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Autore: besideboo    08/12/2014    0 recensioni
"People fall in love in mysterious ways, maybe it's all part of a plan." -Ed Sheeran
Harry Styles: 16 anni, distretto 12
Louis Tomlinson: 18 anni, distretto 2
Harry e Louis si ritrovano a dover partecipare agli Hunger Games, ma credo sia noto a tutti che alla fine ci può essere un solo vincitore.
It's Larry||
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Maybe it's all part of a plan
 


Capitolo I


DISTRETTO 12 – GIORNO DELLA MIETITURA

Mi ero svegliato presto quella mattina, mi ero vestito cercando di non fare rumore per concedere ancora qualche ora di sonno a mia madre e mia sorella e mi ero diretto verso il lago.
L’obbiettivo principale di quella fuga improvvisata al momento era allontanarmi dalla realtà per un po’, ma lo spettacolo che mi si parò davanti non mi dispiacque per niente: non era la prima volta che vedevo l’alba riflessa sul lago, ma quella mattina era qualcosa di spettacolare, un intenso color arancione che illuminava ogni cosa ridando vita alla natura.
Non ero un grande cacciatore, anzi, odiavo far del male agli animali o qualsiasi altro genere di vita, quindi, quando un cervo si avvicinò per abbeverarsi, non ci sarebbe stato da sorprendersi se, nonostante le condizioni in cui io e la mia famiglia vivevamo, non mi passasse neanche lontanamente per la mente un modo per ucciderlo, ma quella volta era diverso. Era il giorno della mietitura e la possibilità di trovarmi in meno di poche ore ad essere addestrato per far del male –uccidere- delle persone portava la mia mente a giocarmi brutti scherzi. A partire dal terribile incubo di quella sera.

-GEMMA STYLES!-
No, no, no, no, no.
Com’era possibile? Gemma aveva 20 anni! Non poteva essere sorteggiata. Lei doveva essere al sicuro! No, no, no, no, no. Mi rifiutavo di crederlo. Mi avvicinai al palco sconvolto, non mi ero ancora accorto di stare trattenendo il fiato.
Una bambina di massimo 12 anni stava salendo sul palco. Solo allora mi accorsi che era mia sorella, e stava piangendo.
Corsi più velocemente che potevo per raggiungerla, non ragionavo. Ma che potere avevo io di salvarla? Soprattutto se ogni passo che facevo mi allontanavo di più da lei. Gridavo, ma nessuno mi sentiva. Ero disperato, ma nessuno mi vedeva. Gemma alzò i suoi occhi verso di me e tutto quello che vi riuscii a leggere era terrore. Terrore, e una muta richiesta di essere salvata.



-Hey-
Fu la voce di Niall a svegliarmi dai miei pensieri.
-Ciao-
-A che pensavi?-
-Niente.- mentii, ovviamente. Non ero quel genere di persona che amava trasmettere i suoi problemi agli altri. Preferivo tenermi tutto dentro.
Lui non fece altre domande, per fortuna.
-Guarda che spettacolo.- commentò.
-Non credo rivedrò mai più un’alba del genere-
Si girò verso di me con i suoi occhioni azzurri spalancati al massimo, aveva capito benissimo a cosa mi riferivo.
-Non dire mai più una cosa del genere, Harry.-
-Oggi ho sognato Gemma- presi un grande respiro –Era solo una bambina, ed era stata sorteggiata alla mietitura. Come possono fare una cosa così orribile? Come possono mandare dei ragazzi a uccidere altri ragazzi innocenti?-
Niall non rispose, sapevo che la pensava come me, ma non lo diede a vedere. Lui aveva sempre avuto una visione ottimista della vita, era una delle tante cose che adoravo nel mio migliore amico.
Infatti.. –Nuotata?- propose.
-Sei un bambino.-
-E tu vuoi farti una nuotata.- aveva ragione.
-L’ULTIMO CHE ARRIVA E’ UN IDIOTA!- gridai correndo.
-E sarei io il bambino..- lo sentii sussurrare dietro di me, poi iniziò a correre anche lui.

DISTRETTO 2 – GIORNO DELLA MIETITURA

Gli Hunger Games erano stati da sempre una prova di coraggio nel mio distretto, ed io ero elettrizzato, come ogni anno, al pensiero che dopo anni e anni di allenamento, ci sarebbe stata una probabilità di mostrare le mie capacità a Capitol City, lo facevo per lo più per garantirmi un futuro.
-LA COLAZIONE!- gridò mia madre dal piano terra.
Non ci pensai più di due minuti a fiondarmi giù dal letto e seguire le mie quattro sorelle giù per le scale fino alla cucina.
Per tre di loro non era ancora il momento degli Hunger Games, mentre Lottie, la maggiore, avrebbe partecipato alla mietitura per la prima volta.
Era per lei che avevo paura. Era solo un’adolescente alle prese con i trucchi e le prime cotte scolastiche, come avrebbe fatto a sopravvivere in un’arena? Mi cacciai subito dalla mente l’immagine della mia sorellina con un coltello in mano, infondo non avevamo problemi economici, quante probabilità c’erano che venisse estratta proprio lei? Pochissime.
Quando finii di fare colazione, salii per una doccia e vestirmi –con i vestiti migliori che avevo, come da tradizione.
Appena finito uscii dalla stanza, al piano inferiore mamma stava rassicurando Lottie facendole i complimenti su quanto fosse bella con quel vestito –troppo scollato per una dodicenne, a parer mio- e abbracciandola. Quando mi vide le si illuminò lo sguardo.
-Sei coraggioso, Louis- mi disse –Sono fiera di te.-
Dopo un bacio sulla guancia io e Lottie uscimmo di casa per prendere il nostro posto in piazza per la mietitura, mentre mamma finiva di preparare Fizzy e le gemelle.
Prima di arrivare lì, passammo a prendere la persona che più adoravo al mondo.
-ELEANOR CALDER!- esclamai, quando uscì dalla porta di casa sua. I suoi occhi si illuminarono alla mia vista e corse verso di me per abbracciarmi. Quando le sue braccia si allacciarono al mio collo, la alzai da terra e la feci girare, provocando dei gridolini e una sonora risata da parte di Lottie.
Ammetto di aver avuto una cotta terribile per Eleanor fino a qualche anno fa, ma non potevo proprio permettermi di rovinare i rapporti con l’unica persona che contava davvero qualcosa per me. L’amavo tantissimo. Per fortuna ero riuscito ad accorgermi prima di commettere qualcosa di imbarazzante che quell’amore era lo stesso che provavo per la mia famiglia. No, El non era per niente la mia anima gemella, ma la amavo come se fosse la persona più importante al mondo. La situazione era abbastanza complicata, ma a me piaceva e sapere che anche Eleanor mi amava era rassicurante. Anche se non fossi mai riuscito a trovare l’amore della mia vita, almeno avevo la certezza che qualcuno provasse vero affetto nei miei confronti.
-Lottie, lasciati guardare!- disse lei –Sei bellissima.-
Eleanor adorava mia sorella e a quanto pare il sentimento era reciproco visto che lo sguardo di mia sorella si illuminò e non ci pensò due volte a fiondarsi fra le sue braccia.
Eleanor aveva proprio fatto colpo su tutta la famiglia.
Quella situazione era troppo bella per pensare che qualcosa fra qualche minuto avrebbe potuto –come non avrebbe potuto- cambiare le nostre vite.

DISTRETTO 12
Ero davanti al palco dove fra qualche minuto sarebbero stati annunciati i partecipanti agli Hunger Games di quell’anno, inutile dire che avevo paura. Tanta paura. Per fortuna trovai lo sguardo rassicurante di Niall accanto a me. Dieci minuti dopo una figura fece il suo ingresso dal portone del palazzo della giustizia, era la stessa donna di ogni anni, ma ogni volta che la vedevo indossava vestiti sempre più eccentrici. –Purtroppo- non mi soffermai a osservare ciò che indossava un po’ perché ero preoccupatissimo e un po’ perché il suo vestito era davvero accecante.
Dopo la proiezione del video che veniva trasmesso ogni anno, finalmente arrivò il momento che tutti stavano aspettando.
Elizabeth –la donna dal vestito eccentrico- si avvicinò ai contenitori di vetro esordendo con il suo solito “Prima le signore!”

Avevo già visto la ragazza che venne estratta, era una classe dopo di me a scuola, ma non ci eravamo mai parlati. Bene, per adesso nessuno per cui dover piangere.
Non ebbi nemmeno il tempo di riflettere su quanto fosse orribile il pensiero che avevo appena formulato che Elizabeth pescò il secondo nome.
Fu allora che mi bloccai.
Ero sicuro di non star respirando. Tutto ciò che riuscii a percepire furono gli occhi di centinaia di persone posarsi su di me.
Allora capii che non era un altro dei miei incubi. Stava accadendo davvero.
Feci in tempo a vedere Niall alzare la mano per offrirsi volontario, allora ripresi a respirare e feci ciò che di più logico riuscii a pensare: lo bloccai. Due pacificatori stavano camminando verso di me, gli presi il braccio e lo pregai –Prenditi cura di mamma e Gemma.-
Poi venni trascinato verso il palco e quando rivolsi gli occhi verso il pubblico, non potei fare a meno di vedere mia madre in lacrime e mia sorella che l’abbracciava. Sapevano anche loro che non mi avrebbero rivisto mai più, ma dopo quella scena mi ripromisi di provare a vincere. Dovevo farlo per loro.

DISTRETTO 2
-Prima i giovani uomini- disse la donna che ogni anno si presentava per estrarre i due nomi da mandare nei giochi.
-Louis Tomlinson!- esclamò a gran voce per farsi sentire chiaramente.
Avevo passato la vita a prepararmi per questo momento, ma non avevo previsto che fra le tante emozioni che provai allora ci sarebbe stata anche la paura. Però, per fortuna, l’orgoglio ebbe la meglio. Abbracciai il mio amico Zayn, vicino a me, e mi diressi con sguardo fiero, come c’era da aspettarsi, verso il palco.
-Ciao Louis. Ecco, mettiti qui.- mi disse trascinandomi accanto a lei.
-E ora le ragazze.-
Mi guardai attorno, la piazza era immensa, non riuscivo a individuare nessuno dei miei parenti, fino a quando..
-Bene, bene..- disse la donna con un sorrisino, mi voltai verso di lei proprio nel momento in cui pronunciò il nome della ragazza –Charlotte Tomlinson!-
E se l’estrazione del mio nome non mi scosse particolarmente, quella di mia sorella mi mandò nel panico.
Iniziai a guardarmi intorno trattenendo il fiato. Mi portai le mani sulla bocca per nascondere un grido che ero certo sarebbe uscito molto presto.
Eppure c’erano tantissimi abitanti nel distretto, perché proprio lei? Le avevo promesso che non le sarebbe successo niente, era solo una ragazzina, non.. –MI OFFRO VOLONTARIA!-
Una figura in lontananza si stava facendo strada per arrivare fino al palco: Eleanor.
La guardai e in quel momento capii che non era una persona. Doveva essere per forza un angelo. Un angelo che amavo tantissimo.
Quando arrivò la abbracciai –Grazie.- le sussurai all’orecchio tenendola stretta a me. –L’hai salvata.-
  
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