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Autore: summers001    08/12/2014    2 recensioni
Daryl le aveva urlato di uscire fuori, di fuggire per non acchiapparsi altre pallottole. Riusciva a muoversi a stento, ogni muscolo faceva male. Immaginava il metallo freddo e rugginoso del proiettile che le aveva colpito il fianco, farsi strada tra la carne, sporcarsi del suo sangue e incastrarsi nelle viscere morbide. Ricordava il panno bianco che aveva tenuto addosso a lui la prima volta che lo vide, prima ancora di chiedergli il nome. Ricordava la velocità con il quale s'era imbevuto di rosso, ricordava le linee curve del sangue avanzare sulla stoffa, bagnarle la mano, appiccicargliela. Beth non riusciva più a vedere niente. Voleva accasciarsi a terra e se non si sarebbe mai svegliata, tanto male. C'erano suoni in lontananza, suoni che le ricordavano le poche volte che era andata in città. Voci, persone. Parlavano inglese. Mollò la presa sul fianco e cadde sulle ginocchia in avanti. Non riuscì mai a ricordare il momento preciso in cui s'addormentò.
Bethyl, AU.
Genere: Avventura, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Daryl Dixon
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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"Dove sono?" chiese Daryl aprendo gli occhi. La luce era forte, bianca, gli costrinse a chiudere gli occhi di nuovo.
"In un ospedale da campo. Devo sapere a chi inviare le medagliette che hai al collo." disse una donna velocemente, pareva indaffarata e Daryl riusciva a sentire altri passi ed il vociare di altre persone tutt'attorno a lui. Che cazzo stava dicendo? Le medagliette, la luce... La testa scoppiava e non riusciva più a sentire le gambe e le mani.
"Solo nell'eventualità." la sentì aggiungere e non capiva se voleva essere confortante o previdente, se stava morendo oppure no. Un rombo lontano scosse il mondo. Daryl tentò di alzarsi ed aprì gli occhi di nuovo. La donna, anzi la ragazza, lunghi capelli biondi che le oscillavano dietro la nuca legati in alto in una coda, lo tenne giù con una mano e non le ci volle molta forza per rimetterlo al tappeto. Era vestita di bianco e celeste, aveva un cappello con una croce rossa al centro. La vide solo di profilo, lei s'era girata nella direzione del botto. La croce era solo una linea rossa confusa. Una bomba forse, un'altra. C'era il sole che si mischiava con la polvere e si riflettava sui vestiti e sui capelli di lei che pareva avvolta da una luce fumosa e bianca. Era infinitamente debole e crollò all'indietro sul cuscino.
"Allora?" chiese di nuovo quella che pensò essere l'infermiera.
Daryl tentò di allungare le dita di una mano e portarsele al collo, dove s'aspettava di trovare la catenella. Lei gli prese la mano a metà strada e gliela riabbassò. Non ce la faceva neanche ad incazzarsi. "Tienile." e la voce gli uscì bassa. "Nell'eventualità." sussurrò poi.
"Nell'eventualità." confermò lei e Daryl se la immaginò sorridere.
Il mondo scomparve di nuovo.

Quando si svegliò di nuovo aveva la faccia spiaccicata nella polvere grigia e nelle macerie. Aprì gli occhi e riconobbe la sua mano a pochi centimetri dal viso. Provò a muoverla. Cazzo, che fortuna. La strinse a pugno e piantò i palmi nel terreno. Riuscì a sollevarsi sulle ginocchia e sentì allora anche le gambe. Aveva tutto. Tentò di alzarsi in piedi ed arrancò. Si tenne la testa tra con una mano e sentì liquido ed appiccicoso spalmati sulla fronte e nei capelli. Sangue rappreso. C'era puzza di fumo tutto attorno, e legno bruciato e carne bruciata e polvere da sparo. Quando aprì gli occhi sapeva già cosa aspettarsi. Era solo, circondato dai cadaveri, un'immagine a cui negli ultimi mesi s'era quasi abituato. Al contrario di quello che ti dicono, prima o poi ti abitui alla morte.
Cominciò a guardarne un paio, per curiosità più che per cercare qualcuno. Frugò nelle tasche in alcuni casi, recuperò una pistola, tanto quelli non se ne facevano più niente. Faceva tutto schifo, ma tanto ormai s'era abituato anche a quello. Il sangue, la carne e la polvere si erano versati ed appiccicati a terra in un'unica poltiglia. C'erano siringhe di vetro rotte, cocci di mattoni. Non sapeva dove cazzo doveva mettere i piedi. Non si riusciva a vedere oltre un metro. Persino il cielo era sommerso dalla polvere, Daryl si sentiva come in una cupola polverosa. Non riusciva a respirare. Entrava nelle larici, ma non costringeva a tossire. Daryl non tossiva. Ne sentiva però il sapore persino sulla lingua. Sputò a terra. Mise i piedi su qualcosa, si spostò e controllò. Vide una pistola, carica, forse due o tre colpi non ne era sicuro e la raccolse.
Una ragazza urlò da qualche parte. Giusto in tempo. Aveva ancora una voce mista di innocenza e giovinezza. La voce sembrava richiamare qualcosa alla memoria malandata come un déjà vu. Avanzò di qualche passo e riuscì a distinguere anche la voce di un uomo, un tedesco, che le urlava contro. Non sapeva un cazzo di tedesco. Non ci voleva però un genio per capire che non le stava facendo una carezza.
La ragazza urlò di nuovo. Daryl corse per quanto potesse e se ne riscoprì capace. Si avvicinò ai suoni. Lei arrancava ed indietreggiava distesa sul terriccio. Si sporcava i vestiti ed i capelli. Strinse gli occhi e vide quella coda bionda e la tuta da infermiera bianca e celeste. Il tedesco, un soldato, stava in piedi con una mano alla cintura dei pantaloni, che s'avvicinava e slacciava. Lei arrancava e si spostava.
Daryl prese la mira e l'uomo cadde a terra, con un proiettile nel cranio. Cadde addosso alla ragazza che urlò di nuovo.
Il rumore dello sparo doveva però essersi sentito fin lontano ed a parte lo scricchiolio della calcestruzzo sotto i piedi non si sentiva volare una mosca. Daryl sapeva che doveva scappare. Si sentiva piuttosto confidente e fiducioso verso le sue gambe di nuovo. Allungò una mano alla ragazza senza neanche pensarci, perché lui era così, aveva pensato negli ultimi mesi, lui le salvava le persone. La biondina afferrò la mano di lui ed era fredda e polverosa. La polvere s'appiccicò al sangue che Daryl s'era trascinato dalla fronte alla mano. Cominciarono a correre e correre. Si diressero verso il bosco e non si guarono indietro neanche una volta. Si tennero quanto meno visibili possibile, cercando di restare al centro senza passare sui bordi della foresta. Daryl abbassava la testa ad ogni spiraglio di sole che passava tra i rami, per non lasciar vedere neanche le ombre o i riflessi di lontano. Sperò che la ragazza lo notasse e facesse lo stesso. Le foglie autunnali coprivano come un manto tutto il terreno. Era impossibile non calpestarle, non fare rumore. Diversi rami gli si erano schiantati sulla fronte nella corsa. Aveva mangiato numerosi moscerini e gli animali che s'aggiravano nella foresta scappavano nelle direzioni opposte. La natura era diventata silenziosa attorno a loro e tra gli alberi rimbombavano i loro passi.
Quando si fermarono avevano la milza ed il fegato in gola. Il cuore pulsava a grandi gittate nel collo, in testa, fin dentro al cervello sentivano quel tum-tum stanco e potente. Fortuna volle che il sole a novembre tramonta a metà pomeriggio e di notte le guerre non si combattono. L'erba, gli alberi, gli insetti stavano perdendo a poco a poco colore per virare al nero. Daryl pensò che era il momento ideale per continuare a fuggire. Pensò che doveva arrivare in una zona protetta. E lei? Daryl si guardò indietro e la vide recuperare fiato, piegata in avanti con le mani sulle ginocchia. Sarebbe potuta venire se l'avesse seguito senza fiatare. Andare dove?
"Dove siamo?" chiese lui.
La ragazza fu sorpresa dalla voce di lui. Quando erano al campo aveva spiccicato qualche parola, aveva una voce talmente bassa che pensò fosse colpa della pallottola che aveva preso o del sangue che aveva perso. Era stato uno dei primi pazienti che aveva avuto. Non aveva mai visto colare così tanto sangue e non sapeva se fosse normale o no. Un medico le aveva solo schiacciato le mani con una pezza asciutta sulla ferita per farle fermare l'emorragia. Avrebbe voluto chiedere quanto sangue può perdere una persona prima di...
"Germania. Foresta nera. Mille-novecento-quaran..." cominciò a spiegare lei. Si ricordò di non avergli risposto quando gliel'aveva chiesto come prima cosa quando l'aveva svegliato. Non volle rispondergli allora perché non voleva che il suo ultimo pensiero volasse alla guerra, qualora non si fosse più risvegliato.
"Sì, sì, quello me lo ricordo." rispose lui scontroso e frettoloso. Sarebbero potuti passare tramite la foresta e raggiungere la Francia allora. Da lì cercare gli alleati. O forse era meglio evitarli. Non voleva essere trascinato di nuovo in guerra e lui sapeva che l'avrebbero fatto: l'america potrebbe ammazzare persino gli americani pur di vincere. Non c'era tempo per riposare, ma pensò che se proprio doveva sarebbe stato meglio farlo nella prima serata e muoversi di notte e di giorno. Sperò tanto che la ragazza avesse retto. Si guardò in giro, sulle foglie, tra i rami, sul terreno. Cercò l'incavo di un albero in cui avrebbe potuto sistemare lei e farla restar comoda per quanto possibile.
La ragazza era rimasta ferma a guardarlo ed aspettava. Stava in piedi un po' indecisa. Si sentiva di impaccio, mentre lui si muoveva pratico all'aperto. La ragazza era cresciuta in una fattoria e per quanto questa potesse essere lontano dalla città, aveva sempre vissuto con tutti gli agi e tutti i comfort che aveva potuto desiderare. E lui, invece?
"Perché sei qui, Daryl?" chiese lei a bruciapelo. Furono le prime parole che gli rivolse. Daryl sobbalzò a sentire il suo nome. Si ricordò di quello che credeva un sogno e della targhetta. Si guardò il petto ed era ancora appesa al collo.
"...Incastrato." mugugnò. Lo disse a bassa voce e confuse le lettere all'inizio. Non era esattamente il momento per i convenevoli e nemmeno gli interessavano, a dirla tutta.
"Mi dispiace per te."
Daryl rispose con un verso. Che gliene fregava.
"Io ho scelto di venire." cominciò a raccontare la biondina "Stavano arruolando persone nella mia scuola, ho detto loro di avere ventun anni."
Che idiota, pensò subito Daryl. Considerò come facesse a trovarsi bloccato nel nulla, non sapeva ancora bene dove in una foresta, con una ragazzina e per di più idiota. Le probabilità di sopravvivenza s'abbassavano. Non poteva farle da baby sitter. Se gli andava bene sarebbe morta presto, liberandolo da quel peso.
"Sono venuta a cercare mio padre e mia sorella." concluse alla fine quella.
L'idea che Daryl aveva di lei cambiò allora all'istante. Preoccupata, ma coraggiosa. Stupida comunque. "Chi è tuo padre?" chiese continuando a spostare piante e foglie sane ed ammassarle in due giacigli.
"Hershel Greene. Era nel corpo di pace. Lo conosci?" chiese lei con un filo di speranza. La ragazza attese e lo guardò. Rimase sospesa in eterno. Pensò di chiamarlo per costringerlo a girarsi. Poi pensò che lei sapeva il suo nome, ma lui non il suo. Allora allungò la mano, sperando di richiamare la sua attenzione. "Io sono Beth."
Daryl si fermò un attimo e sospirò. Si chiese se ci fosse un modo gentile di dirlo. "E' morto."
"Oh." fece lei e guardò subito in basso, considerando il fatto. Non che non l'avesse mai fatto da prima. "Allora dovrò cercare Maggie." pensò ad alta voce lei. Tirò su col naso, strinse le labbra per non piangere. Non era tempo per piangere.
Daryl pensò che era impossibile ritrovarla, che non ci sarebbe mai riuscita, che l'unica cosa che quella stupida avrebbe dovuto fare era restare a casa ed aspettare. Stupida, impulsiva, coraggiosa: un mix di qualità che l'avrebbe portata a farsi uccidere.
"Tu non hai nessuno?" chiese Beth. Si sentiva petulante e fastidiosa. Sentiva però ancheil silenzio che lui lasciava cadere come ingombrante, fastidioso. Sapeva che se avesse dovuto venire a capo della situazione avrebbe dovuto farlo con lui, che era impossibile da sola. E per di più non aveva considerato neanche per un attimo l'idea di lasciare andare un altro essere umano.
Daryl indicò un punto nell'erba, le foglie accatastate, il ramo ricurvo. Avrebbe potuto essere comodo. Si passò una mano sulla bocca e sul naso ed incrociò le braccia aspettando. Lei guardò prima quel giaciglio poi lui, poi di nuovo a terra e di nuovo lui. "Grazie." disse lei confusa a voce bassa, sentendosi quasi un po' a disagio. Lui le fece segno con la testa e si sedette poi con la schiena contro un tronco duro e nodoso quasi di fronte a lei. Scelse il più scomodo per restar sveglio a sorvergliare. Rimase zitto, a suo agio, nel silenzio. Nel silenzio poteva ignorare il resto, lì c'erano solo i suoi pensieri che gli avrebbero ricordato secondo dopo secondo che se s'aspettava una cosa brutta quella succedeva. E s'abituava e prendeva confidenza già da allora. E non volle parlare a quella ragazza perché non esisteva, non sarebbe più esistita presto.
Beth non aggiunse più una parola. Chiuse gli occhi con un po' di timore, sapendo che si sarebbe risvegliata presa dal panico sognando il rumore dei fucili.


 



Angolo dell'autrice
Salve a tutti!
Seconda mia ff su TWD, come promesso sono tornata ;D Sarà una ff breve però, pochi capitoli, credo 3 o 4 non saprei. Non ho voluto selezionare né "romantico", "sentimentale" o "drammatico" tra i generi per non lasciare una possibile idea sul finale. 
Spero che nonostante la morte di Beth, la ship ed il fandom non siano morti con lei ;) e fasemose coraggio!
Commenti? Continuo? Vi ispira? 

  
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