rossa si lascia cullare. Vorrebbe ucciderlo, sa che può farcela, non teme nemmeno per un singolo istante perché la sua razionalità è stata obnubilata; colpa degli Dei, il fato, il destino del coraggioso Principe bruno è segnato, ma lui non lo sa, non è consapevole mentre, come un burattino, muove i suoi passi su quella sabbia, su quel terreno che vedrà cadere nuovamente gocce purpuree.
Sangue, sudore, polvere, clangore di spade e odore di morte si mischiano in quella arena regalando agli spettatori una fragranza agrodolce di cui inebriarsi.
Questo duello non dovrebbe avere che un vincitore. Olezzo di paura, ma non è Oberyn ad aver timore, nemmeno Clegane, è Tyrion a scongiurare affinché quello che ha sempre considerato uno scomodo nemico gli salvi la vita e uccida quell’essere cui Tywin concede più considerazione che al suo stesso figlio minore.
Combatte il dorniano, senza paura, con una calma quasi irreale, quasi inconcepibile, mentre attacca, cercando di irritare quel mostro contro cui si staglia, del quale prende le misure, nel quale cerca un punto debole. Ma Clegane è completamente fasciato, bardato da quella armatura… e poi d’improvviso pensa alle giunture, dove la corazza è meno rigida, e tenta di colpirlo.
Sembra quasi una danza con delle abili mosse, ritmate, studiate, che Oberyn balla al ritmo della ridda di emozioni che gli sta facendo scorrere il sangue nelle vene e ne scandisce il battito del cuore.
Diverse volte affonda con quelli che sembrano solo graffi, ma lo spietato assassino non parla se non per intimargli di tacere, sicuro di sé come solo un Clegane sa essere; la Montagna chiamato così non solo per le sue mastodontiche dimensioni, forse è anche il suo essere immutabile e inscalfibile al passare del tempo che gli ha regalato tale appellativo: come un monte resiste al passare degli anni, agli attacchi delle intemperie e non crolla, mai.
Ma tutti incontrano la sconfitta in battaglia e mentre Oberyn cerca un’ammissione di colpevolezza per lo stupro della sua amata Elia, per l’omicidio della stessa e l’infanticidio di suo nipote, ripete allo sfinimento le stesse parole, come una nenia, una filastrocca amara che diventa quasi un canto funebre. Ed ecco la Montagna crollare, inaspettatamente; il cuore del Principe Oberyn spicca il volo, illudendosi di aver vinto, sta per ottenere un’ammissione di colpevolezza ma non sa che il fato ha deciso di interrompere quel gioco. Annoiato, due vite di cui non si cura, due uomini così diversi eppure a entrambi gli Dei voltano le spalle.
Il Principe senza macchia non ha mai fatto del male a nessuno. Gregor ha costellato la sua strada verso l’aldilà di uccisioni di innocenti, insozzandosi le mani, quelle stesse
Che consentono al gigante cattivo di afferrare Oberyn, d’improvviso, approfittando di un momento di debolezza e ne cavano gli occhi, per poi maciullargli il cranio.
Il Principe sta per lasciare i suoi cari e una vendetta compiuta solo per metà.
E mentre Clegane porta con sé, verso la morte, il suo sfidante, è solo allora che compie l’ultimo gesto di efferata malignità, di dolorosa e delirante pazzia e regala a Oberyn una confessione. Ha violentato Elia, l’ha uccisa senza pietà e la stessa fine ha destinato al figlio della stessa.
Oberyn soccombe a quella morsa distruttrice, perisce, precedendo Clegane sulla via del tramonto, lasciando la Montagna e metà fra la vita e la morte, e udendo appena quella verità per cui si era immolato.
Non gli importa di morire, sebbene fosse convinto di vincere, sebbene sicuro che la sua vita non potesse essere giunta al termine, perché il suo unico rimpianto sarebbe stato andarsene senza avergliela fatta pagare. E invece sa che ha inferto colpi mortali a Clegane, sa che lo ha condannato ad atroci sofferenze mentre il nero del veleno che ormai scorre nelle vene dell’indegno avversario, lentamente inizia a trascinarlo in un lungo e doloroso stillicidio.
È di questo che potrà gioire Martell, di aver vendicato la sua Elia.
Ma quale fine ingiusta gli è stata destinata? Proprio ora che finalmente avrebbe potuto vivere libero da quel pensiero, da quel macigno che ogni singolo istante della sua vita gli ha oppresso il cuore, rendendogli impossibile respirare.
“Elia” è alla sorella che vola il suo ultimo pensiero mentre la sua anima si innalza a miglior vita.
“Sono un folletto morto!” pensa il mezzo uomo mentre Oberyn crolla, schiacciato da quel mostro senza cuore di Clegane. Si era affidato a lui, alla Vipera Rossa mentre in cuor suo sperava che ne potesse prendere il posto il suo fidato Bronn, quel venduto, che ha lasciato il suo destino, il futuro di un Lannister, nelle mani di uno straniero.
“E Cersei otterrà ciò che vuole!” un’amara constatazione che colpisce Tyrion mentre viene scortato nuovamente in cella, là dove sa che ad attenderlo ci sono solo interminabili ore che correranno celermente e lo porteranno alla morte.

Tempo tiranno, corre in fretta quando non dovrebbe, rallenta quando è desiderio degli uomini che scorra velocemente. Tempo tiranno che ha deciso che, di tempo, per Oberyn Martell non ce ne fosse più.
Tempo crudele che destina il Folletto a un attesa dopo una tale sentenza di morte.
 
Nda: Salve! Ci terrei a precisare che è una mia libera interpretazione di quel momento, per cui eventuali diversità con la scena da tutti voi vista, sono state ponderate. Grazie a chiunque la leggerà... una dedica alla Marty che ha patito tanto per la morte di Oberyn!
Hear me roooooar!
   
 
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