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Autore: ChiiCat92    09/12/2014    1 recensioni
"- Bene Sora, hai appena ottenuto un buono per una cerimonia di benvenuto offerta dalla Vanitas Incorporated. - Riku e il biondo ridacchiarono sommessamente, scuotendo la testa - In realtà, dovrei essere io a ringraziarti, sai? Mi stavo annoiando, e sono mesi che non vediamo una matricola. Sembra che il destino ti abbia voluto portare da me. - Vanitas poggiò le mani sulle spalle di Sora, e si abbassò un poco, in modo che i loro occhi fossero allo stesso livello - Nessuno ti ha accolto nel giusto modo, vero? -" dal cap. 1
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è la prima FF che scrivo su KH, volevo un po' sperimentare!
mi sono chiesta cosa succederebbe se i personaggi di KH fossero studenti di un istituto prestigioso...e questo è il risultato!
Il raiting in alcuni capitoli oscilla verso l'arancione con sfumature di rosso, cercherò di avvertire prima nel qual caso dovesse succedere.
probabilmente la pubblicazione sarà settimanale, il giovedì :3
leggete e, se vi va, lasciatemi un commento!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nessun gioco
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Breve riassunto 

Sora, appena trasferito a Traverse Town, dopo aver subito diversi sgarbi dai bulletti della scuola, Roxas Riku e Vanitas, subisce uno stupro proprio dal moro, il cocco del Preside del prestigioso liceo Kingdom Hearts. 
Ventus e Terra trovano Sora in stato di shock sul pavimento dello spogliatoio della palestra e portano immediatamente dal medico della scuola.
Non appena il Preside Xemnas viene a conoscenza dell'accaduto, minaccia Terra mettendo in mezzo il suo affetto per Ventus.
Tornato a casa l'indomani, Ventus scopre che Sora non ricorda nulla dell'accaduto, così gli racconta di aver battuto la testa a causa di una caduta durante ginnastica; i due tornano a casa insieme e finiscono con il baciarsi. 
Sora è ancora traumatizzato dalla violenza subita, pur non ricordandola, e reagisce violentemente cacciando di casa Ventus che, non potendo tornare a casa (il padre picchia ripetutamente lui e il suo fratello gemello Roxas) si ritrova a camminare a vuoto per le strade della città.
Fortunatamente viene trovato da Aqua, sua grande amica, che lo porta a casa con sé.
Sora nel frattempo scappa di casa, ancora sconvolto, e trova Zexion, che si offre di ospitarlo per qualche tempo.

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28

Il bacio è un modo di cominciare ad offrire qualcosa del proprio corpo, e di prendere qualcosa.

 

Terra non era sereno, per questo si era preso un giorno di permesso da scuola e l'aveva passato a sfogare la sua frustrazione con il free climbing.

Essere in un posto isolato, solo al mondo con la sua attrezzatura in un potenziale pericolo suicida gli scioglieva sempre i nervi.

Quando si è sul punto di precipitare si smette di pensare e si comincia ad agire. Ed era proprio quello che Terra desiderava.

Alla fine della giornata era riuscito a dimenticarsi il perché fosse lì, in cima a quella montagna, con i muscoli che urlavano pietà, il corpo madido di sudore e una discesa da affrontare.

Solo che il momento di standby del cervello era durato veramente poco, giusto il tempo di sentire nell'ululato del vento le urla strazianti di Sora.

A quel punto Terra aveva capito che doveva tornare indietro e che aveva bisogno di sistemare quella situazione al meglio delle sue possibilità.

Contrariamente a quello che aveva promesso a Ventus, non si era presentato a lezione e lo aveva lasciato senza alcuna spiegazione.

Ma come poteva dirgli quello che il Superiore gli aveva ordinato di fare?

Ancora non riusciva a farsene una ragione.

Una giornata intera passata a sfidare se stesso e la natura non l'aveva aiutato a placarsi come aveva pensato, non su quell'argomento almeno.

Il Superiore gli aveva fatto capire chiaro e tondo che doveva lavarsi le mani di quella faccenda e lasciare che ad occuparsene fossero loro. Senza avvertire la polizia. Senza dare un sostegno psicologico al ragazzo. Senza fare niente di niente.

Come avrebbero mai potuto trovare il colpevole?

In più gli era anche stato consigliato di non dire nulla a Ventus, o le velate minacce che erano state rivolte a lui potevano anche allargarsi al ragazzino. Cosa che Terra voleva assolutamente evitare.

Per questo, subito dopo il colloquio con il Preside, aveva deciso di lasciare la città e prendersi un giorno solo per lui. Per rimettere a posto le idee, per capire che cosa doveva fare, forse per togliersi di dosso per un attimo il peso di tutta quella storia.

Un buco nell'acqua, visto che il conforto era durato veramente poco.

Adesso Terra sapeva di dover tornare a casa, e non soltanto perché il cielo si era fatto scuro e le stelle cominciavano a prendere il posto del sole.

Sospirando, capì che aveva poco tempo per scendere prima che il buio gli impedisse di affrontare la discesa o, peggio, lo bloccasse sul fianco della montagna.

 

Riuscì a tornare alla macchina soltanto due ore dopo, quando ormai era a pezzi per la stanchezza e il corpo non gli rispondeva più.

Infilato il giaccone, perché cominciava a tirare un vento freddo poco piacevole, si chiuse in macchina e si preparò psicologicamente ad affrontare l'ora e mezza di strada che lo separava da casa.

Onde evitare di addormentarsi al volante si mise a cantare, anche se riconosceva di essere irrimediabilmente stonato, e non smise finché non fu in vista della città.

Più si avvicinava più sapeva che i problemi che aveva lasciato gli sarebbero saltati addosso con forza la mattina dopo.

Non aveva né il coraggio né la preparazione mentale per poterli affrontare.

Sei un adulto, Terra. Sei un uomo, sei un insegnante. Fa' quel che è giusto.” la voce della sua coscienza aveva anche ragione, ma c'erano delle volte in cui voleva che avesse torto...come in quel momento.

Quando arrivò sotto casa pensò che sarebbe stato bello rimanere bloccato tutta la notte sulla roccia, almeno non avrebbe dovuto affrontare tutti quei guai.

Ma come ci si era ficcato?

E lui che voleva soltanto parlare con Ventus...

Già...Ventus.

Sospirò. E dire che aveva fatto di tutto pur di non incontrarlo.

La vita a volte è strana, un giorno insegui un amico, quello successivo cerchi di scappargli.

La portinaia gli fece un sorriso vedendolo entrare. Quella donna gli ricordava un po' sua madre, nel modo gentile in cui lo accoglieva tutte le volte che tornava a casa. Lo faceva sentire in qualche modo...meno solo.

La salutò con un gesto della mano, perché di voce non ne aveva davvero più per la stanchezza, e si diresse verso l'ascensore. Ne aveva abbastanza di salite in verticale tanto che avrebbe potuto odiare le scale per tutto il resto della sua vita. Aveva una comodità, perché non usarla?

Arrivato al quinto piano scese e buttò praticamente giù la porta del suo appartamento con una spallata.

Sbadigliando lasciò cadere le borse con l'attrezzatura in un canto e la prima cosa che vide fu il lampeggiare rosso della segreteria telefonica.

Già, il telefono! Si schiaffò una mano in fronte. Si era dimenticato di avvertire chiunque della sua fuga in solitaria, e aveva volutamente lasciato il cellulare a casa.

Chissà chi l'aveva cercato.

Per un attimo sentì una punta di panico prendergli lo stomaco.

E se fosse successo qualcosa di grave mentre lui era a fare l'acrobata su una parete rocciosa?

In quel momento il lampeggiare della segreteria gli sembrò una condanna a morte.

Corse a schiacciare il pulsante e la voce automatica gli annunciò che c'erano cinque messaggi non ascoltati per lui.

Quella famosa punta di panico divenne un pugnale nelle viscere.

Primo messaggio.

- Terra, sono Aqua. Per favore richiamami! -

Terra deglutì a vuoto. Secondo messaggio.

- Terra, sono sempre io. Potresti richiamarmi appena senti il messaggio? Grazie. -

Terzo messaggio.

- Lo so, ti ho già lasciato due messaggi ma...non rispondi al cellulare e comincio a preoccuparmi. Dove sei finito? A lavoro non ti hanno visto. Richiamami ti prego. -

Quarto messaggio.

- Ma che cosa ti è successo? Diamine! Sono sempre Aqua, se non avessi capito. Giuro che se mi stai ignorando di proposito non te la perdonerò mai. -

Ultimo messaggio.

- Sono passata da te, mi hanno detto che non ti hanno visto tutto il giorno. Spero che tu abbia una buona scusa. RICHIAMAMI se sei ancora vivo, sennò ti vengo a prendere all'Inferno. Ciao. -

Da una parte Terra sorrise...dall'altra rabbrividì per la paura.

Aqua quando era arrabbiata era una bomba atomica, ed era meglio non essere nel suo raggio distruttivo.

Compose subito il numero e aspettò che rispondesse.

Ad ogni “tuuuu” lui aggiungeva “non rispondere!”...perché in fondo era spaventato, il che era abbastanza ridicolo per l'omone grande e grosso che era. Insomma, Aqua era tanto più piccola e debole di lui!

Il potere misterioso delle donne...

- Terra! -

Fu l'urlo quasi isterico della donna, invece di “pronto!”.

- Sì...ciao Aqua. -

Ci furono all'incirca tre secondi di silenzio...dopo di che Aqua gli fece una ramanzina da vera e propria maestrina, di quelle che probabilmente faceva sempre ai suoi studenti quando non studiavano abbastanza.

Non lo lasciò parlare, ovviamente, né gli lasciò spiegare, il che era ancora più ovvio. Dovette solo stare in silenzio a sorbirsi la sua strigliata finché non fu calma abbastanza da dargli la parola.

- Scusa. -

- È il minimo. - brontolò lei - Ora puoi dirmi che fine hai fatto. -

Gentile concessione.

- Sono andato a fare free climbing, ho preso un giorno di permesso e mi sono dimenticato di avvertirti...volevo solo staccare la spina per un po'. -

Lei rimase in silenzio un attimo, e lui se la immaginò ad aggrottare le sopracciglia in quella maniera adorabile e ad attorcigliarsi una ciocca di capelli in un dito.

- Era molto che non lo facevi. Che è successo? -

Terra sospirò, piacevolmente. Lei riusciva sempre a capirlo nel profondo, senza che dovesse darle troppi dettagli.

In ogni caso, lui non poteva raccontarle...proprio tutto.

Fortuna che loro avevano una sorta di codice per certe cose.

- È stata una brutta giornata, i ragazzi sono stati insopportabili. -

Forse fu il tono più che le parole a far capire ad Aqua che c'era qualcosa che non andava, o comunque qualcosa che non poteva dirle. Quindi lei sbuffò, irritata dal segreto di cui non poteva sapere nulla.

- Hai fatto bene, in ogni caso...c'è Ventus qui a casa mia. -

- Ven? -

Quasi si strozzò nel dire quell'unica sillaba.

- L'ho incontrato che vagava tutto solo, è scoppiato a piangere, sembrava disperato. L'ho portato da me e... - Aqua sospirò - ...non so se devo chiamare i suoi o meno. Io credo che la prospettiva lo terrorizzi. -

- Dammi il tempo di una doccia e arrivo da te, okay? -

- Okay. -

Terra poté benissimo immaginarla mentre annuiva come una bambina, finalmente serena. Era probabilmente quello che voleva sentirsi dire sin dalla prima volta che aveva provato a chiamarlo.

- Vaniglia e cioccolato? -

- Come sempre. -

Terra sorrise, Aqua sorrise. Riagganciarono entrambi nello stesso momento senza aggiungere altro.

Anche se lui si sentiva esausto, distrutto, in mille pezzi, non poteva lasciare Aqua in quelle condizioni...Aqua, e Ventus.

Non era solo per lei che doveva trovare la forza.

Si tuffò sotto la doccia fingendo di non vedere e sentire le numerose escoriazioni che aveva su tutto il corpo. Da una giornata di scalate non si poteva tornare senza neanche un graffio.

Il bagnoschiuma bruciava da morire ma lui non ci fece caso.

Veloce come era entrato uscì, e si andò subito a vestire.

Praticamente infilò le scarpe saltellando sulla soglia.

Doveva ancora esserci il suo supermercato preferito aperto a quell'ora.

Poteva arrivare a piedi sia lì sia a casa di Aqua, per questo non prese la macchina e si diresse direttamente al negozio.

Vaniglia e cioccolato, gli unici due gusti di gelato che Aqua si desse il permesso di mangiare quando era turbata emotivamente.

A Terra piaceva poter condividere con lei quel piccolo “peccato” di gola. Gli piaceva poterla rendere felice, anche se era una cosa da niente.

Non aveva mai ben pensato al genere di rapporto che c'era tra di loro. Erano buoni amici, su questo non aveva dubbio, lavoravano bene come colleghi, si trovavano a loro agio anche fuori dal contesto di lavoro, spesso avevano bisogno l'uno dell'altra per superare brutti momenti. Ma in linea generale poteva dire che no, tra loro non c'era niente.

A volte pensava che non sarebbe stato male tornare a casa e trovarla lì ad accoglierlo, ma forse semplicemente non era destino.

Arrivò al supermercato e andò direttamente a prendere il gelato, pagò e uscì quasi fischiettando, forse più per tenersi sveglio che per altro.

Si chiese come avrebbe potuto affrontare la cosa in quelle condizioni, e cosa ne avrebbe pensato Aqua se avesse passato la notte a casa sua. Poteva anche accucciarsi in un angolo del divano, non avrebbe chiesto niente di più.

Sbadigliò, mancavano solo un paio di svolte e poi sarebbe arrivato.

Non appena si trovò davanti alla porta dell'appartamento di Aqua non dovette neanche suonare al campanello: che la donna avesse una specie di sesto senso, lui ne era convinto, ma fino a questo punto...inquietante!

- Finalmente! -

Commentò lei, solo per afferrarlo per la maglia e tirarlo dentro.

- Ci ho messo solo due minuti! -

Ridacchiò scuotendo la testa per tutta risposta.

Aqua fece una smorfietta adorabile, una di quelle che a Terra piacevano anche troppo e gli faceva stringere lo stomaco in una morsa.

- Due minuti di troppo. -

Si arrabbiò lei, ed era così bella con quegli occhi grigio azzurri che brillavano.

Forse Terra divenne tutto rosso, perché lei lo guardò in modo scettico.

Lui scosse ancora la testa, cercando di dissimulare l'imbarazzo.

Non aveva appena finito di pensare che tra loro non c'era niente?

E allora perché diamine faceva quei pensieri adesso?

- Dov'è Ven? -

Finse di essere impegnato a posare in cucina il gelato, giusto per non doverla guardare negli occhi.

No, basta guardare i suoi occhi, basta.

- Di là, sta guardando la tv. Non si è mosso da quando l'ho portato a casa. Non sono riuscita a consolarlo in nessun modo... -

La donna, afflitta, si portò un ciuffo di capelli blu dietro l'orecchio, lo sguardo basso di una madre che le ha provate davvero tutte.

- Accidenti. Deve essere successo qualcosa di brutto. - sussurrò Terra sospirando - Provo a parlarci io, okay? -

Lei in risposta annuì e basta, cercando di non fargli capire quanto fosse sconsolata e preoccupata; inutile, dato che lui capiva tutto delle sue espressioni.

Terra andò nella stanza da letto di Aqua. Apprezzò il profumo di rose che aleggiava soffuso in tutto l'ambiente ma...non era proprio il momento di perdersi in quelle cose.

Lo vide subito: un piccolo gattino biondo appallottolato sotto le coperte.

Sorrise per la tenerezza e insieme scosse la testa.

Vide chiaramente gli occhi blu di Ventus che si spostavano dalla tv accesa a lui e poi di nuovo alla tv.

- Vai via. -

Sibilò il piccoletto, volendo essere pericoloso come una serpe a cui è stata pestata la coda, ma sembrando ancora più adorabile agli occhi di Terra.

Invece di accontentarlo, lui si sedette sulla sponda del letto, e vi rimase, anche quando Ventus si fece più in là per non farsi toccare neanche per sbaglio.

- Va tutto bene Ven? -

- Non ti interessa. -

- Certo che mi interessa. -

Il bruno si sdraiò accanto a lui, abbastanza vicino da sentirlo respirare, eppure ancora lontano per rispettare i suoi spazi.

La reazione di Ventus fu quella di stringersi di più in se stesso, come se fosse spaventato o chissà cosa.

- Ho fatto un gran casino, Terra. -

Mormorò dopo un po' il biondo, talmente tanto tempo dopo che Terra quasi si sorprese di sentirlo parlare così all'improvviso.

Il giovane si morse il labbro inferiore per un attimo, come se fosse indeciso su cosa dire.

Scelse il silenzio, perché non voleva che Ventus si sentisse peggio se non si fosse sentito sicuro nel confidarsi.

Passarono altri minuti di silenzio, silenzio che fecero rigirare a fuoco lento il povero Terra.

Perché diamine ci metteva tanto a parlare?!

- Ti...ti ricordi...Sora, no? -

Come se potessi dimenticarlo.” pensò tra sé e sé il bruno con un leggero sospiro.

- Sì, certo che mi ricordo. -

- L'ho baciato. -

Terra sentì lo stomaco contorcersi dolorosamente, ma la sua espressione non cambiò, tanto che a chi lo guardava poteva sembrare semplicemente in ascolto, e nulla di più.

- L'hai baciato? -

Chiese, come una conferma, con un tono di voce soffuso per non spaventare Ventus.

- S-sì. -

Il biondo si accucciò su se stesso e divenne davvero solo una piccola pallina tremante.

Piangeva? Perché a Terra quelli sembravano singhiozzi.

Si avvicinò ancora a lui per poggiargli una mano sulla spalla e all'improvviso il piccoletto scattò su e lo abbracciò con forza, gettandogli le braccia al collo.

Dopo di che le lacrime la fecero da padrone e Terra si ritrovò a doverlo stringere forte tra le braccia.

- Hey, hey! - mormorò il bruno, accarezzandogli i capelli con dolcezza - Va tutto bene, non piangere su. -

- Non va niente bene! - riuscì a dire Ventus tra un singhiozzo e un altro - L'ho baciato, mi piace tanto da baciarlo! Sono gay? Terra, sono gay? - si appese quasi disperatamente alla sua maglia, tutto tremante come un bambino impaurito - L'hanno stuprato e io l'ho baciato, perché l'ho fatto? Adesso mi odia, e non posso dirgli niente, niente di niente! -

Terra non poté dire una sola parola, perché Ventus continuò a piangere contro il suo petto.

L'unica cosa che poté fare lui fu rimanere lì ad accarezzargli la schiena con dolcezza e mormorandogli parole di conforto, per quanto potesse essere di conforto una parola qualsiasi in quel momento, ovviamente.

Il dolore al cuore che sentiva non era paragonabile a niente in quel momento, e c'era davvero poco che poteva fare, poco che poteva dire.

Come sempre aveva le mani legate, e vedeva soffrire una delle persone che più amava al mondo.

Rimasero abbracciati in quel modo per molto tempo, finché Ventus, stremato dal pianto, non crollò in un sonno stanco, che permise a Terra di alzarsi.

Lo coprì con cura con una coperta e tornò da Aqua.

Preoccupata, la giovane donna si avvicinò subito a lui non appena lo vide uscire dalla stanza da letto.

- Allora? Ti ha detto cosa è successo? -

Lui annuì piano, passandosi una mano sul volto stanco.

- Hai del vino? -

- Sì...ma cosa c'entra? -
- Ne vorrei un bicchiere. -

Aqua non ribatté, semplicemente annuì.

Mentre Terra si buttava sul divano a peso morto, lei andava a stappare una bottiglia di vino.

Riempì due bicchieri e poi tornò da lui, mettendogliene in mano uno.

Lui sospirò e cominciò a sorseggiarlo piano, agitando il bicchiere di tanto in tanto.

- Quel nuovo allievo, Sora. -

Cominciò lui.

- La matricola nella mia classe. -

Lo interruppe, forse bruscamente, Aqua. Lui annuì e le rivolse un'occhiata, fugace, prima di tornare con gli occhi dentro il suo bicchiere di vino.

- Ha subito un'aggressione violenta negli spogliatoi della palestra. -

Aqua quasi sobbalzò alla notizia. Non era trapelato niente, né aveva sentito parlare di quella storia, dagli studenti o dagli insegnanti: silenzio totale.

- Che genere di aggressione? Uno scherzo degli studenti più grandi? -

- No, parliamo di qualcosa di più grave...è stato stuprato. -

- Oh mio Dio. -

Lei si portò una mano davanti alle bocca, sconvolta dalla cosa, i begli occhi grigio azzurri spalancati per lo stupore e l'orrore.

Terra annuì soltanto, e prese a sorseggiare dal suo bicchiere con più foga, come se quello avesse potuto porre rimedio in qualche modo.

Di certo non risolveva la situazione, ma aiutava ad alleviare la pressione.

- L'abbiamo trovato io e Ventus. Siamo andati a parlarne con il Preside ma...mi ha platealmente minacciato di morte se mai dovessi andare a raccontarlo alla polizia, ha detto che devono vedersela tra loro ma...non penso sia giusto. -

- No, certo che non lo è! Dobbiamo dirlo alle autorità! Devono trovare la persona che... -

- Non pensare che non ci abbia già riflettuto! - ribatté lui, costringendola a tacere, cosa che di solito non si permetteva mai di fare - Ma ha messo in mezzo anche Ven! E non solo! Mi ha fatto capire che sono uno dei sospettati e che se mai dovessero venirne a sapere qualcosa le autorità, testimonieranno contro di me. Verrò accusato di stupro e sarà la mia parola contro la loro! -

- Ci saranno... - cominciò Aqua, sottovoce, come se temesse la sua reazione - ...delle prove biologiche che dimostrino che non sei colpevole. Del DNA, non so cosa... -

- No, il ragazzo è stato da Vexen subito dopo l'aggressione, se c'erano delle prove, lui le avrà fatte sparire. Come farà sparire me. -

- Non arriverebbe a tanto! -

- Aqua. - lo sguardo di Terra si fece serio - Ha già interrato uno stupro, e ci sono mille modi per far sparire una persona. Oggi sono stato via tutto il giorno di mia spontanea volontà, e tu non sei riuscita a trovarmi, pensa che cosa succederebbe se invece sparissi per mano sua. -

Lei si morse il labbro inferiore.

Sapeva che aveva ragione, ma sapeva anche era un sopruso ed era assurdo che andasse così.

- Che hai intenzione di fare? -

Aqua alzò lo sguardo per cercare quello azzurro di Terra.

Lui sospirò. Agitò per un attimo il bicchiere con il vino e scosse la testa.

- Indagare per conto mio, cos'altro? Troverò il colpevole, e gliela farò pagare. -

La giovane annuì. Si fece più vicina a lui, tanto vicina da appoggiare la testa sulla sua spalla.

- Per forza Ventus era sconvolto... -

- Non è solo per questo che era sconvolto. -

Aggiunse Terra, storcendo il naso.

- E allora? -

- Una cosa alla volta, per stasera basta così, eh? Ho portato anche il gelato...ce ne mangiamo un po'? -

Aqua fece una smorfia arrabbiata, l'ennesima, che lui trovò terribilmente carina.

Forse era il vino a parlare, non avrebbe dovuto trovarla carina in una situazione così drammatica, no?

Eppure...non poté farne a meno.

- Vuoi davvero il gelato? -

Gli chiese, scettica.

- Non sarebbe male. -

Rise lui, per tutta risposta.

Allora Aqua si alzò scuotendo la testa.

- Sei assurdo. - andò in cucina e lui la seguì, quatto quatto, tanto che quando si ritrovò tra le sue braccia non seppe neanche com'era successo - Terra! -

Sbottò, rossa in volto come una bambina.

- Sì? -

Il sorriso sulle labbra di lui era così bello...da mozzare il fiato.

La giovane si ritrovò a diventare ancora più rossa, cosa che fece sorridere ancor di più Terra.

- Che stai facendo? -

- Non lo so. -

Ed effettivamente...non lo sapeva. Sapeva solo che voleva farlo.

- Il vino ti ha dato alla testa? Ne hai bevuto solo un bicchiere! -

- Non è il vino. -

- E allora cos-... -

Ma non la lasciò finire di parlare: le sue labbra si poggiarono su quelle di lei in un timido bacio.

 

   
 
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