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Autore: Harryette    24/11/2014    3 recensioni
E’ mesi che aspetto che mi tocchi anche solo con un dito. L’ultimo pezzo di me si stacca e ti segue. So che non ci sei, eppure continuo a sentirti. So che sei già altrove, in un universo dove io e te nemmeno esistiamo, eppure continui a salvarmi.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
- Questa storia fa parte della serie 'Mentre sfiorisci.'
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Sono le 15:59.
Ti guardo, mentre dormi con la guancia poggiata sul braccio del divano in finta pelle, gli occhi leggermente gonfi e le labbra dischiuse. Ti guardo mentre muovi impercettibilmente un dito, l’indice della mano sinistra, e poi sbatti impercettibilmente la palpebra opposta. Una ciocca di capelli ti cade distrattamente sulla fronte, perché il gel non lo metti quasi più, e vorrei avvicinarmi e spostartela perché ti starà dando sicuramente fastidio. Non mi muovo, continuo a guardarti mentre sistemi meglio la spalla – che evidentemente ti sta facendo male – e continui a dormire come se nulla potesse toccarti.
Ti guardo, Louis, così bello anche se così distrutto e – no – non posso fare a meno di trattenere le lacrime. Ti guardo mentre sogni di certo qualcosa (spero me, ma questo non ho neanche il coraggio di ammetterlo a me stessa), con un volto così sereno che mi sembra quasi di essere io a star sognando. La verità è che mi manca il tuo sorriso, quello vero che nasce nei momenti più assurdi, e mi manca sentirti ridere. Forse è questo il problema di base, per cui non riesco ad accettare la situazione. 
E anche mentre ti guardo – magnifico come sempre – l’unica cosa a cui riesco a pensare è che non sopravvivrei se te andassi. Un tempo avrei pensato a quanto sarebbe stato bello baciarti mentre dormivi, solo per sentire il sapore dei tuoi sogni, e l’avrei fatto solo per scoprire quale sarebbe stata la tua reazione. Un tempo, la me di prima, ti avrebbe fatto il solletico solo per vederti sobbalzare distratto, con le labbra distorte per la rabbia ma che si sarebbero poi –inevitabilmente – sciolte in un sorriso splendente. E invece ora non riesco neanche ad avvicinarmi a te per paura di romperti, o farti male, o infastidirti o chissà cos’altro. Sento il peso degli anni che scorrono, quasi mi pare di sentire il rumore della sabbia nella clessidra sul tuo tavolino, e tremo perché l’idea di vivere un giorno – anche solo uno – in cui tu non ci sei mi terrorizza
L’ho sempre saputo, infondo, che ti saresti preso così tanto di me da portarmi a sentirmi vuota. Ed è proprio così che mi sento adesso, lo sai Louis? Aspetto che tu ti svegli, reprimendo la mia paura che potrebbe anche non succedere, e quando lo fai prego che ritorni a dormire. ‘Che alla fine non mi importa proprio niente se mi manchi anche quando sono accanto a te, perché vederti soffrire è mille volte peggio di tutte la mancanze del mondo. Un tempo non avresti mai dormito di notte, figurarsi alle quattro e trentadue del sabato pomeriggio, e – mentre reprimo l’istinto di avvicinarmi un po’ di più – penso che tutto scorre davvero troppo veloce. 
Il problema non è che quando ti svegli mi allontani perché ‘’non mi sento bene’’, non è che mi mancano le tue dita sulla pelle e sul cuore, non è neanche che dormi trenta ore al giorno e nemmeno che non mi dici più ‘’ti amo’’ da due mesi. No, Louis, lo so che lo pensi ma il problema non è niente di tutto questo.
Il problema è che vederti bruciare non è facile neanche se sono lontana, ‘che non mi manca solo il tuo sorriso ma mi manca anche farti sorridere. Mi manca perfino farti sentire amato, perché io ti amo più del dicibile ma non riesco neanche a guardarti in faccia. 
E quando i tuoi occhi blu diventano più scuri e spenti, ogni singolo giorno che passa, io mi domando solamente perché ti sono ancora vicina nonostante tu non mi voglia. Nonostante tu urli con la forza che ti resta, mentre mi afferri le spalle e scoppi a piangere. 
‘’Ti prego, vattene’’
No, Louis, io non me ne vado. 
Non me ne vado neanche quando mi chiami con il nome della tua ex solo per ferirmi, non me ne vado neanche se mi gridi contro le parole peggiori, neanche se mi prendi di peso e mi trasporti fuori casa tua. E mi farebbe piacere che, qualche volta (anche solo una), tu mi dicessi di nuovo ‘’ti amo’’ perché credo di star dimenticando come suona con la tua voce e detto da te. Te lo dico io, per entrambi, e non mi rispondi ma lo so che mi ami. Tranquillo Louis, lo so. 
Ti guardo ancora dormire, non so che ore sono e neanche mi interessa, sento solo che un pezzo di me mi abbandona del tutto. Forse è questo quello che temevo più di ogni altra cosa: ti sto dando tutto, ogni singola cellula ed ogni singola fibra, e la possibilità di un giorno in cui non ci sei mi rende quasi isterica. Mi domando, ogni notte ed ogni giorno da sveglia, cosa ci sia di bello e appagante in un mondo dove io e te non siamo insieme.
Una lacrima sfugge dai miei occhi, seguita da un’altra perché – diavolo! – io non dovrei piangere. Perché te l’ho promesso mesi fa, perché mi odieresti ancora di più se te ne accorgessi, e perché mi sento solo più persa. Tu continui a dormire, credo, ma la tua mano raggiunge la mia. 
E’ mesi che aspetto che mi tocchi anche solo con un dito. L’ultimo pezzo di me si stacca e ti segue. So che non ci sei, eppure continuo a sentirti. So che sei già altrove, in un universo dove io e te nemmeno esistiamo, eppure continui a salvarmi. 
Come tanto tempo fa, quando ci siamo visti per la prima volta. Pioveva, nevicava forse, e tu ti avvicinasti a me. ‘’Non dovresti camminare da sola per strada di sera’’ sorridesti. ‘’Non sai chi potresti incontrare’’
Sono grata a Dio, lo stesso Dio nella quale neanche credo più, di aver incontrato proprio te quella sera. Sono grata a Dio di averti fatto nascere con il carattere più duro e presuntuoso di sempre, perché non ti sei arreso fino a che non ti ho baciato. ‘’Lo sapevo’’ avevi sussurrato. ‘’Sei già pazza di me’’
L’ho negato e mi sono incazzata, ma la vuoi sapere la verità? Mentre mi prendi la mano involontariamente, anche se probabilmente stai dormendo e manco te ne sei reso conto, io so che avevi ragione. So che avevi ragione su ogni singola cosa e su ogni singola parola, l’ho saputo sempre ma non ho mai avuto il coraggio di ammetterlo. 
Ricambio la stretta lieve della tua mano e un’altra lacrima scivola, diritta, giù sulla mia guancia. Vorrei tanto baciarti adesso, perché mi manchi da morire. Non mi muovo neanche adesso, ma ti muovi tu. 
E’ un movimento impercettibile, ma lo e ti sento. Ti sento perché dentro di te, incastonati in qualche organo (spero nel cuore), ci sono tutti i pezzi di me che ti ho regalato. 
Ti sto regalando l’ultimo, adesso, il pezzo più triste e malinconico di tutti. L’unico che mi è rimasto. Te lo regalo mentre (non) dormi, e mentre mi stringi la mano (e tutto il corpo, con la mente). Te lo regalo e mi rendo conto che non c’è parte di te che io non abbia amato esattamente allo stesso modo. Che sei sveglio lo capisco dopo, quando non apri gli occhi ma sussurri qualcosa. Faccio finta di non capirlo, ma ti sento
‘’Mi dispiace’’ dici. 
Sono le 16:43 e dispiace anche a me.
Mi dispiace tanto.
  
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