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Autore: Marcus91BlackLight    09/12/2014    0 recensioni
Heaven City è una metropoli fittizia e tentacolare, divisa tra Laguna, immacolata e ricca coi suoi enormi palazzi bianchi, abitata da ricche e rispettabili famiglie, e Terralta, dove fabbriche e bassifondi fanno da testa di ponte a gang di quartiere, disperati e criminalità organizzata.
Marcus Rain è un Investigatore privato della Terralta, famoso per i suoi metodi poco ortodossi, la sua volgarità e l'infischiarsene totalmente di qualsiasi regola o cautela quando si tratta del suo lavoro. Arrivato a Heaven City con la speranza del sogno americano, Marcus tuttavia si ritroverà a dover combattere con i demoni del passato, insieme alle sue paure per il futuro e, come presto dovrà imparare, non si può sempre salvare tutti...
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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“Bella per tutti voi, qui è la vostra Dj LadyChief che vi dà il buon giorno da Nirvana News Radio, Fn 117 sulla linea Nirvana News; sono le 10 di mattina di domenica 13 settembre, il sole splende su Heaven city e le temperature si aggirano sui 10 gradi costanti, insomma un'ottimo giorno per farsi una bella passeggiata in Laguna...” Il suono della radio mi sveglia con la dolcezza di una cannonata, mentre i postumi di una notte insonne si fanno sentire, tra testa pesante e muscoli rigidi per la sbronza; lentamente mi stiracchio, mentre fitte dolorose vagano per il corpo. Mi vergogno di me stesso, ho appena 25 anni e ho le stesse energie di un sessant'enne...'Fanculo...
Nonostante la svogliatezza, mi alzo dal letto, così che la specchiera possa riflettere l'immagine di ciò che la societa non può sopportare: un ragazzo, né giovane né vecchio, capelli lunghissimi biondo scuro, barba sfatta, muscoli un tempo estremamente allenati che ora si son lasciati andare, occhi di un verde che ammalierebbero molte donne, se non fosse per le profonde occhiaie che li contornano; in poche parole, sulla buona strada per divenire un relitto umano.
Mi avvio in direzione del bagno, ma non faccio nemmeno mezzo passo che il telefono collegato all'ufficio squilla. -che palle... arrivo!- prendo il telefono e rispondo al numero sconosciuto: - Rain investigazioni, parla il detective Marcus Rain.- rispondo in tono seccato, ecchecazzo è domenica! -Alla buonora signor Rain, è da stamane alle 8 che la chiamo.- A darmi un buongiorno coi fiocchi è un'uomo sulla 50ina, dai 3 pacchetti al giorno e l'atteggiamento di chi ha al proprio servizio centinaia di leccaculo. -Sà com'è, è domenica, siamo chiusi solitamente.- pezzo di stronzo. -questo lo so, signor Rain, ma il tempo è denaro per me, e potrebbe essere anche il suo se accetta. La aspetto nel mio ufficio, tra  mezz' ora al massimo: Blue Sky Place, L'edificio centrale, chieda in Reception di Mr. Crowley.- Mr.Crowley? Nemmeno il tempo di chiedergli se mi prende per il culo e il mio “simpatico” cliente mi sbatte il telefono in faccia; -cazzone...-.
Tuttavia ho bisogno di soldi, son 2 settimane che mangio scatolame per mancanza di clienti, mi dò una veloce ripulita e sbarbata, caffè veloce, prendo l'impermeabile dall'attaccapanni vicino alla porta e mi accingo a uscire, quasi dimenticandomi delle mie fondine: mai uscire di casa senza, soprattutto in questa città di merda.
Arrivo Alla Blue Sky Place in meno di 20 minuti, nel quartiere ricco della città. D'inanzi a me si erge il Blue Sky Palace, ovvero il complesso che dà il nome al tutto: bianco e imponente, esso è il più grande palazzo della città, con i suoi oltre 200 piani di uffici finanziari, nonché sede della più grande casa discografica della città, la New Project Music Entertaiment, semplicemente conosciuta come NP.
Parcheggio la mia Mustang GT500 nera dalla parte opposta della strada, scendendo quasi resto ammaliato da tutto questo splendore; tuttavia, pensieri neri come la notte prendono il sopravvento, ricordandomi che è anche col mio sangue e con quello dei contribuenti che questi porci si ingozzano e vivono a scrocco, mentre noi moriamo di fame.
Varco le porte del Palazzo centrale,  mi dirigo verso la reception, dove ad accogliermi c'è una segretaria biondina, probabilmente sulla ventina e dal sorriso tanto smagliante quanto falso. -desidera, signore?- mi chiede con voce squillante e amichevole. -Ho appuntamento con Mr.Crowley.- nemmeno finito di rispondere, la ragazza stava già chiamando i piani alti, poi mi indicò l'ascensore -ultimo piano, la doppia porta davanti l'ascensore, il signor Crownley la sta aspettando.- veramente questo tipo si chiama Crownley di congnome? E io che pensavo mi prendesse per il culo, mancherebbe solo che, non so, gli fosse stata dedicata una canzone. Ringrazio la receptionist e salgo verso l'ultimo piano, dove ad accogliermi trovo la famosa doppia porta in legno, decorata con inserti in oro e una grossa targa con su scritto “Michael Crownley, direttore generale.” nulla da dire, i ricchi hanno sempre il vizio di farlo a sapere a tutti quanto sono ricchi.
Varco la porta senza ulteriori indugi, ben aspettandomi al suo interno la meraviglia per eccellenza, fattore su cui non sbaglio: ai miei piedi, un bellissimo tappeto di pelliccia si estende su di un pavimento in marmo, alle pareti vedo dischi d'oro alla carriera con vicino i grandi artisti che li han portati a casa, vari trofei in una bacheca di cristallo, vinti tra festival Italiani e stranieri, ma quello che realmente mi stupisce non è alle pareti o sl pavimento, è d'inanzi ai miei occhi: un'immensa scrivania di mogano con decori in foglia d'oro e intagli in stile gotico, dietro la quale mi aspettava l'uomo sulla cinquantina dai 3 pacchetti al giorno, il grande capo a dir si voglia. -finalmente, detective, stavo pensando che non arrivasse più ormai.- il tono arrogante e severo di quest'uomo mi dà estremamente sui nervi, cosa che a stento riesco a sopportare normalmente, figuriamoci la domenica mattina dopo un sabato sera alcolico. -me lo dicono sempre; piuttosto si risparmi le lamentele per la fine del lavoro, se mai dovessi deluderla.- ribattò con tono di sfida, mentre mi accomodo sulla sedia in pelle davanti al cliente. -Sapevo della sua arroganza, signor Rain, in un certo senso la ammiro per la sua forza di spirito...- il vecchio si accende un sigaro:  non si scompone d'inanzi a nulla, era come se quelle rughe, quegli occhi castani e quei capelli grigi brizzolati fossero stati scolpiti nella pietra. -...tuttavia si ricordi: fin da quando ero solo un musicista, persone arroganti come lei, eran null'altro che ostacoli di poco conto, formiche sulla strada che mi ha portato a costruire questo impero, lei non fa eccezione, signor Rain,  se lo ricordi bene.- conclude, con una calma che mi stupisce. Ma dal canto mio non voglio farmi infinocchiare, e resto al gioco, senza farmi intimorire minimamente: - non né dubiti, signor Crowley; parliamo di lavoro? - il signor Crownley mi offre un sigaro, che accetto ben volentieri, me lo accendo e, dopo la prima boccata, l'uomo ricomincia a parlarmi: - dunque, signor Rain: come ben lei sa, la nostra è la più grande casa discografica a livello mondiale: dall'America all'Asia, passando per l'Europa,  abbiamo forgiato i più grandi musicisti e cantanti di questo secolo; tuttavia, quello che stiamo creando, è qualcosa che va ben oltre ogni immaginazione, una cantante che riscriverà la storia della musica.- il signor Crownley attiva l'interfono sulla scrivania. - Clarice, falla salire.- appoggio il sigaro sul posacenere e guardo il mio cliente. -mi faccia indovinare, signore: devo proteggere la vostra artista, vero?-  il cliente mi fa cenno di girarmi, proprio mentre le porte dietro di me si spalancano, facendo apparire la cosa più vicina possibile ad un'angelo. -...Signor Rain, le presento il nostro capolavoro: la Diva.- Nome più appropiato non poteva trovarlo, per una ragazza simile: occhi verde acqua dal taglio leggermente asiatico che mi rapiscono istantaneamente per la loro rara bellezza, labbra carnose e piene come ben poche ragazze, insomma un viso che era di una bellezza ben oltre l'ideale, incorniciato da lunghi capelli neri raccolti in uno chignon; il corpo non era da meno: snello, ma abbastanza formoso da essere sensuale, coperto da un lungo abito nero di taglio ottocentesco: la Diva mi aveva rapito con un solo sguardo. -Santa madre di Dio...- dissi quasi senza fiato, mentre lei si avvicinò a me. - piacere di conoscerla, signor detective.- la sua voce gentile e innociente mi risveglia dal mio sogno ad occhi aperti. -Sono Marcus Rain, piacere mio signorina.- mi alzo e le porgo la mano, la bella ragazza mi risponde con un sorriso sincero: me la sarei portata a casa all'istante questo gran pezzo di...-A-ehm...- il signor Crownley si schiarisce la gola, facendomi tornare alla sua attenzione.- Signor Rain, questa ragazza rappresenta il “Progetto Diva”, ovvero il nostro primo tentativo di creare la cantante perfetta. La signorina qui presente, di cui l'identità resterà segreta a lei come a tutto il mondo, è stata designata come tale per le sue qualità canore e linguistiche, oltre che per la sua innata bellezza.- il vecchio si ferma per prendere una busta dal cassetto che, successivamente, mi porge. -...tuttavia, come sicuramente lei avrà già immaginato, questo progetto è finito sulla bocca di persone che non lo approvano assolutamente, e lo dimostrano con atti violenti quali vandalismo, attentati e lettere minatorie.- dalla busta estraggo una lettera in carta riciclata e complilata con lettere prese da un quotidiano, le parole composte erano brevi e decise: “se ci tenete alla Diva, interrompete il progetto o sarà peggio per voi.” ovviamente il tutto non recava nessun tipo di firma. -Come mai chiamare proprio me per dei fan che spaccano qualche faro?- Chiedo seccato; andiamo, sono un Detective, mica una guardia del corpo! - Mi delude, signor Rain, qui non si tratta di semplici vandali...- il direttore scatta improvvisamente, scagliando un pugno talmente forte sulla scrivania da far cadere il pesante posacenere in vetro a terra. - qui ad agire c'è una vera e propria organizzazione criminale, il cui unico scopo è rovinare me e tutta la società! La Diva è stata vittima di vari attentati, quali l'incendio al Primarcal Stadium avvenuto 5 giorni fa!- Nè avevo sentito parlare: secondo i giornali, lo stadio era andato a fuoco a causa di un corto circuito, ma mi sa che la verità era un'altra.- qualche sospetto, capo?- il vecchio ritrova la sua calma con la stessa velocità con cui l'aveva persa. - direi il colpevole, signor Rain...- il vecchio mi passa un volantino, il cui solo simbolo equivale ad una firma: -Anarchy!? strano, non c'è lo vedo a fare ciò.- il vecchio mi guardà severamente, come se avessi detto la più grande delle cazzate. -a lei sembrerà strano, ma per me è fin troppo ovvio: deve sapere che questo Anarchy si è già reso protagonista di vari attentati alla mia persona.- che strano, vista la sua lotta spietata contro la borghesia - per esempio?- lo sguardo severo dell'uomo si intensifica -per esempio, durante la festa di inaugurazione del Laguna Palace, allo scoperchiare il palazzo, egli aveva  imbrattato la facciata esterna del palazzo con della vernice spray rossa, poi, subito dopo la rimozione del telone, ha insultato tutti i presenti con un megafono, per poi ribaltare vari litri di sangue di maiale su di essi e, in ultimo, ha ferito la sicurezza che era salita sul tetto per poterla arrestare.- sapevo di questa notizia, così come del ferimento delle guardie, ma questa storia non aveva senso lo stesso. -Va bene, d'accordo, mi dica solo che devo fare e fisserò il mio prezzo.- Crownley si accende un secondo sigaro e continua: -la mia proposta è semplice: lei dovrà proteggere la Diva fino al giorno del suo primo concerto che si terrà qui, a Heaven City,  tra 10 giorni circa, le offro diecimila dollari, che né dice?- proposta allettante, non c'è che dire. -Mi dispiace non sono interessato.- il vecchio si stupisce e si alza dalla sedia, sembra che gli stia per saltare la pompa. - può ripetere, prego?- mi avvicino verso il suo viso, andando oltre quella linea invisibile che è la scrivania, fissandolo negli occhi: - forse non le è chiaro il concetto: io sono un detective, non un baby-sitter, 20 mila è il mio prezzo minimo.- la faccia di Crownley muta in un'espressione che non saprei descrivere:-Il suo coraggio è ammirevole, Signor Rain, ma sta oltrepassando la linea, e lei sa che confine esiste tra gente come lei e me...- frasi fatte che mi annoiano a morte, peccato, speravo in meglio dal capo supremo.-... tuttavia, voglio essere generoso, per questa volta: le offro 15 mila dollari più un sussidio di permanenza per lei e la ragazza durante questi 10 giorni, va bene?- quelle parole mi stupiscono come non mai, nessuna prima aveva mai lavorato alle mie condizioni. -vedo che l'ho lasciata stupita, Detective.- il vecchio sorride beffardamente.- Ma lo faccio solo per la signorina qui presente: legge molto spesso delle sue imprese passate, di come lei abbia sventato il crimine organizzato in città ormai 4 anni fa, o di come abbia combattuto le guerre urbane assieme alla T-Zero la scorsa estate. Si è persa praticamente di lei, Detective e le ripeto: è solo grazie a lei che ha la possibilità di lavorare per me.- Mi sento sempre più un'idiota: alla fine, ero finito a lavorare come baby-sitter. -allora, detective, che fa? Accetta? Si può fidare di me.-
Mi accendo una sigaretta, il metodo migliore che ho per ritrovare la mia proverbiale calma in queste situazioni di merda. -...Accetto.- dico in un fiato. -MAGNIFICO!- risponde porgendomi la mano, che stringo mal volentieri.- ma si ricordi: se la Diva non arriverà viva al concerto, la mia vendetta piomberà dal cielo come un fulmine su di lei, non si scordi mai che io ho il potere di vita e di morte su questa lercia città!- il vecchio, con questa affermazione, è sprofondato nel patetico: anche se ha i soldi non è nessuno. Ero poliziotto un tempo, ho affrontato gente molto più potente e pericolosa, tra politici corrotti e boss del crimine organizzato: se quelle erano belve sanguinarie, questo non era nient'altro che un gattino spelacchiato.
 -Se vuol seguirmi signorina, la mia auto è qui fuori; in quanto a lei, Signor Crownley, le auguro buona giornata, aspetto la prima metà del pagamento entro stasera stessa.- Concludo con un sorrisetto sarcastico, mentre, con la Diva accanto, esco dall'ufficio di Michael Crownley, il cliente più stronzo che mi sia mai capitato fino ad oggi.
Uscimmo dal palazzo senza nemmeno rivolgerci uno sguardo, cosa che valse per tutto il viaggio di ritorno verso casa mia dove, finalmente, la signorina dimostrò di possedere il dono della parola. -Non avevo mai visto questo quartiere, signor Rain- mi disse mentre smontavamo dalla macchina. -davvero? spero di non averti deluso, principessa, immagino che il tuo cavaliere dall'armatura splendente c'è lo vedessi più in un immacolato castello in Laguna piuttosto che oltre il ponte centrale dalla parte della terra ferma.- rispondo sarcasticamente mentre entriamo in ascensore. -sinceramente me lo aspettavo invece: l'ho sermpre vista più come un cavaliere oscuro- mi controbatte durante la chiusura delle porte. -ah sì? Da cosa lo avevi intuito?- Lei ci pensa un secondo: -...dal suo modo di vestire, l'ho vista raramente vestito di altri colori al di fuori del nero.- non potei che annuire per “l'ovvietà” della risposta, mentre l'ascensore sale verso il terzo piano di quel vecchio appartamento in J.Heatfield Street.
Entrammo nel mio appartamento, appesi giacca e pistole all'attaccapanni e mi diressi verso l'angolo cucina: -vuoi qualcosa da bere? Acqua? Succo di fragole? O magari qualcosa di caldo?- chiesi mentre estraevo due bicchieri dalla credenza. -se fai un po' di caffè, accetto volentieri.- mi risponde distrattamente, mentre si guarda intorno. -lei vive da solo, immagino.-
-ovviamente: una volta avevo un co-inquilino, nonché socio in affari, ma abbiamo litigato e da allora lui vive con la fidanzata.-
Finisco di prepare il caffè e lo porto in salotto. -zucchero? Latte?- chiedo gentilemente, mentre la ragazza si siede al tavolo d'inanzi a me. -2 cucchiaini e un po' di latte, grazie- risponde con quello smagliante sorriso.
Mi servo anch'io e in più ci aggiungo un po' di Bayles per dare più gusto al tutto. -perdona il disordine generale, solitamente non mi curo di avere ospiti; sono mesi che nessuno mi viene a trovare. E, per favore, chiamami Marcus e dammi del tu, non sono così vecchio ancora.-
La ragazza si beve un sorso di caffè, rispondendomi con lo suardo basso: -perdonami, Marcus, e che sono abituata a stare in compagnia solo del signor Crownley...-
-...e non con un Detective squattrinato in perenne crisi di nervi? Abituatici, perchè questo è quello che sono.- detesto chi ha da ridire su dove, o come, vivo, soprattutto se si tratta di borghesucci ignoranti.
-Senti, splendore, fissiamo subito delle regole di convivenza: 1°:non devi entrare in camera mia, per nessuna ragione; 2°: io fumo quando e dove mi pare per casa, So che fa male, ma tanto bisogna pur morire per qualche vizio; 3°: fai pure come se fossi a casa tua, ma NON spostare nulla, soprattutto nel mio ufficio, se le cose sono in un posto un motivo c'è; 3°, la cosa più IMPORTANTE, non toccare le mie pistole o le altre armi che ci sono se non in caso di estrema emergenza o con il mio consenso; chiaro?!- la Diva perde in parte il suo sorriso, senza tuttavia arrabbiarsi nonostante la durezza delle mie parole. -come vuoi, Marcus, è casa tua alla fine, però voglio sapere una cosa: nei tuoi occhi leggo tanto odio e tristezza, come mai?- speravo che non mi facesse questa domanda, visto che detesto parlare del mio passato; finisco di bermi il caffè e  mi accendo una sigaretta, la terza ormai da stamane. -Ti dico solo questo: non mi fido di me stesso, ancora meno delle persone in generale; lì fuori, la gente è marcia, falsa, pronta a infilarti la testa nel primo cesso sporco solo per il gusto di farlo. Che tu viva nei quartieri alti della laguna, o nei bassifondi della terraferma, questa è l'unica realtà, unica e incondizionabile: la gente è fatta per mandarti a puttane la vita.
Ricacciò dentro di me il desiderio istintivo di urlare, incazzarmi e rompere tutto, cosa che si rende sempre più difficile fare ogni giorno che passa, soprattutto se sono in compagnia qualcuno; la Diva mi prende il viso con una mano, con l'intento di guardarmi, ma non voglio che veda altro di me, e tiro indietro la testa di scatto.
-posso capirti, Marcus-Sempai, per questo voglio che tu sappia che, quando vuoi, io sono qui, sempre pronto ad ascoltarti e aiutarti.- La ragazza finisce la frase con il suo smagliante sorriso, cosa che, stranamente, è rassicurante. -Piuttosto, come facciamo per la tua roba? O per meglio dire, devo andartela a prendere io o te la fai recapitare?-
La ragazza, prontamente mi risponde: -ci ha pensato il singor Crownley, entro breve dovrebbero recapitarmi tutto tramite fattorino.- proprio in quel momento sento il campanello e, come apro la porta di entrata, lo stupore mi si dipinge in faccia. -è lei il signor Rain?- annuisco e capisco che saranno 2 settimane molto lunghe. * Il trasferimento della Diva a casa mia si svolse senza troppe intoppi, tuttavia il concetto di “prendi lo stretto necessario” non era molto chiaro alla ragazza, tanto che mi ritrovai la casa piena di cazzate, tra abiti improponibili e, letteralmente, casse su casse di trucchi. -potrai dormire nella stanza del mio vecchio co-inquilino: è un pò più piccola della mia ed è in disuso da un po' ma...- nemmeno riesco a finire la frase che lei mi guarda, si inchina e mi risponde: -...sarà perfetta, Sempai, ti ringrazio.- Se esistesse un premio per l'umiltà, questa ragazza lo vincerebbe alla grande: nessuno mi ha mai fatto un'inchino, né tantomeno mi ha mai rivolto parole così gentili nei miei confronti...-se lo dici te, mi fido.-...già, nessuno, tranne Lei... i soli maledetti ricordi, mi scatenano una brutta emicrania e dolori al cuore che, in un secondo di debolezza, mi fanno accasciare ansimante al muro. La mia ospite si precipita in mio soccorso, mettendomi una mano sulla spalla. -ehi, che ti succede?- ansimante rispondo con un semplice -niente, sto bene- mi sembra di aver ricevuto un pugno in mezzo alle costole, mi manca il fiato, ma è temporaneo fortunatamente e riesco a rialzarmi. -Abituati, frequentemente ho questi attacchi, secondo il medico si tratta solo di stress.- anche se la ragione è un'altra... La mia mente ritorna lucida,ricacciando i pensieri dolorosi là dove devono stare, ovvero nella parte più profonda e buia del mio cuore. -...va bene, Marcus-Sempai...- non è molto convinta, ma si dovrà accontentare. Le ore seguenti le passammo a disfare scatoloni stracolmi di inutili cazzate da donna e, quando finimmo, ormai il sole era ben che tramontato. -Bene bellezza, spero che ti vada bene la pizza a domicilio, perchè non ho assolutamente cazzi di cucinare.- Non dopo aver visto trucchi e vestiti per tutto il santo giorno. -Te la farei io la cena molto volentieri, Marcus-Sempai, ma mi vergogno a dire che non ho mai imparato a cucinare, il signor Crownley mi ha ingaggiato una domestica apposta fin da quando ero bambina e quindi...- la ragazza abbassa il capo in segno di scusa, una cosa che non posso vedere assolutamente. -ehi, nessun problema donzella, sei mia cliente, mica la mia schiava. Piuttosto, fammi un'altro favore: per muoverci senza dare nell'occhio, ti consiglio di vestirti il più tranquilla possibile, niente marche famose o roba ultra elegante come l'abito vittoriano di oggi, lo dico per te.- Mi accendo una sigaretta, Mentre mi avvio all'armadietto degli alcolici -nè vuoi un bicchiere?- le chiedo mentre mi verso un bicchiere di Whiskey irlandese, ma la ragazza mi fa cenno di no con la mano. - sei strana, lo sai?- la Diva mi guarda perplessa. - nel senso, alterni momenti di grande scioltezza a momenti di silenzio in cui ti chiudi senza motivo, perchè?- la ragazza abbassa il capo per l'imbarazzo, cosa che comincia seriamente a infastidirmi. -ehi!- le prendo il volto con la mano e la guardo dritta negli occhi:-non abbassare il capo con me, non abbassarlo con nessuno.- per reazione, la Diva mi prende la mano e indietreggia: -si può sapere perchè lo fai? Voglio dire...- miseriaccia, non sono mai stato bravo a parole, men che meno con le donne. -perdonami, non volevo reagire in quel modo, e che detesto chi è impaurito dalla vita.- cerco di essere il più tranquillo possibile, ma senza troppo successo, vista l'espressione d'offesta che si disegna sul volto della ragazza: -Marcus, non dirmi cosa devo fare. Sono una tua cliente, e la mia pazienza è infinita, ma non devi metterla alla prova in questa maniera. Si può sapere per quale motivo devi scaricare il tuo odio per il mondo addosso anche a me che non centro niente? Se né parlassi con me forse potrei aiutarti, capirti in qualche modo...- la bella ha torto,lei non capirà mai, come tutti. -TU NON PUOI CAPIRE! -l'urlo viene da profondo della mia anima, così come la rabbia che si scatena successivamente: -tu non puoi capire...nessuno mi può capire, non voglio né il tuo aiuto né quello di nessun altro. Per favore, lasciami nel mio dolore e basta...- fu così che il resto della sarata, la passammo in silenzio, senza rivolgerci nemmeno uno sguado, finchè non venne l'ora: per lei di andare a dormire, per me di dar sfogo alla mia rabbia e andare, come tutte le notti, a caccia.
   
 
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