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Autore: zeroborine    30/11/2014    9 recensioni
Sei gradi di separazione AU. Niall ha il cuore spezzato a causa di Harry. Zayn vorrebbe uscire con Niall, ma sta già con Liam. Liam è convinto che Louis sia la causa scatenante di ognuno dei suoi problemi. Louis non crede nell'amore, ma non ha fatto i conti con Harry. Harry è effettivamente un barbone ed un fanatico, ma sua madre di certo non è una puttana. C'è una festa. OT5, PG-15, +15k/w. Autore: JohnnyMignotta (fu zeroschiuma).
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
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Six degrees (più di 15 000 parole), scritta da JohnnyMignotta per The Zeroborine Project è una one-shot a rating arancione, e pertanto non è adatta a lettori particolarmente sensibili in quanto contiene:

  • Intercorsi romantico/erotici tra personaggi dello stesso sesso (M/M)
  • Intercorsi romantici (non erotici) tra più di due personaggi
  • Accenni ad infedeltà coniugale
  • Accenni a tematiche forti (depressione, abuso di sostanze stupefacenti, atti illegali di varia natura)
The Zeroborine Project non vanta alcun legame con i personaggi pubblici menzionati all'interno del testo e sfortunatamente non percepisce compensi di sorta; si assume tuttavia la responsabilità intellettuale per l'opera e ne rivendica la paternità.
Grazie a Matt, a Judine, a Pat e, soprattutto, a Licia per il supporto all'autrice e l'affetto mostratele; Six degrees è, tuttavia, un regalo di bentornata per Alu.
Per le note d'autore, scorri a fine pagina.
Buona lettura! ♥












SIX DEGREES
Di JohnnyMignotta


La teoria dei sei gradi di separazione, per la semiotica e la sociologia, è un'ipotesi secondo la quale qualunque persona può essere collegata a qualunque altra persona, o cosa, attraverso una catena di conoscenze e relazioni con non più di cinque intermediari.

C'è un sacco di gente, ma l'atmosfera è tranquilla, raccolta; tutti gli invitati hanno pensato bene di radunarsi in prossimità delle finestre, a fumare, a pochi passi dalla tavola ricoperta da cibo e alcolici.
Niall non è esattamente nervoso, ma neanche proprio tranquillo. Né attacco di panico né maestro zen, insomma: se ne sta seduto su un divano, ma ancora col cappotto addosso; sorride educatamente a chi gli rivolge uno sguardo, ma senza cercare la conversazione. Potendo scapperebbe, certo, chi non lo farebbe al suo posto, e tuttavia rimane dov'è, in attesa, rassegnato.
L'alano di Ben gira per casa senza attirare l'attenzione di nessuno; i palloncini gonfiati con l'elio, inspiegabilmente lilla, sono l'unico elemento decorativo che faccia in qualche maniera pensare ad un party. Niall non lo sa, ancora, ma questo è il luogo - e questa è la sera - ed i vestiti, il dopobarba, le scarpe - queste sono le circostanze nelle quali la sua vita cambierà. Chissà se sarebbe più nervoso o più tranquillo, se lo sapesse.




I. Niall

Harry Styles è uno stronzo figlio di puttana indeciso e sicuramente affetto da seri disturbi mentali, è un barbone drogato, e non si merita niente, e tra le cose che non si merita ci sono sicuramente tutte le lacrime che Niall sta versando per lui.
No, cioè, a Niall dispiace aver insultato sua madre, che sicuramente è una persona apprezzabile nonostante permetta a suo figlio di fare una vita da anarchico, potendo lo aiuterebbe ad uscire dal tunnel della droga, e d'altronde insultarlo sperando di superare la propria delusione e frustrazione non gli pare né una soluzione utile né una reazione matura.
Comunque Niall alterna momenti nei quali vorrebbe chiamarlo al telefono per chiedergli scusa e rimettere le cose a posto, attimi di debolezza nei quali tutto ciò che desidera è picchiarlo, e cadute di stile tali che si ridurrebbe addirittura a pregarlo di mettersi con lui. Non fa nessuna di queste cose, ovviamente, se non altro perché è stato abbastanza previdente da cancellare il numero di Harry dalla propria rubrica, e trova sollievo solo nell'insultarlo, e nel maledirlo, e disgraziatamente nel ripercorrere la loro storia dall'inizio alla fine nella speranza per ora infruttuosa di trovare l'errore, il bug nel sistema, il punto esatto in cui deve aver fallito miseramente, precludendosi, senza neanche l'attenuante del rendersene conto, la possibilità di stare con lui.


Harry è sempre stato un buon amico. Neanche una di quelle cose sdolcinate tipo l'amico del cuore, il migliore amico, no, niente del genere: un amico come gli altri, al limite particolarmente caro, ma mai più che un amico.
Poi quello si mise in testa di imparare a suonare la chitarra, e Niall deve avergli detto qualcosa come "perché no, fratello, tutto a posto, t'insegno io", e allora cominciarono a vedersi sempre più spesso, prima solo per strimpellare insieme e poi anche per andare a vedere gente suonare. A questo punto ancora niente, però, qui Harry era ancora nient'altro che un buon amico per Niall; poi, una sera, quando Harry aveva il braccio ingessato, Niall si rese conto che quello era, considerato il fatto che non potesse neanche suonare in quelle condizioni, un appuntamento.
I problemi cominciarono più o meno allora. Tutto d'un tratto un abbraccio tra loro non era più solo un abbraccio, e figuriamoci dormire nello stesso letto, o scambiarsi SMS nel cuore della notte, o strusciarsi l'uno contro l'altro nella folla impazzita di un corteo pacifista. Niall era diventato paranoico; leggeva interesse romantico in qualsiasi cosa facessero insieme, qualsiasi, tanto che presto era arrivato al punto di provare quell'interesse lui stesso, a crederci.
Per questo Harry Styles è uno stronzo, per questo merita gli insulti e non le lacrime del povero Niall; perché i segnali erano fin troppo chiari, tutto combaciava - gli abbracci, le coccole, i messaggi, i contatti inopportuni - ed invece alla fine venne fuori quella stessa sera che "ma, Nialler, devi aver capito male, mi dispiace, tu mi piaci molto, ma non posso" ed ora Niall non fa che disperarsi, e dire parolacce, e raccontarsi tutta questa storia daccapo ogni giorno.


Decide di lavarsi, radersi e tornare al lavoro quando si rende conto che, in un ipotetico film sulla sua vita con Will Smith ad interpretare lui e chiaramente Morgan Freeman nel ruolo di Dio, la sequenza sul suo cuore spezzato durerebbe mezzo minuto e neanche si meriterebbe Beyoncé in sottofondo, se non si riprende in fretta.
Così si dà una mossa, nel giro di una settimana si rimette in piedi, perde i cinque o sei chili che ha messo su, e torna alla sua consolidata e rassicurante routine - meno Harry.
All'inizio la mancanza non gli pesa, troppo preso a ricostruirsi pezzo dopo pezzo, ma a lungo andare si accorge di trascorrere troppi week-end da solo, sul divano, con una birra ed il telecomando, ed è una cosa che a ventuno anni è quantomeno vergognosa. Così, per risparmiarsi insostenibili oltre che patetiche ricadute, decide di fare ciò che qualsiasi maschio bianco tra i venti e i trenta farebbe al suo posto: si iscrive ad un sito internet per appuntamenti.


L'utente ZAP93 è figo. Ma figo.
Niall non si è mai considerato un esteta, e si è rassegnato piuttosto presto al fatto di essere attratto principalmente da cose, persone e situazioni francamente disgustose, eppure eccolo qui, di fronte al profilo di tale ZAP93, a dire ad alta voce cose come "che figo, oh mio Dio".
La compatibilità calcolata dal sito galeotto è sorprendentemente alta, l'area geografica è ad uno sputo dall'appartamento, l'utente è on-line, ed insomma l'unico ostacolo potrebbe essere l'eccessiva avvenenza estetica del giovane ZAP93; provare non costa niente, però, e Niall è ormai abituato al rumore che fanno i cuori quando si spazzano.
Si fa il segno della croce, quindi, lancia un bacio al soffitto e gli scrive. L'utente ZAP93 gli risponde.


L'appuntamento è nell'unico ristorante italiano nei paraggi, una cosa piuttosto chic, e Niall è in jeans. Si era ripromesso di non innervosirsi troppo, di dare il meglio di sé senza stressarsi, così ha pensato il minimo indispensabile ai preparativi, e adesso non può incolpare che se stesso se si ritrova in abiti casual in un ristorante in cui ti danno tre forchette, due bicchieri ed un menu solo per il vino. Che poi, andiamo, è soltanto vino.
Chiede un tavolo per due, si agita un po', controlla la mappa per assicurarsi di non aver effettivamente sbagliato posto - purtroppo non è tanto fortunato - e poi lo vede. Giacca e camicia tono su tono, capelli neri raccolti in una deliziosa codina, occhi profondi e contornati da ciglia lunghe e fitte, zigomi pronunciati, profilo affilato, barbetta incolta: ZAP93. Ha già preso un tavolo, ma quando si accorge di Niall gli rivolge appena un sorriso: punta della lingua tra due file di denti bianchi, perfetti, da pubblicità del dentifricio.
A Niall non resta che salutarlo con un gesto della mano, sospirare, raccomandarsi ad una sfilza di santi e raggiungerlo al suo tavolo. In jeans.


Si solleva in piedi, compito, e gli tende addirittura la mano. "Mi chiamo Zayn" si presenta.
Anche Niall aveva un nome, prima che Zayn aprisse bocca e svelasse di avere una voce simile, ma adesso proprio non gli torna in mente quale fosse. "Niall" gli viene fuori dopo qualche secondo di vuoto siderale, che impiega venendosene fuori con metafore su oro fuso e miele, "io sono Niall".
"Piacere, Niall".
Oro fuso e miele, sì, ed il modo in cui pronuncia il suo nome, oh Dio quand'è che a Niall sarà concesso di farglielo urlare?
"Piacere" riesce appena a rispondere, balbettando, ormai in pieno mutismo da sindrome di Sthendal più che in imbarazzo. Ma poi è, ringraziando il cielo, una cameriera a salvarlo in calcio d'angolo, quando si avvicina per chieder loro se gradiscano cominciare ordinando da bere.
Zayn, fin troppo sicuro di sé, apre la carta dei vini e, con gli occhi negli occhi di Niall, "io opterei per un Pinot Grigio" dice, con quella voce , "ma anche un Cabernet 2013 non guasterebbe, tu che dici?".
"Dio perché mi hai abbandonato", ecco che dice. Ma Niall si è messo in questo pasticcio da solo, è inutile arrossire, e allora tanto vale che dica la verità: "scusa, amico, ma non ci capisco un cazzo di vini".
Zayn sorride soltanto, allora, e visto da vicino il suo sorriso è ancora più abbagliante, quando "portaci due birre chiare" ordina alla cameriera.
A questo punto Niall non dubiterà mai più dell'esistenza di Dio.


Per giunta è anche una persona fantastica. Non Dio: Zayn. Certo se Zayn fosse Dio si spiegherebbero un sacco di cose, compreso il fatto altrimenti inspiegabile che Niall si sente perfettamente a proprio agio a cena in un ristorante di lusso con un attraente sconosciuto, ma dopotutto non è in vena di eresie e potrebbe essere solo l'astinenza sessuale da cuore spezzato e l'ottima birra a farlo parlare.
Tuttavia, be', c'è da dire che Zayn gli ha pulito la bocca dal sugo delle fettuccine col suo tovagliolo, sporgendosi un po' contro il tavolo; che studia storia dell'arte e non ha problemi a mostrare i propri tatuaggi, quelli sulle braccia come quelli su petto e addome, in pubblico; che ride come se se ne vergognasse, abbassando lo sguardo, ma poi afferra la mano di Niall contro il tavolo, allaccia le proprie dita alle sue e "sei proprio carino" ha il coraggio barbaro di dirgli, lui, "mi piaci un sacco".
E insomma è pur vero che bestemmiare è peccato e tutto il resto, ma questo Zayn qualcosa di divino ce lo deve avere, altrimenti non si spiega, e chiunque nella posizione di Niall sarebbe pronto a dargli ragione.


A fine serata Niall ha completamente dimenticato sia i jeans che quel fanatico di Harry Styles.
Aiuta Zayn ad infilarsi il suo bel cappotto, e Zayn gli sistema il colletto del suo bomber sdrucito; quando si volta, Niall è talmente a proprio agio, sicuro di sé, che decide di non perder tempo e "voglio rivederti" propone a Zayn, tutto d'un fiato per non rischiare di cambiare idea.
Zayn, a questo, gli rivolge uno dei suoi bellissimi sorrisi. Poi però tira fuori un pacchetto di sigarette dalla tasca del cappotto, fa segno a Niall di seguirlo, e gli fa strada fino all'uscita.
Una volta fuori, Niall lo osserva mentre, con estrema lentezza, accende la sigaretta, se la posa tra le labbra, prende una prima boccata e poi, mordendosi il labbro inferiore, "c'è un problema" sussurra, come intimamente rammaricato, pronto a chiedere scusa.
Niall non vorrebbe essere scortese, ma gli viene comunque da ridere. "Va bene che fumi, Zayn" cerca di rassicurarlo, col riso a fior di labbra, "fuma anche mio fratello, e posso cominciare anch'io se ti fa star meglio".
Ma Zayn, interrompendolo, gli posa una spanna sul viso; lo accarezza, pensa te, mentre "ho un ragazzo" gli confessa.
Quindi è inutile che Niall menta a se stesso, non servirebbe: il rumore che i cuori fanno, quando si spezzano, è assordante ogni volta, ed è sempre terribile, ed è ogni volta insopportabile quanto la prima. E Dio non esiste, vaffanculo.




***




Prima di entrare, si ferma sulla soglia per un'ultima sigaretta. Non è sicuro si possa fumare all'interno, e non conosce nessuno, e comunque non gli dispiace aspettare che Liam parcheggi.
Fa un cazzo di freddo, però. Stringe tra le mani la bottiglia di Chardonnay che hanno pensato di portare con loro, perché non ci si presenta a casa di sconosciuti a mani vuote, e si sente a disagio. Potrebbe bere un sorso di quel vino a canna, migliorerebbe sicuramente il suo umore, ma la verità è che non è stato abbastanza previdente da portare con sé un cavatappi.
Tutto d'un tratto l'attesa gli pesa troppo, gli manca l'aria, è come in preda a claustrofobia nonostante sia all'aperto; allora Zayn spegne la sigaretta, si specchia nel vetro di una finestra, socchiude gli occhi e, dopo aver contato fino a dieci, decide di entrare dentro casa.
Ovviamente c'è gente che fuma ed alcol dappertutto. Un classico.


II. Zayn

Niall è un raggio di sole. Letteralmente. Gli ricorda un dipinto di Caravaggio, non è sicuro del titolo, ma è uno di quelli famosi, con interni bui ed una sola fonte luminosa che dà colore a tutte le cose.
La vita di Zayn è tutte le cose; Niall è il raggio di sole.


Sta piovendo. Ha messo gli anfibi per vanità, senza neanche controllare il meteo, ma gli fa piacere che gli siano tornati utili.
Aspetta l'autobus sotto la tettoia, da solo, e non gli dispiace neanche aver finito le sigarette; ha tempo per rispondere ai messaggi di Niall, così, senza dover lasciare la valigetta coi disegni sull'asfalto bagnato.


Liam non è quasi mai a casa di questi tempi. Fa turni massacranti, perché sono quelli che pagano di più, e non dice mai di no a qualche ora di straordinario. È un bene, perché Zayn detestava lavorare al centro abbronzante, e senza il suo stipendio non saprebbero come badare ad affitto e bollette; tuttavia, ogni volta che torna a casa e Liam non c'è, Zayn non può fare a meno di sentirsi almeno un po' solo.


Funziona così, quando stai con una persona da quando avevi diciassette anni: non vuoi più starci insieme, ma neanche puoi starci senza; la sua presenza ti opprime, ma la casa è troppo vuota quando non c'è; pensi che lasciarlo ti farebbe bene, ma la sola prospettiva di fargli del male ti tiene sveglio la notte.
È una trappola bella e buona, non c'è via d'uscita: si faranno del male entrambi, probabilmente a vicenda, perché è la sorte comune di chiunque s'innamori troppo presto, e troppo forte, e si trascini l'inevitabile the end troppo a lungo.


Se Zayn dovesse mai riempire uno scatolone con tutte le cose che appartengono a Liam, per restituirgliele, dice sempre che dovrebbe riuscire a ficcarci dentro tutto se stesso, e che purtroppo non esistono scatoloni tanto grandi.


Liam rientra stanco e zuppo. Va direttamente in camera da letto a cambiarsi, e Zayn resta in salotto, ancora una volta solo, con un calice di Rosé Dei Dogi e la TV spenta. Si chiede perché si senta così solo quando, concretamente, non lo è: Liam è lì, nella camera accanto, ma per Zayn è come se non ci fosse. È questo il rischio che si corre, forse, quando si diventa, come vuole il cliché, tutt'uno con qualcun altro: si finisce per darne per scontata la presenza, per dimenticare quando sia indispensabile e vitale, per smettere di desiderarla.
È una cosa orribile, e sbagliata, e Zayn si odia, perché Liam non lo merita. Perché la loro storia non lo merita. Perché i Liam e Zayn di diciassette anni non lo meritano, e sarebbero così delusi se sapessero come si sono ridotte le loro versioni un po' più adulte, un po' più stanche, un po' più tristi. Perché è colpa sua, se la cosa più bella della sua vita è diventata anche la più triste, e così come a diciassette anni aveva infilato il bello a forza nella vita di Liam, si ritrova ad imporre la propria tristezza al Liam di adesso.
Liam che rientra in salotto in boxer e canotta, con un asciugamano in testa, come se potrasse ancora i capelli lunghi, ricci e folti, come quando Zayn si è innamorato di lui.


Liam era il più carino della scuola, ma solo Zayn se ne accorgeva; gli altri o lo ignoravano o lo prendevano in giro. A Zayn importava poco dei suoi ricci, dei suoi cardigan, dei suoi atteggiamenti gentili e della sua spiccata moralità: lo trovava molto più interessante dei ragazzi della squadra di calcio, e più carino di qualsiasi ragazza, e sicuramente più intelligente degli sfigati coi quali andava in giro.
A sedici anni cominciò a stirarsi i capelli con la piastra, probabilmente perché era la moda ad imporglielo, e tutto d'un tratto i suoi voti calarono, e nessuno dei suoi vecchi amici sembrava rivolgergli più la parola. Se ne stava spesso solo, in cortile, con gli occhi bassi e le cuffie a tappargli le orecchie.
Zayn era in una fase complessa della propria esistenza. C'era di mezzo l'aver realizzato di preferire i ragazzi alle ragazze, ovviamente, ma non solo: si sentiva diverso dagli altri, forse migliore, ma malsopportava l'idea di non amare le stesse cose che pareva entusiasmassero i suoi coetanei. Di sabato sera, quando i suoi compagni di classe si riunivano per bere birra e ballare con le ragazze, Zayn restava a casa con le sue sorelle a guardare ore ed ore di Il signore degli anelli; gli altri si preoccupavano di voti ed esami, si affannavano per fare buona impressione sui professori, mentre a Zayn bastava essere lasciato in pace; non faceva che litigare con sua madre, perché nel tempo libero dormiva soltanto, e capitava saltasse la scuola per giorni che trascorreva per la maggior parte in pigiama. Era pressante, in Zayn, il sentore di essere diverso. Non ne faceva un dramma, di certo non dava peso alla cosa, ma l'impressione c'era, e qualche volta gli pesava.
Quando non si addormentava, in classe disegnava. Non si considerava bravo, né gli piaceva particolarmente: si trattava di un passatempo come un altro, niente di più, ma che nel frattempo lo sollevava dall'annoso incarico di tenere lo sguardo fisso su chi stava dietro la cattedra o, peggio, di intavolare insulse conversazioni coi suoi compagni.
A scuola, in quel periodo, cominciò a girare la voce che Liam Payne stesse prendendo lezioni di boxe. A Zayn parve una notizia esaltante.
Per giorni disegnò Liam in veste di supereroe. Come facevano gli altri a non rendersene conto? Erano proprio degli stupidi, se non si accorgevano di quanto fosse bello, e forte, ed intelligente. Zayn lo vedeva: non il ragazzino impacciato coi capelli davanti agli occhi ed i giacchini infeltriti, ma l'eroe che nascondeva la sua apparenza mansueta.
Zayn non parlava molto coi suoi coetanei, ma per Liam poteva fare un'eccezione. Lo avvicinò in un giorno qualsiasi, durante l'intervallo, e "questi sono per te" gli disse, posandogli le sue ultime tavole davanti.
Liam parve incredulo per qualche secondo. Cominciò addirittura a "cosa, perché?" balbettare, ma si ravvide quasi immediatamente. "Zayn, sono bellissimi" disse invece, come incantato, e Zayn non si chiese neanche come facesse a sapere il suo nome. Continuò ad osservare i disegni Liam, rapito, e solo dopo un po' sollevò nuovamente lo sguardo su Zayn ed, un po' perplesso, "scusami se te lo chiedo" s'informò, "ma come mai mi disegni coi capelli ricci?".
Zayn, quel giorno, neanche gli rispose; Liam smise di stirarsi i capelli poco dopo. Si misero insieme quell'estate stessa.


Zayn sa di essere spesso ubriaco, ultimamente, ma finge di non rendersene conto.
Il vino è un buon compromesso; può addirittura fingere di trovarlo interessante, oltre che buono, culturalmente rilevante, e suscitare approvazione ed ammirazione nel prossimo. Quante cazzate. La verità è che lo tiene lontano dai cattivi pensieri, gli anestetizza i dolori, gli permette di vivere la propria esistenza come in terza persona. È una soluzione ideale, insomma, specie dal momento che gli piace così poco che talvolta gli dà il voltastomaco, e che ha imparato tutto ciò che sa su invecchiamento, etichette, vendemmie e degustazioni solo per noia.
Ogni volta che ne porge un bicchiere a Liam, quello gli ruba un sorso solo e poi, sorridendo, declina il resto. Lo fa anche adesso, in boxer e canottiera, quando lo raggiunge sul divano ed "allora, domani" dice, con un sorriso stanco quanto entusiasta.
Zayn non ha idea di cosa intenda. "Già" gli consente, versandosi dell'altro Rosé.
Si lascia andare contro lo schienale del divano Liam, e per qualche istante Zayn non può fare a meno di pensare a quanto gli piaccia: gli occhi buoni, le spalle larghe, la bocca piena e rossa, i tatuaggi a contrasto con la pelle chiara e sottile, il fisico scolpito. Perché gli sembra così strano essere attratto dalla persona con la quale sta? Non è forse la più normale delle reazioni? "Ho pensato a qualcosa di speciale quest'anno" sta dicendo adesso, e Zayn sta pensando un'altra volta a quando aveva diciassette anni, a quella volta che Zayn gli lasciò un succhiotto in prossimità della piccola voglia che ha sul collo e dovette indossare una sciarpa in agosto, "pronti alle sette". Zayn annuisce soltanto. Non stava ascoltando. Sta ascoltando adesso, però, e Liam "vado a letto" sta dicendo, "buona notte".
Poi, senza neanche un bacio, sta tornando in camera da letto. E Zayn è ubriaco, a questo punto non serve continuare a negarlo, dal momento che prende un altro sorso di vino ed immagina di baciare le labbra di un Liam che, purtroppo, non vede da quella loro prima estate.


L'estate dei loro diciassette anni fu la più bella della vita di Zayn.
Zayn e Liam stavano insieme, e non c'era nient'altro che avesse importanza: il mondo era solo uno sfondo per lo spettacolo meraviglioso che era il loro amore.
Ebbero un sacco di prime volte, insieme; il primo bacio di Liam, le prime carezze sotto la cintura di entrambi, i primi orgasmi muti all'aperto, la prima notte fuori casa, la loro prima vera volta. Poi anche il primo litigio, e la prima notte insonne a piangere al telefono, e la prima sbronza di Zayn, e la prima volta che sentì che, prima o poi, avrebbe fatto del male all'unica persona della quale gli importasse al mondo. Non aveva senso preoccuparsene, allora, perché fu comunque l'estate più felice delle loro vite, ma il presentimento gli pesava, di tanto in tanto, rendendolo triste e scostante.
Stavano sempre insieme, però, incollati come gemelli siamesi. Con la scusa di svegliarlo, al mattino Liam si intrufolava nel letto singolo di Zayn per fare l'amore; passavano il resto delle loro giornate giocando, esplorando, più spesso chiusi in casa, l'uno contro l'altro; di notte, nel giardino dei genitori di Liam, facevano ancora l'amore. Non potevano batterli. Erano proprio come i supereroi dei fumetti, insieme: erano belli, ed erano giovani, ed erano invincibili.
Ma con l'autunno venne la scuola, e con la scuola i problemi. Gli impegni li tenevano separati, e Liam aveva molto da recuperare, e Zayn non sopportava le distanze. Passava la maggior parte dei propri pomeriggi fissando un telefono che non squillava, e finiva per addormentarsi per tener lontana un'ansia insopportabile, ed incolpava Liam di non amarlo abbastanza, se la sua priorità era la scuola e non lui. Stava male. Piangeva ogni giorno. Liam gli mancava tanto, troppo, e vederlo solo nel week-end gli sembrava talmente stupido ed irrisorio che, qualche volta, si ritrovava a trattare male Liam di proposito per punirlo. Non si godeva neanche il tempo che effettivamente trascorrevano insieme, perché covava una rabbia minuscola e terribile, infantile, che non riusciva né ad esprimere né a spiegarsi.
Smise di disegnare; cominciò a capire perché i loro coetanei esaltassero tanto le doti dell'alcol.
Sono queste le cose che Zayn non si perdonerà mai: la sua depressione, e la condizione di impotenza nella quale metteva Liam, e la maniera in cui Liam si risolse a concludere la faccenda. Perché, l'inverno successivo, Liam non tornò a scuola. Decise che non avrebbe preso gli A-Levels. Quando i suoi genitori gli chieserò perché, inventò scuse inverosimili, e quelli pensarono bene di cacciarlo di casa, probabilmente a mo' di ricatto morale che ovviamente non sortì alcun effetto. Ancora oggi, Liam parla solo con le sue sorelle maggiori, e di rado. La lista dei motivi per i quali Zayn era arrabbiato con Liam si accresceva ogni giorno: non bastava l'averlo lasciato solo, l'aver preso una decisione tanto seria senza accennargli né chiedergli consiglio; Zayn aveva diciotto anni appena, e si ritrovava costretto a lasciare la casa dei suoi genitori per non lasciare solo un ragazzo che odiava, qualche volta, e che aveva rinunciato alla famiglia, ed alla carriera, e ad una vita normale per lui.
La cosa che lo faceva più arrabbiare, tuttavia, e che ancora oggi gli dà prurito alle mani al sol pensiero, è il modo in cui Liam si giustificò la prima notte che passarono nel loro appartamento, questo stesso appartamento, mentre Zayn gli urlava contro la propria frustrazione. "Non l'ho fatto per te, Zayn" ebbe il coraggio di dire: "con la scuola non andava, e saremmo comunque finiti a vivere insieme, ed in ogni caso non avrei mai dovuto lasciarti solo".
Forse la verità è che quell'estate non fu la più bella della vita di Zayn; forse, semplicemente, fu l'ultima volta che si sentì davvero felice. Dopo, purtroppo, nient'altro che tristezza.


Lui ed il Rosé Dei Dogi che ha preso al supermercato passano la notte nella penombra del salotto, scrivendo messaggi a Niall. Fuori continua a piovere.


Alle sette in punto, Liam è pronto. Ha messo il cappotto buono, quello col quale va ai colloqui di lavoro, ed una bella sciarpa crema che hanno preso insieme in un negozio vintage in centro. Gira su se stesso per mostrarsi a Zayn, fiero di sé, salvo poi accorgersi che Zayn è ancora in pigiama. "Credevo ce la facessi per ora di cena" si rabbuia, mettendo su un broncetto dispettoso e sincero insieme.
Zayn detesta non poter fumare in casa, ma il proprietario se ne accorgerebbe dalle macchie sull'intonaco, e quindi in situazioni spiacevoli come questa non gli resta che sospirare. "Scusami, avevamo programmi?" si risolve a chiedere al suo ragazzo, distratto, perché in effetti aveva completamente rimosso la conversazione di ieri sera.
E tutto d'un tratto Liam è arrabbiato. "Vestiti" quasi gli ordina, frustrato, e Zayn deduce che lo aspetterà in macchina dal fatto che si chiude la porta alle spalle e porta con sé le chiavi.
Prima di prepararsi, Zayn si versa un bicchiere di un vinello italiano che tengono in frigo per le occasioni. È pronto qualche minuto dopo.


Non piove, ma c'è umidità nell'aria. La fiera è una festa, né più né meno, strabordante di bambini allegri, genitori apprensivi, e colori, e luci.
Liam ce l'ha con lui, e la sua versione della rabbia consiste nel prendergli una mela caramellata senza chiedergli se effettivamente la gradisca; è fortunato, perché lo stomaco di Zayn ha brontolato per tutto il tragitto in auto, e qualcosa di dolce correrebbe addirittura il rischio di metterlo di buon umore.
Passano davanti alla maggior parte delle attrazioni senza soffermarsi su nulla, in silenzio, finché Liam non si blocca davanti ad un tiro al bersaglio. Paga il ragazzo, tira la pallina di gomma una volta sola, e vince un orsacchiotto di pezza. Zayn è allergico agli acari ed alla polvere, Liam lo sa benissimo, quindi probabilmente il suo astruso e perverso piano è quello di fargli trascorrere l'intera serata starnutendo; di conseguenza, Zayn adora il regalo, lo trova tenerissimo, e si premura di tenerlo tra le braccia tutta la sera, esibendolo come un trofeo.
Quando si mettono in fila per la ruota panoramica, comincia a piovere. Zayn non dice niente, ma schiaccia la sigaretta a metà contro l'asfalto e si apre il cappotto per tenere al riparo l'animale di pezza.
Liam si decide a rivolgergli la parola quando piove ancora poco, e la loro cabina è ancora in salita, e solo per "oggi stiamo insieme da cinque anni" ricordargli. A Zayn non pare un'informazione degna di commento. Sono seduti su poltroncine opposte, come due sconosciuti, e neanche si guardano in faccia, Liam coi suoi capelli cortissimi, il suo unico cappotto decente ed il suo sguardo severo e Zayn nelle sue scarpe costose, e gli anelli, e tutte le cose belle che gli pagano i suoi genitori. "Hai dimenticato il nostro anniversario, Zayn" insiste Liam, ma senza piangere.
È un talento tutto suo, di Liam, quello di piangere senza lacrime; i suoi connotati si contorcono, e pare afflitto da un dolore lancinante, ma non versa una sola lacrima. Provoca nel prossimo le stesse reazioni che provocherebbe se effettivamente piangesse, però; nel caso di Zayn, l'istinto immediato è quello di ferirlo.
"Ho seguito il tuo consiglio" gli dice quindi, adottando la formula che sa gli farà più male, "e sono andato a cena con un ragazzo". Si guarda le scarpe griffate, perché non ha bisogno di sollevare lo sguardo su Liam per sapere che è quello sguardo lì che gli sta rivolgendo, quei suoi occhi buoni e feriti, e "si chiama Niall" conclude.
Il talento di Zayn, invece, è apparentemente quello di scavare più a fondo; è già nella fossa, la terra umida è il suo habitat naturale, ma chissà come riesce a trovare sempre il modo di sprofondare più in basso, grattando il fondo con le unghie, seppellendosi sempre più giù.
È in momenti come questo che avrebbe bisogno di vino, e di non essere a metri e metri d'altezza, e che smettesse di piovere, e del suo Caravaggio.


Piove a dirotto, quando lasciano la giostra. La fiera sta chiudendo i battenti. Liam gli toglie l'orsacchiotto di pezza zuppo di mano, ma quasi con dolcezza, e lo abbandona su una panchina. Zayn ha paura di non riuscire mai più ad essere felice.




***




Parcheggia senza fatica, a qualche isolato dal party, ma non esce dall'automobile.
All'inizio fissa i vetri appannati dalla condensa, scrive il proprio nome col dito come un ragazzino delle elementari; poi, infreddolito, gira la chiave ed accende l'aria calda. Attende qualche istante che i vetri si sbrinino, sfregandosi le mani perché ha dimenticato i guanti, e per qualche istante lascia che quel tepore gli si attacchi addosso, e lo abbracci, lo conforti.
Non è abituato a non avere tutto sotto controllo. L'imprevisto, anziché eccitarlo, spesso lo demotiva; preferisce essere in grado di prevedere ogni evenienza, di approcciarsi alle situazioni avendo considerato preventivamente ogni variabile, aspettandosi ciascun esito possibile. Non è facile approcciarsi ad una sera come questa, per uno come Liam; le possibilità sono infinite, e tutto potrebbe sfuggirgli di mano da un momento all'altro, ed è qualcosa che non crede di potersi permettere al momento.
La verità è che non conosce la rabbia. Di tanto in tanto ne fa esperienza, ma gli dura per meno di un istante; dopo, razionalizzando, non subentra altro che la delusione di non aver considerato l'origine della propria ira una possibilità. Per questo resta ancora qualche istante dentro la macchina, al calduccio, sicuro che prendersi un po' di tempo gli darà la possibilità di ponderare, e valutare, ed organizzarsi ancora un po', ancora meglio.


III. Liam

Arriva a destinazione con qualche minuto di anticipo, perché detesta aspettare ed ancora di più farsi aspettare. È una cosa che proprio non sopporta: quegli attimi di panico irrazionale in cui non sai se l'altro arriverà, e quando, e cosa verrà dopo eccetera. Si premura, quindi, di regolare sempre l'orologio di modo che vada cinque minuti avanti, così che possa comunque godersi l'adrenalina della fretta, ma senza imprevisti di sorta.
Louis è in ritardo. Maledetto, insopportabile, irresistibile Louis.


Louis Tomlinson ha fatto irruzione nelle loro vite come fa tutte le cose, con prepotenza e maleducazione, e considerati questi due aspetti della sua personalità nessuno si è sorpreso del fatto che abbia messo radici.
Zayn, preso com'è, ormai non ci fa neanche più caso, ma inizialmente il modo in cui Louis s'imponeva nella loro vita, come un brutto presagio, lo infastidiva alquanto; poi, come gli capita con tutte le cose, pare l'abbia ridotto a semplice rumore di sottofondo, e da quel momento convive con la sua petulante onnipresenza senza batter ciglio.
Per Liam, invece, incontrare Louis Tomlinson è stata una boccata d'aria fresca.
Stringere amicizia con Louis è un po' come fidanzarsi, il che è contraddittorio, dal momento che fa un vanto del fatto di non essere mai stato in una relazione seria in vita sua. La peculiarità nei suoi rapporti non sta tanto nell'affetto, nella complicità, nella lealtà o chissà cosa, quanto nella pressante assiduità delle sue visite, e delle sue attenzioni, e più generalmente della sua presenza. Dagli un dito e si prenderà tutto il braccio, insomma, che nel caso di Louis si traduce in dagli un minuto e si prenderà tutta la tua vita.
Per Liam è stato come rinunciare ad una parte di sé e scoprirne una nuova, viva, cruda e palpitante che non aveva neanche idea esistesse.
Perché Louis Tomlinson riesce con la sua sola presenza, per quanto ingombrante, a dare forma e struttura all'esistenza di chi lo circonda. Organizza, gestisce, promuove, si entusiasma e tutta una serie di altre faccende meravigliose che a Liam non sono toccate. In più, ed è probabilmente questo ciò che Liam preferisce di lui, riesce senza neanche sforzarsi a coinvolgerti: improvvisamente, dal nulla, per la prima volta nella sua vita, Liam si è ritrovato a non dover calcolare né decidere, a delegare per una volta, perché quando c'è Louis, be', si occupa di tutto Louis.
Il che lo preoccupa ancora, di tanto in tanto, perché come tutto ciò che è diabolico e poco degno di fiducia Louis è altamente imprevedibile. Liam pensava sarebbe riuscito a riassumerlo in un grafico prima o poi, che raccogliendo dati a sufficienza alla fine avrebbe trovato il modo di spiegare con la statistica qualcuna delle sue stranezze, ma alla fine ha dovuto gettare la spugna, si è dichiarato sconfitto, ed ha accettato di buon grado il fatto che Louis Tomlinson non sia riducibile a mero calcolo delle probabilità.
È, per farla breve, quanto di peggio gli sia mai capitato e, contemporaneamente, una benedizione.


Arriva con un quarto d'ora di ritardo, parcheggia a qualche isolato di distanza, e si avvicina con un sorriso idiota stampato in viso.
Liam non gli concede la parola. "Perché ti sei vestito così?" gli domanda per prima cosa, zittendolo con una spanna sollevata, esasperato prima ancora che quello apra bocca.
La sua domanda è legittima, dal momento che Louis ha addosso un trench col colletto sollevato, annodato in vita come a forza, occhiali da sole e cappello a falda larga. E che, ancora con quel sorriso bovino stampato in volto, "tutta quella segretezza, a telefono sussurravi come un mafioso, l'appuntamento fuori città" pare voglia giustificarsi, ma è in effetti solo l'impressione che vuole dare, "ho rubato il Burberry a mia sorella e ti ho fatto contento". Solleva le sopracciglia fino a sovrastare gli occhiali da sole, poi, cosa che lascia Liam sinceramente inquieto, solo per recitare "ce l'hai la roba?" in un accento italiano oggettivamente pessimo.
Dannato, antipatico, meraviglioso Louis Tomlinson.
Liam prima sospira, con gli occhi socchiusi, poi decide di ripagarlo con la sua stessa moneta, l'imprevedibilità, e gli getta il cappello nel traffico. Le automobili in corsa lo fanno a brandelli in pochi secondi. "Te lo ricompro" si sente in dovere di rassicurarlo, ma accompagnando la promessa con un sorriso ironico.
Per tutta risposta Louis si sfila gli occhiali da sole, con un gesto elegante li sistema nel colletto della giacca da donna che porta e "certo che me lo ricompri" conferma, un attimo prima di allacciare il proprio braccio a quello di Liam, plateale, ed a "andiamo" incitarlo, togliendo l'antifurto alla sua automobile.
Che, come se Liam non fosse già di pessimo umore, è una cabriolet vintage celeste chiaro. La possiede da anni, ed è un cazzotto negli occhi, inguardabile, ma ci è affezionato come ad un figlio e non se la sente, parole sue, di darla in adozione solo perché è vecchiotta e un po' pacchiana. Scemo Louis Tomlinson, scema pure la sua auto d'epoca. All'acme dell'irritazione, dunque, Liam si fa coraggio e "menomale che avevamo detto di non dare nell'occhio" si lamenta, ed è il minimo sindacale, salvo poi rassegnarsi e seguire Louis. Che senso avrebbe discutere? Tanto è lo psicopatico a decidere.
D'altronde quello gli apre la portiera, perché è sì uno psicopatico ma uno psicopatico gentiluomo, e non lo sta neanche ascoltando.


Il vento li schiaffeggia come di proposito, perché evidentemente sono due stupidi. La campagna sembra interminabile. Louis, sovrastando il ronzio metallico del motore decrepito, "scherzi a parte" chiede a Liam, curioso, "che sta succedendo?".
Liam sicuramente se li merita, gli schiaffi, perché è uno stupido. Pensava di avere tutto sotto controllo, ne era certo, ed invece non aveva capito niente.
Fa segno a Louis di accostare. Louis gli rivolge solo uno sguardo, visibilmente preoccupato, e poi sorprendentemente fa come suggerito.


Si fermano in una radura, insieme ad un piccolo gruppo di piccioni, e Liam decide di applicare il metodo appena sperimentato, ossia sollevare una spanna e parlare per primo. "Non possiamo più vederci" dice, mano in aria, sperando che Louis lo lasci parlare.
Ovviamente viene bruscamente interrotto. Prima con una domanda, "in che senso?", e poi con dei mandarini lanciati ai piccioni.
Liam non ha tempo di chiedersi da dove provengano i mandarini, e perché Louis ne porti con sé, perché deve sbrigarsi a "nel senso" cercare di spiegare "che con mozione definitiva ed effetto immediato non siamo più amici". Per enfasi e coreografia incrocia le braccia.
Louis lo imita ed, a braccia conserte, "Suits ti ha insegnato un sacco di paroline nuove questa settimana" lo prende in giro, spietato, "bravo cucciolo".
Quante volte al giorno Liam prova il desiderio incontrollabile di prenderlo a pugni come fosse un punchball? "Louis, piantala, oh mio Dio". Troppe, considerato il suo innato pacifismo, risposta esatta.
Purtroppo Louis non sembra intimidito. "Ma almeno" s'informa piuttosto, come fosse lui la vittima della situazione, "si può sapere che reato ho commesso per meritarmi questa sentenza?".
Liam non se la beve. "Come se non lo sapessi".
"Se lo sapessi" gli ritorce contro quello, sbucciando l'ennesimo mandarino per i piccioni, "non te l'avrei chiesto, no?".
Ed, a questo punto, considerato anche che ci sono buone probabilità che questa sia l'ultima volta che interloquiscono, perché non dirglielo? "Per colpa tua Zayn ed io stiamo rompendo" gli riassume.
A questo punto, solitamente, Louis se ne esce con qualcosa di totalmente idiota, inqualificabile, che se Liam volesse riportare questa conversazione in altri contesti, ad esempio per raccontarla a terzi, sarebbe costretto a censurare. Infatti "oh, Liam" è la perla del giorno, "sei un tal campagnolo sempliciotto che mi fai venir voglia di chiederti dove hai parcheggiato il trattore per scopartici dentro".
E Liam è costretto a riderne, suo malgrado, ma anche a "non ho mai visto un trattore in vita mia" deluderlo.
Quello che non si aspettava è il "resti comunque un contadino analfabeta" schietto ed odioso col quale Louis lo delizia immediatamente dopo.
Un po' risentito, Liam lascia che la conversazione s'interrompa per un po'. Afferra un mandarino dal sacchetto che Louis pare aver prodotto dal nulla e, siccome dopo il lavoro è subito corso all'appuntamento e non ha avuto tempo di pranzare, lo sbuccia per sé. Si prende il tempo necessario a mangiarlo spicchio per spicchio, perché nella vita c'è bisogno di metodo, e solo una volta ingoiato l'ultimo boccone, "Louis" si risolve a dirgli, "tu mi hai baciato".
"Capirai che dramma" è la sua immediata reazione: "la domanda è chi non ho baciato".
Liam non ha neanche bisogno di rifletterci: "per cominciare" elenca "Zayn".
"Oh, già" si sorprende Louis, tanto da smettere di nutrire i piccioni per qualche secondo, "maledizione, rimedierò".
Liam impallidisce alla sola prospettiva, non saprebbe dire se per imbarazzo, gelosia o inspiegabile interesse. "No, Louis, no" si affretta a difendersi, "noi non siamo più amici, esci dalla mia vita, sciò".
A questo, Louis pare non riuscire a non concedersi una risata. "Andiamo, tutto questo chiasso per un bacino" commenta, scuotendo la testa, "non ci ho neanche messo la lingua!".
Preso in contropiede, Liam non può fare altro che puntargli un dito contro e "parli troppo!" sentenziare, arrampicandosi evidentemente sugli specchi.
"Ma che significa" si lagna Louis, con le braccia spalancate in un moto di incredulità, "questo tutt'al più è un motivo per restare mio amico!".
"Mi metti in testa cose assurde!" è la risposta di Liam.
"Qualcosa dovrà pur occupare il posto che solitamente è del cervello!" rilancia Louis.
"Sei una cattiva influenza" prosegue Liam, cercando di placarsi.
"Ci risiamo" fa allora Louis, colpendosi la fronte col palmo della mano, "arriva il predicozzo: prego reverendo Payne".
Il fatto è che Liam non è abituato a parlare di sentimenti. Con Zayn non ce n'è mai stato bisogno, prima di tutto perché si capiscono al volo, in secondo luogo perché Zayn non ama molto parlare in genere. Gli risulta piuttosto ostico, quindi, chiedere a Louis: "ti ricordi quando mi hai detto che la soluzione ai nostri problemi di coppia era la poligamia?".
Con un'espressione serissima sul viso, "te l'ho detto dieci volte al giorno per anni, Liam, tu dov'eri, e quando mai mi hai dato ascolto" gli risponde Louis, ma improvvisamente con un tono grave, da adulto.
"Sto parlando di quella volta in cui l'hai detto e poi mi hai baciato" chiarisce Liam, nel caso non si fosse capito.
Sottovoce "te lo dirò per l'ultima volta" fa Louis, quasi in un tono solenne; poi, urlando a squarciagola: "senza lingua!".
Visto che Liam vive con Zayn da quattro anni e non è abituato a comunicare, sovrasta la sua voce con la propria e "mi consigli di tradire Zayn e poi mi baci!" strilla più forte.
Poi, ovviamente, succede. "E ti pare un buon motivo per smettere di essere mio amico?" sbraita Louis, tutto d'un fiato, con gli occhi strizzati per lo sforzo ed i pugni stretti, facendo tanto rumore che tutti i piccioni, spaventati, si sollevano in volo.
E, sì, fanno piovere su Liam e Louis una pioggia di merda. Che, per inciso, si meritano.




***




Le feste non gli piacciono, ma ha un gusto spiccato per le situazioni imbarazzanti e quelle che lo vedono al centro dell'attenzione; considerato il fatto che la serata potrebbe rivelarsi contemporaneamente un focolaio di dinamiche socialmente improponibili e un Louis Tomlinson Late Night Show, non solo mette piede al party entusiasta come un otaku alla prospettiva dell'ultimo capitolo di Naruto, ma si preoccupa anche di dirigere lo sguardo di tutti gli invitati su di sé esordendo con un "è qui la festa?" ed una posa plastica da servizio fotografico per Rolling Stones.
La festa è sì qui, gli pare l'implicita risposta alla sua domanda in realtà retorica, ma non è cominciata finché non è arrivato lui. Adesso, violà, che si aprano le danze.


IV. Louis

Liam non ha niente che non vada, povero piccolo, è che proprio a Louis l'amore non piace. Non solo non ci crede: lo odia.
La psicologia freudiana imputerebbe tutta la colpa di questo suo categorico rifiuto ai molteplici matrimoni falliti di sua madre, molto probabilmente; tuttavia, ecco, Louis non si sente di puntare le dita contro nessuno, men che meno contro sua madre.
C'è anche da dire che Liam è un provincialotto idiota che a questo punto andrebbe a letto con chiunque, pur di trovare una scusa per lasciare Zayn.
Louis gli avrebbe dato il pretesto perfetto, perché dopotutto vuole bene ad entrambi ma una scopata non si rifiuta, fosse anche a costo della loro amicizia. Poi Liam ha cominciato a parlare di sentimenti, che Dio lo perdoni, ed allora, a Louis, gli si è ammosciato. Che gli pare pure una reazione legittima.


Non è una persona superficiale, checché ne dicano: è semplicemente onesto, non riesce a mentire a se stesso né agli altri. Se per questo motivo risulta cinico e senza cuore, ben venga, perché almeno sarà stato coerente.
L'amore è per gli adolescenti che devono trovare una scusa buona per accoppiarsi, ecco come la pensa: il sesso non può ridursi al mero atto fisico, all'orgasmo fine a se stesso, no, certo che no, per carità, deve essere accompagnato da motivazioni nobili e filosofeggianti o portare alla procreazione. Una cazzata platonica, insomma, e nel senso letterale dell'espressione, per giunta, per non accettare semplicemente che avere le palle piene non fa bene a nessuno e che di tanto in tanto bisogna pur scopare per il gusto di farlo, perché è bello, e giusto, ed utile. Anche senza figli né amore, cara cultura occidentale.


Queste cose, purtroppo, Louis non può dirle al caro, ingenuo Liam. Un po' per non ferirlo, certo, ma un po' pure perché ci sono buone probabilità che non le capisca.
Povera stella, non ha mai preso gli A-Levels, e lungi da Louis giudicare qualcuno dal proprio grado d'istruzione, ma purtroppo qui se non hai mai avuto a che fare con quel poco di Platone che basta e con gli scritti giusti di Foucault non c'è speranza.
Come si possa vivere senza queste cose Louis non lo sa. A a volte si tormenta, proprio si strugge, riflettendo su come gente come Liam possa osservare il mondo illudendosi di capirlo coi pochi elementi critici dei quali dispone, ma poi gli pare di sentire la voce di Harry che gli ripete di non comportarsi da snob saccente; in questi casi di solito finisce per rassegnarsi, non senza una nota di rammarico, all'ignoranza della maggior parte delle persone alle quali si rapporta, e giustifica la sopravvivenza di Liam nel sistema darwiniano che è il mondo con la carità cristiana.


Avrebbe da dire un sacco di cose pure sul cristianesimo, ecco, perché la verità è che col tempo Louis si è fatto un'opinione su ad occhio e croce tutto lo scibile e non vede l'ora di condividerne gli esiti, ma al momento ha un cazzo nel culo, ovviamente in senso letterale, e pensando alla religione rischierebbe di deludere il suo partner.
Siamo tutti d'accordo: la disfunzione erettile è patologia comune e non sinonimo di mancata virilità, e la virilità, soprattutto, non è e non deve essere considerata un valore. D'altronde, però, due cilecca nello stesso capitolo gli paiono un po' troppo. Vaffanculo al sistema patriarcale, quindi, ma meglio tornare in tema.


Che non è difficile, per altro, visto e considerato che chi lo sta fottendo è il giovane Harry.
Harry, luce della sua vita, fuoco dei suoi lombi. Suo peccato, anima sua eccetera eccetera! Louis non esagera, quando dice che cercava un partner sessuale come lui da anni: colto, bello, con un cazzo da metterci un fiocco ed incorniciarlo ed un sacco di fantasie perverse quanto basta.
Giusto per rendere l'idea: la settimana scorsa hanno parlato per ore dei personaggi femminili di Jane Austen e di quelli delle sorelle Brontë, comparandoli; ha gli occhi verdi, i capelli lunghi e ricci, un sacco di tatuaggi ed addominali da mordere; il suo pene, be', basti pensare che è il più grosso che Louis abbia mai visto, e non ne ha visti pochi, e soprattutto non sta escludendo i porno dalla stima; a volte, mentre scopano, si rivolge a Louis come se fosse una donna, nel senso che si complimenta con lui per quanto è bagnata la sua vagina, lo chiama "puttana", e gli esprime quasi con rammarico il desiderio di venirgli dentro, senza preservativo, frustrato dalla possibilità di metterlo incinta. Ah, Louis lo adora. Har-ry. E dire che Nabokov neanche gli piace.


"Ti piace, puttana?" gli sta chiedendo adesso, mentre lo tiene a quattro zampe sul seggiolino posteriore della sua amata decappottabile.
Chiede per pura vanità, certo che a Louis piace. In altri contesti non gradirebbe particolarmente il linguaggio degradante. È anche vero, però, che a diciotto anni si è fatto tatuare un cuore avvolto in un festone che dice chiaramente Tramp Stamp su una chiappa, e che ha esplicitamente chiesto ad Harry di venirci sopra prima che cominciassero. Di conseguenza diciamo che non se la sente, ecco, di avventurarsi in diatribe ideologiche in circostanze simili, considerati pure i suoni oggettivamente pornografici che sta emettendo.
"Sì, Harry, sì, oh mio Dio, sì" pare stia dicendo. Andiamo, l'onestà intellettuale prima di tutto.


Harry, l'ha conosciuto mentre smaltiva le sue cinquanta ore di lavori socialmente utili, guadagnate disgraziatamente a causa di qualche bicchiere di vino di troppo a casa di Liam e consorte alcolizzato, un posto di blocco, ed un carro-attrezzi che gli ha portato via per qualche giorno la sua adorata auto d'epoca.
Sua madre è un'infermiera, cosa che, oltre ad essere generalmente una benedizione per prevenzione e cura di malattie sessualmente trasmettibili di sorta, una volta ricevuta la sentenza gli aveva pure consentito di essere immediatamente inserito in un programma di primo soccorso in ospedale; purtroppo Louis si annoia facilmente, non riesce a star fermo, il suo cervello gira e gira e gira in tondo come un cane che si morde la coda, e il pronto soccorso di una piccola cittadina è un tripudio di anziani in dialisi, neonati con le coliche e polsi slogati. Una tortura. Di conseguenza, dopo appena tre ore di istinti suicidi, aveva chiesto di essere trasferito. Presa nota del suo cognome, era stato immediatamente accontentato.
L'ambulanza sì che gli piaceva. Vedeva un sacco di sangue, e poteva tenere la bombola con l'ossigeno al paramedico, per non dire che il giubbotto catarifrangente in dotazione gli stava un incanto.
Quella notte aveva già avvolto in una coperta una donna scampata ad un piccolo incidente domestico, aiutato a caricare la carrozzella di un disabile che sarebbe morto poco dopo, ed indotto il vomito ad un ubriaco. Stava giusto per riportare gli eventi sul suo Twitter, quando l'ambulanza si fermò in prossimità di una pista di pattinaggio sul ghiaccio. La nottata era già stata proficua, insomma, più E. R. di un effettivo episodio di E. R., quando portarono dentro questo ragazzo in cappotto maculato e fedora, scarpe ridicole, pantaloni strettissimi e probabilmente braccio sinistro rotto in più punti.
Louis sollevò lo sguardo dal proprio cellulare e, mettendo su il proprio sorriso più seducente, "perché pattinare, se non sai pattinare?" provocò l'attraente paziente.
Quello, per deliziata sorpresa di Louis, emise una risata simile ad un latrato e "per scroccare una notte di vitto e alloggio alla Corona" rispose, senza fare una piega, a braccio.
A quel punto, nella sua mente, Louis stava già infilando le mani nei pantaloni aderenti di quel tizio. Oh, non se lo sarebbe lasciato scappare per niente al mondo. A costo di costringere sua madre ad intercedere ancora per non fargli perdere il lavoro, avrebbe fatto godere quel sovversivo in quell'autoambulanza, quella sera stessa, e poi gli avrebbe rubato il cappello. Perché era un bel cappello.
Così, quando i paramedici andarono ad occuparsi del suo complice, un biondino meno fisicamente ingiuriato ma probabilmente sotto shock, Louis non perse tempo e "sei mancino?" domandò al tipo.
Quello si sistemò una ciocca di ricci capelli castani sotto la falda del cappello e, momentaneamente rovinando il piano di Louis, "destro" rispose, agitando addirittura la mano non fasciata per enfasi.
Non aveva senso offrire una sega a chi fosse perfettamente in grado di darsi piacere da sé; prima di tutto non sarebbe stato socialmente utile, ed in secondo luogo perché difficilmente il tutto si sarebbe poi tradotto in una storia esilarante da raccontare. Oh, al diavolo. "Posso succhiartelo?" si risolse a proporgli, di modo che almeno lui avesse l'aneddoto del secolo.
Non parve contrario. Si slacciò i pantaloni, visto che poteva usare la destra. Louis gli tolse il cappello, lo indossò, e si mise al lavoro.


Trascorse una notte terribile, combattuto tra il condividere ed il non condividere con Twitter il fatto di aver visto, e mangiato, il cazzo più bello del mondo. Amleto, principe di Danimarca, dormiva sicuramente sonni più tranquilli dei suoi.
Per sua fortuna il barbone superdotato fu dimesso il giorno dopo, giusto in tempo per l'inizio del turno di Louis, col braccio ingessato. "Ciao" esordì, sorridendo. Lo guardò dritto negli occhi, sostenendo il suo sguardo come per provocarlo, e "do per scontato che tu non abbia la mia fedora" concluse.
"La mia fedora" lo corresse Louis, restituendogli uno sguardo della stessa intensità.
Per qualche istante si guardarono soltanto. E poi quel bellissimo, mal vestito, brillante sconosciuto disse a Louis: "era dalle elementari che nessuno mi scopava così".
Louis era semplicemente incantato. "Hai appena citato Fight Club?" si premurò di assicurarsi, intontito da cotanta perfezione.
Quello annuì, inizialmente, ma poi "la trasposizione cinematografica di David Fincher" specificò: "nel romanzo Marla dice 'voglio avere i tuoi aborti'".
Improvvisamente Louis realizzò l'utilità effettiva delle coperte da trauma. Sospirò, si mordicchiò le labbra senza interrompere il contatto visivo e poi "posso scrivere su Twitter che ho succhiato il cazzo più grosso del mondo?" gli chiese.
Il tizio non esitò neanche un istante: "menzionami" acconsentì: "sono Harry trattino basso Styles".
Da quel momento Louis ha sostituito i lavori socialmente utili con il fare sesso con Harry, Har-ry, in luoghi sempre diversi perché Harry non ha un posto dove stare. Ha ancora quarantuno ore da scontare e dubita le porterà mai a termine, ma anche questo è servizio pubblico, no?


Il fatto più entusiasmante è che Louis ed Harry hanno pressappoco la stessa concezione filosofica dell'esistere. Tradotto: la pensano allo stesso modo.
Sulla politica, per dirne una, ma anche sull'oggettivizzazione delle donne nei media, sull'importanza del dirty talking e sull'estetica non necessariamente simbolica dei tatuaggi. Soprattutto, condividono lo stesso pensiero circa l'annosa questione dell'amore.
Non hanno neanche bisogno di discutere la cosa: Louis ha visto Frammenti di un discorso amoroso tra le poche cose che si porta dietro; certo sono attratti l'uno dall'altro in maniera magnetica, e fanno sesso tre o quattro volte al giorno tutti i giorni da mesi, e capita dormano insieme quando Harry non sta occupando questo o quell'altro edificio in disuso, talvolta addirittura abbracciati, ma la questione finisce qui.
Una volta venuti entrambi, si baciano per un po'. Poi, siccome è in vena, Louis coglie l'occasione per "non credi che il fatto che tu ed io non possiamo fare sesso per le strade sia un ulteriore sintomo della forza che il potere esercita sulla sfera sessuale delle nostre esistenze?" fargli notare.
Harry lo tiene stretto a sé, circondandogli i fianchi con le sue belle braccia muscolose e tatuate. Louis lo annusa, si mette comodo nella sua stretta, e sente la sua voce rimbombargli all'interno della gabbia toracica, quando quello "come possiamo parlare di diritti civili, quando è evidente che la società tiene tanto al proprio dominio sui corpi?" conferma, argomentando.
Esatto. Ah, Louis lo adora. "Sai che dei piccioni mi hanno imbrattato completamente l'auto di merda oggi pomeriggio?".
Harry ride. Gli spasmi del suo torace, contro i palmi delle mani di Louis, lo fanno sussultare. "Mi hai fatto venire in mente Magnolia" commenta, perché è così che procedono le loro conversazioni, che bellezza, piacerebbero così tanto a James Joyce e Virginia Woolf, "hai presente la scena finale, quella in cui piovono rane?".
Louis odia l'amore, ma gli risulta difficile credere di non essere innamorato di Harry, a questo punto.


E perché quel ritardato di Liam gli ha buttato via la fedora, poi?




***




Le feste a casa di Ben sono sempre così piacevoli.
L'ambiente è rilassato, gli ospiti a proprio agio, il cibo buono, e non si fa mai particolarmente tardi. Harry è appena arrivato ed ha già notato Cara, Lou e Tom, Caroline, Nick, Greg ed addirittura Gemma tra la folla. È sempre un piacere circondarsi di persone positive, amici, individui interessanti e pieni, con vite bellissime ed un sacco di storie da raccontare; non avrebbe problemi a divertirsi socializzando con sconosciuti, ma la prospettiva di trascorrere una serata insieme alle persone più brillanti che conosce, ed a quelle alle quali tiene di più, è quanto di meglio possa augurarsi e sperare per il prossimo.
Louis, dall'altra parte della stanza, aggancia il suo sguardo e gli sorride; Niall, seduto accanto al cane di Ben sul divano, lo saluta con una spanna sollevata.
Ha presentimenti positivi. Sarà una serata splendida.


V. Harry

Esistono infiniti universi; tra questi, il nostro. In una zona periferica di questo, c'è la Via Lattea. Il Sole è solo una stella, né troppo antica né chissà quanto speciale, che a causa della sua massa e di una forza invisibile - gravità o amore? - tiene stretto a sé un numero piuttosto limitato di pianetucoli. Il nostro è uno di questi. La cosa sospesa nel vuoto che chiamiamo Terra - e casa - altro non è che un agglomerato di rocce e fluidi inspiegabilmente popolato da un numero incalcolabile di specie viventi, tra le quali circa sette miliardi di esemplari di essere umano.
Tra tutte queste cose - piante, stelle, gas, animali, rocce, corpi celesti, esplosioni - Harry ama Louis. L'amore - non la gravità - lo tiene stretto al resto.


È un fermo sostenitore delle rivoluzioni. Per non dire che gli piacciono un sacco. Adora i bagni di folla, ed i cori, ed il sentirsi fisicamente parte di qualcosa di grande, ed importante, e necessario. Dalla sua prospettiva fare politica - non in Parlamento, ovviamente: farla sul serio - vuol dire essere poco più che una rotella, parte di uno degli ingranaggi che costituiscono una macchina. Il suo apporto, il suo marciare in un corteo, è contemporaneamente microscopico ed indispensabile.
L'energia che alimenta la macchina, ossia le rivoluzioni, è secondo Harry l'idea.


Gli è sempre piaciuta la gente. È sempre stata la sua cosa preferita. Sin dai tempi della scuola, prima che lo espellessero, fare amicizia e circondarsi di persone interessanti è sempre stato il suo obbiettivo primario; ricorda comitati studenteschi, assemblee ed incontri dei gruppi di discussione come i momenti più piacevoli e formativi dei suoi anni adolescenziali, e non li scambierebbe con niente al mondo, men che meno con una carriera accademica più brillante. Ciò che avrebbero dovuto dargli i banchi di scuola gliel'ha regalato la strada, e la sua esperienza gli ha insegnato che il microcosmo scuola ha ben poco a che vedere con la realtà del cosmo, fatto di leggi fisiche ed umane che nessuno può insegnarti, che devi osservare ed intuire per conto tuo.
Con la vita, ci fai la pace vivendo; facendoti strada tra la folla a gomitate, ed alzando la voce per farti sentire, e cadendo e rialzandoti, ed imparando dai saggi come dai folli.
Prima capisci di essere solo una minima parte di qualcosa di grande, e grandioso, prima cominci ad osservare il mondo capendolo.
In realtà Harry non si è mai illuso di capire la gente. Dice sempre, però, che osservando ogni cosa si possa in una certa qual misura farsi un'idea del tutto; per questo motivo ha fatto una missione del conoscere il numero più grande possibile di esseri umani, e cioè per arrivare il più vicino ad una cognizione completa e totale di ciò che è umano.
La politica, e la droga, sono gli strumenti più ovvi ed a portata di mano dei quali si dispone, quando si desidera perseguire un obbiettivo simile.


Louis è una piccola rivoluzione. È un Big Bang ridotto in scala.
Harry ha cominciato a fantasticare sulla propria rivoluzione personale - l'evento unico ed irripetibile che tuttavia avrebbe avuto risonanza per sempre all'interno della sua esistenza - intorno ai sedici anni. Inizialmente era poco più che una di quelle sciocchezze che ti capita di pensare quando hai fumato troppo, o troppo a lungo; un'idea, null'altro che un'idea, ma non sia mai detto che un'idea sola non possa dare il la ad una rivoluzione - e chi può dire che non sia stata un'idea ad originare l'universo.
Ha sempre pensato ad un'esplosione - un molotov o l'Apocalisse? - e si è stretto addosso la certezza che prima o poi sarebbe arrivata finché, una sera, Louis non ha messo piede nella sua vita. Boom.
Nel suo immaginario distorto dall'assunzione di sostanze stupefacenti, ha sempre pensato al Big Bang ed alle rivoluzioni come cose mute, senza sonoro, inesorabilmente atone; non è sicuro che il suono viaggi nello spazio come la luce, e La libertà che guida il popolo non provoca che silenzioso stupore nei visitatori del Louvre.
Harry ha intuito in che misura Louis fosse la sua rivoluzione personale, il suo Big Bang, quando, incontrandolo, ha capito che non esiste esplosione che non faccia almeno un po' di rumore. Louis è la persona più rumorosa che Harry abbia mai incontrato.


Non esiste più fisica, né metafisica, né morale che tenga di fronte al fatto inspiegabile quanto oggettivo del suo essere. Perché Louis esiste - non è meraviglioso? - e solo esistendo conferisce un senso al tutto. Così piccolo, e così fragile, giustifica ogni universo e il singolo granello di polvere; così imperfetto, ed allo stesso tempo così meraviglioso, è contemporaneamente codice e messaggio, domanda e risposta, alfa ed omega, principio e fine.
Louis è l'idea. È l'energia che muove il mondo.
Harry lo ama così tanto.


Prima Harry amava molti nell'illusione di riuscire ad amare tutti; dopo non riesce ad amare che Louis.
Ed, improvvisamente, gli basta. Un attimo prima, letteralmente, era disposto a spezzarsi un braccio per far colpo su Niall; l'istante successivo, boom, non c'era che Louis.


Il problema è che Harry ama la gente, la adora, il singolo come la folla. Si è sempre vantato della propria fama di persona buona, non è mai ricorso alla violenza se non per necessità, e per indole non apprezza il conflitto; smettere di parlare con Niall, di conseguenza, è stato un boccone duro da mandar giù.
È in ottimi rapporti con tutti i suoi ex, per non dire che fa sesso con tutti i suoi amici indiscriminatamente. Le sue amicizie sono costituite per la maggior parte da persone con le quali fotte, o a limite fotteva in passato; d'altronde ha sempre sostenuto fermamente il sesso fosse una tappa fondamentale del percorso che costituisce il conoscere una persona, né più né meno.
Niall gli piace. Come gli piacciono tutti. Ci sarebbe volentieri andato a letto, in sostanza era il suo obbiettivo, ma poi - poi boom.
La sera in cui tutto andò a rotoli, Louis era entrato nella sua vita - rivoluzione apocalittica - da una settimana appena.
Harry e Niall avevano deciso di vedersi, come al solito, per suonare, e parlare, e fumare. Era diventata un'abitudine, un rito: quando non partecipavano a concerti ed Harry non era al centro sociale occupato, dormiva da lui. Quella sera faceva un freddo del diavolo, e l'appartamento di Niall era una buona alternativa alla strada, ed al telefono si era accennato ad alcol e cibo.
Così Harry si era fatto una doccia a casa di Gemma, si era vestito a fatica a causa del gesso, ed aveva preso l'autobus senza pagare il biglietto.
Niall era euforico. Non che si trattasse di una rara evenienza, dal momento che pareva si entusiasmasse per pressappoco qualsiasi cosa, ma l'atmosfera pareva carica di aspettativa. All'inizio Harry pensò si trattasse di un'ovvia reazione del cosmo all'avvento di Louis nella sua esistenza; così cenarono normalmente, col cane di Niall a scodinzolare in giro per casa, e bevvero vino da discount direttamente dal cartone.
Una volta sparecchiata la tavola e caricata la lavastoviglie, Harry precedette Niall in salotto. Cominciò a rollare una canna, mentre Niall accendeva la stufa, nonostante potesse usare un arto solo.
Niall rise, vedendolo in difficoltà, e gli venne in aiuto. Vedendo l'amico concentrato, e confidando nella propria momentanea sobrietà ed in quella del suo interlocutore, "credo di essermi innamorato" decise di confidare a Niall. Per qualche istante, Niall parve sorpreso. Trascorse qualche momento in cui Harry credette Niall non avesse capito, e si preparò a riformulare la frase per renderla diversamente, quando improvvisamente successe: Niall, dal nulla, lo baciò.
Nulla di che, solo un bacetto a stampo. Appena una settimana prima, quel bacio sarebbe stato il momento più alto della serata di Harry; in quel momento, invece, gli parve poco più che un malinteso.
Una settimana prima avevano architettato insieme la farsa del pattinaggio sul ghiaccio. Niall trovava divertente il fatto che Harry ce la mettesse tutta a costringere lo Stato a mantenerlo, come del resto trovava bellissima praticamente ogni cosa; gli pareva esilarante che Harry avesse smesso di vivere a casa dei suoi per dormire in locali pubblici occupati all'età di diciotto anni, ed ancora più epico il suo totale rifiuto di acquistare qualsiasi tipo di bene duraturo, e praticamente meravigliosa la sua convinzione di non dover pagare per vivere sul pianeta sul quale è nato. Harry lo coinvolgeva in tutto questo perché credeva nelle proprie ragioni, certo, ma anche e soprattutto per stupirlo, e piacergli, e con l'obbiettivo di finire a letto con lui.
Una settimana prima, quando ancora Louis non era esploso nella sua vita, avrebbe reciprocato quel bacio; ciò che riuscì a dire quella sera nell'appartamento di Niall, invece, fu un balbettato "non posso".
Il povero Niall fece cadere accendino e spinello acceso, rischiando seriamente di dar fuoco all'intero appartamento; Harry rise, ad incidente scampato, e menzionò l'assicurazione, e Niall lo cacciò letteralmente via. Il che fu un bene, dal momento che Harry si risolse di conseguenza a chiamare Louis e ad autoinvitarsi a casa sua, ma Niall è un buon amico. Non ha mai esitato a dividere il suo letto con Harry, e gli ha insegnato un sacco di accordi alla chitarra, ed ha addirittura involontariamente contribuito a permettere che Harry incontrasse Louis. Harry gli vuole bene.
Per questo, quando Louis lo lascia al centro sociale con un bacio, decide di chiamarlo.


"Vaffanculo, stronzo barbone psicopatico" non era esattamente l'esordio che Harry si aspettava, ma non può negare di meritarselo.
"Nialler" tenta, ma viene prontamente interrotto.
"Sei un drogato figlio di puttana!" lo sta insultando l'amico dall'altra parte, nel suo adorabile accento.
Questa volta Harry è costretto a difendersi: "mia madre non si tocca, grazie!".
Purtroppo sembra Niall non abbia capito, dal momento che "vaffanculo!" continua a ripetere.
Harry, impotente, conviene che sovrastare la voce dell'altro con la propria sia la soluzione più sensata, così "volevo chiederti scusa, e farti sapere che ti considero mio amico, e che non voglio perderti" gli spiega urlando, tutto d'un fiato, sperando che quello lo senta.
Ci sono buone probabilità che non sia così, però, dal momento che Niall "mi hai illuso, stronzo!" sta sbraitando, probabilmente in lacrime, "mi hai fatto credere ti piacessi e poi mi hai fatto fare la figura del cretino!".
Harry, a questo, è pronto a controbattere. "Ma mi piacevi" lo contraddice, "mi piaci ancora: mi sono solo innamorato di un'altra persona!".
Niall comincia a piangere ancora più forte. "Vedi che sei uno stronzo?" gli fa notare, come avesse a portata di mano una prova schiacciante che avvalori la sua teoria, "sei uno psicopatico e non ti meriti le mie lacrime!".
"Mi dispiace così tanto, Nialler" è tutto ciò che Harry riesce a dire a propria discolpa, "mi sento così meschino, e cattivo, ma voglio che tu sappia che ero in buona fede e che non era mia intenzione ferirti".
"Vaffanculo, vaffanculo, vaffanculo" ha ricominciato Niall, ma 'sta volta a voce più bassa, forse anche più triste.
Tuttavia, a sfuriata superata, Harry può parlare liberamente. "Senti" sussurra, di proposito affinché Niall lo ascolti, "venerdì sera sto a casa di Ben, e darà una piccola festa". Attende che Niall tiri su col naso e resti in silenzio, e poi "ti va di venirci con me" lo invita, "da amici?".
Trascorre qualche secondo, ed Harry si sistema su uno dei materassi stipati su quel pavimento bagnato di pioggia; Niall sembra respirare a fatica, dall'altra parte del telefono, come se fosse ancora arrabbiato ma non volesse darlo a vedere. "Ok" risponde però, a voce tagliata, come fosse un segreto, "da amici".
Harry sorride al telefono come se Niall potesse vederlo.
È in momenti come questo che si sente in perfetto equilibrio con l'universo, e con tutte le specie viventi, e con sé stesso, con ogni cosa e col tutto. "Grazie" dice quindi a Niall, prima di dargli appuntamento alla festa e congedarsi.
Poi, come ogni notte, telefona a Louis. La prima cosa che gli chiede, perché è così che funziona il loro rapporto, è "cosa pensi della teoria dei Molti Mondi?".


Louis ha molto da dire a proposito qualsiasi cosa; Harry immagina sia il suo modo di sussurrare "ti amo" all'universo, Harry compreso.




***




Il primo dettaglio sul quale si sofferma è il fatto inequivocabile che tutti gli invitati sembrino conoscersi. Era un'evenienza che non avrebbe potuto prevedere, non conoscendo l'ospite, quindi non se ne cruccia più di tanto. È a disagio, ovviamente: tutto d'un tratto gli pare di esser tornato a scuola, circondato da nemici giurati e da potenzialmente pericolosi sconosciuti più che da coetanei. Si toglie la giacca all'ingresso, com'è buona educazione, ed intanto cerca Zayn tra la folla con lo sguardo.
Lo trova immediatamente, proprio come gli capitava a scuola, presenza rassicurante ed allo stesso tempo inquietante. Se ne sta in disparte, inizialmente, con la sua bottiglia di vino tra le mani, e pare non notare l'arrivo di Liam; ma poi qualcosa attira la sua attenzione, ed allora si avvicina ad un ragazzo biondo.


Eccolo lì. Capelli biondissimi e spettinati, occhi celesti, bocca piena, sguardo divertito. La sua Vocazione di San Matteo: Niall.


Non gli dà neanche il tempo di sollevare una spanna a mo' di saluto in direzione di Zayn; e dire che non vedeva l'ora di vederlo sorridere ancora, proprio come quella sera al ristorante italiano, ed invece adesso tutto ciò a cui riesce a pensare è Harry. Sta ridacchiando tra sé e sé, come piacevolmente sorpreso, e Niall è lieto di constatare che il suo braccio sinistro stia meglio.
Accarezza l'alano di Ben in commiato, quindi, prega un Dio qualsiasi di assisterlo, e si solleva dal divano.
Muove a stento tre passi in direzione di Harry, tuttavia, perché nel giro di quei pochi secondi quel fanatico ha allacciato le braccia intorno alle spalle di un ragazzo bassino, gli ha strappato dalla gola la risata più fastidiosa che Niall abbia mai avuto il dubbio onore di sentire e poi, come fosse il metodo consigliato dagli esperti per arginarne gli effetti, l'ha zittito con un bacio.
Niall resta stordito per qualche secondo, impalato al centro del salotto gremito, ma poi si risolve a non fermarsi. Si avvicina all'insulsa coppia e, senza perdersi d'animo, resta a fissarla a braccia conserte.
Harry Styles non si merita niente, assolutamente niente, eppure.


Baciare Harry è un perfetto esempio di climax. Il crescendo si apre con le labbra soltanto, addirittura asciutte, le une contro le altre; poi c'è un sorriso, di solito, che fa da preludio allo schiudersi delle bocche. A quel punto gli attori sono le lingue, e la saliva, ed i denti, ed il palato, e le guance: l'acme. La discesa è dolce, calda, un rallentare stanco ed affettuoso che si conclude con altri baci a bocca chiusa, 'sta volta umidi, che vanno a scemare con lentezza infinita.
Quando la figura retorica un po' metatestuale si chiude, Louis si accorge della presenza di un biondino incazzato appena alla sua destra. Ha ancora il cappotto addosso, e questo probabilmente spiega il rossore innaturale delle sue gote, e li sta guardando come se gli dovessero dei soldi.
Allora Louis posa le mani su quelle di Harry, contro il proprio viso, ed indicando lo sconosciuto col pollice "chi è questo?" gli chiede, sorridendogli, mentre quella palla al piede di Liam ed il suo immancabile Zayn si avvicinano.


Zayn non avrebbe mai pensato che sarebbe arrivato il giorno in cui avrebbe lucidamente desiderato un cavatappi. Tuttavia, quando lo sconosciuto in camicia ed accappatoio che ha baciato Louis Tomlinson, la peste, sorride a Niall e "solo un caro amico, Lou, tranquillo" lo definisce, tutto ciò che desidera è stappare il maledetto Chardonnay ed, al diavolo l'etichetta ed il pregio, trangugiarlo a canna senza finezza.
Bisogno che si fa ancor più pressante, se possibile, quando Niall prende nota della sua presenza, lo attira a sé per un braccio ed "amici" lo introduce, attaccandogli addirittura un bacio contro lo zigomo, "questo è Zayn, il mio ragazzo".
Forse dovrebbe rassegnarsi a ricorrere agli alcolici già stappati e stipati in giro per la sala. Non sarebbe Chardonnay, ma al diavolo, sortirebbe comunque l'effetto auspicato.


In tutta la sua vita Liam non ha mai assistito a nulla di più ridicolo.
Niente ha senso. Louis che bacia un ragazzo in accappatoio come fossero in una dannata commedia romantica? Insensato. Il suddetto che tranquillizza Louis perché tal biondino che pare Zayn abbia portato a cena è, citando testualmente, "solo un amico"? Fantascienza, perché ad uno come Louis dovrebbe importare una cosa del genere? Ma, il bello viene adesso, questo ragazzino biondo ed impacciato che strattona Zayn come fosse suo, quando al massimo l'avrà visto una volta, e lo presenta a tutti come il suo ragazzo? Comico, ridicolo, esilarante.
Niente, assolutamente niente, pare segua un nesso di causa-conseguenza. Il mondo è in shuffle. Liam non capisce niente; l'unica cosa della quale può esser certo, la costante matematica inattaccabile, è la responsabilità di Louis. "Louis Tomlinson" lo attacca quindi, dito puntato e tutto, "ti avevo detto di uscire dalla mia vita: guarda cos'hai combinato!". Si è premurato addirittura di apparire minaccioso, che per uno come lui implica un certo impegno, ma l'unica reazione che ha sortito nel maledetto è sorpresa ilarità.


Ok, Niall è di fronte ad un problema logico, di quelli che nei test attitudinali ti facevano perdere la testa.
Gli pare che la sequenza sia la seguente: Harry rifiuta Niall, Niall esce con Zayn, Zayn ha un fidanzato, il fidanzato di Zayn conosce un idiota di nome Louis Tomlinson, Louis Tomlinson è quello per cui Harry ha scaricato Niall. Più o meno. Non ne è sicuro. È tutto così inverosimile ed intricato che potrebbe essere esatto, d'altronde, e vero. Tuttavia, gli conviene chiedere: "scusate" s'intromette dunque, prima che tale odioso Louis Tomlinson possa aprir bocca, "com'è che vi conoscete voi?".
Se dovesse prendere gli A-Levels oggi, probabilmente Niall fallirebbe miseramente. Chi disse "Dio è morto"? Kant? Comunque Dio è morto.


"Secondo la teoria dei sei gradi di separazione" Harry si premura di specificare, soprendendosi ogni istante di più di quanto il mondo possa essere piccolo, "chiunque può essere collegato a chiunque, in qualsiasi parte del mondo, formando una rete sociale con cinque snodi o meno".


Così. Eroticamente. Colto. Ah, Louis si lascerebbe fottere da Harry qui, adesso, anche se tra il loro pubblico ci fosse la Regina in persona. "Oh, mio Dio" esterna dunque, perché Michel Foucault non sopporterebbe una tal reticenza, "il tuo cervello me lo fa venire così duro, Hazza". E, dal momento che è un intellettuale coerente, lo bacia pure, al diavolo i tre set di occhi puntati su di loro.


Un passaggio è chiarito, ossia perché Louis stia baciando questo Hazza, o come si chiama. Del resto uno che si presenta ad una festa in accappatoio può anche chiamarsi Hazza, tanto dettaglio bizzarro più dettaglio bizzarro meno.


Quando Louis comincia a strusciarsi in maniera ben poco consona alla gamba del tizio in camicia ed accappatoio che sta baciando, Zayn, esasperato, posa il proprio sguardo su Niall. Quello ricambia lo sguardo per un istante soltanto, come per ferirlo, e poi accenna ad allontanarsi.
Zayn non vuole che Niall se ne vada.
Ha passato tutta la vita a lasciare che le cose gli cadessero addosso, si consumassero sotto i suoi occhi, accadessero. Ha reagito, a modo suo, ma la verità è che non ha mai fatto niente, assolutamente niente, per cambiare la sua sorte: ha lasciato correre, ed ha perdonato, e si è rassegnato, ci ha fatto l'abitudine; adesso, quando Niall fa per andarsene, decide di fermarlo.
"Non andare" quasi lo prega, quando quello tona a guardarlo.
Niall non se ne va.


Cosa? Louis sta ancora baciando Hazza, ma almeno il tizio che Zayn ha portato a cena stava probabilmente per togliere le tende, e Zayn che fa? Lo ferma? Perché? Che senso ha? Perché nessuno sembra sottostare alle previsioni di Liam, perché quei quattro non si piegano alla verità sacra della statistica, perché le cose succedono e Liam non è in grado di controllarle? Cosa sta succedendo?


Liam lo sta guardando in quel modo. È ferito, e spaventato, e triste. Se avessero ancora diciassette anni, e Zayn non fosse la causa della sua sofferenza, lo stringerebbe forte a sé, lo cullerebbe, gli direbbe che va tutto bene. Adesso resta dov'è, e gli sorride amaramente, quando quello "cosa significa questo, Zayn?" gli chiede, "cosa ne è di noi?".
Zayn non lo sa, non lo sa, non lo sa. Quello che sa è che con Liam è tutto troppo triste, e deleterio, e pesante; lo ama, lo ama da morire, ma non riesce ad essere felice con lui.
Potrebbe non essere felice neanche con Niall, questo è certo; Zayn conosce i propri limiti, e sa che rompere con Liam sarebbe fatale al suo equilibrio, eppure un solo sorriso di Niall ed eccola lì, la luce.


Louis interrompe il loro bacio. Il che è sempre orribile, per Harry, dal momento che preferirebbe non smettere mai di baciarlo, e toccarlo, e scoparlo, ma questa volta in particolare. Perché si ferma, si asciuga la bocca col dorso di una mano e, rivolgendosi al ragazzo di Niall, "ok, Zayn, io ed il tuo maniacale fidanzato non siamo più amici, ma mi preme in ogni caso informarti" riassume, nella sua bellissima voce da ragazzino impertinente, "che la sua idea di uscire con altre persone è venuta da me, e che l'ho convinto baciandolo, e che mi dispiace". Probabilmente è intenzionato a tornare a baciare Harry, a monologo concluso, ma Harry si affretta a rivolgergli il più perplesso degli sguardi.
Niall, notando evidentemente quel rifiuto, pungola Harry con un gomito ed "Harry" lo interpella, "questo cambia le cose tra noi?".
Harry sta per rispondergli che no, certo che no, Louis è quanto di più meraviglioso e sconvolgente gli sia mai capitato, di certo un bacio non cambierà quanto lo ami, ma a quel punto il ragazzo moro di nome Zayn pare averne abbastanza di quella bizzarra contingenza, perché "Harry" gli domanda, ironico, "tu chi sei?".
Anche il suo fidanzato, che sembra essere in qualche maniera amico di Louis, "e perché porti un accappatoio sulla camicia?".
La risposta alla domanda dell'altro ragazzo è ovvia: la serata è fredda ed Harry possiede un solo cappotto, che deve aver lasciato in qualche autobus; la domanda di Zayn, piuttosto, quella sì che gli pare interessante, e così è con una nota di fierezza che Harry "sono" si presenta, come si trattasse di null'altro che del proprio epiteto, "il ragazzo di Louis". La sua ultima frase è accolta da una risata generale. Il fidanzato di Zayn, quello che Louis ha baciato, in particolare, sembra non riuscire a trattenersi.
Piange dal troppo ridere, addirittura, è costretto ad asciugarsi le lacrime, quando Louis spalanca la bocca in un moto di sorpresa e "cosa?" chiede, spaesato.
Harry, allora, rivolge la propria attenzione sul suo molotov, sulla sua Apocalisse, si comporta come se fossero soli al mondo, loro due sospesi nel vuoto siderale che è l'universo, e "Louis" gli confessa, occhi nei suoi occhi, "io ti amo".


Oh, mio Dio. E se Harry tenesse Frammenti di un discorso amoroso all'autodichiarato scopo di trarne ispirazione? Missione cancellata, attenzione, missione cancellata: ritirarsi! "Anche io ti amo, Harry" dice piano, cauto, e questo, almeno, zittisce il loro uditorio. Provoca anche una buona dose d'imbarazzo, probabilmente, specie quando Louis "ma tra i miei tatuaggi hai notato il tramp stamp, vero?" aggiunge, "sai che significato assume nella cultura popolare?".
La verità, però, è che Louis si sta aggrappando alla propria onestà intellettuale a fatica.
Le risate di Liam l'hanno tratto in inganno, e pur di non apparire incoerente ai suoi occhi, per vanità, ha reagito come il sé di prima avrebbe reagito. Ha mentito, col falso proposito di mostrarsi coerente ad un principio che ha smesso di condividere; in realtà è sceso a compromessi col fatto di essere innamorato di Harry. Ed adesso, quando quello lo guarda negli occhi, ferito, Louis non può fare a meno di sentirsi almeno un po' in colpa.
Forse non ha dato a Ronald Barthes ciò che è di Ronald Barthes, così come non ha dato ad Harry ciò che è di Harry. Chissà se sfogliando la sua copia di Frammenti di un discorso amoroso troverebbe deliziosi appunti a matita; chissà come sarebbe amarlo, amarlo davvero, come ama chi non concepisce l'amore come una mera struttura sociale. Chissà.


"Te lo meriti, stronzo" è l'immediata reazione di Niall alla delusione ed al dolore sul viso di Harry: lo indica, finalmente sorridendo, e "legge del contrabbasso, ah!" sbraita, entusiasta.


Ma che vuole questa creatura mitologica del folclore celtico? Da dove salta fuori? Come si permette di intromettersi? "Come si può non conoscere Dante Alighieri, mi chiedo" gli viene spontaneo lamentarsi, sbuffando. "È contrappasso, idiota" lo corregge. Se proprio deve mettersi in mezzo, che al meno si sprechi in commenti pertinenti.


A questo punto è evidente che è Niall ad, in qualche maniera, mettere a Zayn voglia di reagire. Ha ancora la sua bottiglia di vino pregiato tra le mani, infatti, quando "perdonami, Niall" si scusa, perché è ciò che si sente di dire, "non era mia intenzione farti soffrire". Si rivolge per un istante a Liam, tuttavia, quando "tu mi piaci molto, e voglio continuare a vederti" spiega: "non avevo idea che la situazione potesse degenerare fino a questo punto". Gli occhi buoni di Liam sono ancora tristi, nonostante abbia appena smesso di ridere di gusto, ma il sorriso che Niall gli offre? Il suo Caravaggio, precisamente.


Precisamente, esatto, gli ha tolto le parole di bocca, ma non gli sembra il caso di interferire con l'equilibrio cosmico, così Harry annuisce soltanto, sperando che Niall capisca che anche lui pensa quanto Zayn ha avuto il coraggio, ed il tatto, di esprimere.


Maledetto, odioso Louis Tomlinson.
La sua intera esistenza sta andando a rotoli, ed è tutta colpa sua, perché a questo punto è chiaro che se non avesse incontrato Harry, chiunque Harry sia, Zayn non sarebbe uscito con Niall e lui non si sarebbe trovato in quest'annosa situazione.
In più quel pazzo ha avuto il coraggio barbaro di baciarlo, cosa che proprio Liam non riesce a perdonargli, e non ha idea di come Harry possa. A questo punto Liam sta cercando di calmarsi, ce la sta mettendo tutta, davvero, e tuttavia pare non esserne in grado, dal momento che "tutto questo non sarebbe successo, se Louis non mi avesse baciato!" si ritrova a sbraitare, al culmine dell'esasperazione.
E forse Liam sta finalmente cominciando a cogliere in funzionamento del complesso sistema che è Louis Tomlinson, visto che se lo aspetta, quasi, quando quello solleva le braccia e "senza lingua!" ripete. Poi nota gli sguardi degli altri invitati su di sé, probabilmente, perché abbassa di qualche ottava il proprio tono di voce e "non è colpa mia se il tuo ragazzo, col quale per inciso stai più per abitudine che per altro, preferisce il vino al tuo cazzo, Liam" conclude, mettendo una X anche sulla solita impronunciabile frase che Liam sarebbe costretto a censurare, nel caso dovesse raccontare tutto questo eccetera.
Poi, dal nulla, è Niall a prendere la parola, "se è di dipendenze che stiamo parlando" dicendo, "mi è sembrato indelicato menzionarlo prima, ma Harry oltre ad essere uno stronzo psicopatico figlio di puttana, è anche un barbone ed un tossicodipendente".
Poi, per la prima volta dall'inizio della loro edificante chiacchierata random, Harry pare spazientirsi, dal momento che si stringe forte nel suo inconcepibile accappatoio e "Nialler!" urla, riguadagnandosi l'attenzione di praticamente tutti i presenti, "mia madre non si tocca, come te lo devo dire?".
Potendo, Liam approfondirebbe la questione, perché gli pare di aver capito che Harry non abbia una casa, ma purtroppo è a quel punto della serata che un uomo barbuto e simpatico si avvicina al loro strano gruppo, sussurra qualcosa all'orecchio di Niall e poi, anche con un certo garbo, li invita a lasciare il party.


"Su una cosa hai ragione, Liam" è tutto ciò che Niall si sente di dire al fidanzato di Zayn, mentre lasciano casa di Ben, prima di ricominciare a sussurrare improperi, "è tutta colpa di Louis". O di Dio, a seconda delle credenze di ognuno.


Per la prima volta nella sua vita, Louis è tormentato dall'idea di aver effettivamente rovinato tutto. Solitamente non ha sensi di colpa, troppo convinto delle proprie basi ideologiche, e giustifica sempre il proprio operato in maniera organica ed aperta al confronto. Tuttavia cerca la mano di Harry, consumato dal desiderio di allacciare le proprie dita alle sue, e quello si ritrae. Poi gli offre un sorriso come di scuse, ma guarda dritto davanti a sé, dentro il suo accappatoio lilla, e sveltisce il proprio passo.


"Così hai deciso di uscire con me perché il barbone ti ha scaricato" conclude Zayn alla fine, dopo averci riflettuto per un po', tamponando delicatamente Niall con la spalla, a proprio agio. Ha lasciato la bottiglia al party, ovviamente; non avrebbe saputo che farsene.
Niall ridacchia, divertito, ma "non è un barbone" lo corregge, senza ulteriori spiegazioni. Poi sospira e "non mi ha neanche scaricato" confessa, come se gli costasse ammetterlo: "quando mi sono reso conto della nostra intesa, aveva già incontrato il vostro amico Louis".
Zayn gli sorride, sperando di tirargli su il morale. A giudicare dal suo sorriso, ci riesce "amico mi pare una parola grossa" specificando.
Liam, che ha tenuto il loro passo fin ora, ma restando in silenzio, non perde occasione di "ex amico" rilanciare. Zayn a Niall, a questo, ridono insieme.

Harry, con le sue scarpe piene di buchi sull'asfalto, li raggiunge a passo svelto. "Tutto bene?" domanda, offrendo a Zayn e Liam un sorriso complice, addirittura empatico, nonostante neanche li conosca.
Piove appena, e Zayn si preoccupa per la sua salute, dal momento che indossa solo una camicetta senza bottoni e quell'accappatoio, quando Niall "non lo so, fratello" gli risponde. Poi sospira, mentre Zayn si accende una sigaretta, ed "analizziamo la situazione, vi va?" propone. Louis, intanto, pare aver affrettato il passo. "Harry è innamorato di Louis, che mi pare aver capito non apprezzi le relazioni in generale" comincia, con un incedere canzonatorio nel tono di voce; "io ero convinto che tra me ed Harry ci fosse qualcosa, e forse c'era, ma poi è arrivato Louis" continua, indicando ognuno, per altro snocciolando i nomi come in un appello improvvisato; "Liam e Zayn, voi state insieme, ma apparentemente le cose non funzionano, così Louis vi ha suggerito di ampliare i vostri orizzonti"; notando la reazione spazientita di Louis, "cosa perfettamente legittima, amico, stai calmo" aggiunge; poi si rabbuia e "Zayn ed io non possiamo stare insieme, perché è chiaro che Zayn prova ancora qualcosa per Liam e quindi" conclude "mi pare di capire che non ci sia soluzione".
Liam, a questo, posa la testa contro la spalla di Zayn, rallentando, e "circostanze assurde" commenta. Zayn schiaccia un bacio sulla sommità del capo del suo fidanzato, dove un tempo avrebbe trovato i suoi ricci, lancia la sigaretta in una pozzanghera, e concorda con lui. Circostanze assurde gli pare un buon titolo per un quadro.


Una volta che Louis li ha raggiunti, Harry si tossicchia in un pugno per far scena. Anni ed anni di politica gli hanno insegnato che conquistare l'attenzione del proprio uditorio è una tappa obbligata, se la meta è il consenso. "Be'" accenna quindi, "ci sarebbe sempre l'orgia".
Adesso, Harry si rende conto di quanto la questione possa apparire controversa; in Occidente la poligamia è considerata inconveniente, ed il fatto erotico e romantico è concepito dai più come una questione da sbrigare in due. Harry, tuttavia, conosce le implicazioni sociologiche del caso, e gli è capitato di riflettere a lungo in proposito, e trova che il poliamore più che l'infedeltà coniugale, retaggio di una società strettamente patriarcale, sia ideale se non auspicabile.
Era sicuro che Louis sarebbe stato dalla sua parte, ovviamente; ciò che non si aspettava, però, considerata la reazione sortita dalla sua piccola dichiarazione d'amore, è l'"avete sentito, il mio ragazzo?" col quale accoglie la sua proposta, "che idea meravigliosa, amore mio!". Per non parlare del modo in cui si solleva sulle punte, piccolo com'è, per prendere il viso di Harry tra le mani e posargli un bacio piccolo, a schiocco, sulle labbra.
Harry vuole che Louis gli parli così per sempre. Vuole essere baciato con affetto, ed essere sommerso dai complimenti, e sentirsi amato, ed adorato, e sostenuto dalla meravigliosa ed incoerente creatura che gli ha cambiato la vita; poi vuole zittirlo col proprio cazzo, picchiarlo in faccia, chiamarlo troia, lasciargli segni dappertutto ed umiliarlo, perché ha un potere immenso su di lui, ed il potere va distrutto.
Liam, intanto, pare profondamente scettico. "Non vorrei rovinare il vostro momento di riconciliazione" si scusa, "ma state scherzando, vero?". Harry, però, ha preso la saggia decisione di non dargli ascolto e, per questo motivo, ha sollevato Louis tra le braccia e l'ha baciato a propria volta. Per questo neanche ci fa caso, quando Liam si volta verso Niall e Zayn, molto probabilmente, e "stanno scherzando, non è vero?" cerca di capire, prossimo al panico.
Niall conosce bene Harry, per questo si sente autorizzato a confermare i timori di Liam, poverino, dicendo qualcosa come: "credo proprio di no, amico".
Ad Harry non interessa: tutto ciò che conta, per lui, è stringere Louis tra le proprie braccia.


"Capisco il tuo scetticismo" cerca di spiegare Zayn, per non confessare una volta per tutte che l'idea non gli pare poi così assurda, dal momento che è certo non gli sarebbe possibile sentirsi solo tra tutti loro, mai, "ma resta il fatto che io continuo a voler uscire con Niall". Fa una pausa, nella quale si preoccupa di carpire le reazioni di Liam; poi "ed a voler stare con te, ovviamente" aggiunge, strappando al proprio ragazzo un mezzo sorriso.


"Anche io continuo a voler uscire con te, Zayn" si affretta a controbattere Niall, eccitato ed imbarazzato insieme alla prospettiva di fare sesso con quelle quattro persone allo stesso tempo, "e non sono disposto a rinunciare ad Harry tanto in fretta".


"Perdonami una domanda, mio giovane leprecauno" domanda Louis, a questo punto divertito più che perplesso, "ma non ti pare un po' avido da parte tua?".
In realtà Louis non trova affatto inopportuna la richiesta di Niall. Gli pare un suggerimento valido, e legittimo, e non vede perché non possa essere accontentato. D'altra parte adesso Louis sta con Harry, certamente, ma non è anche vero che, se entrambi acconsentissero a fare sesso anche con queste tre persone, magari allo stesso tempo, lo amerebbe e contemporaneamente resterebbe coerente ai propri principi?
Solo che Liam è un bifolco, un contadino analfabeta, e deve sempre rompergli le uova nel paniere. Si meriterebbe una sberla, quando "tu ed il tuo ragazzo avete appena suggerito un'orgia, Louis" gli ricorda, come se non fosse tutto ciò a cui riesce a pensare da quando Harry l'ha menzionato, "non sei nella posizione di criticare".
Harry, che sta ancora disseminando baci lungo la colonna del collo di Louis, "sono d'accordo con Liam" lo tradisce, addirittura offrendo a Louis un occhiolino.
"Grazie, Harry" fa l'idiota, annuendo, probabilmente fiero di riscuotere successo ed approvazione nel prossimo.
Così Louis sta per riprendere la parola, per far notare a tutti che non è eticamente possibile essere contrari ad una cosa bella e naturale come un'orgia; "e poi andiamo, ragazzi, riuscireste a convivere con voi stessi sapendo che avete rifiutato un'orgia?" ha in programma di concludere, con tanto di microfono lanciato in aria ed applauso finale. Ma non deve, non è necessario, perché l'istante successivo, semplicemente, Harry sta facendo la cosa più folle, e più perfetta, che Louis gli abbia mai visto fare: lascia perdere il collo di Louis, si avvicina a Liam e, senza preamboli, lo bacia.


Se lo stacca di dosso a forza, premendogli i palmi delle mani contro le spalle, ed "adesso capisco perché state insieme" sbraita, fingendosi schifato, "stupratori!".
Harry, a braccia conserte, fa soltanto un cenno a Louis.
Louis si schiarisce la voce e, dopo qualche istante di ben strutturata souspance, "senza lingua!" urla a squarciagola.
Erano anni che Zayn non rideva così. Da sobrio, per giunta.


Continuano a camminare, mentre ancora piove poco. Quando Niall stringe un braccio intorno ai fianchi di Zayn, Zayn lo lascia fare. Liam pare accorgersi del gesto, perché sospira, ed è solo a quel punto che "che poi sarebbe un suicidio logistico" commenta, paventando segnali di resa.
A Niall vien da ridere, quando Louis rotea teatralmente gli occhi e "è solo sesso a cinque, Liam" gli fa notare: "non hai bisogno di metodo".
Harry, con le mani a disegnare figure astratte nell'aria umida, "fatti guidare dall'istinto, baby" lo incoraggia, entusiasta. Procede di qualche passo davanti al resto del gruppo, saltellando per far ondeggiare l'accappatoio alle proprie spalle. Poi, a braccia larghe nella notte, "non dimenticare mai che sei solo un dettaglio microscopico di un disegno infinito" dice, ad occhi chiusi, lasciando che la pioggia gli precipiti sulla lingua. E Niall lo vede, il sorriso che Liam gli restituisce.
È a quel punto che Zayn, con un'alzata di spalle, "Harry, hai un posto dove stare stanotte?" lo interpella. Niall, quando Harry scuote la testa per dir di no, gli stringe forte la mano che tiene nella propria. "Louis si sarebbe autoinvitato comunque" è il modo in cui succede, "e Niall ha appena detto che non gli dispiace passare la notte da noi". Sorride ad Harry, con la lingua incastrata tra i suoi denti bianchissimi, e "sei il benvenuto, se ti va" lo invita.


Checché ne dica Louis, Liam non è stupido, e sa perfettamente cosa sta succedendo. La verità, per quanto inconfessabile, è che non ha fatto altro che disegnare grafici e ponderare possibili scenari dentro la propria testa sin dal momento in cui Harry ha esposto l'idea.


E Niall improvvisamente lo sa, lo ha realizzato, che questo è il luogo all'aperto - e questa è la sera uggiosa - ed i vestiti umidi, il dopobarba stagnante, la compagnia giusta - queste sono le circostanze nelle quali la sua vita cambierà. Chissà perché non è neanche nervoso.
Dio, ossia Morgan Freeman, da qualche parte lo sta sicuramente osservando e "non c'è di che, fratello" gli sta rispondendo, col più complice degli occhiolini.












Questa storia è molto importante per me. Le voglio bene, prima di tutto, ma è anche vero che voglio bene, ad occhio e croce, a qualsiasi storia io abbia mai scritto, per non dire a tutto e tutti indiscriminatamente. X'D
No, cioè, ciò che mi lega a Six degrees è, a parte l'ideologia di fondo, che mi pare narrativamente interessante, il fatto che è venuta fuori da sé.
È ispirata ovviamente a quel capolavoro pop che è il video di Night Changes, e contemporaneamente ad una teoria semiotico-sociologica che ho sempre trovato valida e, perché no, flat-out d'ispirazione. Qualcuno mi ha fatto notare che è stata usata anche in Lost, per altro, ma non avendo mai visto Lost... Direi che si tratta, per una volta, di una citazione del tutto fortuita. In ogni caso, siccome nella storia non viene fuori granché, mi sono premurata di riassumervela in citazione; nel caso v'interessasse comunque approfondire la faccenda, Wikipedia è un ottimo punto d'inizio.
La cosa che preferisco in assoluto di questa bimba (amore di mamma ;*;) è la caratterizzazione singola, autonoma e particolareggiata che ho conferito a ciascuno dei personaggi. Mi ci sono messa seriamente, abbiate pietà XD, e per una che solitamente non apprezza il POV misto è oggettivamente un passo da gigante. ♥ Mi ricorda un po' la vecchia, cara Haiku, da questo punto di vista, ed un po' anche il fatto che devo piantarla di essere così categorica nell'esternare le mie opinioni. ò_o Perdonami, POV misto! Non ti insulterò mai più in pubblico! ;_;
Mi tocca dire un paio di cose a proposito delle citazioni non fortuite, in particolare di quelle contenute nel capitoletto di Louis, che mi pare il più problematico a livello di riferimenti culturali.

  • Il Caravaggio al quale Zayn paragona Niall è questo, La conversione di San Matteo, citato ben due volte.
  • Platone parla d'amore principalmente nel suo Simposio, e non dice ciò che Louis riporta; la sua teoria è una rivisitazione del ben più noto concetto di amore platonico, che in questo caso è visto da una prospettiva strettamente neoplatonica, sulla quale per altro si basa buona parte della morale occidentale.
  • Michel Foucault ha scritto preziosissimi saggi sul rapporto tra sessualità e potere. Per farsi un'idea in proposito, basta procurarsi La volontà di sapere ed il più ampio, benché brevissimo, L'ordine del discorso.
  • Frammenti di un discorso amoroso è la mia Bibbia. Se non l'avete letto, c'è buona probabilità che non abbiate capito buona parte delle cose che ho detto negli ultimi tre, quattro anni. Non vi perdete niente XD, ma tant'è.
  • James Joyce e Virginia Woolf hanno rispettivamente introdotto e perfezionato il flusso di coscienza in letteratura. Nel testo Louis sta alludendo alla casualità degli argomenti che tratta con Harry, piuttosto che alla forma, sulla quale invece insistevano gli autori citati.
Se ci sono domande, correzioni, appunti e quant'altro, oltre che ovviamente alle recensioni, che come sapete adoro ♥, sapete dove trovarmi. Ricordate di firmarvi col vostro nickname Twitter (@esempio), nel caso decideste di usufruire del sistema dell'EFP, di modo che possa rispondere più in fretta e più agevolmente.
Grazie mille per aver letto e, spero ;O;, apprezzato! È un piacere ;_; essere rientrata nel tunnel degli One Direction, maledetti, visto che se non altro mi rendono letterariamente produttiva! X'D
A presto! ♥♥♥
  
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