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Autore: Francine    24/11/2014    6 recensioni
You remember me when the west wind moves
Upon the fields of barley
You'll forget the sun in his jealous sky
As we walk in fields of gold

È giunto il tempo di pagare i debiti. Do ut des, dicevano i romani. Ed è giunto anche per Saori il momento di saldare i suoi, di debiti. Cominciando col riscuoterne uno che risale a qualche anno addietro...
Genere: Avventura, Fantasy, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo Personaggio, Saori Kido
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Quando piovono le stelle'
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When the West Wind Moves
 



 
You remember me when the west wind moves
Upon the fields of barley
You'll forget the sun in his jealous sky
As we walk in fields of gold

 
 


ANTONIOS è preoccupato. Tanto. Troppo, forse.
«Andrà tutto benissimo», lo rassicura lei, sistemandosi la borsa a tracolla.
«Sì, ma», ripete Antonios. Per la cinquantesima volta nel giro di una mezza giornata. Un disco rotto sarebbe meno ripetitivo, pensa sua moglie Patrizia.
«Sì ma, sì ma, sì ma!», sbotta la donna, cinquant’anni ben portati ed una gran massa di riccioli rossi ed indomabili oltre le spalle. «E piantala una buona volta! Lasciala respirare, non è più una bambina!», conclude. Allargando le braccia in segno d’esasperazione.
Ma Antonios non molla. «No, dico. Tu lo sai di chi stiamo parlando?», le chiede.
«Certo che sì», replica lei. Sostenendo il suo sguardo… scandalizzato? «Per chi mi hai preso, eh?», domanda a sua volta, passando al contrattacco.
«Per una che si è bevuta il cervello!», vorrebbe risponderle, ma Antonios non si azzarda ad usare certi toni con Patrizia. Perché hanno un ospite, in casa. Un ospite molto, molto importante. E perché Patrizia non glielo perdonerebbe se non dopo una settimana di nottate sul divano.
«Lasciala libera!», prosegue Patrizia. Che ha capito quello che sta passando nella testa del marito. E lo sfida con lo sguardo a dare fiato a quel pensiero. Dillo. Forza. Coraggio. Dillo! Vediamo se sei un uomo…

«Ma se dovesse succederle qualcosa…»
«…tu saresti l’ultimo che potrebbe fare qualcosa», chiosa Patrizia, riprendendo a sbaccellare i fagioli come se quella discussione non sia mai esistita. Ci sono tante cose da fare, ancora. Come stendere il bucato, ché oggi soffia il vento da ponente. «Faresti un salto dal macellaio? Ho ordinato dello spezzatino, per cena. E bada che non ti rifili dei tagli scadenti, come al solito suo.»
Antonios apre la bocca una, due, tre volte, poi desiste. Donne!, pensa. Si sono coalizzate contro di me! Sospira, poi si volta verso la loro ospite. Che gli sorride, di una luce radiosa, come quella che promana dal viso delle spose il giorno delle nozze. Nonostante la stanchezza, nonostante la confusione, nonostante qualche goccia di pioggia.
«È proprio sicura?»

Antonios tenta il tutto per tutto. Lo sguardo da cucciolo abbandonato in uno scatolone, di quelli che affollano il canile a Porta Portese, qualche isolato più in là, lo stesso sguardo che Völler – il cane lupo che ha scelto suo figlio Andrea appena il mese scorso – mette in atto quando vuole un pezzo di carne in più. O una coccola. O accucciarsi sulle coperte del letto di Andrea. Forse questo la metterà a compassione, pensa lui, un uomo grande e grosso con una calvizie al centro della testa – voglia di ginocchio, come la chiama scherzando Andrea – che stringe le proprie manone da oste l’una nell’altra.
Ma lei no, non cede. Nemmeno di un millimetro.

«Andrà tutto bene», gli dice, mentre Andrea si affaccia gridando che è arrivato il taxi. E Antonios deve cedere. E abbassare la testa. E che sia fatta la volontà degli dei, pensa vedendola uscire nel sole di Maggio, un vestito color panna, i sandali di cuoio e la borsa a tracolla. Come una ragazza normale. Come faceva Stefania quando usciva con le amiche, prima di sposarsi ed andarsene a Torino.
Fuori c’è Andrea. Che le sorride accanto al taxi, gonfiando e sgonfiando una gomma americana rosa confetto.
«Per il viaggio», le dice, porgendogliene una ancora incantata. «Le strade di Roma sono tutte un buco», scherza, avvicinandole il pacchetto. Blu.
Lei sorride. «Grazie», gli dice, accettandone una. E tenendola nel palmo della mano come se fosse un oggetto alieno appena atterrato da chissà dove.
Andrea le apre lo sportello – da vero cavaliere – e lei sale sul taxi.
«Buonpomeriggio!», le augura, tutto d’un fiato, prima che lo sportello si chiuda con uno SBOP attutito e lasci fuori il vociare di Trastevere, le preoccupazioni di Antonio, l’abbaiare festoso di Völler e il profumo della gomma da masticare di Andrea.
«Dove andiamo?», le chiede il tassista, un lampo azzurro dallo specchietto retrovisore.
«Via dei Delfini», gli dice lei. Scandendolo bene. O almeno crede.
«Via dei…?» Lei gli porge un foglietto di carta. Ottima filigrana e delicata color avorio, qualità che l’uomo annota a margine, prima di esclamare: «Ah! Via dei Delfini! È qua dietro. Ci metteremo un attimo!».
L’uomo ingrana la prima ed il taxi giallo sole si lascia alle spalle la tranquillità di via di San Francesco a Ripa per tuffarsi nella confusione di Viale Trastevere.
«Sono stato ottimista», dice il tassista con un sorriso malandrino. «Le dispiace se metto un po’ di musica?»
«Prego. Faccia pure», gli dice Saori, prima di accomodarsi contro il sedile imbottito della vettura e godersi Roma sfilare dall’altra parte del finestrino mentre la voce di Sting riempie l’abitacolo.



Note:
Ve l'ho promesso qui e lo faccio. Perché ogni promessa è debito. E perché quella statua è davvero troppo pacchiana. Seriamente. Ma anche no.

La sottoscritta non considera nemmeno di striscio i vari Next Dimension, Omega e compagnia cantante che Kurumada tirerà fuori dal cilindro. Il Maestro ha detto che i ragazzi torneranno (pare una minaccia, pare!); ebbene, voglio farlo io, prima che ci metta mano lui. A modo mio. In un futuro alternativo in un universo alternativo. Da ciò si spiega il What If? nelle note.

Questa storia avrà un aggiornamento più lento del solito - ché se non finisco tutto quello che ho in ballo sono dolori. Per me. - una volta al mese. Pian pianino. Roma non è stata costruita in un giorno, no?

E a tal proposito. Vi porto a Roma. Vi ho promesso anche questo, tempo addietro, giusto? Non sarà Ottobre ed accadrà qualche tempo dopo, ma Roma è sempre lì. Sa aspettare, lei. E se non sa aspettare la Città Eterna...

Porta Portese è una delle porte di Roma. Si trova a sud-ovest, lungo il Tevere, e fa da spartiacque tra Trastevere (dove si trova via di San Francesco a Ripa), Testaccio e il Portuense, il quartiere che si è sviluppato lungo l'antica via romana che portava al porto di Ostia. Fino a qualche anno fa ospitava il canile municipale - ora spostatosi alla Muratella (fuori Roma, verso Fiumicino). Per un romano il cane lupo è il pastrore tedesco, puro o meticcio che sia. Se poi è nero, state pur tranquilli: siete a casa di un tifoso giallorosso. E il fatto che il cane si chiami Völler - sì, quel Völler- vi dovrebbe suggerire a quale curva appartenga il cuore di Andrea.
E sì, le strade di Roma sono tutte una buca!

Antonios, Patriza ed Andrea gestiscono un ristorante ed una pensione (siamo alla metà degli anni '90 e i bed and breakfast dovevano ancora imporsi) nel cuore di Trastevere, cui si rivolgono gli uomini del Santuario quando si trovano a passare in città. Sono gli occhi e le orecchie di Athena nella Città Eterna, insomma.

Via dei Delfini esiste davvero, e si trova alle spalle del Campidoglio, a due passi dal Ghetto. Non è lontano da Trastevere, e Saori farebbe prima a piedi che col taxi; il traffico in centro sa essere micidiale. Se siete in zona, fateci un salto.

Il vento dell'ovest a Roma è noto come Ponentino. Spira dal mare e porta un po' di refrigerio nelle serate estive. Il Ponentino è un po' lo spirito di Roma, che soffia per i suoi vicoli ed i suoi sampietrini e si ferma a giocare con gli spruzzi del Tevere.

I ragazzi torneranno, promesso. Assieme ad una vecchia conoscenza (nuova, in un certo senso). Ci metterò dentro tutto l'amore che nutro per Roma. Spero riusciate a percepirlo anche solo un pochino. O un friccico, come si dice da queste parti.
Intanto, grazie per essere arrivati a leggere fin qui. Vado a mettere su il caffè. Non vorrete mica perdervi il prossimo capitolo, vero?
 

 
   
 
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